strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Il nerd squilibrato

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Non avrei voluto fare questo post.
Ma un’amica ieri sera tramite Facebook mi ha chiesto se conoscevo il nerd squilibrato che ha sparato a due immigrati senegalesi a Firenze, prima di togliersi la vita con un colpo di pistola.
Dopotutto è noto che io mi interesso di narrativa d’immaginazione.
Lui pure.
Quindi fra nerd ci si conosce e ci si frequenta – lo conoscevo, allora, il nerd squilibrato della sparatoria fiorentina?

Ed è quella semplice, speditiva etichetta, nerd squilibrato, che mi fa venire voglia di mettere in piedi questo post.
Senza sapere granché dove andrà a parare.

Non conoscevo Gianluca Casseri.
Conoscevo – di fama – la sua rivista dedicata al fantastico, La Soglia.
In effetti, se mi avessero chiesto di dire cosa ne sapevo di lui, avrei potuto riassumere le informazioni a mia disposizione con parole molto simili a quelle usate dai giornali…

Scrittore, direttore editoriale de la rivista La Soglia, dedita al genere del fantastico nei fumetti, nel cinema e nell’horror, da Dracula a Tolkien, da Conan a Flash Gordon.

E questo è quanto.
Risultava essere un simpatizzante di estrema destra, ragion per cui, faccia a faccia, probabilmente, non saremmo mai riusciti a trovare un punto d’accordo.
O forse no.
Forse avremmo parlato di Bob Howard, di HPL e di Bram Stoker, condividendo la passione per la letteratura d’immaginazione.
Separandoci poi probabilmente con la convinzione di aver incontrato uno stronzo, sì, ma con dei gusti letterari condivisibili.

Ma sto inventando, perché non l’ho mai conosciuto di persona, e quindi son tutte speculazioni.

Onestamente, si tratta di una situazione abbastanza complicata.

Il mondo è pieno di persone che condividono certe mie passioni – la letteratura d’immaginazione, la musica jazz, lo zen, la cucina, la storia – e che peraltro hanno posizioni ed opinioni che considero esecrabili su un sacco di altre cose.
Hitler adorava i bomboloni alla crema.
Non intendo tuttavia smettere di mangiare bomboloni alla crema, o sentirmi in colpa per il fatto di mangiarli.

Detto ciò…
Io non riesco ad immaginare… no, meglio, (ho un’ottima immaginazione) non riesco a empatizzare con i motivi che possono portare una persona ad impugnare un’arma da fuoco ed andare a sparare a due estranei.
Posso comprendere – non necessariamente condividere o giustificare, ma comprendere sì – l’idea che l’odio verso una persona diventi tale da desiderarne la morte, da pianificarla, immaginarla, sognarla.
Al limite operare per metterla in atto.
Ma sparare a due estranei, così, per la loro origine etnica?
No, non ci arrivo.

Ma non ci vuole una grande fantasia per immaginare che all’origine di un gesto del genere ci sia un disagio, una sofferenza, un miasma emotivo difficilmente descrivibile, o definibile, o comprensibile.
Ma chi ha bisogno di capire, giusto?
Perciò era un nerd squilibrato.

Qualora vi servissero dei riferimenti...

Nerd.
Squilibrato.

Ma è stato davvero leggere Conan, che lo ha portato a fare ciò che ha fatto?
È stata la passione per H.P. Lovecraft, o l’aver letto una volta di troppo Il Signore degli Anelli?

Credo che appigliarsi ad una spiegazione del genere sia sciocco, semplicistico e sostanzialmente irrispettoso di tutte le vittime di questa faccenda.

Era la passione per il fantastico un sintomo di squilibrio, un segnale della follia omicida a venire?
Esisteva un legame stretto ed evidente fra militanza politica e frequentazioni letterarie?
I tre cadaveri a Firenze, sono il frutto di un pericoloso mix di ideologia di destra e narrativa d’immaginazione?

E se anche lo fossero, se anche una overdose di idee esecrabili e narrativa sensazionalistica fosse alla base di un gesto disperato di una persona a fronte di chissà quali problemi – possiamo onestamente immaginare che passare un po’ di romanzi fantasy ad un estremista politico possa tramutarlo in un omicida/suicida?
Proviamo a far leggere Il Signode degli Anelli a Borghezio?

È avvilente ed offensivo che la stampa si butti su queste definizioni semplici, su queste spiegazioni da psicologia in appendice a Novella Duemila – leggeva fantasy, era di destra, ovviamente è andato in rampage…

Certo, se non avesse editato una fanzine sul fantastico, sarebbe solo il fascista squilibrato.
E se avesse militato all’estrema sinistra sarebbe stato il trotskista squilibrtato.
O magari sarebbe stato l’anarchico squilibrato.
E perché non l’extracomunitario squilibrato, se solo fosse nato in una nazione diversa?
Se avesse tifato per questa o per quella squadra… eh, la tragica storia di una passione sportiva portata all’estremo, il tifoso squilibrato, come in quel film con De Niro.

Si tratta di risposte semplicistiche, di un modo rapido per segnalare il diverso e spiegare con la sua diversità il gesto insensato.

È vero, ha sparato a due persone ma…
… leggeva fantasy.
… giocava di ruolo.
… scriveva racconti.
… andava al salone del fumetto vestito da Nembo Kid.
… collezionava Tex.
… ascoltava musica dodecafonica.
… non faceva sport.
… faceva troppo sport.
… non aveva amici.
… stava sempre a casa.
… era sempre fuori casa.
… era di destra.
… era di sinistra.

L’importante è trovare una buona etichetta, per poter segnalare il nerd squilibrato.

Perché se mette mano alla pistola, fa una strage e non ha nulla che lo possa distanziare dall’omologazione…
Se è uno qualunque, una persona senza particolari interessi o manie, schieramenti o opinioni dichiarate, allora tocca ricorrere a quelle altre etichette classiche, così abusate…
Un ragazzo di buona famiglia.
Un grande lavoratore.
Una persona normale.

Volete mettere, l’impatto del nerd squilibrato, rispetto a certe trite definizioni?

Per cui fate attenzione, ragazzi e ragazze, fate terribilmente attenzione.
Perché l’etichetta di nerd è sempre disponibile, e basterà un attimo di fragilità perché diventiate nerd squilibrati, e ogni vostra tragedia, grande o piccola, seria o farsesca, verrà annientata.
Basta un errore.
Una svista.
Toppate, e ogni altro dettaglio della vostra esistenza scomparirà dietro a quello stand-up in cartone di Han Solo, dietro alla collezione di fumetti di Haruhi Suzumiya, dietro alla scacchiera elettronica o ai due computer (due? e perché mai due?), dietro all’abbonamento a World of Warcraft, all’account di Second Life, al profilo di Facebook, al corso di lingua giapponese frequentato a vent’anni, dietro alla collezione di francobolli o al plastico del trenino elettrico, ai volumi sulle campagne napoleoniche o ai manuali di Dungeons & Dragons, dietro alla laurea in lingua e letteratura Urdu o alla coda di volpe appesa allo specchietto retrovisore della vostra Panda…
La vostra casa verrà ribaltata, la vostra vita analizzata al microscopio, alla ricerca di qualsiasi cosa, di qualsiasi deviazione da una illusoria “norma”, qualsiasi cosa pur di avere una risposta facile, superficiale e che desti la costernazione del pubblico “normale”.
Il nerd squilibrato.
E poi special da Vespa, col modellino di casa vostra.
O della locanda di Merkut il Turaniano, a Shadizar la Perversa.

Possano i morti riposare in pace – e possa nessun imbecille cavalcare questa tragedia (o qualunque altra) per rendere la vita più complicata al suo prossimo.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

77 thoughts on “Il nerd squilibrato

  1. Senza scatenare una polemica: sarei curioso di vedere prima o poi su un giornale un frase del tipo “iscritto al partito X, tifoso della Juventus”.
    Come dici tu nella tragedia e nel gesto insensato bisogna trovare qualcosa di particolare che vada fuori degli schemi. Mai nessuno parla delle passioni calcistiche. Il solo parlarne in questi casi sembra tabù.
    Se ricordo bene per dire, quando ci fu il caso dei sassi lanciati dal cavalcavia, si parlò di fan di Ken Il Guerriero…

  2. In Italia i giornalisti son stati capaci di inventarsi un nesso causa-effetto fra il cartone di Ken il guerriero e i sassi lanciati dai cavalcavia, ormai è quasi pavloviano per loro e i vari opinionisti televisivi associare una passione da “nerd” a un eventuale fatto di cronaca.

    Di certo non aiuta la disinformazione operata dai media su questi argomenti: ricordo Costanzo come allegramente nel suo programma faceva passare gli anime per cartoni puramente pornografici (perlomeno, nelle puntate sull’argomento che vidi anni fa)…

  3. Mah anche io ho letto un paio di numeri de LA SOGLIA, pur non condividendo quasi niente di quello che scriveva.
    Ci sarebbe da chiedere alla tua amica se anche io adesso ricado nella distinzione di NERD squilibrato.
    Siamo ancora a questo punto?
    Che tristezza. 😦

  4. Etichettare è tanto comodo, toglie dalla necessità di indagare per capire, toglie dalla necessità di approfondire. Fa risparmiare tempo e, si sa, il tempo è denaro e il denaro è tutto ciò che conti. Ci metti su la sua bella etichetta e classifiche, con poche, semplici parole, un fenomeno comlesso senza sbatterti più di tanto. Questo è un vizio tristemente umano 😦

  5. Ok, i media sono cattivi, falsificano sempre tutto e ce l’hanno con voi appassionati di fantasy, giocatori di ruolo, computer geek, rabbiosi col mondo che vi circonda. Ok, tutti cattivi.
    Per piacere, non cercare di difendere un genere letterario e uno stile di vita cercando di scinderlo da questo assassino. Faceva parte di lui, ma ne faceva parte in modo malato – questo è, non il fatto che nutrisse tale passione.

