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Flashman Forever

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Post imprevisto, ma chissà…

Ne ho già parlato in passato.
Una volta, tanto tempo fa, prima che il Politicamente Corretto calasse come un miasma esiziale sulle vite di noi tutti, ci fu un autore di nome George MacDonald Fraser che decise di fare del più grande ed esecrato cialtrone della narrativa per ragazzi vittoriana, il più grande eroe tout-court dell’epoca vittoriana.
Senza alterare di una virgola la sua natura di esecrabile cialtrone.
George MacDonald Fraser era un giornalista con trascorsi militari di tutto rispetto (combatté in Birmania durante il secondo conflitto), noto in Gran Bretagna per una serie piuttosto divertente di racconti sulla vita militare delle truppe provenienti dalle Highlands scozzesi e stazionate in Medio Oriente, ed aveva anche lavorato per il cinema (di solito in coppia con Richard Lester).
Il risultato della sua incursione nella letteratura avventurosa fu, nel 1969, un libro intitolato Flashman (in italiano, L’Ussaro della Regina Bianca – ah, le meraviglie dell’editoria nazionale).
Io lo scoprii solo nel 1992, ma posso garantire che Flashman (ed i romanzi successivi della serie) rappresenta uno dei libri fondamentali per la mia formazione culturale e personale.
Il che è grave, molto grave…

Vediamo.
In Flashman, il nostro eroe, “Flash” Harry Flashman, esq., in sequenza…

  • si fa espellere da scuola per ubriachezza
  • si fa cacciare di casa dal padre
  • si fa comprare dal padre, col ricatto, un posto da ufficiale nei Dragoni
  • si costruisce un’immeritata fama di combattente ineffabile e gentiluomo impeccabile
  • viene coinvolto in un duello per via di un’attrice
  • seduce la figlia di un religioso e la deve sposare
  • violenta la propria matrigna (ma lei lo aveva provocato, naturalmente)
  • si fa trasferire in un posto tranqillo – a Khabul, in Afghanistan (e cosa potrebbe mai capitare, in Afghanistan?)
  • partecipa alla Prima Guerra Afghana (ecco cosa potrebbe capitare!)
  • partecipa alla ritirata da Khabul (sottraendo cibo ai civili ed abbandonando i propri uomini)
  • devastato da febbre e dissenteria partecipa all’assedio di Jallalabad…
  • … dove si comporta da immane codardo, ma…
  • … é l’unico sopravissuto e si becca una promozione ed un’onorificenza, oltre alla fama imperitura.

E sono sicuro di aver dimenticato qualcosa.

Quando il primo romanzo uscì, con la sua formula classica di “memorie autografe”fortunosamente scoperte e successivamente editate da Fraser, ben dieci dei trentaquattro recensori americani ci cascarono, e commentarono con dotti articoli storici la colossale “scoperta”.
Un esordio adatto al personaggio, che decrive se stesso come

“Un cialtrone, un bugiardo, un baro, un ladro, un codardo – oh, sì, e anche un leccaculo.” (Flashman)

Un docente di storia e letteratura lo definì “La più importante scoperta dai tempi dei diari di James Boswell.”
Il New York Times ci fece su un articolo “Il generale Sir Harry Flasman ed il suo aiutante di campo infinocchiano gli esperti”.

I romanzi di Flashman combinano una prosa leggera e scorrevole, una buona componente di azione ed avventura, un colossale senso dell’umorismo e delle ricostruzioni storiche precise ed impeccabili (da cui, la pessima figura di un terzo dei recensori, come si diceva, in quel lontano 1969).
E nonostante il tono spesso troppo buffonesco e sopra le righe dell’unico film tratto dalla serie (e basato sul romanzo forse più debole della serie, Royal Flash)…

… non si tratta di farsacce, o di humor-nero alla Lemony Snicket, con il protagonista malvagio buffo e bonario.
Non sono steampunk.
Non sono gaslight romance.
È solido, certificato romanzo storico.
Flashman, che detta le proprie memorie dal proprio letto di morte, alla vigilia della Grande Guerra, dopo una vita di debosciaggine, inganni e dissimulazioni, non ha nessun motivo per tacere la verità, ed è quindi un narratore spietatamente lucido quando si tratta di analizzare le mistificazioni diplomatiche, gli errori militari, la pochezza dei comandanti, il pregiudizio, l’arroganza.
La storia attraverso gli occhi di Flashman perde ogni retorica e pompa, e diventa una cruda esposizione dei fatti.
Da parte di uno che stava facendo tutto il possibile per levarsi di mezzo, salvare la pelle, fare due lire e possibilmente portarsi a letto qualsiasi femmina appetibile nel raggio di una decina di chilometri.
E senza un briciolo di stile.

