Strane faccende…
I miei contatti oltre Atlantico mostrano una improvvisa ossessione per un piatto della cucina francese che io ho sempre associato alla Belle Epoque ed alla Grande Guerra – forse a causa di un vecchio film di Blake Edwards con Rock Hudson e Julie Andrews.
Perché questo improvviso interesse per le Crepes Suzette?
Perché come sostenevano i saggi, possono tramutare un cannibale in un uomo civilizzato?
Pare la cosa abbia una connessione con una speciie di esplosione anglofila legata – tra l’altro – ad uno sceneggiato della BBC.
Ma dell’anglofilia parliamo domani, in un modo o nell’altro.
Oggi parliamo di Crepes – perché come diceva quel tale, non è sempre caviale.
E perché, trattandosi di un piatto inventato nel 1895, solletica il mio gusto per lo steampunk, o anche solo per il vittorianesimo spurio.
Cominciamo con una nota psicologica – le Crepes Suzette sono il genere di piatto che, se gestito con cura, convincerà il vostro commensale che siete degli assi imbatibili del fornello:
Il fatto che siano anche piacevoli al palato, non guasta.
Le Crepes Suzette si compongono di due parti
. crepes
. suzette
300 ml di latte
120 g di farina
2 uova
un pizzico di sale
Qui ci vuole il frullatore.
Sì, ok, lo sapiamo che avete l’immagine del cuoco che sbatte a mano con la frusta l’impasto delle crepes.
Consideratela come l’immagine di Obi Wan Kenobi che deflette i colpi di blaster con la spada laser – bello, ma voi non sareste in grado di farlo.
Perciò, frullate gli ingredienti per ottenere la pastella.
Poi si prende un’ampia padela, si versa un velo d’olio sul fondo, lo si porta in temperatura e poi si versa uno strato sottilissimo di pastella.
Cuoce in un amen, per cui fateci attenzione.
Per girarla, spatola, oppure il classico colpo del polso con giramento al volo.
Si conservano in freezer!
Sì, lo so, voi siete raccapricciati all’idea (voi credete che davvero al ristorante vi preparino tutto fresco e sul momento, vero?), ma considerate – in questo modo le avrete sottomano pronte quando vi serviranno.
Ricordate che noi siamo qui per fare le cose facili, e per far sembrare facili le cose difficili.
… che, nonostante solletichi il mio immaginario dieselpunk, non è una polposa soubrette nella Pargi degli anni ruggenti, ma un semplice riferimento al beurre Suzette, una varietà di burro. Triste, eh? (*)
Per far diventare Suzette le nostre Crepes, dobbiamo preparare la salsa, che secondo la ricetta originale è…
4 cucchiai zucchero vanigliato
la buccia ed il succo di un limone
50 g di burro
1 cucchiaino di acqua di fiori di arancio
la buccia ed il succo di 2 arance
4 cucchiai di Kirsch
4 cucchiai di Curaçao bianco
6 cucchiai di Rhum
2 cucchiai di Maraschino
Mescolare il succo degli agrumi, le loro scorze zuccherate ed il burro.
Portare a ebollizione.
Aggiungere l’acqua di fiori d’arancio e i liquori, e riportare ad ebollizione.
Si conserva in bottiglia in frigo.
Al momento dell’azione, portare a ebollizione la salsa, immergervi le crepes, piegarle in quattro.
Al momento di servire, addizionare di Rhum e flambare.
Dite quel che vi pare, ma è meglio che farcirle con della anonima Nutella.
————————————————————–
(*) Circola la leggenda che debbano il nome ad una attrice francese dell’epoca chiamata Suzanne Reichenberg, alias Suzette, ma la cosa pare piuttosto improbabile.
1 febbraio 2012 alle 1:48 PM
Non avevo mai pensato alle crepes come a una pietanza steampunk 😉
Posso dirti che mi piacciono, anche se mi danno quasi subito un senso di pienezza che si ripercuote per ore.
Bello questo ritorno alle ricette in chiave storico-cinematografica. Ho apprezzato l’articolo 🙂
1 febbraio 2012 alle 2:05 PM
ciao,non commento mai,ma ti leggo da parecchio.volevo dirti che in molti ristoranti i bravi camerieri le crepes le preparano espresso:al momento,davanti ai commensali,con fiammata decorativa.
vengon buone anche come dici tu,ma portare una bella figliola in un posto dove fanno cose simili ha un suo fascino…
1 febbraio 2012 alle 2:06 PM
Suggersico la “variante” bretone a base di grano saraceno: se fatte bene sono molto più leggere.