    “Era la passione per il fantastico un sintomo di squilibrio”, ti chiedi? Ovvio che no, ma quando una qualsiasi passione – specie quella che ti porta a costruire e vivere una realtà parallela e inesistente credendola reale, in un mondo completamente scollato dall’esistenza e dalla vita di altre persone – ti altera completamente la capacità di giudizio minimamente sensato e di relazione con l’esterno *reale* al punto tale che tutto è un gioco in cui puoi anche impugnare un’arma e fare fuori altre persone, allora sei un nerd squilibrato.
    Potrei dire lo stesso di un tifoso della Juventus che 9 volte su 10 diventa carne da macello cui attingere per spacciarlo per un black block dandogli licenza di fare cazzate, così come di un fan della Pausini (anche se in quest’ultimo caso dubito prenderebbe un’arma per fare una strage al grido di “Laura Achbar!”). Su questo non potresti trovarmi più d’accordo.

    Però vorrei non negassi che la frequenza di sociopatici è più alta in gente che vive completamente in un altro mondo credendolo reale (chiamasi nerd non a caso) e la sintesi tra le passioni di costui che lo portavano in un’altra dimensione – come sarebbe per chi vive di second life o di film porno su youporn, o chi sta in contesti isolanti di qualsiasi tipo – e la sua militanza di destra è stata esplosiva.
    Così come 9 volte su 10 un pedofilo è un ex bambino stuprato. Cioè, ami tanto la statistica, perché non ne fai una incrociando i dati sull’intersezione nerd | militanza di destra | stragi?
    Questo senza nulla togliere alla bellezza del fantasy. Io stessa adoro Murakami – lo sai bene – che di reale ha ben poco nei suoi libri, ma non per questo penso di vivere in un albergo con muri permeabili dove in una stanza mi aspetta l’uomo-pecora che gestisce gli snodi nel mondo.

    Tu hai tante passioni diverse ma nessuna ti proietta in un altro mondo (se non di desiderio e speranza, ma questa è un’altra cosa, e comunque hai altre strategie per cercare di raggiungerlo), io idem. Siamo entrambi consapevoli d’essere ‘a parte’ rispetto a questo mondo reale e personalmente mi trattengo di frequente a stento dal pensiero di fare una strage – la Santanché riesce come nessun’altra a mandare in ebollizione la parte rettiliana del mio cervello e le altre due si fanno un bel mazzo per sedarla, non credere. Però ho i miei dubbi che arriveremo al punto del tizio in questione.
    Il quale, che ti piaccia o meno perché senti di ‘somigliargli’ in quanto a passioni condivise, era un nerd squilibrato e monomaniacale, con l’aggravante di un sistema di (scarnissime) relazioni esterne le quali a loro volta miravano a promuovere violenza ed eliminazione fisica piuttosto che dialogo. Tanti auguri a Casa Pound che sta cercando di dissociarsi da lui con ogni mezzo.

    E infine, sta nel gioco di chi decidi di essere intersecato con la strumentalizzazione di te che ne vorranno fare media e politica il modo in cui verrai giudicato dalla società in cui agisci. Io, mai facessi fuori la Santanché, verrei definita squilibrata perché disoccupata (primo stigma), single (secondo stigma), anarchica (terzo stigma), e poi di certo ‘erotomane’ perché ho un blog dedicato alla felicità e al piacere (quarto stigma), femminista (quinto stigma). Più probabilmente molti altri. Già lo so, e chissenefrega 😉

    Bacio, buona giornata! 🙂
    [PS com’è l’ultimo di Murakami? L’hai letto? Hai scritto qualche post in merito? come sai, passo di qui solo di tanto in tanto e magari l’ho perso; ri-baci]

  6. Al cospetto di fatti di cronaca come questo, le persone hanno bisogno di appiccicare etichette per trovare un po’ di rassicurazione nella distanza fra loro e lo squilibrato. Una volta che il folle è catalogato, l’individualità del suo gesto perde di significato, essendo diretta conseguenza di un’etichetta, appunto.
    Se mi etichetti mi annulli, diceva qualcuno, anche se non riferendosi a situazioni di questo genere. Però il funzionamento è lo stesso, il segreto è tutto lì.

    Uno dei tuoi post più belli. Anche se non avresti voluto, hai fatto bene a scriverlo.

  7. @Vincenzo
    Purtroppo hai ragione, ma ogni volta mi si rivolta lo stomaco dal disgusto.
    Non mi ci rassegnerò mai…ma tanto dalle mie parti si sa che io sono un po’ “strana”.

    @Davide
    Io ora vivo a Roma ma prima di andare all’università vivevo in provincia e…giocavo di ruolo esattamente in quel periodo in cui se ne parlò tanto come strumento pericoloso e deviante.
    I miei sopportavano con santa pazienza.
    Io e mio fratello assieme ad altri due nostri amici ci dedicavamo a questa insana passione(di cui sono in parte colpevoli avendoci sempre lasciato liberi di leggere qualsiasi cosa e sperimentare) e tutti i miei parenti, conoscenti e amici quando lo venivano a sapere, guardavano i miei come se fossimo dei drogati, degli appassionati di sport estremi, dei figli che nonostante fossero bravi negli studi e tanto affidabili avevano comunque qualche rotella fuori posto.

    E a tutt’oggi l’etichetta di nerd me la vedo appioppare in varie situazioni.
    Quando scoprono che ancora gioco (di ruolo o boardgame) quando entrano nella mia casa e leggono i titoli dei libri che ho nella libreria,quando incappano nei fumetti.

    Sono tanto una brava ragazza però certo qualche rotella fuori posto ce l’ho di sicuro se mi piace di più passare il pomeriggio in fumetteria piuttosto che a fare shopping in via Nazionale.

    La provincia è terribile e le mentalità chiuse sono una spina nel fianco che oggi non mi tocca più ma che all’epoca mi ha fatto soffrire parecchio.
    E ammetto che il mio impegno estremo negli studi era una specie di scudo protettivo.
    “E’ un po’ strana, ma quanto è brava negli studi”.
    “Gli studi” quelli si che sono apprezzatissimi in provincia.

    Cily

  8. Sottoscrivo in pieno quanto scritto da d.f.Lycas. Ho sentito citare “sfegatati tifosi iuventini” (non so se le parole erano queste, il senso sì) in merito al vergognoso episodio di Torino dei giorni scorsi. Le etichette mi stanno bene, benissimo anzi, solo sui prodotti, ma per gli esseri umani sono sempre e comunque un errore. Grazie del post.
    Ps: io non sono iuventina, nè particolarmente tifosa…

  9. No, Minerva, aspetta, cominciamo con un errore di fondo.
    OK, i media sono cattivi, falsificano sempre tutto e ce l’hanno con voi appassionati di fantasy, giocatori di ruolo, computer geek, rabbiosi col mondo che vi circonda. Ok, tutti cattivi.
    Questa è una sciocchezza, ed io non l’ho mai sostenuta.
    Ma forse il mio post non era chiaro, quindi cerco di spiegarmi più chiaramente qui.
    La questione non è che i media esprimano un odio verso una certa categoria o l’altra a fronte di una loro intrinseca malvagità.
    La questione è che i media non sono più in grado, ammesso che mai lo siano stati, di analizzare a fondo un evento tragico, e si limitano a cercare una spiegazione rapida e sensazionalistica.
    Per cui a seconda di chi compie il gesto, si cercheranno una serie di etichette rapide e di comodo.

    E sono etichette che fanno presa, e che portano ad una percezione alterata della realtà, che da una parte annienta tutto ciò che di tragico può esserci alle spalle di un evento spaventoso, e dall’altra alimenta dei pregiudizi.

    Detto ciò.
    La frequenza di sociopatici maggiore in chi vive in un altro mondo.
    Parliamo di appassionati di fantasy o di integralisti religiosi?
    Non conosco appassionati di Second Life che si siano lanciati con aerei contro grattacieli.
    Io personalmente ho incontrato la massima concentrazione di sociopatici fra i ricercatori universitari, ma solo perché, ne sono convinto, ho frequentato poco il mondo della finanza.
    Ma chissà, forse mi mancano dei dati.

    In linea di massima, mi ricordo una vecchia affermazione di Ike Asimov.
    Riguarda la storia del tipo che, con poca dimestichezza con l’inglese, pensò che due ragazzi che stavano ripetendosi a vicenda una poesia di Tolkien stessero progettando un crimine.
    Chi si aspetta la giungla sentirà i suoni della giungla.

    La mia impressione, che resta solo tale, è che tu abbia un’idea dell’appassionato medio di letteratura fantastica discretamente ridicola, che ti porta a sentire i suoni della giungla anche dove suonano solo le armoniche a bocca.
    Ci tieni a puntualizzare che pur leggendo Murakami non sei convinta di vivere al Dolphin Hotel… credi davvero di essere tanto diversa dal 99% di lettori di narrativa d’immaginazione?
    😀

    E incidentalmente – l’ultimo Murakami non l’ho letto ed ho visto recensioni tanto positive quanto negative.

  10. Aggiungo qui che Andrea Sfiligoi sarà deliziato dal fatto che io in capo a 24 ore abbia citato Tolkien e Asimov.
    Gli standard di questo blog stanno crollando.
    Urge correre ai ripari.

  11. Appena ho sentito la notizia sapevo già che avrei letto un tuo post in merito.

    Io sto tizio non lo conoscevo nemmeno di fama, non sapevo nemmeno della rivista, ma mi è venuto il disgusto quando ho sentito il tono generale della notizia.
    “Ha fatto una strage, ma leggeva Tolkien e collezionava fumetti, e per distrarsi da queste cose serie pare che facesse il ragioniere” queste le parole più o meno testuali di non mi ricordo quale tg.

    Sul discorso delle cose serie non commento nemmeno, ma trovo interessante notare che l’enfasi è messa sulle passioni “da nerd” invece, che so, forse su un lavoro che magari nemmeno gli piaceva e che poteva essere fonte di stress e di insoddisfazione. Questo senza giustificare nessuno, sia ben chiaro!
    Però è molto più facile attaccare le presunte stravaganze, perché dopo tutto il ragioniere è uno dei mestieri della brava gente che ha un lavoro vero, di quelli che secondo la vecchia mentalità sempre attuale ti consente di sistemarti con un buon posto in banca ecchevvuoidipiù?

    Invece è risaputo che chi legge Tolkien sicuramente come minimo è un sociopatico, quindi è inutile cercare altre cause.
    È buffo poi notare che fintanto che rimangono di nicchia, sono cose esacrabili, ma quando vengono commercializzate allora si possono anche tollerare: quando uscirono i film dieci anni fa allora il SdA era accettabile, anche perché tutto il merchandising di contorno andava venduto.

