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L’altro Gibson

3 commenti

I miei amici hanno un solo W. Gibson.
Io ne ho tre.

Di uno – William Dana Gibson – e della sua ragazza, ho già parlato in passato.

L’altro è ovviamente William Gibson, autore canadese, il profeta noir (lo dicono loro) del genere cyberpunk.
L’autore di Neuromante (che a me non è piaciuto granché) e di molti romanzi che non ne hanno bissato il successo.
Io a dirla tutta William Gibson lo preferisco come saggista, o come autore di narrativa breve – Burning Chrome è un’ottima raccolta di storie.

Ma a me piace ed interessa di più il terzo Gibson – Walter B. Gibson.
Scrittore.
Illusionista.
Eroe di romanzi altrui.

E nessuno se lo ricorda.

Walter B. Gibson (classe 1897) esordì come articolista e autore di cruciverba per una testata locale della provincia americana.
Poi curò una rivista di narrativa e fatti misteriosi.
Poi, nel 1931, un editore rapace gli chiese di metter mano alla scrittura dei romanzi dedicati agli exploit di un personaggio radiofonico piuttosto popolare.
Una specie di vendicatore mascherato.
La cosa non era esageratamente chiara.
Di fatto, il personaggio delle storie di Gibson era il narratore di racconti polizieschi in una trasmissione radiofonica.
Non era un personaggio.
Era una voce, ed un nome.
Si chiamava L’OmbraThe Shadow

The Shadow aveva riscosso abbastaza consensi, col pubblico, che Street & Smith, editore di pulp, decise di farlo diventare il protagonista di avventure sue, nelle quali non fosse più solo un narratore onniscente, ma un vero e proprio vendicatore mascherato.
L’idea era semplice – Lamont Cranston è un ricco miliardario che fa la bella vita… ma di notte si mette un cappellaccio ed un cappottone nero, e vaga per la città a punire i malvagi.
Ha un fidato gruppo di aiutanti.
È molto in gamba a nascondersi fra le ombre.
E ha un grosso pistolone.

Walter Gibson scrisse circa 280 dei trecento e rotti romanzi di The Shadow.
24 all’anno, più o meno, per circa dodici anni.
GIbson era uno che riusciva a superare il milione e mezzo di parole pubblicate l’anno.

I mano a Gibson, The Shadow cambiò progressivamente in meglio.
Tanto per cominciare, non ha un grosso pistolone, ma ha due Colt 45 1911A1 cromate.
Poi, non è che è molto in gamba a nascondersi nelle ombre – lui è tutt’uno con le ombre, avendo appreso in Tibet (e dove, altrimenti?) le arti mistiche e la capacità di offuscare la mente degli avversari.
E non ha un qualsiasi gruppo di fidati aiutanti – ha una rete di uomini che gli devono la vita, e ai quali è stato detto che un giorno squillerà il telefono, e loro dovranno rendre il favore senza fare domande.
Che è effettivamente una figata (Batman, mangiati il fegato!)
E a dire il vero non è neanche Lamont Cranston, ricco rampollo della bella società newyorkese, come vi hanno raccontato per radio.
In effetti Cranston è morto durate la Prima Guerra Mondiale – e la sua identità è stata rubata da un suo commilitone, certo Kent Allard, un viscido avventuriero che ha usato il nome Cranston (e i fondi del defunto) per crearsi un piccolo impero criminale in estremo oriente, salvo poi essere redento a ceffoni da un mistico orientale.

The Shadow di Gibson (che scriveva sotto pseudonimo, come Maxwell Grant) ebbe un successo tale che la trasmissione radiofonica si adeguò al nuovo standard – e l’ombra radiofonica ebbe la voce di Orseon Welles.
Che oltre ad essere un regista ed un attore, era anche un prestigiatore.
E anche Gibson era un prestigiatore.

