strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Sesso & Filosofia

31 commenti

Un mio vecchio post sull’annosa questione degli infodump viene citato su un forum.
Capita.
Nel momento in cui si piazza online un testo, il minimo che opuò succedere è che qualcuno lo commenti.
Anzi, è per quello che lo mettiamo in rete, giusto?

Resta il fatto che l’infodump rimane una pratica esecrabile, e le mie posizioni a riguardo altamente discutibili.
Un commentatore è lapidario – quando scrivi, devi decidere se ti interessa il mondo o se ti interessa la storia.
Se ti interessa il mondo, ok, dai delle informazioni, ma così facendo spacchi l’immedesimazione del lettore.
Se ti interessa la storia, allora chissenefrega delle informazioni di contorno – dammi l’azione.

Il problema, naturalmente, sorge quando ci sono personaggi come il sottoscritto, che vogliono fare la torta e mangiarsela.
Quelli che vogliono il sesso e la filosofia.
Quelli che sono interessati tanto al mondo quanto alla storia.

Posso se non altro gioire per il fatto di essere in buona compagnia – la maggior parte degli autori che preferisco sottoscrivono il pacchetto “sesso & filosofia” (*).

E arrivo addirittura a sostenere una posizione eretica – tutti i lettori di letteratura d’immaginazione (con la sola possibile eccezione di pochi elementi insani di mente) sono interessati tanto al plot quanto al worldbuilding.
Avventure straordinarie in mondi fantastici, dopotutto, era il vecchio slogan.

E mi incuriosuisce e mi preoccupa (non tanto da levarmi il sonno, naturalmente, ma un pochino sì) che sorga nel pubblico – e negli aspiranti autori – questa convinzione che esista una contrapposizione fra i due elementi, la trama e l’ambientazione, che invece si suppone debbano lavorare insieme per creare la storia.

Le informazioni di contorno sono per i deboli...

Non è una contrapposizione, si dirà, è che l’informazione sull’ambientazione è intrusiva, antipatica, spezza l’azione e distrae il lettore.
Ma è poi vero?
Davvero il brano descrittivo spezza la narrazione, cortocircuita la mia immedesimazione nel personaggio?

It was but the ghost of a city on which they looked when they cleared a jutting jungle-clad point and swung in toward the incurving shore. Weeds and rank river grass grew between the stones of broken piers and shattered paves that had once been streets and spacious plazas and broad courts. From all sides except that toward the river, the jungle crept in, masking fallen columns and crumbling mounds with poisonous green. Here and there buckling towers reeled drunkenly against the morning sky, and broken pillars jutted up among the decaying walls. In the center space a marble pyramid was spired by a slim column, and on its pinnacle sat or squatted something that Conan supposed to be an image until his keen eyes detected life in it.
[…]
Over all brooded a silence as sinister as that of a sleeping serpent. Belit posed picturesquely among the ruins, the vibrant life in her lithe figure contrasting strangely with the desolation and decay about her. The sun flamed up slowly, sullenly, above the jungle, flooding the towers with a dull gold that left shadows lurking beneath the tottering walls. Belit pointed to a slim round tower that reeled on its rotting base. A broad expanse of cracked, grass-grown slabs led up to it, flanked by fallen columns, and before it stood a massive altar. Belit went swiftly along the ancient floor and stood before it.

È stato uno sciocco, l’editor di Weird Tales, a non dare un taglio a questi paragrafi, che si piazzano nel bel mezzo di un capitolo pieno di combattimenti?

In fondo, se di Queen of the Black Coast (da cui è tratto il brano qui sopra) mi interessa la storia, posso mettere giù il tutto in tre paragrafi – quattro, se voglio scendere nel dettaglio della carneficina per quelli che si eccitano a parlare di spade.
Ma il fascino della storia di Howard – una delle sue migliori – non è semplicemente ciò che accade, ma come accade, dove accade e perché accade.
E se questo significa inserire dei brani espositivi, beh, Two Guns Bob era evidentemente abbastanza uomo (o se preferite abbastanza scrittore) da farlo senza particolari preoccupazioni.
E nessuno dei suoi lettori (con la sola possibile eccezione di pochi elementi insani di mente) si è mai lamentato.

