Intendevo “fiacchi e soporiferi”, non “mosci”, trattasi di refuso, scusami dai…
Tanto ora sui gusti musicali ci imbastisci sopra cinque post a valanga, di cui uno con diramazioni filosofiche, uno con excursus sulla genetica e i restanti tre con gallerie storiche di tuoi vari ricordi, lo sappiamo entrambi, no?
Beh, questo è il terzo, e torniamo a parlare di memorie, di autobiografia.
Non proprio un piano bar del fantastico, non esattamente un cat blog…
Avrei potuto sfondare una porta aperta, e cominciare con i Fleetwood Mac.
Ma sarebbe stato facile.
Nel primo post di questa serie ho accennato alle voci femminili.
E come io non ascoltassi esattamente la stessa musica che ascoltavano i miei compagni dis cuola, ai tempi del liceo.
E dell’università.
E anche ora, che faccio il dottorato.
Per dare un’idea… sarà il 1986, c’è una festa, mi chiedono di portare un disco.
Portai Whammy!
I B-52s
Credo sia stata la prima e l’ultima festa alla quale ho partecipato (noiosa, comunque).
Probabilmente giudicati fiacchi e soporiferi.
Il pubblico voleva Samantha Fox… da lì a poco avrebbe voluto Madonna.
Io preferivo Pat Benatar…
…Kate Bush…
… o al limite Toyah Wilcox.
Il che, presumo, mettendoci anche le sorelle Wilson e Stevie Nicks – dice qualcosa sui miei gusti in campo femminile; non tanto su quali fossero (a 18 anni? Volete scherzare?) quanto piuttosto su come si siano formati.
Su quale fosse l’immaginario alla base del desiderio.
O qualcosa del genere…
Ma forse ha ragione Neil hannon, ed è tutta una questione di timbro vocale.
Non che distaccarsi nettamente dalla massa sia poi così male.
Quando i gusti sono omologati, discostarsi dalla linea principale può causare una certa curiosità.
E così, con un disco di un gruppo “mai sentito” può addirittura capitare di riuscire ad agganciare la più graziosa ragazza della classe…
Ecco – The Pretenders, sono venticinque anni che li ascolto.
Sono pochi i gruppi che non ho mai smesso di ascoltare, con regiolarità.
Oh, ce ne sono molti, lì sullo scaffale, che tiro fuori ogni tanto e spolvero, ma non sonopiù così presenti e pressanti.
Sono in qualche modo legati a un certo periodo, ad un certo momento, ad un certo evento.
Chrissie Hynde no.
Continuo ad ascoltarla oggi come l’ascoltavo ai tempi delle superiori.
Sono pochi i gruppi ed i musicisti che sono rimasti così a lungo con me.
Si contano sulle dita di una mano.
Beh, ok, facciamo due.
23 marzo 2010 alle 11:51 PM
Voto per la ragazza di Abbey Wood (dal momento che è un marziano e non si capisce bene da dove sia uscita, e a me piace la SF. Ok, era Bexleyheath.)
Niente male anche i ragazzi del bombardiere, ma staccatissimi.
23 marzo 2010 alle 11:57 PM
Robe ganze, anche se Kate Bush dopo un po’ mi trita le palle! 🙂 Mi rammarico per l’esclusione delle Runaways piuttosto!
24 marzo 2010 alle 12:10 AM
NO, io per le Runaways ero troppo giovane – io ascoltavo Joan Jett.
Non l’ho inclusa perché non si trova su youtube un video decente.
Kate Bush è imprescindibile – e poi sta bene nel mix.
Anche se, invecchiando, mi trovo ad ascoltare più spesso Toyah.
Strano, eh?
24 marzo 2010 alle 9:01 AM
Ah già, non tenevo conto del “quel che andava all’epoca”. 🙂 Toyah ti dirò, prima d’ora non la conoscevo, e la Bush certamente è brava, ma la sua voce dopo un po’ trita… per quanto Red Shoes sia un gran disco, sentirlo tutto di fila per me è un po’ pesante.
24 marzo 2010 alle 9:07 AM
Ottimi gusti. Diversi dai miei ma con alcuni punti in comune (tra i quali non rientra Toyah Willcox). Sui Pretenders, cioè Chrissie Hynde, mi verrebbe da dire che non hanno mai “sbagliato” un pezzo. Dei Fleetwood, invece, preferisco – ovviamente per l’età (la mia) – il periodo blues, lontano anni e anni luce dai millemila miliardi di copie vendute di Rumours (che per altro non è malissimo). Mi par comunque di capire che su “queste cose” – perché se non sbaglio sei appassionatissimo di Jazz – viaggi in una sottile linea di confine tra il mainstream e il no, quel territorio tra “commerciale” ed elitario che ha davvero tantissimo fascino. Guardo e ascolto sempre molto volentieri i video e i brani che proponi in questi tuoi post.
24 marzo 2010 alle 10:03 AM
@orlando
Concordo in pieno con il giudizio su ChrissieHynde – ed in effetti forse è per questo che l’ho ascoltata con continuità per quasi venticinque anni.
Finora i Pretenders ci hanno risparmiato le brutture dei vecchi Fleetwood Mac o (sigh!) degli Heart.
Su Toyah Willcox – pensa che l’ho scoperta attraverso le sue collaborazione col marito Robert Fripp, e poi sono passato ai suoi dischi più plebei – resto fermamente dell’opinione che abbia una voce incredibile, per quanto spesso alservizio di testi un po’…blah.
Sui Fleetwood Mac prima maniera, li ho scoperti ed apprezzati più tardi – quand’ero all’università.
Il jazz, infine, sta per arrivare.
Credo… 😛
@Niccolò
Non conoscere Toyah non è gravissimo, ma è un peccato, specie se si ama la fantascienza.
Sulla Bush, io onestamente preferisco i vecchi dischi, fino a The Dreaming.
Poi, se vogliamo, è diventata troppo in gamba.
L’ultimo in effetti non ce l’ho fatta a sentirlo in una sola seduta.
24 marzo 2010 alle 7:40 PM
Con che disco mi consigli di cominciare, con Toyah?
24 marzo 2010 alle 8:00 PM
Anthem, 1981.
Ne esiste anche una versione rimasterizzata alla fine del secolo scorso.
In alternativa, ci sarebbe Desire, inciso dopo il matrimonio con Robert Fripp dei King Crimson, molto più levigato e sofisticato (ma un po’ più moscio).
Scopro controllando su Amazon.uk che una copia di Desire viaggia sulle 80 sterline.
Io c’ho il vinile.
25 marzo 2010 alle 3:05 PM
Hmmm, per ora mi affido al Torrente… grazie! 🙂
25 marzo 2010 alle 4:31 PM
Allora, andando a immergersi in certi torrenti, potrebbe capitarti anche di pescare The Changeling.
Un po’ gotico, ma buono.