Da autentico vittoriano, Flashman è razzista, maschilista, arrogante, violento e irrispettoso delle culture altrui, avido, e fermamente convinto di avere sempre e comunque ragione.
È anche – per suoi tratti caratteriali – falso, vigliacco, approfittatore e bugiardo.
Ma non è ipocrita.
Non maschera i propri difetti dietro ad una maschera santimoniosa, e mal sopporta la santimonia altrui.
Per questo, nel narrare le proprie (dis)avventure, se da una parte non cessa di rendersi ridicolo per la sua scarsa intelligenza, dall’altra mantiene un certo senso di superiorità nei confronti dei suoi comprimari – colpevoli di essere dei mistificatori, persone pronte a mascherare con Onore e Virtù e Patria le peggiori azioni immaginabili.
Se l’ipocrisia è il peggior difetto della società vittoriana, allora Harry Flashman ne è privo – non solo in punto di morte, ma per tutta la durata della sua variopinta ed esecrabile carriera.
Flash Harry è un disonesto e un idiota (ma molto fortunato ed animalescamente astuto), che ammette di esserlo, e non cerca scusanti, e mai e poi mai si permetterebbe di definirsi un gentiluomo.

Quando tutto ciò in cui confidate vi si rivolge contro, confidate in Flashman (Abramo Lincoln, citato in Flashman and the Dragon)

E se davvero vogliamo trovare un difetto all’opera di Fraser, allora si tratta di un certo cinismo, nel descrivere nel modo più spietato e corrosivo i grandi della storia e, in misura minore, i rapporti umani fra le persone “per bene”.
Otto Von Bismark è quello che ne esce peggio, George Custer e Toro Seduto non se la passano meglio, gli interi stati maggiori britannici vengono decimati (si salva solo – a malapena – Gordon il Cinese) e soltanto Abramo Lincoln alla fine risulterà essere l’unico veramente pulito – o, in alternativa, l’unico più scaltro e sfuggente di Flash Harry, e perciò impervio alle sue dissimulazioni.

“C’è un punto, sapete, oltre cui l’inganno è così completo e senza vergogna, che diventa il marchio dello statista.” (Flashman and the Mountain of Light)

Ma anche così, non bisogna immaginare i romanzi di Fraser (quelli dedicati a Flashman come gli altri) come pessimistici o negativi nei confronti dell’umanità.
Né dobbiamo pensare a Flashman come ad un cattivo che vince – egli è piuttosto un perdente fortunato, che nonostante i propri difetti e la sorte apparentemente avversa, esce profumato come un giglio (ma spiantato, o con le ossa ammaccate) da ogni nuova avventura.
L’autore inglese ha visto troppe persone mediocri dare il meglio in situazioni disperate (come testimoniato dalla sua autobiografia militare, Quartered Safe Out Here), per non provare comunque simpatia per il genere umano in tutta la sua fallibilità.

“Ce ne restammo lì impalati come tanti spaventapasseri per una mezz’ora piena, e loro ci irridevano da lontano, ed uno o due di noi vennero abbattuti a fucilate.” (Flashman)

Non quindi una palude popolata di cannibali, la scena delle attività poco raccomandabili del nostro eroe, ma un mondo in cui pochi (Flashman, Lincoln, i protagonisti di Mr American e Candlemass Road…) riescono a sfuggire all’ipocrisia, alle menzogne usate come valuta di scambio sociale.
Il gioco dei ruoli intrappola tanto gli uomini – impettiti nel loro ruolo di conquistatori e guerrieri – quanto le donne, che spesso (se non normalmente) sono meglio delle loro controparti maschili, ma altrettanto sensibili all’affettazione ed alla vuota logica dei giochi sociali.
Ma Fraser, pur affiancandosi al turpe (ma simpatico) Flashman, ed abbracciandone le imprese e la percezione del mondo, mostra una grande compassione nei confronti dell’umanità in genere (se non, per dire, nei confronti di generali e politici).