Ma il problema, forse, è dato da una contrazione degli utili.
Si comincia criticando il criticabilissimo e classico “Come ben sai, Bob…” di tanta fantascienza di serie B.
Ma allora tocca anche criticare negativamente i lunghi passaggi espositivi che “addormentano” l’azione (penso alle interminabili descrizioni della brughiera ne Il Mastino dei Baskerville, di Conan Doyle).
E a questo punto anche i passaggi espositivi più brevi sono anch’essi meritevoli di biasimo – dopotutto, quando troppo è troppo?
E allora si biasima ogni irruzione dell’ambientazione nella narrativa, in toto, e si propone, perché no, di metterla in una bella appendice e dare al lettore solo l’azione.
Scordandosi, strada facendo, che l’azione non è nulla senza un luogo in cui potersi svolgere.

Succede, probabilmente, se si pensa troppo alla teoria e troppo poco alla pratica.

(*)… che è una bella etichetta inventata da Karl Schroeder, e che potrebbe addirittura diventare una categoria per dei post di questo genere…

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

31 thoughts on “Sesso & Filosofia

  1. Cosa dire di Moby Dick allora:-)

    sempre prezioso come al solido Davide:-)

  2. La conseguenza di tutto questo è che nessun romanzo di Vance entra nei primi 100… La classifica deve averla fatta questa gente! Alla quale chiederei cosa pensa de:Il nome della rosa. Quando mi dicessero che è un capolavoro li inviterei a rileggersi la descrizione del portale: parecchie pagine (non ricordo il numero esatto) di infodump. Come disse il Vate: “non ti curar di loro, ma guarda e passa”

  3. It was a dark and stormy night … 🙂

  4. Oltre a condividere tutto quel che dici, vorrei aggiungere una domanda: ma secondo te, anche tra i lettori appassionati, quanti sono quelli che stanno lì col bilancino a pesare le dosi “giuste” di infodump?
    Certo, c’è chi sta istruendo le persone alla retta via… La speranza è pur sempre quella che prima o poi i computer di certi tizi si fondano (possibilmente sulle loro dita!)

  5. Ma il nome della rosa non ha parecchie pagine di infodump … è un libro di infodump con qualche pagina di plot 😛

  6. @ Engelium: “aiutame a dice’!” per dirla all’abruzzese

  7. @Macnab
    Onestamente credo che i lettori appassionati di un genere non stiano lì a farsi delle fisime e a contare le parole e le pagine.
    Di solito il giudizio ce lo facciamo sul complesso dell’opera – che sia un romanzone o un racconto breve.
    Andare a pesare ogni aggettivo, sostantivo e avverbio uccide la lettura.
    Quando si spezza un oggetto per capire come funzioni, si è abbandonata la via della saggezza.
    Non l’ho detto io, lo ha detto Tolkien (lo fa dire a Gandalf, in effetti)

    In effetti anch’io credo si parli troppo di tecnica, e se ne parli nel modo sbagliato.
    Ma essendo anch’io colpevole di post sulla scrittura, non sarò troppo aspro nel giudicare gli altri 😛

  8. Mana che cita Gandalf è da non perdere 😀

    La mia semplice posizione è che tutto vada fatto con moderazione. La bravura sta nel mascherare l’infodump da crescendo preparatorio all’azione, come fa Howard che ha sempre ambientazioni psicologicamente attinenti al tema e ai personaggi (aspre terre generano caratteri duri, ambienti comodi creano personalità molli, etc). Però a me piace il pulp tagliato con l’accetta e mi rendo conto che a molti questo sembra semplicistico. A me interessa il worlbuilding che è attinente ai personaggi. Se è fine a se stesso, mi annoia.