    Mi sembrano i vecchi deliri su D&D che trasformava i ragazzini in zombi satanisti, e che non bisogna giocare ai gdr perché Gesù non vuole.

    A volte mi sembra che il tempo passi inutilmente.

  12. Il post è bello e veritiero, ma mi riempie di sgomento, in quanto giocatore di ruolo, pittore di miniature e computerofilo da tanto tempo.

    Ovviamente, non sono solo quello (guardo la Nazionale, vado in palestra), però vengo definito SOLAMENTE dai miei interessi non comuni (beninteso, non c’è nulla di male in un interesse “standard”, basta che dietro ci sia un criterio, una passione, un ragionamento).

    Ed allora? Allora o ne parlo non interessandomi assolutamente all’opinione altrui, oppure se sono in presenza di gente che cerca di sfruttare i miei interessi abiuro e nego profondamente di sapere mettere le mani sul PC. Ed odio quando la gente fa il mio nome per qualsiasi cosa inerente all’informatica.

    Perché alla fine Virgilio con il VIVI NASCOSTO aveva capito una grande verità.
    E’ uno spreco di risorse e basta lottare contro i mulini a vento.

  13. @ Minerva: io sono cresciuto in un posto al cui confronto il “natio borgo selvaggio” era un paradiso (@ cily: anche riuscire negli studi o tentatare di conoscere a fondo qualcosa era visto con sospetto). Sono stati i libri, la fantasia il “vivere in un’altro mondo” a permettermi di restare ancorato alla realtà (se esiste questa cosa chiamata realtà) e a non finire in galera o morto ammazzato, come ho visto succedere a troppi di quelli che sono cresciuti con me o a finire nel rogo della Tyssen, come un mio compagno delle elementari. Attenta alle etichette, soprattutto a quelle che appiccichi su te stessa! corri il rischio di confondere chi sei con esse

  14. Lo conoscevo, visto l’ultima volta al suo stand a Lucca Comics nel 2003, in precedenza a Italcon e convegni specialistici. Mai parlato d’altro che di letteratura di genere, su altri argomenti si sarebbe litigato sicuramente. All’epoca ho persino fatto un primo sito web provvisorio per “La Soglia” (promossa ieri su tg2 da fanzine a incarnazione demoniaca in carta, con un close-up sulla copertina). Le opinioni personali le tengo per me. Ieri ho fatto un salto di un metro e mezzo sulla sedia leggendone sul monitor.
    Ora, a parte la tragedia in sé che non può non scuotere, assisto a un circo a due piste con da una parte i media, a puntare il dito su Lovecraft o Tolkien o il fantasy a seconda della testata d’origine, e dall’altra il “revisionismo storico personale” di chi lo conosceva magari bene e non si azzarda a parlarne (comprensibile) ma pure cancella dal web le tracce che lo riguardano, a partire dalle foto sparite stanotte dagli album nei social networks.

  15. @Enzo
    Amen.

    @and-
    Bello riaverti qui fra i commenti, nonostante la tragicità della situazione.
    La transustanziazione de La Soglia sul TG2 me la sono persa, come credo mi perderò gran parte del baraccone.
    È più triste la faccenda del revisionismo.
    Ma per qualche motivo anche quella non mi sorprende.

  16. In larga parte condivido il post, ma su qualcosa mi sento di dissentire. Trovo semplicistico mettere sullo stesso piano le tag “nerdismo” e “estremismo di destra” (che preferisco chiamare fascismo). Siamo sicuri che la percentuale di squilibrati tra i nerd sia paragonabile alla percentuali di violenti (ad azioni, ma anche a parole) tra i fascisti? Io sono sicuro di no. Mi va bene che si dica che è sbagliato etichettare le persone, ma che questo non diventi un paravento, magari offerto involontariamente, per nascondere certe posizioni politiche e culturali assolutamente condannabili.

    • @ Mo: da parte mia non si vuole giustificare nessuno, solo puntualizzare che ritengo sbagliato fermarsi alla superficie. Non ho commentato il fatto specifico perchè non ne so abbastanza per capire davvero. Considero certe filosofie politiche condannabili almeno quanto te, ma forse neanch queste, da sole sono sufficienti a spiegare il fatto che uno, un giorno, abbia preso una pistola, sia andato al mercato e abbia cominciato a sparare in mezzo alla gente, per concludere il tutto facendosi saltare le cevella

  17. Se ci mettessimo a fare il gioco delle percentuali, scopriremmo che sono più gli assassini che hanno gusti e appartenenze “normali” che nerdici. E’ solo questione di come vengono raccontate le notizie. Il giornalismo cerca ahimè il lato curioso o morboso o inusuale per scatenare l’interesse del lettore (e quindi vendite o click). Cercare nessi di causa ed effetto tra evasioni letterarie e comportamenti aberranti è inutile, disonesto e pericoloso.

    Io ho smesso da anni di ascoltare i telegiornali (questa notizia mi è arrivata tramite questo blog, anche se ieri sera in macchina di un mio amico avevo sentito qualcosa alla radio). Che sia il primo segno della mia alienazione? Di certo quando mi prenderanno avranno di che parlare (vegetariano, indù, vive con un coniglio libero in casa, migliaia di miniature, fumetti, libri di genere e gdr, mai sposato, mai vista una partita di calcio, non beve caffè. ha praticato yoga, non pratica sport, ha un bokken appeso alla parete, ha avuto solo fidanzate extracomunitarie, legge strategie evolutive, non si capisce che lavoro faccia per campare, dipinge nudi, etc etc)

  18. Mio caro Davide, hai buon gioco a voler fraintendere pur ben conoscendomi le mie parole, così da guadagnarti la captatio benevolentiae dei tuo lettori. Ma andiamo un po’ più in là del livello bassissimo di questa conversazione e delle critiche che mi muovi 😉
    “Parliamo di appassionati di fantasy o di integralisti religiosi?”
    Parliamo di integralisti, di qualsiasi tipo siano. Come ho scritto, una cosa è una passione, una cosa è quella passione che diventa l’unica ragione della tua vita.
    E che ti fa compiere gesti poi sostanzialmente inutili – perché se anche ammazzi due neri, e con questo promuovi una potenziale emulazione del tuo gesto in altri come te, non potrai ammazzare tutti quelli dai quali dissenti.

    Poi premetto un paio di definizioni dei termini che uso, così che i tuoi lettori che parlano di pregiudizio da parte mia (a sproposito, come ti spiego meglio dopo) non si sentano legittimati a formulare pregiudizi nei miei confronti, eh? 😉
    “Sociopatico”: chi ha problemi con il contesto sociale. Non dò alcuna connotazione positiva o negativa al termine. Mi considero felicemente tale io stessa (specie dalla visione di Idiocracy che per me è fedele documentario della condizione umana oggi).
    “Squilibrato”: uno che non è normale per me, secondo la definizione che dò io di “normale” ovvero una persona razionale e disincantata, che rendendosi conto della realtà (= ovvero della tragicità della vita) cerca di renderla migliore per *tutto* il genere umano a suon di dialogo, mediazione, cura e affetto. Per questo mi viene molto difficile giustificare un omicidio – ma non perché sia a favore della vita a oltranza in generale. E poi la violenza richiederebbe specifico discorso a parte perché stiamo vivendo in una società che continuamente ci violenta e quindi diventa difficile rimanere ‘sani’ di mente di fronte a un mondo impazzito.

    Detto ciò, e non vorrei ripetermi oltre, si può appunto fare buon uso delle proprie passioni o cattivo uso. Chi gioca di ruolo o pratica il parkour, e per il tramite di queste passioni sviluppa un pensiero laterale che poi adotta nella vita quotidiana e lo fa stare bene senza fare danno agli altri ha il mio plauso. Ergo non mi mettere in bocca pregiudizi che non ho mai sostenuto, grazie 🙂
    Chi interpreta a cazzo un intero genere credendolo reale, e magari lo socializza con altra gente pieni di problemi, ignorante e incapace nonché violenta, invece per me è pericoloso. E uno squilibrato per l’accezione che vi dò io. Così come lo è un qualsiasi cristiano – perché le religioni per me sono indistintamente autotetiche e quindi non uno strumento per vivere meglio ma per spostare altrove il senso dell’esistenza rispetto alla realtà del qui e ora in cui viviamo in mezzo oltretutto ad altri -, un qualsiasi tossico dipendente da qualsiasi sostanza, un qualsiasi sostenitore di una qualsiasi ideologia: tant’è che (ultima cosa che già ben sai ma lo dico per i tuoi lettori) personalmente, se mi professo anarchica, lo faccio in una dimensione etica e relazionale, quindi concreta, quotidiana, e solo da qui politica nell’ottica che il “privato è politico”, ma mai ideologico (orrore!).

    Ho trovato comunque molto più grave che venisse scritto che il tizio in questione “facesse il ragioniere per distrarsi” (ah sì? questa mi sembra cosa grave), per tacere della cosa gravissima delle sue relazioni con una certa destra a mio avviso – quella sì – vera responsabile di un clima di odio, violenza, mancanza di rispetto dell’alterità culturale (“tolleranza” è un termine che mi fa schifo, ergo non intendo usarlo) che avalla queste azioni e a mio avviso le legittima addirittura. Per questo spero nella chiusura di Casa Pound e – a mali estremi estremi rimedi – una cura Ludovico per i suoi adepti.

    @ Davide: “credi davvero di essere tanto diversa dal 99% di lettori di narrativa d’immaginazione? :-D” Se hai letto quanto ho scritto sopra, spero che avrai capito ciò che dico e che mi eviterai altre affermazioni così sceme: no, non sono diversa, ho solo altre passioni. Né migliori né peggiori e parimenti ‘sane’ se non vissute da persona che poi va a fare stragi in giro (immotivate e inutili). Comunque io ti chiederei uno studio statistico mondiale con variabili quali “crimini violenti degli ultimi 10 anni”, “hobby fantasy”, “hobby giochi di ruolo”, “uso ludico di pc e internet”, “simpatie politiche” (qui puoi mettere variabili multiple), “fede religiosa” (variabili multiple anche qui), “sociopatia”. Dimmi che raccogli la sfida, dimmi di sìììììììììììììììììììììì :-DDD

    @ Macross79: “alla fine Virgilio con il VIVI NASCOSTO aveva capito una grande verità.
    E’ uno spreco di risorse e basta lottare contro i mulini a vento.”
    Ti riferisci al senso del dialogo pur nel dissenso o al fatto di farti i c**** tuoi nascosto dietro un pc e una connessione internet? Lottare contro i mulini a vento può essere una scelta per cercare di fare qualcosa di utile per tutti piuttosto che starsene in un qualunquismo che alla fine ti farà portare via dopo che avranno preso tutti e non ci sarà più nessuno a proteggerti (conosci Brecht?).

