strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Campare di chiacchiere

20 commenti

Ah… un po’ di Cat Blog.
Ho un sacco di cose di cui scrivere, un sacco di libri da raccontare, un sacco di idee rubate ad altri blog da sviluppare, ma oggi no.
Mezzo metro di neve, la corrente elettrica che va e viene, esistono forse delle alternative a starsene al caldo, la teiera a pieno regime, a leggere alla luce della lanterna da campeggio?
Beh, sì…

il 2013

Il 2012 (un mese è ormai andato) sarà un anno anomalo – se il resto del paese affronta la crisi, io mi ritrovo sull’orlo della fine del dottorato di ricerca e oltre quell’orlo si estende la vasta oscurità dell’incertezza assoluta.
È vero, un mio vecchio amico è sopravvissuto per anni dormendo in un furgone e svolgendo lavori occasionali, ma io ho sempre pensato che non riuscirei a farcela.
Urge trovare delle stratege alternative.

Perciò, mentre settimanalmente si spulciano gli annunci sulle pagine di New Scientist per vedere come gira il mercato internazionale per geologi e paleontologi, e quotidianamente gli annunci dei proposte di lavoro per espatriati in Giappone (se devo vivere da emigrante, tanto vale che lo faccia in un posto divertente, giusto?), si torna alle vecchie pratiche: sono sopravvissuto per cinque o sei anni facendo conferenze pubbliche e tenendo corsi, ed è un lavoro che so fare, e lo so fare bene.

Si tratta di ripristinare la vecchia attività, e modularla sul nuovo ambiente – trovare prede far le colline, anziché nella grande città.

L'idea di suonare il flauto agli angoli di strada la teniamo di riserva (ma tocca ricominciare a fare esercizio)

E così, complice l’inattività forzata, ieri mi sono messo a buttare giù idee su un pezzo di carta (niente corrente, niente PC).
I corsi post-doc li posso proporre alle università ed alle associazioni professionali.
Conosco la prassi, ho il materiale, ho un po’ di buoni contatti.
Posso allargarmi a nuovi ambiti – posso spiegare l’approccio ecologico ai criminologi, ad esempio.

Poi ci sono le conferenze.
Per anni ho tenuto conferenze gratuite, una o due ore davanti ad una trentina di persone parlando delle cose più improbabili – dal legame fra la Piccola Glacazione e la Rivoluzione Francese al rapporto fra l’eruzione esplosiva del Tambora e Frankenstein, dall’approccio naturalistico dei filosofi cinesi al legame fra arte scienza ed immaginazione fra occidente ed oriente.
Beh, sarà una buona idea definire una serie di argomenti, un formato, definire un target, e definire un tariffario.
Lucidare la lista delle qualifiche (laurea, master, dottorato, proficiency, attività didattiche…)

Servirà a qualcosa?
C’è gente disposta a pagare per ciò che tanti sono stati ben felici di ascoltare gratis?
Provarci non costa nulla.
La lista sul foglio si allunga.

… e mi rendo conto che mio padre probabilmente inorridirà all’idea che io mi proponga di mantenermi il più a lungo possibile (finché non si prospetta qualcosa di meglio) sostanzialmente con le chiacchiere.
Già l’idea che io venissi pagato per insegnare a una trentina di ricercatori e dottorandi gli pareva assurda.

Durante l’estate ho seguito un bel corso su Scienza e Comunicazione.
Spero di seguire qualcosa di affine quest’anno.
Corso che è stato divertentissimo e illuminante, e non mi ha insegnato granché di nuovo in ambito Comunicazione, ma mi ha convinto, se non altro, che c’è un gran bisogno di comunicazione scientifica e un tonante vuoto di competenze e, misteriosamente, di volontà.
L’università insegna ai suoi studenti che l’attività di divulgazione è una cosa che non si fa – è svendere la propria conoscenza, probabilmente.
Il mercato esiste, vastissimo e trascurato – ma probabilmente non ha la consapevolezza delle proprie necesstà, e non è disposto a pagare.

E poi le risorse, le fonti, i trucchi del mestiere.
The Naked Presenter di Garr Reynolds, certamente – che è forse il miglior manuale sul parlare in pubblico e comunicare i propri contenuti (e la propria passione!) che mi sia capitato fra le mani in tanti anni (e credetemi, ne ho letti parecchi).
Il Lecturer Toolkit di Phil Race, e poi il solito Manuale di Chicago sulla Comunicazione Scientifica.
Le basi, per trovare qualche idea extra.

E poi rifare il sito professionale – che è scomparso quando è morto GeoCities.
Serve rintracciare un servizio stabile di web-hosting gratuito.
Appena torna la corrente…

Fuori nevica, la luce sfarfalla, e ci sono una marea di cose da fare.
Sarà un anno maledettamente interessante.
E ci sono un sacco di cose da fare.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

20 thoughts on “Campare di chiacchiere

  1. Ciao,

    si puo’ avere qualche altra informazione su questo “Manuale di Chicago sulla Comunicazione Scientifica”?