    Anche nei dipinti, mi piace il paesaggio se fa da sfondo alla figura umana. Un mare in tempesta con una bella donna malinconica che guarda le onde mi commuove (chi è? piange il suo uomo disperso in mare? oppure soffre per una promessa da marinaio? è una sirena intrappolata sulla terra che ha nostalgia di casa? o una strega che attende il risveglio di un Antico dai flutti?). Un mare in tempesta senza elemento antropico mi lascia freddo anche se ben tratteggiato.

  9. Sì, l’infodump addormenta e solitamente nn la adotto (salvo un caso in cui ho volutamente sperimentato la tecnica), a me interessa il perché e il cosa suscita nel personaggio un’azione, però demonizzarla mi sembra esagerato, lecito nn condividerla, che poi gli altri la premino, sinceramente nn me ne curo, ognuno ha il suo stile e cercare l’incontro del pubblico è più masturbazione che altro, ma c’è chi scrive x essere letto e chi scrive (come me) xé è costretto a farlo

  10. @Davide
    Sono d’accordo con te.
    Qualche tempo fa ho letto Jurassic Park.
    Ora non lo definirei nè un libro intellettuale nè un libro “per pochi” nè un libro vecchio stile (Conan Doyle qualcuno potrebbe contestartelo dicendo che comincia ad essere un po’ compassato).

    Direi che è proprio il genere di bestseller a cui si pensa quando si dice “dammi l’azione e non l’infodump”.
    Ebbene ovviamente di azione ce n’è davvero tanta e raccontata anche molto bene però ci sono anche pagine di “infodump”. E meno male perchè sennò io tutte quelle conoscenze sui dinosauri che poi mi serviranno per emozionarmi durante le azioni mica le avevo.

    Ma non è tutto, c’è tutto quel pezzo in cui il matematico spiega la teoria del caos legandola appunto al parco e tenta di spiegare perchè secondo lui il parco non può funzionare.
    Ebbene infodump puro. A nessuno in teoria serviva per godersi l’inseguimento con i velociraptor però aumenta moltissimo il piacere della lettura.
    Dentro al parco ci sei per davvero. Non solo per tutte le scene di azione ma anche per tutte le considerazioni scientifiche(fanta-scientifiche) che vengono fatte.
    In certo senso sono proprio quelle che danno sapore al libro.

    E non ti sto parlando di chissà che libro.
    Si legge piacevolmente ma ripeto non è un libro di chissà che spessore.
    Però è stato apprezzato da moltissimi lettori.(compresa mia mamma che non è una divoratrice di libri di genere)
    Quindi?Questo vuol dire che alla fin fine esiste un infodump “buono”?
    Secondo me sì.

    Cily

  11. Approvo in toto quel che scrivi. Come sempre, comunque, dipende da chi e come scrive la descrizione o il riassunto o quello che è. Ci sono autori che riescono a farne un tutt’uno organico, per cui non solo non ti accorgi che la descrizione dell’azione si interrompe, ma quando ritorna sei ancora più immerso nell’atmosfera.

  12. Leggere Jurassic Park per me è stata una sofferenza – non tanto per i lunghi passaggi espositivi, quanto perché riconoscevo i testi di paleontologia da cui erano stati stralciati.
    “Ah, ma guarda, il vecchio capitolo 6 di Bakker… ma questo non l’aveva scritto Eldredge?… Oh, ha anche letto il libro di Raup!…”
    Ovviamente io sono un caso particolare.
    D’altra parte, Crichton ha sempre avuto un po’ il vizio di fare dell’infotainment, mascherando nella narrativa un sacco di materiale divulgativo (di solito altrui).
    Si tratta di un elemento mutuato da una certa scuola narrativa americana – che considera la narrativa inutile se non contiene un elemento didattico.
    Con la vecchiaia probabilmente il vizio è diventato cronico.
    Il fatto è che i suoi romanzi sono comunque scritti per accomodare le lunghe digressioni informative – e ci si passa sopra.