    @ vincenzolicausi: “Attenta alle etichette, soprattutto a quelle che appiccichi su te stessa! corri il rischio di confondere chi sei con esse” Attento tu a quelle che appiccichi agli altri. io quelle che mi metto le conosco bene, e non le temo. Ci lavoro sopra criticamente e le uso strumentalmente nella relazione tra me e gli altri.

    Davide mi conosce, chiedi a lui quanto questo danzar con le parole e con i pensieri mi diverta! 😉
    PS, non mi arriva il feed reader dei commenti, guardo più tardi come continua la conversazione – sperando in un livello un po’ più alto, che appunto il blog di Davide non è il set del ‘documentario’ che ho citato.
    Baci 🙂

  19. Sono d’accordo che tutto questo catalogare è insensato, uno non può essere uno squilibrato e basta a questo mondo? no di certo, il popolo esige che abbia un’etichetta non li appartenga e che in qualche modo li faccia sentire tranquilli di non poter mai divenire squilibrati e chi se ne fotte se i problemi di quel tipo sono identici ai loro, tanto non sono nerd, immigrati, etc…

  20. @Mo
    Non è e non può essere un paravento, e non è inteso come tale.
    Concordo con Enzo quando dice che probabilmente anche la militanza in una fazione politica estremista da sola non giustifica gli atti compiuti dalla persona di cui stiamo parlando.
    Casomai, metto sullo stesso piano “nerdismo” e “fascismo” nel senso che sono facili etichette – e mi sento di dire che se la prima viene applicata con superficialità, forse anche la seconda andrebbe un attimo approfondita.
    Non per giustificarla, ma per comprendere come certi meccanismi si possano sviluppare.
    Ripeto, l’idea che “Tolkien + Hitler = furia omicida” è sbagliata in tutti i suoi termini – io vorrei capire ciò che accade, non schedarlo come il solito fenomeno da baraccone con due o tre tag facili facili…

    Sulle percentuali di squilibrati – ammesso che si abbia una definizione univoca di squilibrato…
    A me risulta che la percentuale dei sociopatici sulla popolazione umana sia dell’1% secco.
    La si ritrova inalterata in tutti i gruppi – attraverso classi sociali, culture, etnie, fedi, gruppi di interesse…
    Purtroppo (o per fortuna) non esistono categorie che concentrino i sociopatici – salvo forse i top manager… ma anche lì, stiamo parlando dell’1% dei dirigenti d’azienda.

  21. @Minerva
    L’analisi statistica che richiedi necessita di dati – in mancanza dei quali, non posso accontentare la tua richiesta.
    Certo, se fossi disposta a pagare un lavoro di analisi del genere, sarei ben felice di mettermi al lavoro – nel caso contattami privatamente.

    La discussione, per il resto, mi pare ormai arrivata ad un punto morto.
    Qui nessuno ha giustificato degli omicidi, e tutti credo sono concordi nell’affermare che ogni forma di integralismo è pericolosa.
    È semplicemente l’equazione passione = alienazione che credo andrebbe ridefinita un po’ meglio.

    La discussione all’origine era sul tipo di percezione degli eventi promossa da un certo atteggiamento mediatico – nella fattispecie, la predilezione di etichette semplici e sensazionalistiche per schedare e classificare i fenomeni senza analizzarli.
    Credo che anche su quel punto si sia detto tutto quello che c’era da dire.

    Sui pregiudizi, il problema forse non è tanto averne o meno, ma accettare il fatto di averli ed ammetterlo, e non vedere solo i pregiudizi altrui.

    Aggiungo poi che non trovo particolarmente divertente discutere a vuoto quando la discussione assume toni violenti, e che a differenza di altri blog, questo non capitalizza sulle zuffe e sui flame.
    Per cui chiudo qui la mia partecipazione alla discussione.
    Gli altri commentatori sono liberi di agire come preferiscono – ma gli incontinenti verranno neutralizzati.

  22. Si prescrive una puntualizzazione su cosa intenda per “appicicare etichette a se stessi”: semlicemente confondere ciò che si è con ciò che si fa, ogni essere umano è un individuo unico e irripetibile, le categorizzazioni sono molto pericolose. per questo mi pare che “realtà” sia um termine privo di significato, 100 persone che descrivono un evento producono 100 eventi diversi, a volte radicalmente diversi. Nella mia percezione, figlia delle mie eperienze,non è la vita ad essere tragica, ma i singoli eventi ed ognuno è responsabile del male che provoca agli altri.
    Non mi spaventano le etichette che mi vengono appiccicate e cerco di non appiccicarne agli altri, rendendomi conto che non sempre ci riesco, sono un essere umano e avolte cado in vizi tristemente umani

  23. Davide mi dispiace che la discussione abbia preso una piega a te sgradita, e se il mio intervento aveva toni troppo accesi o involontariamente provocatori mi scuso.
    Concedimi ancora una precisazione sul gioco delle percentuali. Il mio confronto era sociopatico sta ad appassionato di fantasy come violento sta a fascista. Converrai con me che, nel secondo caso, la percentuale è ben diversa dall’1%. Se uno simpatizza o fiancheggia delle organizzazioni neofasciste, scrive saggi dai contenuti antisemiti e alla fine uccide persone solo per il colore della pelle il nesso causale c’è, bello forte, e non può essere ignorato dicendo che fosse semplicemente uno squilibrato o un sociopatico.

  24. Sai come la penso, non voglio aggiungere altro.
    Sono solo molto stanco delle ennesime banalizzazioni, dei parallelismi sempliciotti… Li vivo sulla mia pelle dagli anni 80, dai tempi dei fumetti e di D&D.
    Arrivati a questo punto non saprei nemmeno che altro dire 😦
    Chi ha il buonsenso ne faccia uso.

  25. @ Davide: ok, insisti a non voler capire. E non c’è peggior sordo di chi non abbia voglia di ascoltare+discutere e affermi che una conversazione appassionata sia in realtà un flame e trolling, così come la definisca a un punto morto quando – per mille ragioni – non ha semplicemente più voglia di parteciparvi.
    D’altronde sappiamo che tu stai nel contraddittorio solo se con plauso di una massa e quando hai la certezza di ‘vincere’ 😉 Ragion per cui – al di là del tempo e dell’impegno – non raccogli sfide impegnative per sostenere le tue ragioni preferendo giustamente impiegare le tue energie altrove. Con buona pace del fatto che, sulla base di queste premesse, le mie argomentazioni valgono allo stato attuale delle cose quanto le tue 🙂

    @ vincenzolicausi: sì, ok, concordo su tutto – e la mia percezione non è figlia solo delle mie esperienze (che se così fosse varrebbe molto poco, e solo per me), ma anche di 20 anni di studi comparativi su questo tema. Però qui mancate il punto, ovvero: se riesco a comprendere cosa stia dietro un evento e a trasformarlo in una questione gestibile, magari la prossima volta ho strategie per anticiparla ed evitarla. Quindi, anziché dire “io sono appassionato della tal cosa e non sono un criminale”, andate un po’ più in là della lamentela e della “tristezza” con l’analisi e verificate cosa i criminali prendono da quella passione, come la declinano personalmente, ecc. e fate qualcosa in quel contesto anziché lamentarvi di errate percezioni altrui.
    Es.: io che conosco bene l’ambiente dei centri sociali so che non sono un covo di bastardi incendiari e che la parola ‘anarchia’ sarebbe una delle più nobili della lingua italiana; eppure non sto lì a incazzarmi tutte le volte che sento menate in merito, ma mi sbatto ogni giorno per far ragionare e allontanare dalla violenza gratuita, becera e ignorante i ragazzetti estremisti o le persone che ce l’hanno col mondo e che frequentano questi spazi, cercando di individuare cosa può portare a tale derive di violenza nei discorsi che ivi si sviluppano, e mi sbatto per evitarlo.

    Per questo l’argomentazione di Davide (bravo, eh?) mi sembra che non solo non c’entri il punto, ma sia un po’ superficiale. E’ troppo chiedere un po’ di autoriflessività e cercare di andare oltre stereotipi/autodifesa/lamentele su quanto sia cattivo il mondo fuori?

    E qui chiudo, perché appunto con un censore che fraintende intenzionalmente come da premessa a quest’ultimo commento, la conversazione è falsificata e inutile. Peccato. Un’occasione di crescita per tutti persa. Ciao!

  26. @ minerva Concordo un’occasione di crescita persa per tutti, ma intendevi proprio tutti?

  27. @Mo
    Capisco benissimo e sottoscrivo – come ho già detto, a me interessa la discussione del nesso causale, non la semplice etichettatura (che invece è quel che è stato implementato fin da subito).

