Ancora qualche parola sul pensare al futuro.
Io non volevo creare alcun meme, né lo voleva fare, ne sono certo, la persona che la settimana passata mi ha ispirato quel post su dieci futuri possibili, da qui a dieci anni.
Eppure ho ricevuto un sacco di feedback, ho letto un sacco di cose, ho visto in giro una quantità di post interessanti che riprendevano il mio tema, e pare che altri ne arriveranno.
Ottimisti.
Pessimisti.
Quelli che l’han buttata sul ridere.
Quelli che considerano tutto questo un’allegra scemata.
Eppure, a me pare, non è un’allegra scemata.
E mi dispiace, che qualcuno la veda proprio solo così.
Ed è proprio sulla base del feedback che mi viene quasi naturale scrivere questo post.
E qui parte il pork chop express.
Io sono uno scienziato.
Non è solo il lavoro che faccio dalle nove alle cinque, o quello che mi paga la biada.
È la mia cultura.
Magari uno non avrebbe neanche tanta voglia a, diciamo, quindici anni, di ritrovarsi trent’anni dopo con una cultura scientifica, ma se hai scelto una certa strada, c’è poco da fare, ti si appiccica addosso.
Controlla il modo in cui pensi, determina i tuoi interessi, le tue letture, il modo in cui ti relazioni alla realtà.
Determina il tuo immaginario, e la tua immaginazione.
Come scienziato, scienza ed immaginazione sono i due fondamenti della mia cultura.
Ce l’ho persino sui miei vecchi biglietti da visita.
Davide Mana
scienza e immaginazione
Questo non perché io sia un allegro zuzzurellone, o perché abbia il cervello montato storto, perché una scemata ogni tanto può anche fare piacere, o perché suoni più cool di “si riparano biciclette”.
Semplicemente, scienza e immaginazione sono indissolubilmente legate perché noi non possiamo studiare, o creare, o scoprire, qualcosa che non siamo in grado di immaginare.
O come diceva James Burke (o era Wittengstein?) se noi immaginassimo che l’universo è fatto di uova strapazzate, creeremmo strumenti per cercare uova strapazzate nel cosmo, e alla fine troveremmo modiche quantità di uova strapazzate, creando una grande controversia scientifica sulla quale si terrebero simposi, e Le Scienze farebbe tre articoli l’anno.
Se non potete immaginarlo non potete trovarlo.(*)
Pericoloso relativismo?
Sì.
Da qui, l’idea è che immaginare il futuro, ed immaginare noi stessi in quel futuro, non è un gesto ozioso, o una sciocca boutade per il finesettimana.
È una indispensabile attività che ci permette di pilotare (in maniera quantomai imprecisa) la nostra vita.
È immaginare il bersaglio invisibile prima di scoccare la freccia.(**)
Noi non siamo, con buonapace di Bob Dylan, necessariamente dei sassi che rotolano.
Noi possiamo immaginare una destinazione, ed immaginandola, lavorare per raggiungerla.
E non credo sia fatica sprecata, non credo sia cedere alle fantasie.
Spesso, troppo spesso, chi si vanta di avere i piedi per terra e di pensare alla realtà, ragiona a breve termine, immagina il futuro identico al presente, ed è in balia di forze che non può controllare, poiché non è neanche in grado di immaginarle.
È vittima di un pensiero magico.
Il Destino.
La Fortuna.
Il Caso.
Balle.
Immaginare il nostro futuro è il primo indispensabile passo per costruirlo.
Immaginarne una molteplicità è indispensabile per evitare di andare in briciole quando verremo investiti dall’imponderabile.
Non dileggiamo i visionari.
Perché sono loro che ostinatamente spingono in avanti il confine della nostra conoscenza.
Così, solo per mettere in prospettiva l’esperimento.
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(*)
E le cose che scopro per caso?
Beh, devi essere in grado di immaginare che siano possibili e reali, o le schederai come errori strumentali, bufale o sviste, e le ignorerai.
(**)
Che è poi il motivo per cui la scienza è divertente e tutt’altro che senz’anima come sembrerebbero voler affermare certi sostenitori dell’umanesimo pret-a-porter.
6 marzo 2012 alle 7:48 AM
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
6 marzo 2012 alle 8:20 AM
O, come dicevano gli Assalti frontali in tutt’altro contesto: “puntiamo al cielo, per rimanere in piedi.”
6 marzo 2012 alle 8:52 AM
Io, purtroppo, ho una formazione molto poco scientifica, e dico purtroppo perché credo anche io che sia molto divertente.
Però immagino, e immagino molto spesso il mio futuro, proprio per fare quella cosa che dici tu: pararmi dagli eventuali colpi e affilare le armi per contrattaccare.
Infatti, anche io cercherò di fare un post su di me tra dieci anni. Mi vengono in mente scenari quasi apocalittici, ma riesco comunque a immaginare (ancora) qualche possibilità impostata razionalmente che non è del tutto campata in aria.
