Questo è instant blogging.
Sono qui che traffico al computer col televisore acceso in attesa di Report.
Il programma in corso monta una colossale marchetta per il nuovo disco di Adriano celentano.
Che a quanto pare, tra le altre cose, annuncia “la resurrezione dei ciabattini”.
Perché, questa è la trovata geniale, visti gli sfracelli fatti dalla finanza e dai “saperi virtuali”, è bello annunciare il ritorno del lavoro manuale.

Vogliamo composizione chimica, mineralogia, storia evolutiva, range di stabilità, nome e origine. Avete mezz'ora.
Con tutto il rispetto per i ciabattini, vorrei vedere questi fautori dell ritorno all’artigianato, questi profeti del “lavorare con le mani”, preparare l’esame di petrografia dell’Università di Torino, squadrandosi il culo per un anno al microscopio per imparare a riconoscere, classificare e delineare in termini genetici delle rocce sulla base di un francobollo di pietra spesso mezzo millimetro.
Lavorare con le mani ha tutta la dignità e il merito di questo mondo.
Ma ciò non significa che lavorare col cervello significhi fare finta.
E per chi ha speso parte della propria vita ad affilare il cervello per fare un certo lavoro, sentirsi dire di andare a fare un “lavoro vero”, che sia da un ministro o da un cantante, o dai loro relativi leccaculi, è insultante.
Era meglio quando i cantanti si limitavano a narrare la gloria dello scopare sulla spiaggia.
Quando provano a parlare di realtà, salvo pochissime eccezioni, il risultato è imbarazzante.
11 dicembre 2011 alle 9:29 PM
Guardavo anch’io.
Celentano è il profeta del nulla, come sempre. Retorica da quattro soldi da miliardario stanco che da quando ha 18 anni campa di musica. Quindi non di lavoro “manuale”, bensì di “cervello”, se vogliamo usare questa medesima demagogia da hippie arricchito.
Meglio lo sfogo di Landini che è venuto dopo. Non sono della Fiom, né ho mai parteggiato particolarmente per certe tirate troppo di sinistra, ma un paio di appassionati applausi glieli avrei fatti, questa sera.
Altro che Celentano.
11 dicembre 2011 alle 9:47 PM
E’ stata grande la Littizzetto che sul finale ha sfottuto il presentatore per la sua “passione” per Celentano.
11 dicembre 2011 alle 9:47 PM
@Mcnab
Sottoscrivo in pieno.
@Nick
Magra consolazione.
11 dicembre 2011 alle 10:10 PM
Mah Davide…dopo gli sfondoni di Vasco Rossi era ovvio che Celentano non volesse essere da meno.
C’è qualcosa di davvero bacato nello star system.
Trovo anche io insultante tutta questa retorica fatta solo per coccolare quei poveretti che il lavoro manuale se lo eviterebbero volentieri ma non possono.
Vallo a dire al mio vicino di casa che fa il muratore che è inutile che si stia ammazzando di lavoro per far studiare il figlio perchè alla fin fine il “lavoro manuale” è “lavoro vero”.
Cily
11 dicembre 2011 alle 10:20 PM
Io davvero non capisco come si possa criticare Adriano Celentano, genio totale che da un assoluto vuoto intellettuale e’ riuscito a trarre capolavori come Chi non Lavora non fa l’amore e l’immenso Prisincosinesionalciusol (Alright)!
E poliedrico pure: autore di un autobiografia intitolata Il Paradiso è un Cavallo Bianco che non Suda Mai in cui, privo di ogni puritana e inutile decenza o borghese rispetto per la consorte, narrava di una crisi matrimoniale derivata dalla sua giocosa abitudine di infilarle, nei momenti piu’ inaspettati, un dito su per … vabbe’, avete capito.
Cineasta ed attore eccelso, da Zio Adolfo in Arte Fuhrer a Segni Particolari Bellissimo, da Bingo Bongo a Joan Lui (alla cui sola citazione sono preso da un brivido). Unico cedimento e’ forse la comparsata nel mediocre La Dolce Vita dell’oscuro e gia’ dimenticato Federico Fellini.
Imitato, anche, in tutto il mondo, come non manco’ di capire subito mio padre, che ascoltando per caso e per la prima volta Elvis sbotto’: Ma questo imita Adriano Celentano!
Che altro dire? Riuniamoci tutti in via Gluck, n.14, ed eleviamo un altare a questo indescrivibile e destrutturato intelletto, a testimonianza di quanto noi tutti, ora e per sempre, pendiamo dalle sue labbra.
12 dicembre 2011 alle 9:44 AM
@ Enrico Concordo in pieno con le tue parole, ma come dimenticare l’eccelso “Il bisbetico domato”, poi scopiazzato da quell’oscuro scribacchino d’oltre manica, del quale ora mi sfugge il nome…
12 dicembre 2011 alle 11:47 AM
Io, sinceramente, non sopporto Celentano, come non sopporto Mina e via dicendo. A pelle, mi stanno sui maroni (con la emme minuscola). Sarà per la musica che propinano, sarà per i loro atteggiamenti snobbistici, ma mi pare che siano lontani universi interi da un Guccini o un Paolo Conte, che raccontano storie a cui poi ognuno da un senso. E ora criticate pure le mie scelte, ma ognuno ha le proprie.
12 dicembre 2011 alle 12:09 PM
@ Davide Petrografia????? E a cosa serve?????? meglio avresti fatto ad imparare ad usare pala e piccone, e via, in miniera, a spingere il tuo bel carrellino. E se poi ci resti sotto perchè non c’eè uno che sappia che quela roccia è meglio lasciarla in pace……. Si chiama fatalità!!! Dopo tutto siamo nel paese in cui gli “incidenti sul lavoro” sono la prima causa di morte “accidentale”
12 dicembre 2011 alle 12:52 PM
Io in effetti la petrografia non l’ho imparata – non bene, per lo meno.
Ma ti sorprenderà sapere che uno degli ambiti di applicazione più diffusi non è l’industria estrattiva, ma quella delle ceramiche (ma ho un’amica che fa la petrografa in archeologia).
Perché il bello è che certe cose si applicano ad un sacco di ambiti diversi.
@TIM
Temo che ormai, per personaggi come Celentano o Mina, la musica sia finita da tempo.
Restano gli atteggiamenti.
E quelli che ci credono.
12 dicembre 2011 alle 3:13 PM
Davide, quello è uno zombie. Celentano è morto da trent’anni, una decina prima di Vasco. RIP
12 dicembre 2011 alle 3:27 PM
@ Angelo: in che modo questo rende la faccenda meno disgustosa?
12 dicembre 2011 alle 8:22 PM
@Vincenzolicausi
Se mai più disgustosa dato lo stato in cui versa lo zombie in questione. 😉 A parte questo l’unica differenza potrebbe farla il libero mercato, condannando il CD di Celentano al giusto oblio.