Sembra impossibile, in questi giorni, sfuggire ad un articolo su 50 Sfumature di Grigio, il bestseller così bestseller che le sue vendite superano di un ordine di grandezza quelle di tutti gli altri libri nella classifica di Tuttolibri.
Ora, io non l’ho letto, e non intendo leggerlo.
Me lo sono fatto leggere, a dire il vero – estratti, che The Gentleman Gamer, un video-blogger che seguo con un certo divertimento, ha provveduto a leggere e distribuire in rete.
Opinione generale – molto mal scritto, gli gioverebbe una bella editata feroce.
Quanto al tema ed allo svolgimento… Mah!
Davvero l’immaginario femminile brama un maschio alpha primitivo e monocorde, foderato di quattrini e che scopa come una Playstation, per sottomettersi volontariamente alle sue voglie con abbandono ed entusiasmo?
Sono solo io che frequento donne che valutano la propria indipendenza sopra ogni cosa, o che al limite sono onestamente scollacciate, ma a titolo paritario?
Poi, certo, molti (molte?) lo hanno acquistato, ma quanti lo hanno letto?
E fra coloro che lo hanno letto, quanti (quante?) lo hannoa pprezzato veramente?
Quanto è il potere dell’hype, che ci martella dicendo che se apparteniamo al genere femminile, quella è la risposta a tutte le nostre necessità?
Ma non è di questo che voglio parlare.
Quello che voglio discutere, qui, oggi, è – perché accontentarsi di una pallida copia di certe cose, quando là fuori c’è Gor?*
La trama in breve…
Tarl Cabot è un tipo qualunque… beh, ok, non proprio così qualunque… un professore di storia un po’ pomposo ma competente che un giorno, per motivi lunghi a spiegarsi, si ritrova trasportato in un mondo selvaggio e fantastico – Gor, la contro-terra, il pianeta che condivide l’orbita con il nostro pianeta, ma si trova dall’altra parte del Sole**.
Gor è decadente, feudale, retto da feroci Re-Sacerdoti, la spada è il principale strumento di interazione sociale, e la forma di energia più diffusa è il lavoro schiavile.
Marca male, per il povero Tarl Cabot, a meno di non imparare a cavarsela, ed aprirsi con la forza la strada fino ad una posizione sicura nella società goreana.
Insomma, un clone di John Carter, aggiornato al linguaggio ed a certe tendenze degli anni ’60.
Tarnsman of Gor, primo volume della serie di 32 romanzi scaturiti dalla fervida immaginazione di John Norman, è del 1966.
E – a seconda di chi ascoltate – i primi tre, o forse cinque, o magri sette volumi della serie sono anche divertenti – per quanto a detta di tutti il migliore sia il primo. Norman, classe 1931, che nella vita reale è docente di filosofia, dimostra un sano senso dell’umorismo, e ha una mano abbastanza leggera.
Tomorrow,” I said, “you fight on the Plains of a Thousand Stakes.”
“Yes,” he said. “so tonight I will get drunk.”
“It would be better to get a good night’s sleep.”
“I am a Tuchuk – so I will get drunk.”
Si lascia leggere, insomma – e sta nel mazzo, meglio di certecose di Lin Carter, alla pari coi primi romanzi di Alan Burt Akers. Il libro – che nell’edizione originale con copertina di Boris Vallejo, è altamente collezionabile – mi risulta riproposto di recente in formato ebook, e non è una spesa barbina.
Poi però, da qualche parte fra il volume tre ed il volume otto della serie***, qualcosa succede nella mente di John Norman – e nell’esistenza del povero Tarl Cabot – ed improvvisamente gli elementi sessuali, ottima titillazione per il pubblico adolescenziale, che pepavano i primi volumi ma restavano un accessorio, si trasformano nel tema centrale della narrativa.
Il tutto, per spingere una filosofia di fondo che John Norman sposa anche in alcuni saggi che pubblica tra gli anni ’70 ed ’80.
According to the Gorean way of looking at things a taste of the slave ring is thought to be occasionally beneficial to all women, even the exalted free woman.
L’idea di fondo è che il ruolo di schiava giovi al benessere femminile – le donne infatti, ci spiega Norman prima per bocca di Tarl Cabot, e poi nei suoi saggi, possono provare il vero piacere solo se completamente terrorizzate e sottomesse dal maschio.
