Gli allegroni di BookGeeks stanno facendo un simpatico giochino, e chiedono a tutti gli autori che capita a loro di intervistare, con quale libro vorrebbero essere seppelliti.
E mi sorprendo nello scoprire che Brian Lumley vorrebbe essere interrato con qualcosa di Jack Vance – per farsi un paio di risate anche dall’altra parte.
“I’ve been a fan of Jack Vance for as long as I can remember. Bury me with one of his books, by all means! Why? Because he can make light of the direst of situations — and I can’t think of a more dire situation than reading in the ultimate darkness. The book I’m talking about would be Cugel’s Saga. Anyone who hasn’t read it doesn’t know what he’s missing. Some of the funniest, cleverest stuff in modern fantasy fiction, not to mention some of the most nightmarish!
I wouldn’t want anything by Poe – let’s face it, he’s already been prematurely buried!”
E allora perché non fare questo giochino, per alleggerire il weekend?
Per quel che mi riguarda, come per Lumley, non c’è storia – il libro che voglio con me nella cassa da morto è The Best of Fritz Leiber, storica edizione Ballantine/DelRey, con l’introduzione di Poul Anderson.
La narrativa breve di Leiber è quanto di più si avvicini alla perfezione nell’ambito della letteratura d’immaginazione.
Non importa che la si schedi come fantasy, horror, o fantascienza.
Leiber è perfetto.
Perché averlo con me nel buio del sacello?
Beh, le considerazioni sono due.
Se, come un antico sovrano egizio, dovessi trovarmi a trascorrere l’eternità intombato, l’opera di Leiber è quanto di meglio si possa desiderare in un singolo pacchetto per trascorrere strani eoni senza annoiarsi.
Non solo infatti ciascuna storia contenuta in The Best of Fritz Leiber è assolutamente perfetta, ma si presta pure ad una molteplicità di letture.
Posso lasciarmi catturare dalla trama.
Posso trascurare la trama e concentrarmi sulla caratterizzazione dei personaggi.
Sull’eleganza dei dialoghi.
Sull’economia del linguaggio.
Posso leggervi i riferimenti autobiografici e le metafore più sottili.
Posso studiarlo ed imparare a scrivere – come fece C.J. Cherryh all’inizio della sua carriera.
E mi divertel’idea di una spedizione archeologica, fra un paio di migliaia di anni, che dovesse trovarsi a scoperchiare il mio sepolcro perduto da secoli, trovandovi le storie di Fritz.
Sarebbe un sistema particolarmente subdolo di tramandare a quelle generazioni lontane l’opera di un autore straordinario.
E l’ironia dell’idea che il testo possa essere interpretato – per la sua associazione ad un rituale di sepultura – come testimonianza di una religione dimenticata… l’idea che qualcuno nel futuro si trovi a scrivere decine di pagine di dotti articoli sul Culto di Fritz, è garantita per tenere allegri tutti i frequentatori del personale girone infernale che Fritz ed io ci troveremo a frequentare.
Ma non sarebbe comunque un’interpretazione barbina.
Per chi ama la buona scrittura, Fritz Leiber ha camminato sulle acque.
Lo ha detto Harlan Ellison.
Che in questo caso, arriva secondo per avere un posticino nella mia bara.
A meno che io non decida, naturalmente, di portarmi un libro di saggistica…
4 giugno 2010 alle 1:29 PM
“Even Cowgirls get the Blues” di Tom Robbins (però in italiano, sennò passo l’eternità a lamentarmi che non so abbastanza l’inglese… Ci sono altri millemila libri più belli, più importanti, più scritti meglio, più tutto. Ma io vorrei quello.
4 giugno 2010 alle 1:45 PM
Ah… di Robbins, “Natura Morta con Picchio” arriva terzo dopo Leiber e Ellison.
Con quello sì, che gli archeologi del futuro avrebbero di che lambicarsi il cervello.
4 giugno 2010 alle 2:26 PM
anche per me Robbins, magari Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi ….
4 giugno 2010 alle 3:29 PM
che ne dite di “La vita,istruzioni per l’uso” di Perec? Oltre a essere un libro stupendo mi sembra anche molto adatto alla situazione.
4 giugno 2010 alle 3:37 PM
Ah, la perfezione!
Approvo, approvo… e intanto mi informo per farmi erigere un mausoleo con biblioteca annessa.
Però – la butto lì – se vengon fuori abbastanza commenti, pubblichiamo una “Biblioteca Post-Mortem – i Libri Indispensabili per affrontare l’Aldilà”…
4 giugno 2010 alle 4:18 PM
Fahrenheit 451 oppure l’opera omnia di Lovecraft,magari tutti e due.
Così gli archeologi del futuro non ci capirebbero niente.
4 giugno 2010 alle 6:25 PM
“Il rosso di Marte” di Kim Stanley Robinson…
4 giugno 2010 alle 7:33 PM
Bello voluminoso, il libro di Robinson – ed il primo di una trilogia!
Ma tanto, tempo per leggere ce n’è di sicuro…
5 giugno 2010 alle 7:58 AM
Nel caso si verificassero circostanze speciali mi porterei Use of Weapons; per non annoiarmi Contro il giorno, che è grosso e c’ha un sacco di roba dentro; per il divertimento degli storici futuri credo che Tom Robbins vada benissimo, ma visto che Sissy l’avete già citata, io propenderei per Coscine di pollo; per divertirmi durante l’attesa credo che Tre uomini in barca rimanga insuperabile.
Però oh… sapete che è davvero dura scegliere?
5 giugno 2010 alle 8:12 AM
Ovviamente i restanti libri della trilogia li presi in inglese, perchè la Mondadori si guardò bene dal pubblicarli…
5 giugno 2010 alle 10:26 AM
@Iguana
Ci sono momenti in cui un uomo deve prendere una decisione…
@Giuseppe
Il solito destino di Kim Stanley Robinson – la trilogia dell’Orange County (o delle Californie Alternative) rimase a suo tempo monca, ferma a due terzi. La trilogia di Marte idem, ferma a un terzo.
La trilogia Science in the Capital credo eviteranno del tutto di pubblicarla poiché politicamente scomoda…