La copertina del mio primo libro di Conan non era di Frazetta – era di Karel Thole.
E la copertina del mio primo libro di Edgar Rice Burroughs non era di Frazetta – era di Stephen Fabian.
E non ho mai frequentato granché Vampirella.
Quella della scomparsa di Frank Frazetta, tre giorni or sono, rimane comunque una notizia di quelle che ti lasciano un momento disorientato.
Forse perché, onestamente, non mi ero mai posto il problema di sapere se Frazetta fosse ancora vivo e meno.
E questo non per cinismo, ignoranza o chissà – semplicemente perché mi bastavano i disegni.
Ed in sessantasette anni di carriera, Frank Frazetta ne aveva fatti una montagna.
Da L’il Abner a Conan, da Barsoom a Vampirella passando per il Death Dealer e le copertine dei dischi metal dei Molly Hatchett, il mondo è costellato di opere di Frazetta.
Tutte uniche.
Tutte riconoscibilissime.
Io, per dire, ho sempre adorato questa…
Per cui, non prendetemi in giro.
Frank Frazetta non è morto.
Frank Frazetta non può morire.
Post Scriptum: il momento di massimo delirio fantastico-visivo/visionario?
Guardando The People that Time Forgot, pellicola con Doug McClure basata (molto liberamente) sul secondo romanzo di Burroughs dedicato alla Terar Dimenticata dal Tempo.
L’ultima mezz’ora.
Il combattimento nella sala del trono del cattivissimo – cha ha due poster di Frazetta alle pareti!!!
Chissà dove li aveva ordinati? Ora varranno un sacco di soldi….