Perhaps it should only be added that the Gorean master, though often strict, is seldom cruel. The girl knows, if she pleases him, her lot will be an easy one.
Che, non è il caso di dirlo ma lo diciamo lo stesso, è una valanga di colossali panzane, e serve a Norman semplicemente a giustificare la deriva sadica o sadomasochistica delle sue narrative.
Alle storie a base di schiave riconoscenti che vengono marchiate a fuoco, raccontate da Tarl Cabot, si alternano storie nelle quali donne della terra (ovviamente aggressive, femministe, arroganti e frigide – e profondamente infelici) narrano la propria vicenda; le poverelle vengono trasportate su Gor, dove dopo varie peripezie umilianti, un benevolo padrone provvederà a stuprarle e a inculcare in loro la gioia di essere oggetti sessuali assolutamente sottomessi.
La schiavitù come autorealizzazione.
No woman, it is said, knows truly what she is until she has worn the collar.
Sarebbe già abbastanza orribile così, se la scrittura di Norman non scadesse progressivamente con ogni nuovo volume.
Le trame si fanno sempre più semplicistiche, mentre le lunghe digressioni sadomasochiste prendono il sopravvento sulla narrazione.
Ma il vero orrore è costituito da saggi come “Imaginative sex”, sorta di manuale per chi volesse vivere alla maniera goreana sul nostro pianeta, o se preferite un ideale manuale per la coppia sadomasochista in salsa fantasy. Che non sarebbe un problema in se (ciascuno è libero di fare le proprie scelte, fra adulti consenzienti) se non fosse che la via goreana alla felicità sessuale viene presentata come dato oggettivo e “scientifico”, e non come una opzione per coppie con gusti esotici.
Insomma, se dobbiamo credere a Norman, la sottomissione abbietta della femmina della specie è l’unica via possibile per la felicità.
“How can a girl who is only a slave be of interest?” she asked.
“Your question is foolish” I said. “all men desire a slave or slaves, it is their nature. Thus, that a woman is a slave, even in itself, makes her extraordinarily interesting. Her slavery itself, apart from her intelligence or beauty, is found extremely provocative and exciting to a male, because of his nature.”
Non sorprenderà a questo punto il fatto che la comunità dei lettori fantasy abbia una pesima opinione di Norman**** – fatto questo che lo ha portato a pubblicare, nel 2001, una lettera aperta nella quale l’autore afferma di essere oggetto di una censura per motivi politici (e non di buon gusto).
Resta un grande mistero.
Stando ad uno studio condotto più o meno all’epoca della famosa lettera aperta, l’85% dei lettori di Norman erano maschi adolescenti.*****
Il successo dei recenti volumi coi quali abbiamo aperto questo post, a quanto pare, è decretato soprattutto dal pubblico femminile.
Cosa dobbiamo concludere?
Da oltre quarant’anni i maschi adolescenti sognano, evidentemente, di essere condottieri barbarici con un sacco di schiave adoranti e sessualmente disponibili.
Ora scopriamo forse che alla maggioranza del pubblico femminile potrebbe andar bene, come situazione, a patto che il maschio dominante indossi una giacca ed abbia un’auto potente?
Avvilente?
Piuttosto.
Oh, e non dimentichiamo che nel 1988 dal primo romanzo del ciclo venne tratto un film – che ebbe anche un sequel, l’anno successivo.
Gli elementi sessuali sono ridotti al minimo consentito, e questi sciapi B-movies rimangono interessanti solo per la presenza di caratteristi col conto del bar da pagare, relegati in ruoli marginali.
Per la gioia di grandi e piccini, ecco il trailer (per motivi imponderabili, in portoghese), del primo film…
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* Che oltretutto dovrebbe costare molto meno, in termini didiritti.
** Sorvoliamo sul fatto che scientificamente questa cosa sia insostenibile – questò è planetary romance, quindi possiamo giocarcela alla larga con la scienza.
*** Io personalmente direi che è nel quarto, Raiders, che le cose cominciano a farsi… intense, per poi virare nell’imbarazzante con Captives of Gor.
**** Per quanto Norman abbia esercitato una notevole influenza Terry Goodkind e sul ciclo della Spada della Verità (anche se guardando i telefilm non lo direste mai)
***** Una ulteriore aggravante, in quanto si tratta di un pubblico che potrebbe essere in cerca di risposte su certi argomenti, e decidere di averle trovate su Gor. Se è vero che la pornografia rende stupidi, Gor non aiuta certo lo sviluppo di individui maturi – come paiono dimostrare i membri delle diverse communities goreane online.
