Marca male, per Dante Bogart.
Prima c’è stata quella faccenda del virus consegnato sottobanco a certa gente per cui lavorava – roba da resuscitare i morti.
Letteralmente.
Dante sarà anche un fallito e un mercenario, ma quando ha saputo della fuga del virus, ha provato ad avvertire il mondo – tramite YouTube.
È a quel punto che gli uomini in nero lo hanno preso e ingabbiato, e interrogato, e chissà che altro.
Perché ora sono passati cinque anni, dei quali Dante non ha memoria.
Il mondo è invaso dagli zombie – morti viventi risuscitati da un virus (sì, quel virus) e che vagano per le strade nutrendosi di carne umana e ridendo come iene.
Dante è a Panama.
E potrebbe essere in grado di salvare la pelle, dirottando una vecchia nave da guerra ferma nel canale.
E a San Francisco, in un castello moresco che veniva usato come set per film porno, è barricato un gruppo di hacker survivalisti che finora si sono salvati grazie a un video su YouTube (sì, quel video su YouTube).
Gente che considera Dante Bogart un mito.
Marca malissimo, per Dante Bogart.
E ora gli toccherà anche salvare la civiltà.
Notoriamente non sono un appassionato della narrativa zombesca.
Difficile fare qualcosa di veramente nuovo e interessante con i non morti.
I non morti vengono meglio su pellicola.
O in un videogame.
Ma The Panama Laugh, dell’americano Thomas S. Roche, è un romanzo per il quale vale la pena di fare un’eccezione.
Fa parte della mia recente abbuffata di Night Shade Press, e conferma la qualità dell’offerta di questo piccolo editore.
Narrato in prima persona da Dante Bogart, mercenario troppo furbo per il proprio bene, con un linguaggio hard boiled che il protagonista non riesce a tradurre dalla teoria alla pratica, infarcito di slang, di ellissi e di scenesospese fra l’orrore ed il raccapriccio, The Panama Laugh è un horror fantascientifico con una forte componente satirica e umoristica.
Non sono solo gli zombie a ridere.
Dante (detto Frosty, ma non gli piace che lo chiamino così) è un ex contractor, già cacciatore di pirati, un avventuriero sgangherato sempre alla disperata ricerca del colpo grosso, e con degli scheletri piuttosto raccapriccianti nel proprio armadio.
Ma mai raccapriccianti quanto i cadaveri (o parti dei medesimi) che avanzano barcollando fra le pagine del libro per fare… beh, lo sapete, no, cosa fanno gli zombie?
Si parlerà di cliché.
Di un autore furbetto che cavalca una moda ormai arrivata al capolinea.
Uno che oltretutto ammette – nella postfazione – di aver inventato ampi settori della geografia del confine Panama-Colombia (follia! Cosa diranno i Guardiani della Buona Letteratura?!)
Ma questi sono agomenti vuoti.
The Panama Laugh è un bel libro, scritto benissimo.
La costruzione è abile, i personaggi a tal punto devianti e sopra le righe da risultare oltraggiosi ma comunque credibili.
I dialoghi sono fulminanti.
L’azione è tesa.
Le location – tanto la Panama post-pandemia quanto il castello moresco di San Fran – descritte con poche pennellate e perfette per l’azione.
E poi c’è la struttura – rubata alla Divina Commedia ma cucinata in salsa Hunter S. Thompson.
Culti cristiano-integralisti con deliri di immortalità? Ci sono.
Un cattivo che di cognome fa Amaro e i suoi figli, ai quali ha dato i nomi degli evangelisti? Ci sono.
Una ex che si chiama Trixie? C’è.
E ci vuole coraggio, nel rappresentare come ultima speranza dell’umanità una accozzaglia di nerd, hackers e pornografi, capitanati da un ex mercenario.
Il film? Certo che vogliamo il film – a Dante Bogart non può che essere Bruce Campbell
Un ottimo lavoro, un ottimo intrattenimento.
The Panama Laugh è un buon antidoto all’inflazione di morti viventi che ci ha seppelliti negli ultimi due o tre anni.
Riesce ad essere teso e ridicolo, elegante e maledettamente pulp.
I cliché ci sono tutti, ma non hanno il tempo di stancare.
E se la geografia di Panama non è corretta… leggete l’etichetta – da nessuna parte c’è scritto che questa sia una dannata guida turistica.
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30 settembre 2011 alle 7:59 AM
Ci vuole un pò di coraggio per scrivere un libro decente, specialmente se si vuole o si deve usare uno scenario iper sfruttato come gli zombie. La casa editrice è di quelle che fanno capire bene che l’industria ha un futuro anche nell’era degli e-book, basta aver voglia di lavorare.
30 settembre 2011 alle 11:15 AM
Come sempre, non conosco affatto autore e libro. Però ne parli (o scrivi) in maniera tale che è impossibile non lasciarsi affascinare. 😀
30 settembre 2011 alle 5:38 PM
Mannaggia a te, mi hai appena mettere in lista un nuovo acquisto!
Un giorno dovremmo pensare seriamente all’opportunità di stilare una lista dei romanzi in lingua originale mai arrivati in Italia.
Ne verrebbe fuori un qualcosa d’interessante…
30 settembre 2011 alle 6:45 PM
Si voglio Bruce Campbell nel ruolo del protagonista. 🙂