“Il vantaggio dell’essere un perfido bastardo è che tutti si mettono ad importunare Nostro Signore a tuo nome; se il volume delle preghiere che si levano dai miei santimoniosi avversari significa qualcosa, io verrò salvato anche nel caso in cui l’Arcivescovo di Canterbury sarà dannato. È un pensiero confortante.” (Flashman at the Charge)

Un eroe affidabilissimo nella sua inaffidabilità, quindi, al servizio dei propri più bassi istinti e, marginalmente della Corona Britannica (o di chiunque paghi i conti, a dire il vero), profondamente stupido ma capace di vedere al di là dell’ipocrisia nel narrare – ora che tutto è passato – i fatti così come si sono svolti.
E si dannino i palloni gonfiati.

“Mai prendere a calci un uomo a terra. Potrebbe rialzarsi.” (Royal Flash)

È forse per questo atteggiamento, per questo taglio della narrazione, che i romanzi di Flashman sono, in larga parte, una cosa da uomini.
E, prima che qualche signora mi vaporizzi con un lanciafiamme, lasciate che aggiunga che quando, da entusiasta estimatore di Flash Harry, regalai una copia del primo romanzo ad una mia ex… beh, quella divenne la mia ex.
Inammissibile, presumo, continuare a frequentare un uomo fra i cui idoli conclamati compariva un mentitore seriale, ladro confesso, reiterato adultero e cialtrone a tutto tondo.

“… se non fosse un porco elitario, razzista e sessista, io starei a vendere lacci da scarpe invece di essere un narratore popolarte di successo.” (George McDonald Fraser)

Ma in retrospettia, era destino, che non dovesse funzionare, e se non ci avesse pensato Flash Harry, sarebbe capitato comunque – ma Flash Harry portò alla luce un dettaglio fondamentale: nessun senso dell’umorismo, nessuna capacità di sospensione dell’incredulità.
Ma il mio non è stato un caso isolato – è capitato a un sacco di fan di Flashman; ed ho un amico la moglie del quale ancora lo guarda strano, per il fatto che legga i romanzi di Flashman, spesso ridendo forte, fino alle lacrime…

Eppure, Fraser è particolarmente affascinato, lo si vede, dalle donne che hanno plasmato la storia, e da Lola Montez alla Regina Ranavalona del Madagascar, passando per la Rani di Jahnsi e la futura imperatrice Ci Xi, tutte vengono delineate con estremo rispetto e con grande aderenza agli eventi storici. E tutte finiscono per restare profondamente deluse da Flashman sul piano umano e personale, e per dimostrarsi sostanzialmente migliori di lui.
Non che Flash Harry non abbia la sua da dire in proposito, naturalmente…

“Se proprio vogliamo trovarle un difetto, era un tantino grassa, ma conosceva le novantasette maniere di fare all’amore in cui si suppone che gli Indù ripongano tanta importanza – ma badate, sono tutte scemenze, perché la settantaquattresima posizione risulta poi essere uguale alla settantatreesima, ma con le dita incrociate.” (Flashman)

Ma, nonostante la pessima opinione sul nostro eroe espressa da molte signore che ho avuto modo di conoscere (ma non tutte – a mia madre i romanzi di Flashman piacevano), ed una certa tendenza – lamentata anche dall’autore — della stampa americana a dissociarsi dalle gesta di Flashman (soprattutto a partire dagli anni ’90, ma forse ancora memore di quella vecchia scottatura),  ora la Everyman’s Library, storica collana di classici popolari, ristampa in volume singolo, rilegato, edizione da biblioteca con copertina in seta da feticisti, tre titoli dell’opera di George MacDonald Fraser.
Oltre all’imprescindibile Flashman, il volume contiene Flash for Freedom (Flash Harry in America, prima mercante di schiavi per conto di quel sant’uomo di suo suocero, poi venduto come schiavo…) e il colossale Flashman in the Great Game (l’India, il Raj, la Rivolta dei Sepoy, Flash Harry si spaccia per indiano e taglia la corda, spionaggio, eroismo e colpi bassi…)
È il segno che, per lo meno all’interno della cultura anglosassone, George MacDonald Fraser e la sua creatura più importante hanno ormai assunto il ruolo di classici, di testi imprescindibili nella biblioteca degli amanti della letteratura.
È difficile fare un parallelo italiano – è come se uscisse da noi una raccolta di romanzi di Salgari nei Meridiani.

