E non solo loro!
Matthew Robson è uno studente di liceo americano, ha quindici anni e un lavoro come stagista presso la Morgan Stanley, azienda che si occupa di consulenze finanziarie (e forse per questo ha il nome di un pirata e di un esploratore).
Come parte del suo internato presso l’azienda, a Matthew è stato chiesto di stilare un rapporto sull’utilizzo della tecnologia da parte dei suoi coetanei.
Il risultato sta causando non poco rumore.
Giudicato
one of the clearest and most thought-provoking insights we have seen,
è stato pubblicato ufficialmente dall’azienda, e si è meritato un articolo sul Financial Times – oltre a scatenare il panico fra molti dei clienti della Morgan Stanley.
Cosa ha scoperto il giovane Matthew studiando i propri coetanei, “nativi digitali” dal primo all’ultimo?
Tanto per cominciare che i ragazzi non usano Twitter, perché troppo anonimo:
they realise that no one is viewing their profile, so their tweets are pointless
Successivamente, l’analisi del quindicenne ha dato delle pessime notizie ai media tradizionali, a cominciare da MTV – i ragazzi preferiscono i siti come Last.fm, che passano musica senza interruzioni pubblicitarie.
Idem per le riviste e la stampa periodica in generale.
Siti di news specialistici e blog tirano di più.
E per finire, una notizia non proprio allegra per i produttori di telefoni cellulari: sempre più ragazzi utilizzano i sistemi di messaggistica contenuti nelle loro consolle di gioco portatili per scambiarsi messaggi.
Il tutto, pare, con un linguaggio allegramente giovanile.
La Morgan Stanley ci tiene a far sapere che comunque questa analisi manca delle basi statistiche che di solito caratterizzano i suoi raporti periodici.
Powered by ScribeFire.
13 luglio 2009 alle 3:49 PM
Molto più spesso le grandi aziende dovrebbero rifarsi al Consumatore Finale prima di mettere in cantiere i propri prodotti e/o servizi.
Li metterebbe al riparo almeno dalle puttanate più eclatanti.
13 luglio 2009 alle 3:55 PM
Amen.