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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

L’illusione del risparmio

13 commenti

Ok, qualcosa di completamente diverso.

L'importante è crederci, vero?

Due sere or sono, durante il telegiornale regionale, un simpatico (ma neanche poi tanto) rappresentante di una finanziaria mi ha spiegato che nell’ultimo semestre le spese medie delle famiglie piemontesi sono calate di un 7-14%.
La cosa, a detta del gentiluomo, è rassicurante.

In questi tempi di crisi, il calo delle spese indica chiaramente che le famiglie piemontesi sono tornate a dare valore al risparmio.

Nel senso che stanno tornando a mettere da parte un piccolo gruzzolo, invece di bruciarsi i soldi in sciocchezze superflue come facevano prima.
Il che, alla luce di fatti che ciascuno di noi può agevolmente constatare giorno per giorno, è talmente sbagliato… meglio, è talmente falso, da lasciare assolutamente allibiti.

Il punto, infatti, è che il taglio alle spese non corrisponde affatto ad un accaparramento, ad un accumulo di ricchezza, bensì al fatto che i quattrini non bastano più per coprire tutte le spese, e quindi si taglia tutto il tagliabile, e si prega che le cose migliorino.
Nessuno sta salvando nulla – e chi aveva un gruzzolo da parte lo ha già dilapidato, o si trova ormai agli sgoccioli.

Ed è estremamente preoccupante che a livello istituzionale la situazione venga letta in maniera tanto irrealistica.

Sarebbe sufficiente parlare con un po’ di persone all’uscita dal supermercato per annullare qualsiasi illusione – ma la versione ufficiale torna a reiterare la leggenda dell’italiano risparmiatore, unica difesa contro la crisi.

Ed è vero – i risparmi degli italiani hanno dato fiato alla nostra economia… finché son durati.

Il mercato del lavoro è involuto, sclerotico e vecchio di un secolo.
I figli laureati vivono a spese dei genitori pensionati… e non è per pigrizia, bamboccionismo o chissà che altro, ma semplicemente perché chi avrebbe dovuto (politica ed economia) non ha sviluppato il mercato del lavoro abbastanza per accomodare persone con una preparazione superiore.
Sarebbe stato logico spostarsi in avanti, passare alle alte tecnologie, alla ricerca ed allo sviluppo, lasciando la manifattura ordinaria a paesi meno sviluppat, con un mercato del lavoro meno evoluto. Invece si è preferito mantenere lo status quo, abbassando i salari in modo da cercare disperatamente di rendere l’operaio non specializzato italiano competitivo con il lavoratore a cottimo cinese.
Che per di più, poverello, viene dipinto come una specie di orco.
L’avidità ci ha congelati da qualche parte a cavallo fra ‘800 e ‘900.
India e Brasile oggi sono nazioni all’avanguardia nell’hi-tech – noi esortiamo gli ingegneri a fare gli idraulici, o i ciabattini, o offramo loro contratti che non coprono le psese minime di sopravvivenza di un adulto.

Noi il treno ce lo siamo perso...

Si deve compensare col risparmio.
Ed ora i soldi – sempre meno, sempre più difficili da guadagnare – stanno finendo.

Sentimenti condivisibili

L’atteggiamento del gentiluomo in TV è particolarmente preoccupante, poiché è impossibile non ricordare quelle economie che crollarono miseramente, nella seconda metà del ventesimo secolo, poiché non solo la leadership aveva falsato le analisi economiche, ma poi aveva agito sulla base delle proprie false affermazioni.
È comprensibile, certo, se non giustificabile, che si tenti tutto il possibile per mantenere l’ordine e la tranquillità della popolazione, ma come recenti fatti di cronaca hanno dimostrato, abbandonare i cittadin a se stessi, e poi inventarsi delle scuse puerili per aver disatteso i propri obblighi, non è una politica vincente.

E mentre i posti di lavoro si fanno sempre più difficili da reperire, le aziende collassano e gli stipendi si volatilizzano, riprende a circolare la voce odiosa secondo la quale il lavoro c’è, e in abbondanza.
Sono solo i cittadini, come al solito, che non hanno voglia di lavorare.

Il mio amico Angelo Benuzzi, che sta tre celle più in giù lungo questo corridoio, e che in campo economico è molto più ferrato di me, dice che le cose devono cambiare.
Io temo la prima scintilla, poiché prevedo una terribile conflagrazione.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

13 thoughts on “L’illusione del risparmio

  1. Le cose dovrebbero cambiare, certo, però abbiamo perso troppi treni troppe occasioni. Ancore oggi si preferisce non vedere.
    E credimi, non si vuole vedere.
    L’atteggiamento di quell’ “esperto” è da irresponsabili, sintomo di un uomo che non vuole vedere.
    Ma quanti di quelli che lo hanno ascoltato a casa gli avranno “voluto credere”?
    A me spaventano più qulle persone lì.

  2. E’, come sempre, il potere che per perpetuare se stesso ha bisogno di costruirsi falsi mondi in cui far vivere i propri sudditi. Le proteste di questi giorni, così massicce e giuste, andavano fatte quando ci venivano propinate quelle scempiaggini su: gli italiani sono ricchi, la crisi non esiste, non pagare le tasse non è reato. E invece adesso quella stessa gente tornerà come salvatrice della patria, osannata dal volgo proprio perché ci sarà gente come quell’omino di rai regione che gli preparerà il solito terreno della menzogna e della falsificazione. Basta sfogliare Libero, Il Giornale e altri reality show cantando.

