Bella la vita del freelancer.
Finito – per il momento – il lavoro come insegnante di statistica, da lunedì cambio cappello, cambio marcia, e mi trasformo in web-designer.
Il progetto è grosso, culturalmente importante, tutto torinese.
Gli introiti sono bassi, ma si tratta di una di quelle cose che – una volta finite – sul curriculum fanno un figurone, e sono eminentemente trasversali.
E il nuovo progetto mi obbliga a spolverare e combinare fra loro una serie di competenze che stavano arruginendo – scrivere codice (o modificare codice altrui), design, guerrilla marketing, una spruzzata di scienze museali…
Un bel cocktail.
Il progetto è interamente open source.
Piattaforma WordPress.
Firefox (con una marea di plugin) e KompoZer.
Ubuntu.
Agave.
Ed ora sono certo che il progetto sarà anche eco-friendly.
Non solo infatti l’intera operazione sarà gestita limitando al massimo i trasferimenti in macchina, ed utilizzando un computer ottimizzato per il basso consumo energetico – a partire dal Google Black.
Non solo tutti gli appunti sono presi su carta riciclata.
Oltre a questi piccoli accorgimenti, la scelta dei colori garantirà che i visitatori utilizzino il minimo possibile di energia.
Un paio di kilowatt in più di quanti ne userebbero se mantenessero il loro schermo completamente nero.
Jon Doucette, un designer americano, ha infatti determinato il set di colori più energeticamente economico (e quindi più eco-friendly) per un sito web o per un documento visualizzato a schermo.
Il set si chiama Emergy-C.

I colori, con i relativi codici esadecimali, sono…
#822007 (rosso ruggine)
#000000 (nero)
#b2bbc0 (blu grigio)
#19472a (verde foresta)
#3d414c (cobalto)
#ffffff (bianco)
La scelta dei colori evita l’affaticamento della vista, e garantisce inoltre la piena accessibilità ai daltonici, oltre ad eliminare il rischio di innesco di crisi epilettica in soggetti ipersensibili.
OK, OK, manica di cinici tagliagole.
È una goccia nel mare.
Ma il mare, non è forse composto di gocce?

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3 Maggio 2009 alle 6:38 PM
Quanto è vera l’ultima frase, mi ricorda L’Atlante delle Nuvole. Mi sa che fra un pò lo rileggo.
3 Maggio 2009 alle 6:59 PM
Grande libro, l’Atlante delle Nuvole.
Io preferisco Sogno Numero 9, ma comunque Mitchell è un autore straordinario.
4 Maggio 2009 alle 9:10 AM
quindi esiston i colori dell’eco-sostenibilità?
ma non possiamo proprio fare a meno delle mode? 😦
4 Maggio 2009 alle 10:43 AM
Il progetto mi piace. Appena mi rimetto dall’influenza mi racconti tutto 🙂
4 Maggio 2009 alle 1:51 PM
OK.
Riguardati.
4 Maggio 2009 alle 2:02 PM
@antgri
Grazie della visita.
Dai dati pubblicati, sembra che l’utilizzo dei colori indicati riduca il consumo energetico degli schermi – specie quelli un po’ vecchiotti.
Quindi, perché no?
Come ho messo lampadine a basso consumo in soggiorno e separo bottiglie di plastica e carta nel pattume…
Se poi si tratti di moda, temo dipenda dalle motivazioni di ciascuno.
E anche così – il vero problema non è se qualcuno faccia la scelta giusta per il motivo sbagliato.
Il problema è che se lo fa per moda non ha continuità – alla prima distrazione, cambia idea.
Se, come credo, per migliorare le nostre probabilità di sopravvivenza su questo pianeta è necessario un cambiamento radicale di atteggiamento, allora anche una sciocchezza come settare il proprio sito su determinati colori è parte di questo lentissimo cambiamento.
Ed è utile soprattutto se induce qualcuno che non ci ha mai pensato prima a porsi delle domande.
4 Maggio 2009 alle 3:38 PM
L’interrogativo che mi ponevo era “ma è solo moda?”
Se è funzionale come dici allora è una ottima cosa, a prescindere che diventi o meno moda.
Sarebbe utile sempre allegare dati sperimentali al fine di scongiurare qualsiasi smentita, facile da fare in particolare modo nel caso dei “sentito dire” o dei “pare che”.
Riguardo l’accessibilità ho qualche perplessità circa il nero, rosso, il blue ed il grigio scuro, poiché potrebbero essere facilmente confusi in quelel tonalità da eprsone cone lievi difficoltà visive. Dato sperimentale? provare a strizzare pochino gli occhi quardando la palette dei colori sopra descritta.
Ad ogni modo, qualora fossi smentito, sarò il primo a sostenere questa palette.
Concordo che appare utile sensibilizzare chiunque riguardo il risparmio energetico. Ognuno di noi può fare e fa tanto.
4 Maggio 2009 alle 4:21 PM
Avevo evidentemente letto il “non possiamo fare a meno delle mode” nel modo sbagliato.
Mi scuso.
Per il resto…
La principale preoccupazione con le combinazioni di colori è di solito il daltonismo – che interessa unmaschio adulto su sette.
Per il daltonismo sono critici rosso e verde brillanti.
Da geologo, ho avuto modo di lavorare con persone nelle quali il daltonismo era stato indotto o accentuato dal troppo lavoro al microscopio – e poiché utilizziamo mappe a campiture colorate, la cosa si può fare drammatica.
Idem quando si insegna geostatistica.
Il magenta e il verde scuro – stando alla letteratura e sulla base delle esperienze avute con colleghi e studenti “cromaticamente svantaggiati” – sono sostituti accettabili.
Per il riferimento sui consumi, segnalo qui un link mancante nel post principale
http://www.risingphoenixdesign.com/blackback.html
6 Maggio 2009 alle 8:14 AM
Ribadisco la mia piena aderenza allo spirito dell’iniziativa ma sfondi neri non sono per nulla accessibili.
Cerchiamo di salvaguardare anche aspetti come l’accessibilità.