    Grazie

  2. Comprendo molto bene la necessità di un ‘plan B’ e già che ci siamo anche di un ‘plan C’, spero che gli sbocchi professionali nei campi che citi siano tali da consentirti la massima tranquillità. Immagino anche che nei tuoi possibili piani ci sia anche il passaggio all’estero per proseguire l’attività in maniera diversa. Se posso chiedere, per il tuo ramo esiste l’equivalente dell’abilitazione spagnola degli avvocati?

  3. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  4. @Riccardo
    Chicago Guide to Communicating Science.
    Si tratta di un estratto ampliato del Chicago Manual of Style (la guida di riferimento per la pubblicazione tout court nell’editoria americana), che copre solo impostazione, formattazione, editing etc. per ciò che riguarda i lavori scientifici (accademici o divulgativi), con in più una parte sulle presentazioni orali.
    Contiene tutti gli standard editoriali, e discute in maniera concisa ma a fondo tecnica, teoria e pratica della comunicazione scientifica.
    http://press.uchicago.edu/ucp/books/book/chicago/C/bo3630105.html

    @Angelo
    Sì, l’estero è una possibilità reale.
    E gli spagnoli richiedono una abilitazione e non riconoscono il nostro esame di stato.
    Il Re delle Arance e dei Fichi continua a mettersi di traverso.
    Nota di colore locale – esistono istituti che offrono (a caro prezzo) un master che consente di ottenere l’abilitazione spagnola senza passare dal via.

  5. Mi piace perché il post è comunque carico di positività e non di rancore o malinconia.
    Conosco diverse persone che in questo 2012 contano di reinventarsi, magari sfruttando talenti, abilita e conoscenze che fino ad adesso hanno tenuto da parte come assi nella manica.
    Chissà che anch’io non m’inventi qualcosa. Ci sto pensando ogni giorno un po’ di più…

  6. Come dice giustamente Angelo, bisogna sempre avere un piano B, e magari anche un paio di piani C.
    Onestamente, quando non c’erano problemi, non ho mai rifiutato l’opportunità di parlare in pubblico gratis, per la comunità.
    Ora che siamo negli anni del lupo, come dicono gli anglosassoni, tocca mettere ogni capacità al lavoro per la sopravvivenza.

    Io sto pensando seriamente di provare a proporre qualcosa senza scambio di denaro, a titolo sperimentale.
    Io tengo sei lezioni in due settimane e loro mi fanno la spesa al supermercato per due settimane…
    Come dicevano i taoisti, il vero saggio non maneggia danaro.
    Beh, pare che sia arrivato il tempo in cui dovremo abituarci alla saggezza.

  7. Non sai quanto mi ci ritrovi in questo post…

  8. Il baratto è tornato prepotentemente di moda, non sto scherzando. C’è molto movimento in quella direzione e non è limitato a gruppi di persone che si ritrovano in uno spazio ristretto. La Rete e i corrieri low cost stanno cambiando cose inimmaginabili pre crisi.
    Quanto ad avere un ‘plan B’, un ‘plan C’ etcetera, una volta era considerato da paranoici; adesso sta diventando normale, ditemi voi se non è un segno preciso dei tempi questo.

  9. Stai per rientrare nelle fila di quelli che si arrangiano, un mondo pericoloso ma molto divertente

  10. @Enzo
    Credimi se ti dico che non l’ho mai lasciato.
    È come la pirateria sul mare oceano.
    Il dottorato, semplicemente, equivale ad avere un attracco in un porto sicuro per qualche tempo.

    @Angelo
    Sono tempi che premieranno una certa modica quantità di paranoia.
    E poi, anche i paranoici hanno dei nemici 😉

  11. Seguire un corso o una conferenza di una persona competente della propria materia è sempre interessante, se poi serve non solo ad arricchirsi culturalmente, ma anche a migliorare la propria professionalità non trovo che ci sia nulla di scandaloso nel pagare un prezzo equo.
    Pensa a Rita dalla Chiesa che starnazza idiozie in tv attorno all’ora di pranzo e la coprono d’oro!

    So che negli ultmini anni alcune regioni hanno messo a disposizione delle aziende dei fondi per fare formazione attraverso corsi e conferenze, quindi è probabile che qualcosa in quella direzione si muova.
    In bocca al lupo!

  12. Povera bestia, il lupo.
    Sì, esistono progetti e finanziamenti – o esistevano prima della riforma e dei tagli – il trucco è comunque raggiungere il pubblico e convincerlo.
    E spesso è molto difficile.