George MacDonald Fraser, il suo personaggio più longevo e tutti i loro fan sono finalmente vendicati.

I miei antenati delle Highlands Scozzesi erano in toto piuttosto primitivi, traditori, e assetati di sangue, e , per citare Robert Louis Stevenson, farsi un bagno gli avrebbe certamente giovato. Bene, che vengano rappresentati come tali, se un regista intende farlo; sempre meglio che un carico di pattume insultante e inaccurato come Braveheart. (George McDonald Fraser)

Il volume, uscito pochi mesi or sono, complice un fratello che conosce bene le mie debolezze, ha fatto la sua comparsa sotto al mio albero di Natale, del tutto inaspettatamente.
Ed è bello, avere questo solido mattone zeppo di avventure, storia e divertimento, sul mio scaffale.

George MacDonald Fraser è scomparso nel 2008.
I dodici volumi sulla vita e le (esecrabili) imprese di Sir Harry Paget Flashman, VC, KCB, KCIE, etc., collettivamente noti come The Flashman Papers, sono tutto ciò che ci rimane della vita dell’eroe (…) vittoriano (se non contiamo un suo cameo in Mr American, ed il ruolo giocato da suo padre in Black Ajax, sempre di Frazer.)
Non sapremo mai nulla del coinvolgimento di Flash Harry nella difesa delle Legazioni a Pechino, e durante la rivoluzione del Messico (in cui ovviamente militò sia fra le forze di Massimiliano che con i Juaristi, e venne condannatio a morte e decorato da entrambi i leader), e naturalmente la sua partecipazione alla Guerra di Secessione Americana, ancora una volta su entrambi i fronti (ma quella, a quanto pare, fu un’idea di Lincoln).
Certo ci rimangono Rorke’s Drift, Little Big Horn, Balaclava, Cowpore, Shanghai…
E sarebbe bello se la Everyman ci passasse tutta la serie, in quattro bei volumi rilegati, ad imperitura memoria.
Ma anche solo il primo è una gran cosa.

E per chi fosse interessato, tutto Royal Flash (il film, diretto da Richard Lester nel 1975, e interpretato da Malcolm McDowell, Florinda Bolkan, Alan Bates e Oliver Reed) si trova su YouTube, in una sola colossale sessione video di 100 e rotti minuti.
Col software opportuno si può scaricare.
Non è il massimo: la copia YouTube è di scarsissima qualità, e la pellicola è piuttosto datata e buffonesca – per quanto le interpretazioni siano piuttosto buone.
McDowell non è in parte (secondo MacDonald Fraser, anni dopo, l’unico attore buono per fare Flashman sarebbe stato Daniel Day Lewis), ma l’Otto von Bismark di Oliver Reed rimane da antologia.
Geniale il finale con “Roulette Ungherese”.
E poi, che diamine, è pur sempre Flash Harry!
[e mi sorge anche il dubbio che la versione in italiano vista una quindicina di anni or sono fosse doppiata criminalmente e tagliata qua e là]

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Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

10 thoughts on “Flashman Forever

  1. Sembra interessante,il classico eroe cialtrone e politicamente scorretto che in Italia non pubblicherebbero mai.

  2. Mai sentito, ma già lo adoro! 😀

  3. Il mio nuovo mito personale!
    🙂

  4. In italia sono usciti tre romanzi – L’Ussaro della Regina Bianca (Flashman), Al Servizio della Regina Nera (Flashma’s Lady) e Flashman e la Montagna di Luce.
    Il primo e il terzo da TEA2, l’altro non so.
    Buona caccia.

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  6. Pingback: Sul Confine con MacDonald Fraser « strategie evolutive

  7. Il secondo è edito da Sperling &Kupfer.

  8. Pingback: L’altro Flashman | strategie evolutive

  9. Cavolo non lo conoscevo assolutamente ma è già il mio eroe! Cercherò qualcosa di suo, sperando che non sia in un inglese troppo difficile.

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