  28. @ mo: “Se uno simpatizza o fiancheggia delle organizzazioni neofasciste, scrive saggi dai contenuti antisemiti e alla fine uccide persone solo per il colore della pelle il nesso causale c’è, bello forte, e non può essere ignorato dicendo che fosse semplicemente uno squilibrato o un sociopatico.”
    certo che c’è il nesso causale, non voglio certo negarlo, ma restano comunque molte domande senza risposta che solo un’approfondita analisi del sigolo caso può soddisfare. Cosa pensava crediamo di saperlo, ma perchè è arrivato ad avere quel tipo di pensieri? da quale ambiente sociale e familiare sono derivati? In questo senso “fascista” mi pare un’altra etichetta

  29. @ vincenzo: mi faccio la sbatta di continuare proprio perché non tollero insinuazioni – sono squallide e inaccettabili. Ti basta un giro sul mio blog per capire la cazzata stratosferica che hai insinuato (scusa il termine, Davide, ma quando ci vuole ci vuole).
    Piuttosto che appunto insinuazioni gratuite, il tempo si può impiegare meglio – aveste/avessi voluto fare qualcosa di utile per tutti piuttosto che la lagnatio vittimista a chi vi dice “non sono appassionata di queste cose, nella mia esperienza ho visto questo e quest’altro e il nesso per me – su alcuni elementi estremizzati – c’è, voi lo vedete sì/no e argomentatemi l’uno e l’altro, per favore, così che capisca e magari cambi idea”.
    Invece no. Lamentela sui pregiudizi altrui. Senza manco tener conto di tutti i paletti che ho messo, del fatto che ho parlato di ‘derive’ e della richiesta che vi ho rivolto di un’utile autoriflessività per comprendere qualcosa anziché da struzzi mettere la testa sotto la sabbia. E vi ho pure fatto l’esempio personale dei contesti in cui sto io. Possibile che non si riesca a capire ciò che dico? O che siate così terrorizzati dalla vostra ombra? Autoriflessività proprio – è così difficile stare con i nervi scoperti, affrontare elementi profondi e problematici di ciò che siamo?
    Per me no, lo faccio continuamente – per questo non ho paura delle ‘etichette/categorie’, anzi: ci lavoro sopra, le smonto, ci gioco, le ributto nell’arena e tutto ciò con gli interlocutori che mi trovo di volta in volta. Non sono ‘tassonomie inalterabili’, eh?, sono ‘variabili fluide’ su cui riflettere – c’è una bella differenza.
    Ma no: tutti cattivi che ce l’hanno con i nerd e tutti voi a difendervi anche da chi potrebbe magari solo voler capire! Geniale! Spero d’aver risposto alla domanda del beep che m’hai rivolto 😀 [te lo dico con affetto perché nei commenti precedenti m’hai dato la sensazione di assenza di distanza tra noi] Però, se hai tempo per insinuare, perché non lo usi meglio per riflettere su queste derive e farmi capire? Magari la prox volta certi dementi che fanno stragi potrebbero venir anticipati prima che si armino e credano di poter ripristinare il nazismo, che ne dici? 😉

    • Vizio da insegnante incallito, la domanda provocatoria era dovuta al fatto che avevi detto di voler chiudere e a volerti riportare nel vivo della discussione. hai ragione quando dici che c’è vicinanza fra noi (da insegnante sono convinto che ci sia sempre da imparare da tutti). Anchi’io nel mio piccolo cerco di fare qualcosa perchè il livello di violenza in questo mondo si abbassi e cresca invece il livello di benessere fisico ed emotivo, da qui le mie esperienze che mi fanno dire, che non si può generalizzare, chiaro si possono identificare tendenze esporre percentuali, ma non esistono bugie grosse quanto le statistiche (quando sono fatte in malafede o da incompetenti). Il singolo caso va sempre valutato a se stante, anche se inserito nel contesto nel quale è nato. e chiedo scusa se non ho risposte, ma solo tante stramaledette domande

  30. @all
    quella frase sul fatto che faceva il ragioniere per distrarsi dalle cose serie (Tolkien etc.) se l’è scritta da solo in una sua mini-autobiografia. Ovviamente i giornali ci sono andati a nozze ma non l’hanno inventata loro

  31. Magari si potesse categorizzare per individuare le persone a rischio. Magari si potesse individuare a priori ogni soggetto sul punto di deragliare. Troppo facile, non adeguato alla condizione umana. Questo tizio ha raggiunto il proprio punto di rottura e ha cessato di ragionare come un essere umano, end of the line.
    Che la stampa o i media in generale siano del tutto incapaci di esercitare le funzioni di indagine e discernimento che dovrebbero motivarne l’esistenza è fin troppo facile da dire. Male non di oggi, chiunque abbia studiato la storia sa che le generalizzazioni, espressioni sovrane di ignoranza, sono antiche quanto la parola scritta.
    Il punto che dà veramente fastidio è l’identità. Propria e altrui. La si deve difendere per definirsi come lontani da un tizio che un giorno decide di uccidere. Abbiamo paura di assomigliargli, di ritrovare nelle parole e nei gesti che facciamo un punto di contatto evidente con chi ha violato la regola fondamentale della società (il tabù dell’omicidio).

  32. Angelo, com’è che leggo i tuoi commenti e mi vien voglia di chiudere il blog? 😀

    Nel senso che hai perfettamente ragione, e incapsuli tutto benissimo in quindici righe.
    E io cosa ci sto a fare?
    Anche se ribadisco che non era mia intenzione difendere l’identità mia o altrui, ma semplicemente segnalare che, nelle circostanze opportune, siamo tutti etichettabili come fenomeni da baraccone.
    Ci son quelli che farneticano di filosofia zen, quelli che vivono con un coniglio allo stato brado, quelli che si occupano di aerei che non esistono… 😉

    Però se ora dico che la normalità è una finzione, una convenzione basata su presupposti non verificati, mi dicono che difendo il nerd-dom…
    E che piagnucolo.
    Orribile, eh? 😀

  33. @ Angelo: amen, fratello
    @ Minenva: una dimenticanza. Mi interessa il tuo blog, dove lo trovo?

  34. “Da vicino nessuno è normale” (“Si può fare”, di Giulio Manfredonia, scritto da Fabio Bonifacci).

    Direi che, menzogne statistiche a parte, gli assassini psicotici che arrivano dal nerd dom dovrebbero essere ancora di gran lunga meno di quelli che invece sono maschi alfa. Quindi è già una vittoria statistica :). A meno che… i Casalesi raccontati da Saviano sono fan di Scarface e di film di mafia in genere. Sono nerd, quelli? 😀

  35. @Minerva
    Ho seguito tutta la tua argomentazione e la trovo interessante e sensata però non mi hai convinto del tutto.
    Mi spiego. Se il mio vicino è un patito del modellismo di navi antiche(hai presente le navi di legno microscopiche che non si sa quale pazienza ultraterrena serva per farle?) posso concludere che è un serial killer o comunque tenerlo sotto osservazione pensando che possa esserlo?
    Il fatto è che non basta una passione di nicchia per mettere in allarme ma probabilmente più di un atteggiamento.
    Dopodichè se vedo tale vicino maltrattare gli animali al parco e magari lo incontro che va girando alle 3 di notte con sguardo allucinato allora mi muovo e come dici tu non aspetto che faccia cose da pazzo.
    Però mi sembra esagerato cominciare a tampinarlo solo perchè per posta si fa arrivare degli scatoloni di modellismo che io non toccherei (per mancanza totale di abilità) manco se mi pagassero.

    Hai ragione, occorre tenere gli occhi aperti, specie in una città grande come quella in cui vivo io però credimi di passioni che uno potrebbe definire “insane” solo perchè diverse da come noi passeremmo il nostro tempo libero in ambienti così vasti è anche facile vederle.

    E concludo dicendoti che una mia amica “normalissima” solo molto patita dello shopping ultimamente ha avuto un crollo nervoso grave.
    Dici che ce ne saremmo tutti dovuti accorgere dalla sua passione per lo shopping?
    Conta che per me la passione per lo shopping è abbastanza alienante come per lei il fatto che io giochi di ruolo.
    Allora come si fa?

    In realtà vale quello che dici tu.
    Si tengono gli occhi aperti COMUNQUE, sia che la passione sia quella per lo shopping, il gioco d’azzardo o il modellismo ma si collezionano MOLTI elementi prima di poter concludere che quel qualcuno ha bisogno di aiuto.
    Almeno io quando stavo con i ragazzi facevo così, ho imparato a contare fino a 10 prima di appiccicare le etichette, pur restando vigile.
    Questo perchè (e non lo dico io, ma fior fiore di psichiatri e pedagogisti) le persone tendono a diventare quello che si dice di loro.

    Cily

  36. Credo ci sia qualcosa di peggio, a monte, rispetto ad un disagio esistenziale. Il disagio esistenziale, bene o male, ed a parte i bugiardi che dicono di avere una vita sostanzialmente perfetta, ce l’abbiamo tutti. La cosa peggiore che sta accadendo a questa generazione dell’ultimo ventennio ( vedi la tragedia di Columbine,ecc.) è il fatto di considerare la vita come un videogioco in cui sei protagonista. Insert coin. Anzi, non più. La partita è gratis, non è a pagamento. Quel che si paga a caro prezzo, per i “giocatori” è un’esistenza che sopravvivono, anche mimetizzandosi bene, ma che non accettano, non sopportano, che avvertono come un vestito improprio rispetto al modo in cui vorrebbero vestirsi. Ed ecco allora mettersi sul letto, mani incrociate dietro la nuca, musica rock a tutto volume, o musica classica o new age in sottofondo. E prendere ad immaginare di aprire con un coltello il vicino che ti ha graffiato la macchina. Di minacciare e stuprare la donna che non conosci, ma che trovavi provocante sul tram, e che odi come una puttana che la darebbe a tutti ma non a te, hai visto bene lo sguardo di disprezzo che aveva nei tuoi confronti. Non ti considera. Ed allora, considerati tu. Prendi un bel fucile, canna brunita, o una pistola, meglio se automatica. Sì…questo è potere. Ora puoi fare quello che vuoi. Puntala su qualcuno, e vedrai lo sguardo terrorizzato, sorpreso. MI hai preso per un coglione? No, ti sbagliavi. Sei in mio potere, ti ammazzo quando voglio. O forse no, dipende da cosa decido io. Io.
    Nel frattempo il cd è finito. Al tempo dei 33 giri, avrebbe sentito il graffio della puntina, che disturbava quell’attimo di tranquillità. Un dolce pensiero di morte. Orrore per tutti, sì, lo sa bene. Ma quanto sarebbe bello, realizzarlo. Lui si sentirebbe davvero lui, e non niente, in una società che lo vede niente, ed il più delle volte, non lo vede per niente. Lui non è nessuno, lo sa. Ma con una pistola in mano, o un fucile carico, sì, che diventi qualcuno. Ti stanno ad ascoltare, eccome. E poi alla fine, stop. Hai avuto il tuo momento di gloria, non chiedere altro. Apoteosi. Punta alla tempia. Ecco, non pensare, non pensare adesso. Premi il grilletto.
    Game over.

  37. Grazie del commento, Antonio.

    Io ammetto di essere abbastanza disorientato dalle esplosioni di violenza insensata (l’ho già detto)… non penso solo a Columbine, ma anche solo al ragazzino di quindici anni che piantato dalla fidanzata la uccide e poi si suicida (in certi periodi dell’anno pare ce ne sia uno la settimana).
    Credo possa essere una questione di autoimmagine, come sosteneva Maslow… ad un certo punto l’immagine che avevamo di noi stessi viene compromessa, e l’unico modo per ristabilirla è attraverso la violenza.
    E forse hai ragione, è questione di voler dimostrare il proprio potere sull’altro, sottolineare la propria esistenza attraverso la capacità di influenzare radicalmente l’esistenza di qualcun’altro.