E poiché mangiare è un brutto vizio, Gibson affiancava alla carriera fantasma come Maxwell Grant una altrettanto fantasmatica carriera come autore di libri per personaggi del mondo dell’illusionismo e della prestidigitazione, come ad esempio Houdini.
Fu Gibson, amico di Lovecraft, che per dare una mano al Gentiluomo di Providence perenemente in bolletta, gli passò il lavoro di “collaborazione” con Houdini che divenne Prigioniero coi Faraoni.

Gibson scrisse anche i propri manuali di magia e di giochi di prestigio – oltre ad un manuale sui nodi, ed un manuale sul Backgammon.
La sua bibliografia è qui, ed è agghiacciante.
Mi è capitata recetemente fra le mani una copia del classico The Book of Secrets, del 1927 – un volume meravigliosamente illustrato nel quale, con un tono lieve e spigliato, Gibson prima smonta tutti i miracoli principali della tradizione biblica, per poi passare in rassega i trucchi più popolari durante il medioevo, le principali truffe a sfondo psichico ed alcuni dei grandi trucchi classici della magia da palcoscenico.
Per chiudere con una breve rassegna difacili giochi di manipolazione delle carte.

E qui scatta il meccanismop iù curioso di tutta la nostra storia.
L’Uomo Ombra, alias The Shadow, ha proseguito la propria esistenza fra alti e (più di frequente) bassi – pessimi adattamenti a fumetti, un brutto film – ma rimane uno dei personaggi chiave della cultura popolare americana della prima metà del secolo scorso.
Disponibile come download gratuito fino alla fine del ventesimo secolo, la serie completa dei trecento e rotti romanzi di The Shadow è scomparsa wquando Condé Nast ha rilevato il catalogo Street & Smith, ed ora i romanzi escono in brossurato costosissimo.
L’autore risulta essere Maxwell Grant,e pochi ricordano Gibson.
Ma se infatti Walter Gibson è stato dimenticato da molti, i suoi manuali per illusionisti non sono praticamente mai andati fuori stampa, e vengono utilizzati ancora oggi.

Negli ultimi anni, Gibson è anche diventato eroe di roanzi altrui – e vale la pena ricordare per lo meno il divertente The Chinatown Death Cloud Peril, di Paul Malmont, in cui Gibson viene chiamato a investigare sulla morte misteriosa di H.P. Lovecraft.

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Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

3 thoughts on “L’altro Gibson

  1. Devo confessare che a me The Shadow è sempre piaciuto,anche se io l’ho scoperto grazie ai comics della DC,si perfino tramite la rivisitazione di Howard Chaykin,poi in seguito ho scoperto il suo passato di eroe pulp-e come anche i sassi sanno,il periodo dei pulp magazines è uno di quelli che m’interessa di più-in questo devo ringraziare un signore che si chiama Tollin,un colorista della DC,che per il personaggio aveva una passione che poche volte ho ritrovato.
    Riguardo allo scrittore del Cyber punk,devo dire che nonostante,AIDORU e MONNALISA OVERDRIVE siano carini fosse si dovrebbe rivalutare la corrente “antagonista” del Cyberpunk,cioè quella degli umanisti.
    Ciao

  2. Uno dei casi in cui il personaggio è sopravvissuto all’oblio del suo creatore. Ce ne sono molti di episodi del genere e non credo che siano molto belli. Anzi, mettono tristezza. Anche se – in fondo – un eroe immaginario di tale fama conferisce una certa forma di immortalità a chi lo ha inventato.
    Detto ciò, posso solo aggiungere che a me “The Shadow” è sempre piaciuto.

  3. Scopro sfogliando il giornale che proprio stasera IRIS mi passa alle nove il brutto film con Alec (?) Baldwin – che a parte proprio Baldwin ha un cast eccellente completamente sprecato.

    Io a The Shadow preferisco il più radicale The Spider – riguardo al quale, tempo permettendo, metterò in piedi unpost per fine-mese – ma un romanzello di Gibson ogni tanto non mi dispiace.
    E poi ho appena scoperto i suoi libri sulla magia, che sono fantastici.

    E poi, naturalmente, c’erano i vecchi radiodrammi di Orson Welles – anche quelli un tempo liberi da scaricare, ora venduti a caro prezzo su CD…

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