Questo è un pezzo per il piano bar del fantastico, e mi fornisce una buona scusa per parlare di uno dei testi fondamentali per lo scaffale dell’appassionato di fantastico.
Una alternativa ai soliti titoli…
Parliamo di un libro diverso dal solito, un pilastro del fantastico, un classico dei classici.
Ne hanno tratto opere teatrali, film, serie televisive, cartoni animati e fumetti…
Venne scritto nel 16° secolo da un tale che si chiamava Wu Cheng’en, a partire da una serie di storie appartenenti al repertorio dei narratori itineranti e dei cantastorie.
Il romanzo si intitola Xi Yu Ji, che i giapponesi scrivono Sayuki, e significa Viaggio in Occidente.
Molti lo conoscono come Lo Scimmiotto.
Ed è naturalmente un gran baraccone protecnico.
La storia – per recuperare i testi del Grande Veicolo (all’epoca sconosciuti in Cina, dove si tramandava solo la tradizione buddhista del PIccolo Veicolo), un monaco buddhista di belle speranze intraprende un viaggio verso occidente (verso l’India); per difenderlo, i poteri divini gli mettono a disposizione uno spirito-scimmia rissoso e sguaiato, un maiale in forma umana ed un demone di sabbia, oltre ad un drago in forma di cavallo.
Lo strano gruppo intraprende il proprio viaggio fra tentazioni terrene, minacce sovrannaturali e quant’altro.
Ma la storia – basata, come dicono nei film americani “su fatti realmente accaduti” – è solo un pretesto.
Nel susseguirsi delle avventure del monaco e dei suoi servitori, episodiche ed intercambiabili, Wu Cheng’en mescola buddhismo, confucianesimo e taoismo, farsa e horror, creando un testo che è anche e soprattutto un grande fantasy, ma non solo.
Circola voce nei circoli taoisti che le pagine del romanzo nascondano profondi segreti iniziatici del taoismo magico.
La vera strada verso l’immortalità ed altre cose del genere, che in linea di massimo sarebbe meglio evitare per restare in salute.
E di sicuro molto taoisticamente il romanzo dileggia i seriosi monaci buddhisti e si fa beffe delle buone regole confuciane, offrendoci un campionario di monaci gozzovigliatori e principesse dalla virtù trattabile, divinità arroganti e demoni idioti, contadini cialtroni e maghi sciocchi, antiche maledizioni, metamorfosi, destini beffardi e una molto soddisfacente soluzione finale.
Come tutte le grandi storie di avventura, la geografia è il filo conduttore, con in più i riferimenti al passato profondo, alle imprese di eroi leggendari, e un sacco ma proprio un sacco di chiacchiere, bisticci, momenti di totale disorientamento, tanto per i personaggi che per i lettori.
Ammettiamolo, rintracciare i contenuti iniziatici taoisti potrebbe essere piuttosto difficile anche considerando la quantità di versioni disponibili.
In italiano, addirittura tre – una pubblicata da Einaudi e ormai cancellata da anni (battete le bancarelle), una pubblicata da Rizzoli in un costoso rilegato rigido con cofanetto, ed una molto condensata pubblicata da Adelphi.
E anche una versione in audiobook.
E nessuna di queste corrisponde all’edizione in inglese pubblicata a suo tempo dalla Foreign Language Press di Pechino, in tre grossi volumi stampati malamente su carta di pessima qualità – e che non riproduce comunque il testo completo del romanzo.
I francesi dovrebbero averne due versioni, una delle quali corrispondente all’edizione Rizzoli nostrana, gli anglosassoni altre tre, una delle quali corrisponde all’edizione Adelphi, ed una disponibile gratis online.
Un disastro, la dannazione per il collezionista.
Ma la lettura è straordinariamente soddisfacente.
Ci vuole forse un minimo di pazienza per prendere3 il ritmo, per sganciarsi da certi modelli narrativi occidentali, per cominciare a seguire la storia, ad apprezzarne la struttura da narrativa di piazza, da racconto di cantastorie.
La proliferazione delle edizioni è poi una buona opportunità per tornare più volte al testo.
Personalmente affrontai per la prima volta questo testo una quindicina di anni or sono, per disintossicarmi di troppo fantasy pseudoceltico consumato in un periodo di un paio di anni di letture.
Questo è, come dicevano i Monty Python, qualcosa di completamente diverso.
L’ho letto ormai tre volte in tre edizioni diverse, ed ogni volta è stato un gran divertimento, anche se per il momento i segreti iniziatici taoisti continuano a sfuggirmi.
E poi ci sono gli apocrifi, le riduzioni, gli adattamenti!
