Harold Lamb, chi era costui…
Ci fu un periodo, fra gli anni ’20 e gli anni ’40, in cui Harold Lamb fu il nome dell’avventura storica per una vasta porzione del pubblico pagante, membro di una ipotetica trimurti con Talbot Mundy (già citato in passato su questo blog) e Rafael Sabatini (del quale magari, un giorno…)
Oggi ce lo ricordiamo in pochi, ed è un peccato.
Un pezzo per il piano bar del fantastico, quindi, con variazioni medio-orientali su un tema solidamente storico.
Parliamo di Harold Lamb.
Io sono strano, ma per me Harold Lamb rimane sinonimo della rivista Adventure!, caposaldo della narrativa popolare avventurosa nella prima metà del secolo (per quanto la testata sia sopravvissuta, scopro, fino al 1971).
Adventure! era un pulp di classe – rispetto a cose molto più truci come Weird Tales – e pagava relativamente bene gli autori, il che significava poter accedere ad una “Brigata Scrittorti” (come la definiva l’editor storico A.H. Hoffman) composta da nomi di tutto rispetto.
Adventure! pubblicò Rider Haggard e Sabatini, per dire.
Sulle pagine di Adventure!, Harold Lamb, classe 1892, già studente di orientalistica alla Columbia (odiando ogni minuto, a suo dire), che parlava Francese, Latino, Persiano e Arabo, pubblicò una quantità di storie avventurose (beh, visto il titolo della rivista…) a tema storico e di ambientazione orientale (visti i trascorsi accademici dell’autore).
Storie di cosacchi (i suoi protagonisti d’elezione), di avventurieri islamici o asiatici, occasionalmente qualche storia di vichinghi o altri pirati assortiti, e storie di crociati.
Quello per il periodo delle crociate fu un interesse persistente per l’autore, che scrisse anche una rispetatta storia delle crociate in due volumi, oltre ad altri volumi storici e biografici; la cosa non era poi così sorprendente, e lo stesso Rafael Sabatini – straordinario narratore dell’avventura piratesca – fu anch’egli eccellente ed apprezzato autore di divulgazione storica e biografie.
I primi racconti di Lamb videro la luce nel 1917, e nei primissimi anni ’20 divennero una presenza fissa su Adventure!, certamente la più quotata (e redditizia) rivista popolare dell’epoca.
Dal 1927, con la biografia di Gengiz Khan, la produzione “seria” di Lamb divenne a tal punto di alto profilo, dall’eclissare quasi completamente, nel corso degli anni, la produzione narrativa – tanto che le storie di avventura di Harold Lamb, dopo la morte dell’autore, divennero patrimonio di pochi collezionisti e cultori.
E questo, per l’autore che Robert E. Howard considerava il proprio modello ideale – per quanto Lamb non abbia mai inserito elementi sovrannaturali nelle proprie storie.
È interessante notare come le storie di Lamb riuscissero a sdoganare presso il pubblico medo americano degli anni fra le due guerre (non esattamente una platea illuminata) avventure esotiche che avevano spesso per protagonisti dei rappresentanti di culture tutt’altro che WASP, senza tuttavia avere alcun ritorno negativo, e ad affiancare ai protagonisti personaggi femminili forti e indipendenti.
[dobbiamo osservare per correttezza che Lamb, agli esordi, non mancò di mostrare molti dei pregiudizi dei suoi contemporanei – ma maturando come autore questi vennero progressivamente eliminati dalle trame]
Per riuscire in questa impresa (Howard venne duramente criticato, in quegli stessi anni, per aver proposto avventure storiche con una donna per protagonista), Lamb fece leva su un carattere essenziale della sua scrittura – l’idea che esista una sorta di fratellanza fra uomini (e donne) fondata su coraggio e senso dell’onore, che trascende i limiti della razza e della cultura.
E se i personaggi musulmani di Lamb sono molto ben delineati e caratterizzati, e certo non esiterebbero a fare carne morta delle controparti cristiane che compaiono in altre storie dell’autore (ed il sentimento da parte dei crociati è ovviamente reciproco), esistono situazioni nelle quali le due culture, le due caste guerriere, non esitano ad allearsi per affrontare un male più grande. E, anche nel ìl’occhio della mischia, rimane un certo fair play, un riconoscere nel nemico qualità universali.