11 settembre 2012 alle 10:40 AM
“Cosa dobbiamo concludere?
Da oltre quarant’anni i maschi adolescenti sognano, evidentemente, di essere condottieri barbarici con un sacco di schiave adoranti e sessualmente disponibili.
Ora scopriamo forse che alla maggioranza del pubblico femminile potrebbe andar bene, come situazione, a patto che il maschio dominante indossi una giacca ed abbia un’auto potente?”
Una frase inizialmente divertente… poi ti rendi conto che probabilmente è vero e ti deprimi. Spero solo che il successo di questo libro sia dovuto esclusivamente alla campagna pubblicitaria che lo ha accompagnato (almeno così si dice, io non ne avevo mai sentito parlare prima che diventasse un “fenomeno letterario”… ma forse anche questa definizione è pubblicità?) e non ai reali gusti femminili. Di sicuro non può essere dovuto alla qualità della narrazione (come te, sono riuscito a leggerne qualche stralcio… ma non mi è venuta voglia di continuare).
11 settembre 2012 alle 11:33 AM
Guarda Davide, potrei spiegarlo ma non condividerlo, con l’affermarsi del modello “velina” nella nostra cultura.
Questo però per l’Italia.
E il resto del mondo?
Certo in Inghilterra, si è creato ad esempio una certa sottocultura, quella delle mogli dei calciatori della Premier League, sboccate, viziate e modaiole.
Invidiate e perfino seguite come modello da una parte della popolazione.
Ma anche questo sarebbe una parte minoritaria di quella cultura nazionale.
Insomma, non vorrei crederlo mi piacerebbe poter pensare che si tratti della minoranza della minoranza di una minoranza..
Poi penso a quella mia collega di lavoro che dichiarava senza nessun imbarazzo di cercare un uomo ricco, non importa se vecchio o sposato.
La sensazione di essere andati indietro nel discorso parità dei sessi , dei modelli culturali, del femminismo si fa potente e molesto allora.
Però continuo a non volerci credere.
Continuo a voler rimanere nel mio piccolo mondo in cui non c’è bisogno nè di padroni nè di schiave.
11 settembre 2012 alle 11:42 AM
@Nick
È indubbio che si è affermata, nell’ultimo decennio (e forse anche da prima) una cultura al confronto della quale le schiave contente del pianeta Gor sono una ingenua fantasia.
Sarà stato l’orientare tutto, sempre e comunque, al denaro?
Sarà stato il modello imposto da “Sex & the City” – donne ricche che consumano in eccesso e parlano di sesso come se fossero uomini (uomini molto stereotipati nella testa degli sceneggiatori, ci teniamo a dirlo)?
Sarà un meccanismo anti-riproduttivo innescato a livello genetico dalla sovrappopolazione?
Non ne ho idea.
Di sicuro, pare che ora abbiano anche un loro genere letterario di successo…
11 settembre 2012 alle 11:57 AM
Leggo questo articolo su consiglio di un mio allievo.
L’unica cosa che posso dire a fine lettura è “Grazie! Grazie! Grazie!”
Grazie per aver ricordato al mondo l’esistenza del ciclo di Gor, ovvero sia di un ciclo che prima dell’esistenza di 50 sfumature speculava su una cultura sessuale a lui più o meno estranea e non rappresentante la realtà sfoggiando (almeno nei primi volumi) un buon stile narrativo.
Da switch posso dire che il ciclo di Gor ha ispirato molte persone, ma da qui a farne realtà passa il mare delle reali possibilità degli esseri umani. Sottomissione e dominazione sono altro, ma questi libri possono costituire uno spunto di riflessione.
11 settembre 2012 alle 12:00 PM
Non so, mi lascia perplesso. Anch’io non conosco persone così… o meglio, una la conosco, ma non fa statistica. Certo che non è una cosa che aiuta il discorso sulla parità.