  3. Mmmm il tipo della TV è semplicemente in malafede…non è idiota è solo uno a cui è stato detto di non scatenare il panico e ovviamente la dialettica e la capacità di rigirare le frittate deve essere una sua qualità altrimenti non parlerebbe in TV.

    Il lavoro c’è ed è vero…ma a gratis!
    Ma magari vuoi lavorare!Sai quanto c’è da fare?
    Però VOLONTARIATO, mica retribuito!

    Sono davvero turbata dagli eventi dell’ultimo periodo perchè anche io comincio a percepire una tensione e un malcontento giustissimo ma al limite della sopportazione e quando poi la pazienza delle persone è al limite hai ragione tu, la reazione può essere violenta…molto violenta.

    Cily

  4. Sbugiardare la storiellina del risparmio? Facile, basta andare a vedere i depositi presso le banche (in calo) e controllare l’indice delle sofferenze (in aumento). L’impressione forte è che in molti abbiano capito benissimo cosa sta succedendo e che in pochissimi abbiano intenzione di far qualcosa.
    Nel frattempo succedono cose come il blocco in Sicilia e i media ne parlano solo perché ci si é infilata in mezzo Forza Nuova. Si parla tanto di singolarità in arrivo, pensavo fosse uno spostamento tecnologico, mi sa che sarà sociale / economico e ti giuro che mi fa molta più impressione.

  5. Mi pare fosse un pensiero di Gould quello che affermava, più o meno,
    che è vero che l’umanità sta prendendo una pessima china,
    però nemmeno in questo l’uomo ci sta mettendo particolarmente impegno.
    Di conseguenza, se davvero partisse un movimento per migliorare le cose,
    non troverebbe particolari resistenze. Forse è necessaria solo un po’ di
    energia di attivazione…ma non troppa, speriamo!!!

  6. Grazie per i commenti.
    In questo periodo, forse anche per disavventure personali, la situazione la vedo francamente un po’ più nera del solito.
    Soprattutto ho la forte impressione che da una parte si stia operando secondo le solite regole per distrarre e narcotizzare la popolazione con le abituali armi di distrazione di massa.
    E dall’altra vedo una passività che forse queste distrazioni le accoglie con sollievo.

    Ma sono io che sono pessimista.

  7. Pur essendo in difficoltà come tanti, temo di non condividere qualche presupposto di troppo.
    La logica del lasciare la manifattura al terzo mondo è stato proprio il modus operandi degli ultimi decenni, la massima parte della globalizzazione è stata precisamente questo – le famigerate delocalizzazioni sono questo. La crisi di oggi è proprio il tramonto di quella visione, se non c’è lavoro è proprio perché è stato delocalizzato.
    E perché non dovrebbe fare innovazione chi produce? Il loro parere forse andava chiesto prima.

  8. Mah, guarda. Io se tutto va bene dovrei laurearmi tra poco più di due mesi e vedo il baratro che si avvicina. Non sei l’unico pessimista.

    Per inciso, ti ho segnalato per il Versatile Blogger Award. Qui puoi “ritirare” il premio (intanto mi faccio un poco di pubblicità): http://argonautaxeno.blogspot.com/2012/01/versatile-blogger-award-2011.html

  9. @lamb-O
    Sono daccordissimo.
    Il problema è che, delocalizzando la manifattura, non si è pensato a sviluppare la formazione prima e la produzione poi nel nostro paese.
    Le aziende hanno cercato all’estero manovalanza a basso costo mentre il nostro sistema continuava a sfornare manovalanza… Abbiamo dato da lavorare al terzo mondo non perché qui da noi i lavoratori avessero di meglio da fare, ma solo perché costava meno.
    Sarebbe stato logico e soprattutto sarebbe stato possibile avviare una evoluzione del nostro panorama produttivo, alzando lo standard e garantendo lavoro per molti, se non per tutti.
    Produrre hi-tech altamente specializzato qui, e lasciare la produzione di massa in aree esterne.
    Insomma, si è fatto solo metà di ciò che sarebbe stato logico fare – ed è stata una scelta ragionata, votata all’incasso più che allo sviluppo.

    E certamente l’innovazione tocca alle aziende, insieme con lo stato (poiché è lo stato a gestire la formazione a tutti i livelli) – e l’ho anche detto, quando ho citato politica ed economia.

    @Solomon
    Fresco di laurea?
    Scappa… se puoi, se te la senti, se c’è la possibilità, guarda oltre cnfine.
    (e grazie per il premio!)

  10. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  11. Non so quanto possa essere utile scappare oltre confine. Il sistema è marcio e sta per cadere dall’albero. Il brutto è che non c’è pronta un’alternativa, il rumore sarà impressionante

  12. Post che condivido per intero.
    Ci danno da bere false notiziole rassicuranti per non scatenare il caos.
    Ma tanto…cosa può mai fare un popolo incazzato ad un governo dalle promesse fatue?
    Mica abbiamo le palle di fermare tutto il paese e decapitare i leader…!
    Certo adesso si tenta di salvare il possibile, ma la deflagrazone ci sarà e verrà patita dai più deboli della catena sociale.
    Questa è la triste realtà. Loro, al massimo piagnucolano per non avere l’auto blu.

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