Troppi gli adattamenti per ricordarli tutti – dal lisergico cartone animato Monkey, inspiegabilmente sfuggito con la sua grafica allucinatoria ed i contenuti scollacciati al grande Osamu Tezuka, alla versione fantascientifica di Leiji Matsumoto che da noi intitolarono Starzinger, e poi la versione di Milo Manara a fumetti, i film di Hong Kong, primo fra tutti (per qualità se non per età) quello del ’95 di e con Stephen Chow… ce n’è per tutti i gusti.
Oh, e naturalmente Dragonball…
Per questo periodo di feste, certamente una bella lettura alternativa, che salva il sense of wonder e l’avventura, e condisce il tutto in un umorismo che spazia dal grottesco al sublime passando per il grossolano.
Vale maledettamente la pena – e con un po’ di pazienza, lo si trova in una quantità di edizioni, ad una quantità di prezzi diversi.
19 dicembre 2011 alle 10:02 AM
Ah ah ah 😀 Davide!
Dì la verità che hai puntato l’attenzione su questo libro per scrollarti di dosso tutti i patiti dei manuali di scrittura…
Da come scrivi pare così fuori dalle “regole di buona narrativa” che non vale la pena commentarlo o recensirlo.
Anche perchè prima comunque andrebbe letto. 😉
Io accarezzavo l’idea di leggerlo già da un po’ e questo tuo focus mi ha convinto che sarebbe proprio una bella lettura ma mi ha anche messo in guardia sul fatto che trovare una buona traduzione non è per niente scontato…
Come dici tu…un dannazione.
Alla fine sceglierò la meno peggio e vediamo un po’.
Al solito grazie mille 🙂
Cily
19 dicembre 2011 alle 10:25 AM
Ciao Davide,
diciamo che su DragonBall mi hai – definitivamente – conquistato 😀
Comunque, riprendendo il commento di Cily, viste le n pubblicazioni e i prezzi non proprio economici (a meno di cercare per bancarelle, che non è affatto una cattiva idea…) non è che avresti qualche consiglio sulla versione migliore? 🙂
Grazie mille eh!
19 dicembre 2011 alle 11:08 AM
Io avevo apprezzato il racconto di Sprague De Camp del ciclo di Harold Shea ambientato nel mondo di Sayuki.Gira voce tra l’altro che Donnie Yen dovrebbe realizzare un nuovo film ispirato alla vicenda.
19 dicembre 2011 alle 11:25 AM
Sulle versioni… la leggenda vuole che la migliore fosse la versione Einaudi, che tuttavia è ormai piuttosto difficile da reperire.
La versione Adelphy è piuttosto sbrigativa.
Io sarei per la versione Rizzoli, che tuttavia è molto costosa.
Per l’inglese… meglio la versione Penguin (7 sterline, 352 pagine) o la versione Foreign Language Press (1900 pagine a 20 sterline)? Io direi la seconda, nonostante la scarsa qualità materiale dei volumi.
@Cily
Io credo ci sia più da imparare da questo libro che da parecchi manuali.
E i patiti dei manuali di scrittura, ahimé, scrollarseli di dosso è quasi impossibile… 😛
19 dicembre 2011 alle 11:58 AM
mi fai venire le voglie…
io ho trovato questo:
http://www.lulu.com/product/a-copertina-morbida/il-viaggio-in-occidente—i/18179516?productTrackingContext=search_results/search_shelf/center/1
se ne sa nulla?
la dicitura “Salvo novità future, non cercatene altrove edizioni integrali a stampa in lingua italiana…” mi inquieta un po’.
e questo:
http://www.eprice.it/Letteratura-Straniera-CEREBRO/d-3646016
“libro sfrenato e divertente – unica traduzione integrale italiana di un grande romanzo classico cinese”
???
19 dicembre 2011 alle 1:08 PM
Non le conoscevo.
Credo siano entrambe traduzioni integrali basate sullo stesso testo usato dalla Foreign Language Press – per lo meno sulla base del conteggio delle pagine.
Una è in tre volumi l’altra apparentemente in due.
È ragionevole immaginare che siano più complete dell’edizione Rizzoli – ma sono anche care come il fuoco (l’edizione lulu in tre volumi, così ad occhio, supera i 60 euro; quella in due, se tanto mi dà tanto, supera gli 80).
Il discorso dell’unica traduzione integrale è dato proprio dal fatto che del lavoro di Wu Cheng’en esistono parecchie versioni diverse… ed il testo è, naturalmente, fuori copyright da secoli.
19 dicembre 2011 alle 1:09 PM
È uscita quest’anno la traduzione integrale pubblicata dalle edizioni cerebro ad un prezzo tutto sommato abbastanza folle. Io l’ho appena ordinato, a natale mi aspettano 1800 pagine da leggermi durante le vacanze.
19 dicembre 2011 alle 1:11 PM
Ecco, appunto – prezzo abbastanza folle.