Il che non significa che le storie siano pistolotti morali o che spingano un qualche tipo di agenda.
Sono storie d’azione, scritte con un ritmo inarrestabile e un utilizzo economico e “tattico” dei dettagli storici, e con un uso minimo di formule precotte.
Poi, certo, sono storie martellate ad una velocità furiosa per pagare il conto del panettiere… ma la qualità media è sempre estremamente elevata.
Per il suo interesse nella storia delle crociate, e la sua solida bibliografia divulgativa accoppiata ad una solida pratica narrativa, Lamb finì con l’attirare l’attenzione di Cecil B. DeMille, che lo impiegò come consulente tecnico per un film intitolato, abbastanza opportunamente, The Crusades (I Crociati, in italiano), del 1935.
La collaborazione fra DeMille e Lamb proseguì negli anni successivi, mentre Hollywood scopriva l’avventura esotica.
La sua sceneggiatura per The Buccaneer venen filmata due volte, nel ’38 e nel ’58.
Durante la seconda guerra mondiale, Lamb servì nell’OSS come esperto di questioni orientali.
Harold Lamb morì nel 1962, e per alcuni anni, nonostante la popolarità passata, come narratore progressivamente scivolò nell’ombra – erano gli anni di James Bond, e Lamb non ebbe dalla sua un personaggio che, come August Derleth per Lovecraft o come Lyon Sprague de Camp per Howard (o Lin Carter oper tanti altri autori fondamentali dell’immaginario), mantenesse viva la fiamma.
Questo, fino a che l’intersezione delle leggi sul copyright americano e gli interessi di Howard Andrew Jones – docente di scrittura e narratore – non venenro a collidere all’inizio del ventunesimo secolo.
Oggi, le storie avventurose di Harold Lamb sono raccolte in otto massicci volumi pubblicati dalla Bison Books per conto dell’Università del Nebraska, e curati da Jones appunto, con interventi critici di numerosi autori, collezionisti e studiosi..
Suddivisi per temi i volumi sono
Wolf of the Steppes (2006)
Warriors of the Steppes (2006)
Riders of the Steppes (2007)
Swords of the Steppes (2007)
Swords from the West (2009)
Swords from the Desert (2009)
Swords from the East (2010)
Swords from the Sea (2010)
Si tratta di volumi piacevoli e massicci (ben quattro, come si vede, dedicati ai cosacchi che Lamb tanto amava), zeppi di avventure ed eroismo, una eccellente lettura ed una vetrina notevole per quei trucchi sviluppati sulle riviste pulp per narrare una buona storia coinvolgente e stare comunque nel page-count richiesto dall’editor. Questa fu la scuola di Howard, dopotutto.
Segnalo in coda, per chi volesse approfondire la propria conoscenza con questo autore, l’eccellente sito ufficiale, The Curved Saber.
26 novembre 2011 alle 12:48 PM
Da howardiano prima o poi dovrò leggerere questo autore.
Il fatto di essermi procurato un ebookreader mi spingerà a farlo in un immediato futuro.
Se non mi sbaglio nella nostra lingua sono state tradotte solo le biografie, giusto?
26 novembre 2011 alle 2:08 PM
Bentrovato, Giovanni.
Credo anch’io che si trovino solo le biografie, in italiano.
In effetti, un cultore di Howard non può perdersi Lamb – se non altro perché all’influenza di Lamb si devono tutte le storie di Conan ambientate in Turan e fra i Kozaki…
26 novembre 2011 alle 3:20 PM
Effettivamente leggendo Lamb si avverte una indubbia assonanza stilistica con Howard, al di là delle similitudini nelle ambientazioni.
E comunque le avventure di del cosacco Khlit sono un gran divertimento; recentemente ho letto “The Mighty Manslayer”: Samarcanda, il tesoro di Genghis Kahn, battaglie campali dal ritmo travolgente… cosa si può desiderare di più da un libro? 🙂
26 novembre 2011 alle 3:33 PM
Al solito una segnalazione molto gustosa. Avventura e tanti racconti!
Ma soprattutto una serie di considerazioni che rendono il personaggio ancora più interessante.
Grazie mille!
Adoro il piano bar del fantastico! 🙂
Cily
28 novembre 2011 alle 9:30 AM
Al solito: un sacco di violenza gratuita e ambientazioni esotiche, dovrebbe piacermi 😉
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