1 febbraio 2012 alle 2:24 PM
La variante bretone, se è quella che penso io, è ottima con il salato. Per le crespelle dolci consiglio di ungere la padella con il burro invece che con l’olio e, volendo, ti assicuro che si può fare a meno del frullatore, a patto che la farina sia setacciata.
1 febbraio 2012 alle 2:38 PM
Si dice che le crepes tradizionali francesi siano quelle bretoni (galettes), fatte di grano saraceno.
Mentre quelle dolci, con uovo e farina bianca siano state introdotte alla corte di Francia da Caterina de Medici.
Tant’è che in certe parti della toscana si chiamano ancora con il termine tradizionale: pezzòle (fazzoletti)
1 febbraio 2012 alle 2:38 PM
Ottimo il suggerimento del grano saraceno.
Anch’io preferisco il burro, ma ha il problema che raggiunge troppo in fretta temperature eccessive, e quindi si rischia di carbonizzare le crespelle.
@McNab
Credo che darò un taglio storico-letterario alle prossime ricette – pur restando in tema di survivalismo culinario.
1 febbraio 2012 alle 2:44 PM
Bella lì!
Le crepes sono una delle cose più buone del panorama culinario e si prestano bene a molte preparazioni diverse.
Solo un appunto alla tua ricetta: nella padella ci andrebbe il burro, poco, e non olio…
Va beh, scusa la deformazione professionale! 😀
1 febbraio 2012 alle 2:44 PM
Ok, ho appena visto che lo avevano già detto… sorry 😛
1 febbraio 2012 alle 2:47 PM
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
1 febbraio 2012 alle 2:47 PM
@Paolo
Non sono degno… mi inchino davanti al professionista.
@Mauro
Grazie del commento e bentrovato!
Concordo sul fatto che il cameriere di classe le cose te le prepara sul momento.
a noi a casa ci dobbiamo aggiustare – e cucinare di persona, anziché rimorchiare la fanciulla al ristorante, ha i suoi perché 😉
1 febbraio 2012 alle 4:07 PM
A me non piaccio tanto i dolci, però l’hai preparata molto bene:-)
1 febbraio 2012 alle 4:40 PM
E io, ingenuo che non sono altro, pensavo che cucinare “a vapore” fosse tutt’altra cosa… 😉
1 febbraio 2012 alle 5:00 PM
E io che pensavo che la Suzette fosse semplicemente zucchero e Grand Marnier (eventualmente flambato).
Devo provarla, prima o poi.
1 febbraio 2012 alle 5:23 PM
Eh, no, quelle sono Crepes al Gran Marnier!
(e tu hai scritto “eventualmente flambato” ed io ho letto “avventatamente flambato”… 😀
troppe ore davanti allo schermo.)
1 febbraio 2012 alle 5:30 PM
Che nostalgia! Mi accorgo che sono anni (ehm… decenni), che non le mangio, da quando andavo al mare con i miei che il maitre le faceva direttamente al tavolo… mi sa che è una di quelle cose che andava tanto negli anni ’80.
1 febbraio 2012 alle 5:47 PM
Ripeto, io le associo soprattutto agli anni ’20 – e forse anche a qualche tempo prima.
Strane questioni culturali…
Però sì, forse al tempo della Milano da Bere erano un po’ il sushi dell’epoca… andava molto la roba flambata (una oscura metafora dei miliardi che la politica si stava bruciando? Mah!)
Non saprei, perché io all’epoca della Milano da Bere stavo a Torino, e non è che avessi una vita mondana particolarmente intensa.
1 febbraio 2012 alle 6:43 PM
La migliore l’ho mangiata (ma vah? ) al quartiere latino di Parigi, preparata sul momento davanti ai miei occhi.
Come il McNab non avrei pensato a lei come un piatto steampunk, però a pensarci bene, ci sta eccome se ci sta.
1 febbraio 2012 alle 8:30 PM
L’ultima volta che ho flambato qualcosa a momenti andava a fuoco la cucina mentre io dicevo “fiiiico” davanti ad un fuoco alto 1 metro da cui è uscito Belzebù.
Io sono favorevolissima al congelamento, che nulla toglie alle proprietà dei cibi, in più fai un po’di fighescion se inviti la donna a cena e proponi piatti in un secondo come questi!
Delle crèpes che dire…favolose sia dolci che salate. Mi appunto la ricetta evolutiva e la provo quanto prima.
1 febbraio 2012 alle 9:35 PM
@Lady Simmons
ROTLF per la scena di Belzebù evocato dentro una padella
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