    Infodump buono?
    C’è gente pronta ad uccidere chiunque pronunci quelle sillabe 😉

  13. Secondo me il problema è che non c’è una definizione “official” di infodump (almeno google non mi ha aiutato in questo senso).
    Per alcuni l’infodump è da intendersi come errore di scrittura, ovvero un riversamento di informazioni nel luogo/momento/modo sbagliato. In questo caso non c’è molto da aggiungere al discorso. Per altri l’infodump è il riversamento consapevole (per il lettore) di informazioni di background tutte in una volta (l’opposto di “incluing” per intenderci), una tecnica neutra che che può essere usata bene o male.
    Secondo me molti detrattori fondamentalisti del no-infodump sono stati condizionati dal preponderante utilizzo sbagliato di questa tecnica che ha portato a livellare le due definizioni: una cosa usata male, diventa male essa stessa (diciamo una forma di discretizzazione statistica del concetto).

    Almeno posso dire di aver capito perchè i supercattivi di Batman della serie anni ’60 si prodigavano nello spiegare il piano criminale all’eroe prima di abbandonarlo nelle trappola infernale: erano tutti vittime dell’infodump.

  14. @ Davide: L’infotainment ha padri illustri: Verne, Melville, Stevenson, Kipling…….. mi pare che oggi ce ne sia più bisogno che mai… 😦

  15. @Davide
    Capisco perfettamente cosa vuoi dire.
    A me lo stesso effetto irritante lo ha fatto un altro libro di Crichton : “Rivelazioni” probabilmente perchè tratta di cose su cui lavoro e che ho studiato a fondo.
    E devo dirti che Jurassic Park lo ho letto più per “studio” che per altro…
    Tutto sommato poi mi è anche piaciuto.

    Cily

  16. È una contrapposizione che non ho chiaro da dove salti fuori: nessuno tra quelli che conosco (virtualmente o no) sostiene che ci sia, o che dare informazioni sull’ambientazione sia automaticamente un male; piuttosto, il punto è che tali informazioni dovrebbero essere utili per la storia e inserite in maniera fluida. Descrivere l’ambientazione ≠ infodump, e se qualcuno ha detto il contrario non ho idea di chi o dove.
    Non c’è nemmeno una contrapposizione tra cosa accade e come/quando/perché accade, nessuna necessità di mettere solo l’azione ma non il luogo, e di nuovo non conosco nessuno che sostenga ci sia: sono tutti elementi necessari (la storia non è solo il cosa) e inserirli non significa necessariamente fare infodump. Dipende dal come e dal perché li si inserisce.
    L’autore che fa una descrizione di una città è diverso dalla stessa descrizione vista da un personaggio.
    L’autore che fa due pagine di descrizione di una città, oltretutto senza che questo abbia una minima utilità nella storia, è infodump.
    La stessa descrizione fatta da un personaggio a un altro per spiegargli come muoversi all’interno della città non lo è.

    Cily:

    Ma non è tutto, c’è tutto quel pezzo in cui il matematico spiega la teoria del caos legandola appunto al parco e tenta di spiegare perchè secondo lui il parco non può funzionare.
    Ebbene infodump puro. A nessuno in teoria serviva per godersi l’inseguimento con i velociraptor però aumenta moltissimo il piacere della lettura

    Premesso che non ho letto Jurassic Park, ma il fatto che ci si possa godere l’inseguimento senza quel pezzo non lo classifica automaticamente come infodump, anzi inserire quelle informazioni, dette da un personaggio, per spiegare perché secondo quel personaggio il parco – ossia l’oggetto del libro – non può funzionare può benissimo non esserlo.