  13. Posto che sebbene abiti nel verde non penso voglia mettere su una coltivazione di marjuana stile Weeds (serie tv) per diventare super benestante, proverei anche con le Fondazioni, i Musei, le scuole alternative.
    A Torino ce n’è un sacco.
    Il tuo sapere divulgato è prezioso, divertente e tu sei assolutamente competente, arguto ed ottimo oratore. Sai far interessare di molluschi trovati su sgarrupate montagne e di sci-fi, di gialli e di ricette elisabettiane.
    Non conosco nessuno con una libreria mentale così vasta e una capacità di parlarne in modo così interessante.
    Quindi non demordere. Non hai mai provato ad insegnare? Università alternative tipo l’Università Popolare che so. Sembra cosa da nulla, ma ci sono tantissimi corsi, e qualcuno lo puoi inventare tu che so sul linguaggio del cinema dagli anni 40 ad oggi (è solo un esempio) o il bestiario cinematografico ai tempi del bianco e nero…
    Le Fondazioni poi sono luoghi danarosi con gente pronta a frequentare corsi svariati !
    NON DEMORDERE!

    Nella penombra ottocentesca della candela la mente si lascia andare “alle chiacchiere” (per citare tuo padre).

  14. Lady, io ho insegnato in università tutt’altro che alternative – Trieste, Parma e Urbino, per dire.
    Ma non ho avuto problemi neanche ad insegnare per il settore privato.

    L’università popolare di Torino ha un mio CV da dieci anni – ma la cosa non mi preoccupa, un mio amico venne convocato dopo quindici anni di attesa, e credo gestisca ancora oggi un paio di corsi da loro.
    Appena laureato proposi un corso all’Università della Terza Età a Torino.
    L’idea di un corso divulgativo sulla paleontologia gli piacque un sacco.
    Si fecero dare un progetto di massima per farsi un’idea.
    Poi chiamarono uno dei docenti del Dipartimento di Geologia per tenere il corso.
    Anni dopo proposi due gruppi di lettura al Circolo dei Lettori.
    A parte trattarmi come qualcosa di strisciato fuori dalle fognature causa mancanza di cravatta, si fecero lasciare le due proposte.
    Uno dei due gruppi venne avviato sei mesi dopo – ma non da me.
    Torino è una vasca troppo piccola in cui nuotano troppi squali molto grossi.

    Ma sto mettendo giù un elenco di enti affini qui fra Asti e Alessandria.
    E poi, naturalmente, dove mi chiamano, io vado.

  15. Ho lavorato per un’associazione che aveva come presidente un tizio che teneva conferenze e corsi di formazione professionale.. teorie affascinanti composte da:

    Gurdjieff (almeno un chilo e mezzo, ruspante)
    Filosofie orientali (solo quelle selvatiche e di stagione)
    Nozioni di psicanalisi (una spolverata)
    studi sul sistema neurologico (la metà rispetto al peso del Gurdjieff)

    mescolare il tutto con sale q.b.
    lasciare bollire finchè è cotto
    servire freddo.
    Ecco a voi la P. del terzo millennio.

    Ecco a voi un bel sistema di psicosetta!

    Soldisoldisoldi, non mi capacito di quanti soldi sia riuscito ad incalanare
    progettiprogettipreogetti per minori in difficoltà (effettivamente sostenuti)

    Davide, hai sbagliato tutto.
    Quando proponi i tuoi corsi devi farti chiamare Maestro e devi dire di essere il presidente di un’associazione che salvaguardia i diritti di lombrichi

    hai provato qui?
    http://www.compagniadellearti.mi.it

    tramite conoscenze avevano proposto a ME di pensare ad un corso.. se poi si concretizza qualcosa, fammi sapere, il fondatore è il fratello di un collega di una persona a me molto cara.. forse puoi evitare di incappucciarti…

  16. và che sono sempre seria in quello che dico, se vuoi contattarmi via mail, l’indirizzo dovresti averlo

    Gloria

  17. Grazie dei suggerimenti.
    Vedremo come girano le cose passata la tormenta…

  18. Mi vergogno del mio paese. Non mi capacito come una persona come te non venga chiamata subito, altro che 10 anni! Comunque, io ci sto a salvaguardare i lombrichi e a farti presidente, basta che non li ammazziamo per andare a pesca.

  19. Che dire, hai tutta la mia solidarietà. Sono tempi interessanti, certo, ma anche maledettamente difficili.

    In ogni caso le competenze non ti mancano di certo, penso che in un modo o nell’altro l’ipotesi di suonare il flauto sul marciapiede puoi tranquillamente lasciarla da parte.

    E a quanto pare hai anche tutta la determinazione necessaria ad affrontare queste situazioni, non sai quanto ti invidio questa cosa.

  20. La determinazione è una gran cosa e a volte è molto difficile.
    D’altra parte, lasciarsi cogliere dalla depressione è assolutamente inutile.
    Sedersi e piangere perché le cose vanno male (e vanno male) non risolve i problemi.
    Ma spesso è l’ambiente che ci circonda – è come nuotare nella melassa.
    Tutti quanti aspettano terrorizzati, o depressi, niente si muove.
    Non è affatto facile.

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