    Ma sono davvero i videogiochi?
    E sono un sintomo o una causa?

    Ecco, ci sarebbe così tanto di cui discutere – invece di limitarsi a delle rapide etichettature.
    Anche per aiutare i sopravvissuti a capire, e ad evitare certe trappole.

  38. @Fulvio
    Sono nerd solo se sanno citare a memoria il dialogo di Scarface e de Il Padrino… non meno di sedici battute.
    Se poi si mettono in costume quando guardano il film, è fatta, il marchio non glielo leva nessuno.

  39. @ Cily: Credo che il punto di Minerva fosse un’altro (correggimi se sbaglio): come fare ad evitare che queste cose succedano ancora agendo a livello sociale e politico? Come fare ad evitare che il disagio esistenziale di cui parla Antonio esploda nella violenza insensata (se la violenza può avere un senso)? Non credo che trasformarsi nel vigilante del proprio vicino sia una possibile soluzione, forse dargli una mano quando lo vediamo in difficoltà sarebbe più utile, ma è cosi difficile staccarci dalla nostra visione ristretta. Tempo fa ebbi modo di commentare che per la maggioranza degli esseri umani il mondo finisce con le mura di casa, ed è questa la principale difficoltà con la quale confrontarci.

  40. @ Fulvio: un maschio alfa lo devo ancora incontrare, di nerd – con diverse declinazioni, da coloro che sanno citare a memoria battute da Scarface e il padrino, a chi ascolta ossessivamente la Pausini, a chi gioca di ruolo facendolo assurgere a senso della propria per non parlare appunto di tutti coloro che vivono le propre passioni come ossessioni vere e proprie – invece ne conosco molti 😛

    @ Vincenzo: sei un delinquente 😀 http://minervajones.blogspot.com + i pezzi scritti per metilparaben che trovi da lì, se ti va 🙂 (ex)insegnante anche io – riluttante perché sentivo d’aver poco da insegnare ma appassionata nelle dinamiche di relazione in aula (dove si impara appunto parecchio).

    @ Davide: non mi permetterei mai di affermare che una cosa provochi un’altra! Però che certi elementi di un certo discorso siano fraintesi, selezionati, isolati ed estremizzati da un individuo per uno specifico fine, e poi concorrano con altri di altri discorsi che hanno subito il medesimo processo a farlo agire in un certo modo, magari ci sta.

    Sai, come ho scritto prima, per me è sano di mente chi ha il coraggio di guardare il baratro della vita in generale così come lo squallore della società che ci circonda senza farsi infinocchiare da falsi miti che poi fanno danno agli altri. Ovvero la condizione di disagio ci è consustanziale, sia come esseri umani che cercano il senso del proprio essere al mondo, sia come esseri umani che vivono questo tragico momento storico. Credo sarebbe necessario discutere di più delle strategie per anticipare e quindi evitare stragi inutili. E forse l’osservazione degli altri (e il tentativo di comprensione) potrebbero servire a tal fine.

    A chi invece parla dell’esistenza di “una regola fondamentale della società” consistente nel “tabù dell’omicidio”, replico che questa è una legge dello Stato – molte società umane non ce l’hanno, così come possono avere addirittura faide e guerre istituzionalizzate di cui si riconoscono i benefici. E’ una di quelle questioni sulle quali nutro molti dubbi – dal mio punto di vista potrebbero forse anche esserci eliminazioni fisiche ‘sane’ e ‘utili’ per la società. Ho scritto “potrebbero forse”, eh?, ché sull’argomento nutro un sano dubbio. Certo che oggi come oggi il bombarolo di De Andrè ha un senso, visti gli accordi trasversali di chi ci governa contro di noi, o ciò che è accaduto a Equitalia – che non mi sembrano così ‘immacolati’ nelle proprie prassi – ha ricevuto il plauso collettivo più che la condanna (questa, nuovamente, solo da parte dei politici, ma non da parte della cosiddetta ‘società civile’: significherà qualcosa, o no?).

  41. @ City: “Conta che per me la passione per lo shopping è abbastanza alienante come per lei il fatto che io giochi di ruolo”. Potreste alienarvi un po’ reciprocamente così che lei cominci a vivere un po’ di immaginazione/strategie stimolate dai giochi di ruolo (il pensiero laterale che dicevo prima) senza bisogno compulsivo di possesso e tu magari vai a fare shopping e ti provi i vestiti – pur odiando la cosa e senza comprare – ma entri nell’ottica che anche quello possa essere un gioco e magari scopri che a immaginarti nell’abbigliamento di una donzella chic sei felicemente più ridicola del solito? 😀 almeno distribuite l’alienazione di ciascuna su più fattori e tutti noi siamo più tranquilli che poi non farete danni in giro perché sarete persone in qualche modo serene che il disagio se lo sono risolto senza diventare monomaniacali .-D

    Ciò detto, con affetto e scherzando ché chiaramente potete fare un po’ quello che volete, Vincenzo ti ha spiegato cosa intendessi io 😉 Ciao!

  42. @Vincenzo
    Credo di essermi spiegata male io.
    Intendevo proprio dire quello che dici tu. Occorre essere vigili a molti livelli, livelli estesi. Non basta il singolo. Ma il singolo può molto.

    In grandi città molto può chi ti incontra tutti i giorni, specie perchè certe persone che hanno forti disagi fanno una vita sempre più isolata e riparata e allora vivendo nello stesso quartiere capita che magari ci si incontri dal salumiere o ci si incontri rincasando. In quel caso (sarà che io sono molto osservatrice) è possibile avvertire il senso di disagio che c’è dall’altra parte.

    Spesso le comunità piccole ad esempio riescono ad arginare certe cose (come nel caso della mia amica che grazie proprio alla comunità piccola non è degenerata oltre e non ha tentato il suicidio ad esempio) perchè le vedono prima, purtroppo in molti casi non abbastanza in tempo.

    E la mia idea è proprio quella di non fare il vigilante ma di restare attenta alla persona, in ascolto.
    Ma solo se vedo diversi comportamenti strani, insomma il modellismo, il cosplay, warhammer non possono e non devono essere motivo di allerta solo perchè io non capisco cosa ci trovi di bello il mio vicino.

    Ti do proprio ragione quando dici che per la maggioranza degli esseri umani il mondo finisce con le mura di casa.
    E secondo me la spersonalizzazione delle grosse comunità contribuisce molto ad aumentare il disagio, la solitudine. Quel girare e rigirare sempre attorno agli stessi pensieri, cosa che fai quando sei solo per troppo tempo, può davvero peggiorare le cose .
    Ecco come dici tu. Magari dargli una mano o invitare il famoso vicino per un caffè con una scusa qualsiasi potrebbe essere una buona idea.

    Appiccicando le etichette non si risolve, anche perchè usualmente le persone “strane” hanno le antenne per certe cose. Perciò se si vuole davvero dare una mano si deve essere più neutri possibile.

    Cily

  43. @ Davide: vuoi veramente fare qualcosa di buono per aiutare i sopravvissuti a capire?
    1) Stai dentro la discussione anziché rivendicare che è perché hai affermato che “la normalità è una finzione, una convenzione basata su presupposti non verificati” che vieni criticato dalla sottoscritta che ha scritto la stessa identica cosa (anzi, con un atto di coraggio in più s’è pure esposta esplicitando lapropria definizione soggettiva labile, transitoria, fluida e dialogica anziché dire “nulla esiste, ergo inutile parlarne”) che vieni contraddetto dalla sottoscritta.
    2) “mi dicono che difendo il nerd-dom”, ma proprio vagamente, eh? già dal tuo post non parlavi di normalità/anormalità, ma costruivi una strenua difesa della nerdness 😀
    3) “e che piagnucolo”: beh, non solo tu, il commento a questo post è un’intero coro di prefiche 😀

  44. @Minerva
    Credo che quello che ci facesse passare nonostante tutto molto tempo insieme fosse proprio la sinergia di cui parli tu. Ti ho detto che è una mia amica, infatti, e non una mia conoscente.
    In certo senso univamo due solitudini.

    Il problema è che lei se ne sta al paese da cui provengo io mentre io me ne sto a Roma, dove la ho invitata più volte ma non c’è stato verso di stanarla. Proprio perchè chi ha problemi tende a isolarsi.
    Quelle poche mie sortite nella mia piccola comunità hanno potuto molto poco…purtroppo.
    E nulla hanno potuto le email.

    Io credo davvero molto in quello che possono fare le persone come singoli, perchè qui a forza di delegare i servizi sociali ho visto fin troppe situazioni sconcertanti.
    Ma il singolo viene letteralmente paralizzato dai preconcetti e i media dovrebbero fare attenzione a non alimentarli.
    Anche perchè magari tu fai un discorso articolato e sensato, ma sul giornale si legge un articoletto di poche battute che semplifica un po’ troppo le cose e da lì le persone si fanno un’idea.
    E’ davvero una grossa responsabilità sintetizzare certe situazioni.

    Cily

  45. @Minerva
    Credo e spero si possa convenire sul fatto che all’interno di una società organizzata l’omicidio è un reato. Dalla regola esce lo stato stesso quando ha nelle sue leggi la possibilità della pena di morte, dato che in teoria dovrebbe servire per difendere la comunità da individui troppo pericolosi (concetto deragliato per tantissimi motivi). Per questo parlo di tabù. Le faide sono contra lege, le guerre sono fuori dalla portata delle azioni dei singoli individui. Cerchiamo di evitare il derail continuativo, non sono interessato al trolling.

    @Davide
    Chiudere il blog? Non ci provare sai, altrimenti va a finire che vado fuori di testa, scendo in strada e declamo urlando le specifiche tecniche di qualche astruseria hi-tech. 😉

  46. Il punto due è falso.
    Il mio post non difende assolutamente il nerdismo.
    Figuriamoci poi una “strenua difesa”…
    Sostengo semplicemente che chiunque può essere stenograficamente schedato come “nerd” se la cosa è utile per chi lo etichetta.
    E che ciò abbia effetti nefasti.
    Proprio perché, riprendendo la citazione di Fulvio, “da vicino nessuno è normale”.