Facendone un discorso veramente solo di quattrini, se uno è interessato all’integrale e legge in inglese, tanto vale buttarsi sull’edizione FLP.
19 dicembre 2011 alle 1:22 PM
Per chi fosse interessato sul sito liberliber.it è possibile scaricare l’ebook gratuito dalla traduzione di Serafino Balduzzi che dovrebbe corrispondere alla pubblicazione Rizzoli.
Il libro rientra nel progetto Manuzio.
Il libro viene rilasciato in download con la seguente licenza
http://www.liberliber.it/libri/licenze/index.htm
E’ gratuito ma magari una donazione per il progetto può avere senso.
Non credo che sia illegale scaricarlo perchè da quanto si legge :
” il progetto Manuzio riguarda e può riguardare solo opere per le quali siano scaduti i vincoli di diritto d’autore, o delle quali i titolari legali di tali diritti decidano di consentire la libera diffusione attraverso gli strumenti informatici.”
Se qualcuno avesse informazioni diverse però fatemelo sapere.
Ciao
Cily
19 dicembre 2011 alle 2:11 PM
Io sono sempre stato un fan del cartone lisergico… 🙂
Quando giunse Starzinger iniziai ad avere dei sospetti: il protagonista in versione cyborg con la stessa coroncina dorata, un giavellotto allungabile, l’astronave al posto della nuvola…
Troppe coincidenze, e io ero un piccolo drogato di cartoni jappo per lasciarmi sfuggire i particolari.
Mi stavo già fiondando sull’edizione inglese Penguin, ma se Davide dice che la Rizzoli può andare e Cily fornisce l’assist…
Grazie. 😉
19 dicembre 2011 alle 2:37 PM
Il cartone di Tezuka è un piccolo capolavoro – già solo nel design dei personaggi, e poi nel mescolare elementi orientali ed occidentali, antichi e moderni…
Certo, soprattutto sui primi episodi, è palese che lo staff della produzione aveva cenato con del pesce adulterato malamente, o si era fumata l’impossibile.
Poi, dopo una ventina di episodi, si torna a livelli quasi normali.
19 dicembre 2011 alle 4:40 PM
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
19 dicembre 2011 alle 6:17 PM
Spinto dal tuo articolo sono riuscito a trovare la prima parte della versione di Stephen Chow 🙂 , ma in cantonese 😦 . Nonostante l’ostacolo della lingua però me lo sono gustato come film. Davvero spettacolare ! Domani tocca alla seconda parte !
19 dicembre 2011 alle 6:45 PM
In effetti il cantonese potrebbe essere un problema, se uno volesse anche apprezzare i giochi di parole… 😉
19 dicembre 2011 alle 9:53 PM
Uh… Io con il “lisergico Monkey” ci sono cresciuto, è stato il mio compagno d’infanzia in luuunghi pomeriggi di solitudine e malattia davanti a certe scomparse tv private. Mi avrà fatto male?…
19 dicembre 2011 alle 11:04 PM
Non credo… curiosamente anch’io ho questa memoria di lunghe giornate in preda alla malattia, a guardare in Tv Monkey su qualche rete ormai perduta…
Quindi mettiamola così – se ha fatto male a te, ha fatto male anche a me.
Ma a me non direi che abbia fatto male… 😛
20 dicembre 2011 alle 7:14 PM
Ehm… Integrale e gratis in italiano.
http://www.liberliber.it/libri/w/wu_cheng_en/index.htm
Tra l’alto e’ appena uscito anchequesto:
http://www.j-pop.it/view.php?section=news&id=307
21 dicembre 2011 alle 10:45 AM
ho letto la versione rizzoli! è stato il mio primo assaggio di letteratura cinese…. che dire? ne sono rimasto folgorato! 😀
26 dicembre 2011 alle 12:40 AM
Consiglio anche “il sogno dello scimmiotto” Marsilio (aka Appendice al viaggio d’occidente)
18 settembre 2015 alle 8:34 AM
parlando di mitologia , significati e archetipi ,in cina sta succedendo un po quello che nel romanzo in chiave mitologica e narrativa viene detto, cioe la cina sta perdendo e perde per dare spazio a business soldi e cellulari alla sua origine alla sua storia, alla via come e descritta nel romanzo..alla sua consapevolezza. e per recuperarla stanno chiedendo a noi a ovest cioe a occidente considerando anche l india dove sta l origine della genesi dell uomo con bramha e visnu la dualita ecc ecc , insomma ora ne sappiamo piu noi di loro e se vogliono ricordarsi chi sono dovranno fare il viaggio a ritroso da noi e ricordarsi chi erano… questa e per me un aspetto e una chiave di lettura.. poi c e l aspetto della triade e trinita dei personaggi del saggio che e la consapevolezza del serpende che e la rappresentazione della gnosi o della mente .. e per ora mi fermo qui