  17. @Mauro
    Il punto è proprio quello – se ci si fa ossessionare da un concetto elementare (e sostanzialmente impreciso come tutti i concetti elementari) come “infodump” si rischia di schedare come tale qualsiasi brano espositivo in una narrativa, chiudendo progressivamente il panorama, arrivando al ridicolo.
    È la contrazione degli utili di cui si parlava – si può cominciare da una critica più che lecita, si rischia di arrivare al delirio di proporre narrativa e ambientazione come due parti separate e indipendenti perché si percepisce una contrapposizione che non c’è e non può esserci.

    È ciò che capita, probabilmente, quando si utilizzano concetti e regole così, “off the rack”, senza cercare di adattarli a situazioni diverse.

    Naturalmente non è una posizione universale (grazie al cielo!) – anzi, pare sia l’espressione di una minoranza.
    Una minoranza che ha probabilmente poche idee ma confuse, o che affronta lettura e scrittura in maniera troppo compartimentalizzata, non saprei.
    Ci sono inciampato sopra e mi ha sorpreso, proprio perché non mi era mai capitato di vedere esplicitata una simile contrapposizione.
    Mi auguro che si tratti di un caso unico.
    Ma ciò non toglie che sia un sintomo di un modo un po’ troppo clinico di avvicinarsi alla narrativa (letta o scritta).

  18. Però in quel caso la colpa non è del concetto di infodump, che si riferisce all’utilità delle informazioni e al modo in cui vengono trasmesse, ma di chi lo travisa: scrivere un libro senza dire nulla dell’ambientazione è impossibile, quindi fare un’uguaglianza tra descrizione dell’ambientazione e infodump significa non accendere nemmeno il cervello, non interrogarsi sull’esattezza del proprio assunto e decidere aprioristicamente che chi condanna il secondo è un decerebrato.
    Concludere poi da quella base che l’infodump è positivo e magari insito nella narrativa (nel senso “Non si può fare narrativa senza infodump“) non ha il minimo valore, visto che è falso l’assunto di partenza.

    Gli esempi di infodump si sprecano: nel sesto numero di Kingdom, il portabandiera, prima di dire a un battaglione di mettersi in riga, urla com’è composto (“10 colonne di wu [unità di cinque uomini] formano uno shu! Due shu sono un bai!” e avanti cosí).
    Ora, immaginatevi la scena: battaglia in corso, sono in inferiorità numerica, l’armata cui dovrebbero portare rinforzo sta venendo massacrata, e prima di far mettere in riga i rinforzi e mandarli all’attacco… mi pare il momento giusto per urlare all’esercito com’è formato un battaglione.
    Alternativa: il protagonista è un novellino; si sarebbe potuta mettere prima una scena con un veterano che gli spiegava quelle cose.

    Nel primo caso è infodump: dà informazioni inutili alla storia (quella struttura al momento non è entrata, se non il wu, che era già spiegato prima in modo sensato) e lo fa in modo ridicolo.
    Nel secondo caso si dà l’informazione, lo si fa inserendolo nella storia e non si fa infodump (ipotizzando che le informazioni siano utili alla storia).

    Comunque evidentemente devo ringraziare di non aver mai visto una simile posizione in nessuno dei siti che seguo: non la sostiene il Duca, non la sostiene Alex, non riesco a pensare a nessuno.

  19. Io faccio filosofia col sesso e sesso con filosofia. Anzi, seguendo Brezsny potrei dire che quando faccio sesso è come una sorta di ‘preghiera’ pur se sono profondamente atea.
    Ciò detto, la perfezione sta nella totalità – non nel dominio di una parte sull’altra – e il disequilibrio dev’essere instabile e dare luogo ad alternanza. Altrimenti sai che noia…