11 settembre 2012 alle 12:54 PM
Una amica che io reputo una donna intelligente non solo ha letto e le e’ piaciuto questo nuovo “fenomeno letterario” ma sta anche già leggendo il seguito. “Lo devi leggere Mery”. Mi ha prestato 50 sfumature grigio e anche se lei mi aveva più o meno già anticipato tutto devo dire che a vederla così esalata mi ero incuriosita. Alla seconda pagina volevo stracciarlo ma l’ ho semplicemente restituito. Non so se sia la traduzione in italiano a rendere lo stile così poco fluido, scadente e banale, comunque anche la trama stessa merita aggettivi simili. Ho provato a darmi una spiegazione del perché così tante donne, magari anche in gamba, abbiano trovato questo libro così appassionante. Sono giunta a qualche conclusione. Prima di tutto, il libro si inserisce in un filone che chiamerei sex and the city, non solo per le tematiche ma perché punta a quel genere di pubblico. Le nostalgiche delle avventure erotiche di Carry & Co. colmano con romanzi di questo tipo il vuoto lasciato. Poi ci sono quelle insoddisfatte della propria vita sessuale, che anziché cambiare partner o usare la propria fantasia per ravvivare il rapporto, preferiscono immedesimarsi in una sfigatona un po’ bruttina che riesce a conquistare un uomo estremamente bello e ricco. Seconda cosa, non si tratta di vedersi sottomesse alle perversioni di un uomo pieno di soldi.Queste donne la vedono dal punto di vista opposto. E’ la donna, con la sua sensualità prorompente,nonostante l’ aspetto lontano dalla perfezione, che riesce ha sedurre un uomo senza fare il minimo sforzo ma sopratutto e’ capace di appagare ogni sua brama, quindi l’uomo ne diventa schiavo. Da verginella impacciata ad amante perfetta, sempre eccitante e sorprendente ma sopratutto padrona del proprio piacere. Queste lettrici forse desiderano conoscere di piu’ il proprio corpo, essere la realizzazione dei sogni erotici del proprio uomo e vorrebbero consumare l’atto,ogni volta, con l’aspirazione a dare e ricevere il massimo del piacere. Il fatto che sia diventato un bestseller un libro così sempliciotto la dice lunga sia sul livello di cultura generale al quale siamo arrivati, sia sulle frustrazioni femminili in ambito sessuale e queste non ce le possiamo risolvere da sole. Comunque spero che per molte sia stato solo una leggera lettura da spiaggia.
11 settembre 2012 alle 1:20 PM
@queenmaryland
Grazie delle considerazioni.
Anch’io, sentendo le letture del Gentleman, avevo pensato alle stesse atmosfere ed allo stesso target di Sex & the City.
Mi incuriosisce invece l’idea del capovolgimento della relazione, che chiaramente giustifica il successo presso il pubblico femminile, ma mi pare un tantino artificiosa (nel libro, intendo, non nella tua interpretazione).
Insomma, convincere il pubblico che il personaggio umiliato è quello che gestisce la relazione è un gran bel giochetto, tutto a favore di chi umilia.
Sul fatto che resti una lettura da spiaggia…
Visti i meccanismi standard dell’editoria, aspetto entro Natale una invasione di porno-soft diretti al pubblico di 50 Shades.
Il “fenomeno” verrà alimentato, gonfiato e spremuto fino all’osso.
Per un annetto cercheranno di convincerci che la marchiatura a fuoco in stile Gor è il vertice della goduria.
Un sacco di gente si farà male, fisicamente e psicologicamente.
Poi emergerà un nuovo fenomeno.
11 settembre 2012 alle 2:15 PM
Da patito di Sword and Sorcery non provo molta simpatia verso i lavori di Norman.Non solo per le tematiche scabrose presentate come un dato di fatto (è già questo basterebbe) ma perchè i suoi libri sembrano fatti apposta per dare ragione a chi per anni ha etichettato Sword and Sorcery e Planetary Romance come spazzatura.E questo mi fa imbestialire non poco.
P.S. L’idea della contro-terra pur essendo poco plausibile narrativamente ha le sue potenzialità.
11 settembre 2012 alle 3:03 PM
“50 Sfumature” mi sembra più che altro il classico libro per lettori “deboli”.
Se ne parla ovunque, TG e radio compresi, quindi agli occhi del lettore debole sembra una bella occasione per andare sul sicuro (sigh) e farsi vedere una volta all’anno con un libro in mano.
Succedeva con Dan Brown, che comunque è infinitamente migliore di questa roba qua.
Senza scomodare troppa psicologia, direi che il successo di operazioni commerciali di questo genere si basa solidamente su un’erronea concezione della passione per la lettura.
