… e come se non bastasse, uno studio recente ha rilevato che a leggere non si va in depressione.
Uno studo condotto su un gruppo di adolescenti riguardo all’utilizzo di sei media “classici” – film & televisione, giornali & riviste, musica, internet, libri e video games – ha prodotto dei dati piuttosto interessanti.
Tanto per cominciare, gli adolescenti che ascoltano prevalentemente musica – come parte della loro fruizione dei media – sono otto volte più portati alla depressione rispetto a tutti gli altri.
E, considerando la musica che circola, posso anche capire perché.
Ma la seconda parte divertente è che nessun gruppo mostra una maggiore refrattarietà alla depressione dei lettori forti.
Resta da vedere ora come interpretare il fatto che, fra i teenagers, la lettura sia in calo mentre tutti li altri media (più “depressivi”, o per lo meno, meno “antidepressivi”) sono in crescita.
Che gli piacci essere depressi?
Che il mercato li voglia depressi, poiché esiste un legame fra depressione e “leisure spending”?
E poi torniamo a guardare al nostro povero paesello, e ci domandiamo, ma non sarà che è perché da noi non leggono a oltranza, che poi…
30 aprile 2011 alle 7:02 PM
credo proprio che tu abbia colto nel segno… Esiste certamente una connessione tra il bisogno di spendere degli adolescenti e la loro fase “negativa”. i discografici lo sanno da sempre e ci lucrano sopra, con i libri è un pochino più difficile però questo bisogno di tenebra degli adolescenti crea fenomeni di massa come Twilight ( inteso come serie di libri prima che come film).
30 aprile 2011 alle 7:03 PM
Ce l’ho quel cd! 😉
(a me però ascoltare certa roba tira su di morale, mentre i dischi allegri li trovo depressivi)
30 aprile 2011 alle 7:08 PM
Secondo me inoltre il rapporto causa/effetto è esattamente l’opposto.
Se sei depresso ti viene da ascoltare musica PER TIRARTI SU, non che se ascolti musica ti eprimi, eh…
30 aprile 2011 alle 7:31 PM
Tra parentesi: anche a me piacciono i Life is Pain e personalmente detesto la “musica allegra” (tranne l’r’n’b dei Fifties-Sixties, che mi va bene – in realtà lo adoro! – anche se è “allegro”).
Inoltre il concetto di “divertimento” è quanto più soggettivo possa esistere. Io infatti, pe dire, mi diverto a “deprimermi” con musica depressiva, lancinante, disperata, violenta. MA non credo assolutamente che un certo tipo di musica “provochi depressione”, anzi sì, ci credo: il melodico italiano, la forma musicale più orripilante esistente su questo pianeta!
Finisco qualunquisticamente dicendo che per me queste ricerche sono delle scemenze. E i negri hanno il ritmo nel sangue, ok ok…. 🙂
Orli
30 aprile 2011 alle 7:57 PM
Eh, è la vecchia storia – sono infelice perché ascolto musica pop, o ascolto musica pop perché sono infelice?
E come diceva Mafalda, se vivere significa durare, preferisco un 45 giri dei Beatles a un LP di Orietta Berti (ma chi se la ricorda più, oggi, Mafalda?)
30 aprile 2011 alle 8:23 PM
Mah, a me pare che questi studi siano fatti così tanto per fare. Intanto c’è da fare un bel distinguo tra la depressione reale, quella patologica, e quella con cui gli adolescenti (i protagonisti del sondaggio) chiamano la molto più banale noia.
I sondaggi e le statistiche per me non hanno molto valore, anche tralasciando il fatto che con questi metodi si può dimostrare qualsiasi cosa, a patto di scegliere con cura il campione da esaminare.
Comunque, anche ammettendo la buona fede, ci sono da dimostrare i nessi veri e propri, non basta notare alcune “coincidenze”.
Io potrei anche ribattere che le persone portate alla depressione sono solitamente più intelligenti e sensibili della media, e che per una persona intelligente e sensibile la lettura è qualcosa di piuttosto naturale.
E poi mi piacerebbe anche sapere su quali campioni musicali e letterari si sono basati.
30 aprile 2011 alle 10:18 PM
Sarebbe interessante vedere quanti dei tuoi lettori abituali sono anche degli ascoltatori di metal (come il sottoscritto). Di solito musica heavy e argomenti come fantasy, sci-fi, rpg vanno a braccetto…
30 aprile 2011 alle 10:26 PM
Nella mia esperienza personale ho avuto accanto depressi cronici che erano veri topi di biblioteca, più sensibili e intelligenti della media (proprio come detto due commenti più sopra). Nutro anch’io alcuni dubbi sulla serietà di questi studi.
Come ha detto Sekhemty non va confusa depressione patologica e noia apatica.
La depressione vera è un argomento su cui trovo inappropriato l’umorismo.
1 Maggio 2011 alle 8:54 AM
Concordo con Sekhemty. Questi studi sembrano fatti “tanto per”.
Quantomeno non è giusto generalizzare. C’è musica e musica, narrativa e narrativa. E’ come chi sostiene che tutti gli appassionati di calcio sono ignoranti e tutti gli appassionati di arte moderna degli snob.
1 Maggio 2011 alle 10:33 AM
Non solo chi è depresso è più propenso al leisure spending, ma è anche molto meno propenso alla ribellione.
A che pro ribellarsi se “la vita è uno schifo e tanto non cambierà mai nulla e…” ecc. ecc?
(Per questo non ho mai digerito la musica dark, per questo mi piaceva l’heavy metal) 😉
1 Maggio 2011 alle 12:10 PM
La cosa non mi sorprende. Più depressi e meno acculturati = garanzie di potere (quale esso sia).
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