  20. Mauro, il fatto che tu non conosca persone che fanno questo genere di affermazioni non fa che confermarmi che ti muovi in circoli letterari più raffinati di quelli che frequento io.
    Peraltro, la mia era una segnalazione di una aberrazione incontrata casualmente – segno che, se da una parte anch’io fino a stamani non conoscevo nessuno che affermasse cose del genere, dall’altra non era mia intenzione stilare liste di buoni o cattivi, tracciare linee di demarcazione o definire schieramenti.
    Né mi pare di averlo fatto.
    Ho segnalato un’idea che mi pareva storta – e sulla stortaggine della quale mi pare concordiamo.
    Ciò che pensano il Papa, l’Imperatore, l’Elettore Palatino e gli Scismatici Olandesi a riguardo non era oggetto del contendere 😀

  21. Tranquillo, non volevo nemmeno io mettermi a stilare liste; è solo che una simile identificazione ambientazione ≡ infodump è talmente assurda che prima mi sono voluto sincerare d’aver capito bene, poi ho preferito fare qualche specificazione sui concetti stessi e confermare che non l’avevo mai sentita.

  22. io sono a Boston.
    mi sto godendo un po’ di sana fantasy e fantascienza ammerigana di quelle che da noi arrivano secoli dopo oppure vecchi classici introvabili (maledizione, Vance è desaparicido pure qui! meno male che Zelazny invece gode di ottima salute nei tascabili e nell’usato).

    bene, ora ho sottomano Anathem di Neal Stephenson, che penso stia uscendo o sia uscito in Mondadori in due volumi.
    spoilerando, un mondo dove gli scienziati, circa un paio di millenni prima sono stati chiusi in monasteri e isolati dal mondo. ora se non ci fossero lunghissime digressioni la storia, pur valida non sarebbe apprezzabile neppure per la decima parte.
    invece è uno dei libri più belli che abbia mai letto.

    e tornando a Vance, la storia e sempre preponderante, ma la descrizione di civiltà umane aliene è cioò che dà il quid all’autore.

    capisco che se in un fentesy parli di orchi ed elfi, ormai siano nell’immaginario normale e non necessitino di particolari spiegazioni. oppure se è steampunk vittoriano, bhè un’infarinatura gli appassionati ce l’hanno per cui anche li due capitoli di spiegazione su whitechapel e jack rischiano di essere di troppo.

    ma nella fantascienza come si fa?

    certo l’azione, ma se c’è solo quella con descrizione assolutamente di solo ciò che vede e fa il protagonista, di porte che si aprono a scorrimento, o cavi penduli da corridoi di astronavi, bhè tantovale riprendere Doom3 oppure rigurdare Alien per l’ennesima volta.

  23. Sempre le solite vecchie questioni.

    MI domando come mai sia così importante dover per forza patteggiare per la storia o per l’ambientazione; tanto per fare un paragone stupido, sarebbe come se per un film si dovesse scegliere fra la bravura degli attori e i costumi ben realizzati, o delle musiche belle e adeguate, senza rendersi conto che è proprio l’insieme di tutte queste cose (se fatte bene) che rende la pellicola godibile.
    Ma per un romanzo no, meglio pontificare con aria da saccentoni. Così, giusto per rendersi simpatici.

  24. @ Sekhemty: l’ntero è maggiore della somma delle sue parti, dove l’ho già sentita? 😉
    ma vai a farlo capire a certa gente…

  25. mah….scusate l’intromissione, sono nuova di qua….giusto una sbirciatina e me ne vò…

  26. @amorzao
    Non sentirti in soggezione… 😀

  27. Più invecchio più mi convinco che se gli editor sapessero fare il loro mestiere certe discussioni non avrebbero luogo. Un libro, indipendetemente dal genere, deve funzionare e basta. La definizione comprende plot, personaggi, equilibrio, capacità narrativa.
    Quando si arriva all’autopsia è perché c’è un morto.

  28. Meraviglioso… Fra il passaggio di Queen of the black coast (che poi mi fa capire quanto ancora io debba lavorare con l’inglese, perdìo) e Davide che cita Gandalf, non si può che rimanere commossi.
    Davvero, questa è diventata una bella giornata.

  29. Facciamo il possibile per soddisfare i nostri clienti 😉

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