11 settembre 2012 alle 3:26 PM
“convincere il pubblico che il personaggio umiliato è quello che gestisce la relazione è un gran bel giochetto, tutto a favore di chi umilia”. un po’ come lo stato attuale della democrazia. o della situazione dei rapporti di lavoro. evidentemente funziona. 😉
“siamo stupidi, moriremo”
al di là del libro, la corrente di pensiero che ci vuole in lotta per entrare a far parte della schiera dei furbi, dei dominatori, per rimanere in tema, è estremamente diffusa.e talmente radicata nella testa di molti che non si fatica a far credere alle due parti contrapposte di essere una dominatrice dell’altra. non è difficile, se prima entrambi hanno disimparato a comunicare tra loro.
P.S. l’idea della contro-terra sarà implausibile ma è veramente bella, e mi mancava :D. Al solito grazie per la divulgazione.
11 settembre 2012 alle 4:14 PM
Si vabbe’, ma qui vogliamo commentare il libro (che non ho letto) o l’emersione (temporanea) di uno stile di vita D/s che, pur restando largamente sotterraneo e minoritario, attraversa trasversalmente tutta la cultura occidentale ormai da decenni, con i suoi miti (The Old Guard) e le sue mitologie (Gor, appunto)?
Avendo vissuto per un certo tempo all’estero con un’ex moglie marginalmente coinvolta nella scena BDSM posso dire di aver assistito a munches e riunioni surreali, e ho effettivamente conosciuto una signora molto avvenente che mi ha orgogliosamente esibito il marchio a fuoco di kajira goreana che aveva sul collo. Il fatto che quella stessa avvenente signora fosse single, indipendente, e avesse una vita “sentimentale” alquanto varia e burrascosa la dice lunga su quanto le situazioni personali in ambito BDSM siano varie e complesse, tanto quanto in ambito vaniglia, se non di piu’.
A queenmaryland posso confermare che nella scena D/s c’e da sempre un dibattito sul topping from bottom e su chi, in una relazione D/s, abbia effettivamente il controllo. Per cui la sua interpretazione delle motivazioni femminili e’ ben lungi dall’essere ipotetica.
Per quanto riguarda John Norman, i pochi romanzi che mi e’ capitato di sfogliare rasentano l’illeggibilita’ e sono di una noia mortale, ma resta il fatto che ne sono stati pubblicati ben 32 e che i piu’ strenui difensori della sua “ideologia” da me incontrati erano effettivamente donne. Qualcosa vorra’ pur dire.
12 settembre 2012 alle 10:23 AM
Questi fads editoriali tendono ad essere molto sconfortanti. Fatte le debite distinzioni, mentre cercavo di leggere il primo volume di Twilight continuavo a chiedermi: ma possibile che l’adolescente media sogni il moroso bello e pericoloso (e occasionalmente violento) da adorare supinamente? Possibile che l’ipotetica ragazzina sia felice di identificarsi con una protagonista che è un monumento alla stupidità più passiva?
E allora come adesso sono tentata di cercare qualche consolazione nella forza del fad stesso (il libro del momento è quello che tutti dicono essere il libro del momento; se non hai letto il libro del momento, allora non appartieni alla tribù…) e nella comprensione selettiva – chiamiamola così – di un pubblico che va in sollucchero per la superficie luccicante, senza considerare davvero le implcazioni… Ma in realtà c’è ben poco di consolante.
12 settembre 2012 alle 11:03 AM
@laClarina
Sì, il potere dell’hype è grande.
Il desiderio di essere fra quelli che hanno letto il libro di cui tutti parlano -per cui quando parlano del libro, indirettamente, parlano anche di noi – è certo forte, fortissima.
E viene sfruttata fino all’osso dagli editori.
E concordo che tutto ciò faccia leva soprattutto sui lettori deboli, che leggono 0,7 libri l’anno, e quello 0,7 lo scelgono perché ne parla la TV, perchè lo leggono tutti, è bellissimo, per darsi un tono.
Ma allora, cos’è che porta chi deve spingere il libro dell’anno, a scegliere di spingere quello specifico libro?
È proprio tutto solo una questione finanziari (“ci è costato X, dobbiamo ricavarne Y”).
O c’è qualcosa di più sinistro?
Perché spingere romanzi nei quali il pubblico possa immedesimarsi con personaggi sottomessi e passivi?
12 settembre 2012 alle 4:00 PM
” E fra coloro che lo hanno letto, quanti (quante?) lo hannoa pprezzato veramente?”