    Se tu hai letto il mio post come apologia dei nerd, temo tu abbia semplicemente sbagliato nell’interpretare le mie parole.
    Il punto qui non è se essere nerd – qualunque cosa significhi questa definizione – sia bello o brutto, positivo o negativo.
    Qui semplicemente si osservava come sia facile e sbrigativo abusare di simili etichette – di solito a scapito del ragionamento.

    Sul piagnucolare, come diceva quella vecchia canzone, It’s my party and I’ll cry if I want to.

  47. @ Angelo: ho un’idea diversa dalla tua rispetto al rapporto società-stato, dove dalla prima non necessariamente ne consegue il secondo, ho esempi di società che non sono stati e promuovono un uso legittimo dell’eliminazione fisica altrui se questo rappresenta una grave nocività per la società o come mezzo anche solo di controllo demografico su un territorio (pensa un po’…) e gradire poter esprimere la mia idea senza imposizioni fasciste di punti di vista altrui o essere tacciata di trolling. Si può o devo conformarmi a ciò che vuoi tu?

    @ Davide: se sbaglio a interpretare le tue parole, o sei tu che hai comunicato in modo inadeguato o sono io che non ho compreso. Cerca di non dare per scontata la seconda, perché quando uno scrive come te non sempre è così chiaro, al di fuori della referenzialità del proprio coro di seguaci…
    Sul piagnucolare, sei tu che hai citato il fatto che venivi accusato di farlo. Io non ho mosso neanche accuse, ho constatato un dato di fatto – poi chiaramente lo spazio è tuo e se piangervi addosso perché il mondo è cattivo vi fa stare bene, amen.
    A me basta che non mi mettiate in bocca cose che non dico (cosa che tu hai fatto) o che mi imponiate un modo di vedere mettendo a tacere la mia possibilità di parola (v. il gravissimo – a mio avviso – atteggiamento di Angelo). Ché in tal caso sono brava e gentile ma posso considerare l’emulazione del vostro amico nerd, eh?
    Nelle logiche di dominio io semplicemente non ci sto – sia chiaro a te e a lui 😉

    E ora, sorry per Vincenzo e City che mi sono sembrate davvero brave persone, lascio questa discussione – quando si comincia a mirare a far tacere gli altri che pur continuano a scrivervi ed esortarvi a una riflessione condivisa e a una utile autoriflessività per capire se/come si potrebbero evitare certe situazioni (e l’unica che l’ha fatto qui è stata City che quindi ringrazio), qui si che siamo a un “punto morto”.

    Bel post sul relativismo della normalità, Davide, e grandiosi commenti di Antonio. Complimenti a entrambi per l’inutilità di questa conversazione. Che il concetto di “normalità” fosse relativo c’eravamo già arrivati su per giù un secolo fa. Ma ancora ieri mi sembra che non sia servito a nulla sapere che lo fosse, visto che nessuno ha fatto un c**** per provare ad anticipare gli eventi. Qualche passo avanti oggi, nell’arco di questa giornata? No.
    Benissimo, continuate pure a parlarvi addosso, ma occhio, ché così dimostrate solo che lo stigma ve lo meritate tutto… ciao ciao 🙂

  48. Ciao Davide.
    Ho riletto il tuo post su Casseri,ma non ancora tutti i commenti inutile dire che condivido in toto quello che scrivi e ho voluto scrivere un nuovo contributo perchè il primo non dice tutto quello che provo.
    Conoscevo Casseri di fama, avevo comprato negli anni scorsi un paio di numeri della sua fanzine, nel 2004-2005 abbandonandola quasi subito per i contenuti espressi.
    Inutile dire che il suo mondo è estremamente lontano dal mio, tutto questo mi ha riportato negli anni ’70, quando (e i più vecchi tra noi lo ricorderanno) ambienti neofascisti organizzavano i “Campi Hobbit), quando Tolkien (che personalmente trovo sopravvalutato) era di destra e la sinistra si chiedeva se era il caso di lasciare questo autore alla “destra”.
    Pessime eredità.
    Brutta storia.
    Ma ci sono tanti che in questi anni hanno soffiato sulle braci dell’odio e del razzismo, un po come la storia dei leghisti e dei razzisti in Veneto che usano a sproposito la parola terrone o la parola negro e poi si trincerano dietro un :
    ” OH MA IO STAVO SCHERZANDO; MA QUANTO PERMALOSO CHE SEI CHE T’INCAZZI!”
    No, bisogna che torni il dialogo e il buonsenso.
    E brucia anche il fatto che, per certa stampa, un pazzo sia tale a causa delle sue letture di TEX o di Lovecraft, che tristezza.
    Casseri aveva problemi (grossi ) ma perchè era LUI che non andava non certo perchè giocava con D&D.
    Ma vaglielo a spiegare a certa gente.
    No, il suo mondo è lontano dal mio…dal nostro.
    E la mia umana pietà va per quei poveracci ammazzati da Casseri.
    Grazie per averci dato col tuo post una grande possibiltà di riflessione comune.
    Nick

  49. Quando una persona viene messo in una scatola o etichettato perde il suo valore umano. Funziona così per i Nerd, per i ciccioni, i negri e gli otaku…. Pensiamo alle persone e non alle loro passioni.

  50. Ciao, capito qui per la prima volta dopo vari rimbalzi su Facebook (a qualcosa doveva pur servire, prima o poi).
    (Sono un nerd. Finora, non squilibrato, credo. Ma a parte le affinità verso l’estrema destra ho parecchio in comune col tizio di Firenze, compreso un blog – anche se molto meno seguito del suo).
    Al di là del fatto che l’indice puntato sulle passioni che “allontanano dalla realtà” c’è da sempre, da quando dicevano che un bambino s’era buttato dal terrazzo per colpa di Superman. Anzi, prima di andare “al di là” di questo: sono queste particolari passioni che allontanano dalla realtà o non già alcune persone che cercano di allontanarsi per conto loro e trovano soddisfazione in determinati modi?
    E poi.
    Io sono fermamente convinto che queste passioni facciano parte, della realtà. Fanno parte di ciò che siamo, si riflettono sulla nostra vita di tutti i giorni (positivamente o negativamente) e sulle persone con cui veniamo in contatto. La realtà deve essere per forza quella in cui si cammina? O non è più semplicemente quella in cui si pensa?
    Specie da quando la “realtà in cui si pensa” è totalmente condivisibile con altri pensanti, in un modo o nell’altro.
    Che dite, sono sulla via giusta per lo Squilibrio? 🙂
    Ciao e complimenti.

  51. Bentrovato, Ema.
    Io non avrei troppa fretta di dare la caccia allo squilibrio – visti i precedenti.
    Comunque se ti serve un gruppo di appoggio, sai dove trovarci 😉

  52. Hitler adorava i bomboloni alla crema.
    Non intendo tuttavia smettere di mangiare bomboloni alla crema, o sentirmi in colpa per il fatto di mangiarli.<- hai vinto.

    A parte ciò, è evidente come non siano state le sue letture a portarlo al gesto di follia, altrimenti non avrebbe sparato, li avrebbe decapitati con uno spadone a due mani.

  53. C’è sempre qualcuno che cerca motivazioni semplici o facili “Etichette”, ma a volte penso che semplicemente non ci siano, oppure che non possono essere desunte tanto semplicemente come mostrano i media. Davvero le persone sono così facili da catalogare? Davvero basta analizzare qualche passione di una persona e conoscere la sua ideologia politica per farne un quadro perfetto? No, io non credo.
    E. strana coincidenza, questa mie idea è espressa proprio dal passo di un libro che sto leggendo, e che propongo qui, per chiudere. (Specifico che è solo l’idea di fondo che coincide, non interpretate male questo estratto…oppure i media hanno ragione e sono uno squilibrato? :O…xD)

    -Io so come uccidere. E lo faccio bene. Senza sbavature.Senza ripensamenti.
    Per questo mi considerano un mostro.
    Hanno analizzato così a fondo i miei comportamenti che ormai sembrano conoscermi molto meglio di quanto io conosca me stesso.
    Qualcuno, addirittura, si è detto certo che da piccolo sono stato maltrattato.
    Se sapessero quanto sono lontani dalla verità…
    La mia infanzia è stata bellissima. Ho avuto i genitori migliori che un bambino possa desiderare.
    Mio padre con me non ha mai alzato la voce. Non ce n’era bisogno.
    All’epoca un ragazzino sapeva come doveva comportarsi. Anche se…
    Ricordo perfettamente una sera di tanti anni fa. Eravamo seduti intorno al tavolo per la cena; io non volevo mangiare i cavolini di Bruxelles. Li odiavo. E li odio, ancora. Al solo sentirne l’odore, vengo preso da conati di vomito.
    Be’, anche quella sera feci il diavolo a quattro, ma i miei non fecero un fiato. Solo, non mi fecero alzare
    finché non li finii tutti.
    Ed era la mattina del giorno seguente. Era così che funzionava.
    Se lo raccontassi a quelli della televisione, troverebbero subito un nesso fra i cavolini e i miei “delitti efferati”, come li chiamano.
    Ma il nesso non c’è.
    Io uccido perché mi piace. Non per i cavolini di Bruxelles-

  54. Trovo giusto il punto che tocchi, al di là del terribile fatto di cronaca: chi e in base a che cosa definisce quel particolare confine della normalità, valicato il quale non si può che diventare (anche solo potenzialmente) individui esecrabili, capaci di azioni orrende come questa? All’indomani della strage di Columbine tutti scandagliarono la vita degli assassini. Erano stati forse i videogiochi o la musica a renderli così? Uno dei gruppi che personalmente amo ascoltare sono i Rammstein, una band tedesca che ha sempre giocato su toni forti e dissacranti, narrando cupi episodi di cronaca nera. Anche gli assassini di Columbine li ascoltavano…vuol dire che tutti i fan dei Rammstein sono potenziali assassini? La trovo una sciocchezza.
    Addirittura a questa band è stato addebitato un po’ di tutto, anche di essere neonazisti, tanto che a un certo punto si sono stufati e hanno composto un brano (links=sinistra) per far capire chiaramente che non erano neonazisti ma semmai proprio il contrario.
    A volte certe cose si amano (e si suonano, o leggono, o ascoltano) perché esorcizzano quelle parti dell’animo umano che noi per primi troviamo più oscure. Può essere molto liberatorio ma riconoscere una qualche dignità a questo semplice meccanismo, potrebbe far perdere il lavoro a un sacco di giornalisti di croncaca nera che dovrebbero poi aumentare il livello di complessità delle spiegazioni.
    Sempre che non sia sufficiente limitarsi a dare la notizia in maniera dignitosa e scevra da opinionismi.

