Ah, la dura vita del freelance.
Se farsi pagare resta il problema più grosso (ma non è un problema per tutti oggidì?), il secondo grande problema è la gestione del tempo.
Un incidente d’auto, e non solo il budget cola a picco, ma i programmi di due settimane di lavoro vanno rivisti.
E così ci si ritrova, magari, a dover scrivere un pezzo in due giorni.
Ora, sarebbe una buona regola rinunciare ai lavori che non possiamo fare.
Se non ho la possibilità di uscirne bene, non mi ci caccio dentro da principio.
Però, però…
A parte squallide questioni finanziarie, esiste una lungalista di buoni motivi per cui è consigliabile non rispondere picche a chi ci chiede unpezzo per una pubblicazione.
In primo luogo, ne avremo un ritorno di immagine – poter citare un pezzo pubblicato dall’editore X o dalla rivista Y arricchisce il nostro portfolio.
E si tratta sempre di raggiungere lettori che finora non sapevano nulla della nostra esistenza.
Poi, se ci hanno chiesto un pezzo, fornendolo entro i tempi dati come richiesto ci faremo del karma positivo con l’editor che ci ha contattati, e che avrà più voglia di contattarci di nuovo la prossima volta.
Aggiungiamo che mettere mano ad un pezzo in un ambito nel quale abbiamo poca esperienza è un’eccellente modo per farsela, quella esperienza.
E per finire, chi l’ha detto che non si può scrivere un buon articolo, diciamo 5000 parole, in un finesettimana?
Ecco allora qualche idea per farlo.
Per me funzionano, naturalmente, anche se non ne posso garantire l’universalità.
. Cercatevi un titolo ed un sottotitolo fin da subito.
Questo aiuta, in primis, a dare un tocco di finalità al progetto, e dall’altra rende più probabile l’accettazione. Un titolo ben studiato è infinitamente meglio di “Articolo di Tizio sull’argomento X, da ricevere entro il 30/1” – il nostro editor avrà più voglia di darci il via libera.
. Determinate un target di parole minime – io di solito punto a 5000 (circa 10 pagine a interlinea 1) per un pezzo standard.
Anche questo serve per avere un punto d’arrivo definito.
Sforare non è un problema.
Nota: Comunicare al più presto, o in sede di proposta, titolo, sottotitolo e numero di parole minimo fa un effetto dannatamente professionale.
. Chiedete le linee guida per formattazione e altre sciocchezze editoriali.
Suona dannatamente professionale, oltre a dirvi cosa potete e non potete fare.
Se vi riferiscono ad uno standard, fate in modo di sapere di cosa si tratta (Google è vostro amico).
. Fatevi una bella mappa mentale – eccellente per individuare una struttura, focalizzare certi punti, stabilire cosa avete già in mano e cosa cercare.
. Documentatevi
Se vi hanno offerto il pezzo è perché, per qualsivoglia motivo, sono convinti che voi in qualche modo vi intendiate dell’argomento in questione.
Tale competenza potrebbe ridursi a
a . sapere dove cercare i dati in internet
b . essere in grado di leggere alla svelta
. Saccheggiate il vostro catalogo
Vi hanno chiamato perché questo, in un modo o nell’altro, è il vostro ramo.
Ora, c’è qualcosa che avete già scritto che contenga materiale utile? Citatevi addosso… è poco elegante, ma fa contenuto.
. Saccheggiate il vostro blog
Le probabilità sono buone che vi abbiano chiesto di parlare di un certo argomento perché tale argomento è stato già citato sul vostro Blog.
Riutilizzate quei contenuti.
. Saccheggiate i blog dei vostri amici
… e poi citateli in bibliografia. Oltre ad allungare la lista di references, sono comunque contenuti, ed è karma positivo.
Ora, tracciate un’outline sulla base della vstra mappa mentale, e piazzate nei punti nevralgici i vostri scampoli – pezzi di vecchi articoli, brani di blog vostri e altrui, qualche citazione, rileggete, e lasciate riposare per una notte.
Questa è la vostra prima stesura.
Il mattino successivo, rimpolpate le transizioni fra un pezzo e l’altro.
Fin qui potete lavorare tranquillamente su un file TXT.
Questa specie di mostro di Frankenstein necessiterà di un paio di belle rilertture, ed una ancor più drastica sessione di correzione ed editing, per rendere il tutto uniforme – passate ad un word-processor per il lavoro sui font.
In particolare, i vostri pezzi riciclati andranno riscritti, in modo che la riciclatura non sia tanto palese.
Suddividete in capitoli, numerate e titolate ciascuno.
Spostate i blocchi in modo che la lettura sia scorrevole al massimo.
Poiché non sarà un lavoro lungo – avete poco tempo, giusto? – ma sarà un lavoro intensivo, fate dieci minuti di pausa ogni cinquanta minuti di lavoro.
Ricordatevi di aggiungere:
. Sezione ringraziamenti – non scordatevi l’editor e gli amici saccheggiati.
. Bibliografia
. Agganciateci una vostra breve biografia – non più di otto righe (se serve più lunga ve la chiedono)
Spedire il tutto in formato .rtf o .doc (a meno che non ve l’abbiano chiesto in altro formato).
Bello liscio.
26 gennaio 2010 alle 11:00 PM
Ho preso appunti… 😉
26 gennaio 2010 alle 11:07 PM
Anche questo post potrebbe essere l’embrione di un articolo…
28 settembre 2020 alle 12:51 AM
Ciao ,come fai a scrivere 5000 parole al giorno? Io devo consegnare un elaborato di 10000 parole entro dopodomani e sono ancora a mille… ho iniziato un’ora fa… ce la posso fare?
28 settembre 2020 alle 10:35 AM
Certo che ce la puoi fare.
Prenditi un ritmo, fai delle pause, e non distrarti (non troppo, per lo meno)