Possiamo tentare di darci una risposta guardando su anobii
Cinquanta sfumature di grigio: 3558 lo possiedono, voto di due stelle e mezzo
http://www.anobii.com/books/Cinquanta_sfumature_di_grigio/9788804623236/01475800d56a8a9d69/
Cinquanta sfumature di nero: 2191 lo possiedono, voto di tre stelle
http://www.anobii.com/books/Cinquanta_sfumature_di_Nero/0125a341490753f5ce/
Cinquanta sfumature di rosso: 1809 lo possiedono, voto di tre stelle
http://www.anobii.com/books/Cinquanta_sfumature_di_Rosso/011887da9b6e6cb97d/
Un decrescendo continuo, l’ultimo libro l’hanno preso metà delle persone rispetto al primo. Penso che molti l’abbiano abbandonato dopo il primo volume perchè non gli è piaciuto mentre i fan sono arrivati fino alla fine (spiegherebbe anche i voti più alti).
13 settembre 2012 alle 12:40 PM
Io francamente non ho capito di cosa si discute. Se di 50 sfumature, di Norman e della sua Gor, oppure del ruolo della donna ai nostri giorni? Si discute di erotismo e di fantasie ? Si discute di sado masochismo? Di cosa? Se si discute di letteratura, credo che non si debba proprio aprire un dibattito su 50 sfumature, non tanto sul tema che tratta (non è letteratura erotica tra l’altro ed è fastidiosamente politically correct), quanto sul suo non avere nulla che somigli alla letteratura. Provate a leggere la Grandes con “Le età di Lulù”, solo per farne un esempio.
Se parliamo di Norman e delle sue derive, o di dichiarazioni in cui sottolinerebbe che il ruolo “scientifico” della donna è quello di “stare sotto” e di fare molto fantasy-folklore, be penso ci divertiremmo molto, mettendoci un pò di ironia.
In ogni caso trovo che la “sagra di Gor” sia un tantino meglio ben scritta di quatno non lo siano le 50 sfumature.
Se si discute seriamente di ruolo femminile, dei modelli televisivi, di cosa piace alle donne e delle loro fantasie, allora parliamone. In questo caso non vedo come certe preferenze sessuali possano in qualche modo inficiarne la famosa emancipazione. Non capisco il collegamento e lo trovo un triste luogo comune.
Per tornare effettivamente al post qui dibattuto, ammetto che quel libraccio mi è stato regalato per provarmi che il marketing oggi, può tutto per dei lettori da supermercato. Ad essere sincera non posso in effetti dare un giudizion compiuto, dato che mi è stato impossibile oltrepassare la prima ventina di pagine…
Quello che è inconfutabile è che la tizia sta facendo un barcone di soldi…
13 settembre 2012 alle 1:24 PM
@Storiediunadonna
Come autore del post incriminato, cercherò di fare un po’ di chiarezza.
Il successo mainstream dei romanzi della serie 50 sfumature mi ha fatto pensare a come i romanzi di Norman – che sostanzialmente veicolano gli stessi concetti di base, con in più i combattimenti alla spada e i preti-stregoni alieni – abbiano avuto un successo se non inferiore, certo diverso.
Perciò, presso il pubblico mainstream, sembrerebbe valere la regola…
. scrittura pessima, spade e paesaggi esotici, una buona dose di sadomasochismo e umiliazione sistematica delle donne = piace agli adolescenti maschi
. scrittura pessima, ambienti di lusso ed executive, una buona dose di sadomasochismo e umiliazione sistematica delle donne = piace alle donne adulte
Alla fine parrebbe solo una questione di giacca, insomma.
Riguardo ai tristi luoghi comuni.
Non sono affatto le preferenze sessuali personali e consapevoli ad inficiare alcunché.
Il fatto è che in entrambe le opere dibattute, si presenta un modello che con le preferenze personali e consapevoli, ha ben poco a che fare.
Ci viene presentato un modello della realtà, non una serie di opzioni.
Ed è un modello che, in entrambe le opere, io trovo per lo meno altamente discutibile.
Aggiungo per chiudere che francamente non mi interessa granché se l’autrice di 50 Sfumature stia facendo un sacco di soldi o meno.
Mi interessa molto di più quali idee, quali memi, se vogliamo, stia veicolando, e quali effetti possano avere sul pubblico.
Perché noi tendiamo ad imparare da ciò che leggiamo.
Poi, naturalmente, YMMV.