  55. il problema è che certe cose non si possono prevedere completamente.
    Nulla in questo mondo può essere previsto, esistono persone totalmente misantrope e sociopatiche che non hanno mai fatto male a una mosca ed altre che paiono normali ma alla fine compiono le peggiori nefandezze.
    Possono bastare le etichette mediatiche? Ovviamente no, le definizioni date da radio e tv su chi legge fumetti/va allo stadio/ascolta musica strana/si occupa di politca o religione etc… Sono totalmente campate in aria? No.
    Però non basta questo ed è questa la particolarità dell’essere umano

  56. Pingback: Del fantastico e di azioni che di fantastico han ben poco. | Seme di salute

  57. @Gal
    A parte ciò, è evidente come non siano state le sue letture a portarlo al gesto di follia, altrimenti non avrebbe sparato, li avrebbe decapitati con uno spadone a due mani.

    Fantastico!Non fa una piega! 😀

    Cily

  58. Sono completamente d’accordo con te.

  59. Pingback: Se un giornalista svogliato facesse una ricerca… | Plutonia Experiment

  60. Un poveraccio ha dato di matto – e ha compiuto una strage-suicidio. Questa storia non solo non ha niente a che fare con i nerd o con il fantastico, non ha neanche niente a che fare con il razzismo di per sè: l’etnia delle vittime è la forma che la follia ha preso, ma mi pare piuttosto evidente che non ne sia la causa. Non è una strage razziale, non è ‘terrorismo’ di alcun tipo. E’ un poveraccio che se la prende con altri poveracci. A me pare ci siano solo vittime, qui.

    Con una eccezione: quelli che stanno saltando sul baraccone. Quelli che stanno usando questa storia per togliersi sassolini dalle scarpe. Quelli che stranno trasformando un caso umano in un caso politico. Quelli che esprimono opinioni su mondi che non conoscono, perchè quei mondi, per un istante, hanno i riflettori addosso.

    Ecco, a me ‘sta gente fa sentire odore di sciacallo. Possono anche nasconderlo sotto acqua di Murakami, ma sempre sciacalli sono.

  61. Vincenzo, l’ho fatto. Non è a te nè a Davide nè a gran parte dei commentatori, che mi riferivo! Mi spiace se ho dato un’impressione diversa.

    Ma interventi come quello di Minerva, o di tanta gente in altri ‘luoghi’ online, li trovo brutti proprio da un punto di vista umano. Fatti un giro e vedrai cosa intendo. Ma non voglio scatenare un flame a casa d’altri (dicesi trollaggio), e mi fermo qui.

    • @ francesco: Il flame non è nella mia natura, ma proprio di minerva parlavo. Siccome l’ho trascinata, con mezzi truffaldini, a rientrare nella discussione devo essere ritenuto responsabile. Quindi ci tengo a dire che il puonto focale di una giornata di faticosa discussione era: cosa puo fare ognuno di noi perchè questo non si ripeta? Con quali resistenze sociali, economiche e poliche dobbiamo confrontarci per riuscire?

  62. Mi ritengo una persona razionale, materialista, di sinistra, antirazzista, nonviolenta, mi piacciono le parole di G.C. ” ama il prossimo tuo come te stesso…” e non mi piacciono le parole “Patria”, “tolleranza ( chi sono io per “tollerare”?)”, “etnia ( questa mi fa davvero paura)”. Non rubo, lavoro, sono iscritto alla C.G.I.L., ho una bella fidanzata e amo gli animali. Insomma, peace&love.
    Eppure leggo sopratutto fantasy e, non so perché, nutro interesse per l’esoterismo e per le figure di Evola&René Guénon, anche se non condivido nulla delle loro idee.
    Temo che la mia libreria sia molto simile a quella di Casseri.
    Quindi questa brutta storia mi ha messo addosso una certa inquietudine.
    Sentirsi in qualche modo bollati per i libri che si possiedono trovo che sia terribile.
    Così,tanto per dire la mia.

  63. @Murgen
    hai riassunto molto bene anche la mia inquietudine.
    Ho gli stessi libri sullo scaffale… basta questo ad etichettarmi come potenziale squilibrato?
    Sarebbe opportuno mettere sotto chiave l’arco e le frecce?
    È spaventoso.

    @francescodimitri
    Concordo sul fatto che in questa storia pessima ci siano solo vittime – e casomai gente che parla a sproposito (categoria nella quale posso benissimo accettare di rientrare anch’io).
    La discussione qui su strategie evolutive ha sbandierato un po’… ma capita.
    In linea di massima direi che i toni sono stati abbastanza tranquilli 😉

    @Enzo
    Non prenderti delle responsabilità che non hai 😀

    • No, ragazzi, il mio riferimento al ‘flame’ era legato a una mia… fobia. Sono intervenuto a gamba tesa e gli interventi a gamba tesa, giustamente, chiamano a volte altri interventi a gamba tesa. E ti trovi un flame in men che non si dica, senza che nessuno, di preciso, lo voglia.

      Ho seguito la discussione con Minerva, e il mio parere resta quello. Amen, non si può andare d’accordo con tutti.

      La cosa che, da appassionato, mi mette più pruriti è l’attenzione che si sta, in molti luoghi, riservando alla matrice ‘di destra’ del fatto. E, occhio, che io ‘di destra’ (qualsiasi cosa questo significhi) non sono per niente, ma proprio per niente.

      Però checchè ne dicano (per esempio) i Wu Ming, il problema del genere italiano non è mai stato che fosse ‘di destra’. Il problema era (e resta) il fatto che è politicizzato tout court, come se non fosse possibile parlare d’altro, trascendere da questo o quel partito, questo o quell’indirizzo elettorale.

      Ora, che un certo tipo di ambienti semino odio, è sotto gli occhi di tutti. Che questa tragedia sia nata in quegli ambienti, è sotto gli occhi di tutti. Che ci sia bisogno di intervenire (NON limitando libertà di parola e di espressione, come già stanno chiedendo alcuni; questo no, mai), è pacifico.

      Ma, ripeto, a me il caso sembra piuttosto chiaro: un caso di disagio e devianza sociale che è finito come molti casi di disagio e devianza finiscono. Cucire su questo una matrice politica a me pare una schifezza. Una schifezza che chi il genere lo ama davvero, chi con il genere si fomenta, e non ci gioca in penosi esercizi para-accademici, non si sogna di farlo. Secondo me.

      Quanto al buttare nel calderone pop psychology sulle realtà non reali, vabbè, dai, non sto neanche qui a parlarne…

  64. @Davide & Murgen Non è quello che leggi, non è quello che fai è il COME, che dipende dal tuo modo di sentire e pensare, quello che fa di te una persona unica. Tieni pure l’arco a portata di mano, magari scarico, prima di finire di caricarlo ti sarà passata la voglia di uccidere

  65. @Francesco
    Tranquillo, il discorso era abbastanza chiaro.
    Nessun flame.
    strategie evolutive è un blog fatto di materiali refrattari 😉

    Concordo sul problema che ormai nel nostro paese la politica (spesso ridotta a tifoseria) si sia insinuata come un cancro in ogni aspetto della realtà… impossibile scegliere un dessert senza essere etichettati come bolscevichi o come criptonazisti – a meno che uno non scelga la panna cotta, che immagino sia una posizione qualunquista.

    Sull’intera faccenda si stanno facendo troppe chiacchiere a vuoto e, come dicevo su un blog qui vicino, io stesso sono abbastanza pentito di aver fatto questo post – perché contribuisce, temo, al rumore di fondo e non all’analisi corretta del fenomeno.
    E perché ho ricevuto un paio di mail in cui sconosciuti si complimentavano con me per il lavoro da bravo camerata – cosa che mi ha onestamente rovinato la digestione 😛

    Sulla questione delle realtà non reali, ricordo cosa mi disse un amico che giocava a Call of Cthulhu da secoli, quando decise di mollare tutto e andare a scavare pozzi nei paesi in via di sviluppo.
    “Non ho passato tutti i sabati pomeriggio per vent’anni a salvare il mondo per poi accettare che dei bambini muoiano di sete.”
    Amen.
    Sciocco e retorico?
    Probabilmente – ma anche un buon indice che la realtà, chi bazzica il fantastico, di solito ce l’ha bene accesa e a fuoco.

  66. Sono d’accordo: Non è quello che leggi, non è quello che fai è il COME.
    Ma temo che “gli altri” badino molto a cosa leggi, come ti vesti, quanta tv guardi. E se non rientri nei loro parametri c’è qualcosa che non va in te, non sei “normale”, sei “strano”.
    Lo so, sono le solite banalità da due soldi…
    Bye

  67. Normale? non capisco la parola: nella massa si sta comodi e al sicuro, fuori è molto più faticoso, ma estremamente più divertente

  68. Hai scritto tante cose che condivido in questo post, una riflessione affilata e intelligente, che stimola il pensiero. 🙂

  69. Sono una patita di fantasy e fumetti, anche se non mi va di essere definita nerd. Ho vissuto per anni in una sorta di realtà parallela, per sfuggire dallo squallore di lavori precari e dequalificanti, finché non ho deciso di far diventare il mio amore per la cultura e la scrittura, unito alla passione per il sociale un lavoro.
    Ho conosciuto nell’ambito dei fumetti, del fantasy e dei giochi di ruolo alcune persone francamente spostate, anche se non al punto di sparare ai senegalesi. Dal canto mio sparerei volentieri ai titolari delle agenzie per il lavoro, come credo la maggior parte delle persone…

  70. Pingback: Fantasticherie andate a fare in culo « Sei Un Idiota Ignorante

  71. Ogni tanto leggi un post e ha così senso che non vuoi sentire altro, e allora, capita, che non leggi nemmeno i commenti. Non li vuoi leggere.
    Ecco, ho fatto così.

  72. Eh, così ti perdi parte del divertimento…
    Ma grazie, comunque, per l’apprezzamento.

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