E tutto questo per dirti che sì, non è solo un cazzeggio goliardico, è una bella idea, quella di portare le persone a costruire una serie di possibilità per il proprio futuro, e poi scriverne e condividerle con altri.
6 marzo 2012 alle 9:36 AM
Chi pensa che a un futuro identico al presente… è un povero babbeo. Il problema è che, sottilmente, ci hanno convinti di questa colossale davanata. Liberiamocene!
Ah, per la cronaca, il tuo meme sta aiutando anche me a togliere determinati “nodi” di stress dalle troppe cose che faccio. Allegra scemata, eh?
6 marzo 2012 alle 10:12 AM
Il fatto è che ci hanno messo i paraocchi, o almeno ci hanno provato. Tutta la spinta mediatica sulla parte più triviale dell’attualità e della cronaca nera, i serial su poliziotti-preti-carabinieri, l’ossessiva serie di documentari sul periodo del fascismo. Cercano un eterno presente, una forma di controllo che azzeri i cambiamenti che esulino dal nuovo gadget o dal televisore più grande.
6 marzo 2012 alle 11:19 AM
…wow… the video is inspiring anche!
6 marzo 2012 alle 11:26 AM
Ricordo a proposito un picoclo particolare.
Lo scrittore Greg Bear negli anni novanta venne invitato ad un seminario.
Quando fu il suo turno di parlare chiese agli astanti, se tra loro ci fosse qualcuno convinto che nel futuro la razza umana sarebbe stata ancora simile a quella attuale.
Nella sala si alzarono diverse mani.
La risposta di Bear fu un semplice : “Mi spiace, ma siete in errore”
Penso che ci sarebbero voluti molti come Greg Bear in Italia.
6 marzo 2012 alle 12:38 PM
Hai fatto benissimo a scrivere questo post, per puntualizzare cosa c’è dietro il “semplice” pensare a noi stessi dieci anni nel futuro. Ripetermi gli obiettivi a cui voglio arrivare è la base essenziale per indirizzarmi verso quella direzione, in modo serio e appassionato. 🙂
Ciao,
Gianluca
PS: Io ho appena postato il mio contributo al meme, e proprio perché i futuri possibili sono obiettivi concreti a cui mirare, sono stato esclusivamente ottimista. Del resto avrebbe poco senso sperare nel Male, quello ci pensa la Vita a farlo arrivare dalla porta di servizio. 🙂
PPS: Il meme non lo si vuole mai creare, è un organismo auto-generatosi che sfugge subito al controllo. Una scheggia impazzita. 🙂
6 marzo 2012 alle 1:12 PM
Grazie a tutti.
@Fulvio
Felice di essere stato utile
@Nick
Ad avercene, di Bear!
@Gianluca
Concordo in pieno.
Se devo immaginare il futuro, voglio immaginare il futuro per il quale sto lavorando.
6 marzo 2012 alle 1:57 PM
Some men see things as they are and say: why? I dream things that never were and say: why not? – Robert Kennedy.
6 marzo 2012 alle 2:44 PM
Io sono alquanto insofferente per tutti quelli che a ogni sventura occorsa commentano “era destino”.
In realtà è vero solo in alcuni casi, per tutto il resto siamo noi artefici di quello che ci capita.
Detto questo io ho una visione meno ottimista di te sul futuro. Chiamiamola “indole personale”. Comunque, per quel che mi riguarda, non sono scontento delle piccole mete raggiunte e so che le ho raggiunte proprio lavorando in modo duro, quasi cocciuto.
Purtroppo non credo di poter cambiare il mondo, nemmeno nel mio piccolo, ma qui torniamo di nuovo all’indole personale.
Mi accontento, almeno per ora, a cercare di costruire un mio futuro che non sia brutto o scomodo. Nel mentre, incidentalmente, è probabile che farò del bene anche a diverse persone che mi stanno vicine.
6 marzo 2012 alle 3:23 PM
Io credo di essere meno ottimista di come mi si disegna.
Il fatto è che non voglio permettere alle cose storte di danneggiare la mia vita più del necessario.
Finora tutte le volte che sono stato abbattuto mi sono rialzato, ed ho fatto anche uno spettacolo dignitoso.
Credo sia l’unico modo di porsi.
6 marzo 2012 alle 5:03 PM
In questo senso allora siamo molto simili.
Anch’io finora mi sono sempre rialzato. Sono difficile da abbattere definitivamente.
9 marzo 2012 alle 2:01 PM
I futurologi fanno uno dei lavori più ingrati e difficili del mondo.
Ci sono troppe variabili, e nessuno può calcolarle tutte.
O, come diceva qualcun altro, tutto il passato e tutto il futuro esistono già e, se noi conoscessimo tutte le leggi e riuscissimo a determinare (con precisione e contemporaneamente) la velocità, la direzione e la posizione di tutta la materia, riusciremmo a vedere tutto il passato e il futuro.
Cosa che non è possibile… né sul piano pratico, né su quello teorico.
Io, però, qualche mia idea ce l’ho. 😉