Parliamo di scrittura, vi va?
È da tanto che non lo facciamo.
Parliamo di scene di combattimento1.
Avete presente, quella parte della storia in cui finalmente i nostri eroi la smettono di chiacchierare e cominciano a darsela di santa ragione?
Beh, fatemi causa – io di solito le trovo mortalmente noiose.
Anche quando sono fatte bene.
Il problema, io credo, è un problema di economia.
È difficile scrivere una buona scena di combattimento che sia anche economica, che non si sbrodoli in dettagli inutili ed al contempo non perda il lettore per strada.
Al cinema è diverso.
Visivamente, è tutto più facile.
Considerate, per dire…
Meravigliosa.
Riuscite ad immaginare quante parole possono essere necessarie per descrivere quel semplice passaggio con la brocca?
Che dura si e no 10 secondi?
D’altra parte, la scena qui sopra ci insegna alcune cose.
Primo, non bisogna mai perdere di vista entrambi i partecipanti allo scontro.
Poi, ovviamente, l’ambiente deve essere coinvolto nello scontro, dare allo scontro una dimensione non solo spaziale.
L’ideale è piazzare nel luogo dello scontro oggetti che possano tornare utili, e rendere lo scontro un tantinello più esotico.
Per questo il posto migliore in cui ambientare una rissa è un ristorante cinese.
O una fabbrica di fuochi d’artificio.
O una mostra di ceramiche antiche.
Insomma, cose così…
Ci insegna anche un’altra cosa, la scena con Kaye e Rathbone.
Se vi siete irritati vedendola, se state per scrivere nei commenti che la scherma non è così, che le spade non concordano storicamente coi costumi, che è impossibile lasciarsi sfuggire l’occasione di colpire un avversario disarmato e di spalle…
Ecco, forse stiamo pensando a narrative diverse.
È bene saperlo.
Non sto dicendo che la mia visione sia meglio della vostra o viceversa, badate, sto solo dicendo che stiamo pensando a cose diverse.
Io sto pensando a combattimenti che devono essere divertenti.
Il realismo mi interessa relativamente, poiché io non scrivo manuali di scherma.
O di tiro con la pistola.
O di arti marziali.
Io sono interessato all’opplà nell’oplologia.
E onestamente non credo che aver letto il Trattato sulla Difesa di Braccio da Montone possa rendermi un miglior autore di scene d’azione, non più di quanto leggere The Complete Angler non faccia di me un miglior autore di scene noiose…
La manualistica è una gran cosa, ma siamo comunque nell’abito della fiction, e della narrativa d’immaginazione, oltretutto.
La prima preoccupazione deve essere per il divertimento, l’intrattenimento.
C’è una bella differenza tra evitare errori marchiani (revolver con la sicura, doppiette che sparano tre colpi di fila senza ricaricare) e bastonare il lettore con una lezioncina sull’industria dell’acciaio tra Toledo e Sheffield…
OK, sassolino nella scarpa, torniamo all’azione.
Due o più personaggi, bene a fuoco, in un posto pieno di oggetti interessanti da fracassare o usare come armi improvvisate, con dei buoni motivi per volersi fare del male fisico.
Resta il problema dell’economia.
Frasi brevi, per dare un senso di urgenza.
Aggettivazione precisa.
Qui è il caso di dar retta a Stevie King e tagliare gli avverbi.
E poi – ma badate, che è una mia idea e vale la carta su cui è scritta – procedere per segmenti, per blocchi da tre secondi, per inquadrature.
Trovare un sistema per spezzare l’azione in elementi gestibili, e maneggiarli uno alla volta.
Certo, nel romanzo originale, questa scena da tre minuti occupa otto pagine…
Ma sono pagine che scorrono.
Resta comunque il fatto che a me gli scontri fisici non piacciono.
Mi annoiano.
Preferisco al limite un bel duello verbale.
Li scrivo male, gli scontri fisici, sono il primo ad ammetterlo.
Io vengo da un’altra scuola, in cui la violenza si lascia in ellissi.
O si liquida alla svelta.
-
No, è che sto scrivendo una nuova storia di Rebel Yell, e lo sapete com’è fatto, Reb, giusto?
E poi ho quella vecchia outline per un fantasy…
Mah. ↩
21 settembre 2012 alle 11:11 AM
Concordo pienamente sulla noia di una scena di combattimento troppo lunga. Stanca abbastanza rapidamente, anche sul video. Ci devono essere dei sotterfugi o delle mosse atipiche che la rendono interessante, o la trasformano in qualcos’altro, altrimenti non ha senso dilungarsi.
Una che mi è piaciuta era quella in Troy, tra Ettore (Eric Bana) e Achille (Brad Pitt). Destino già deciso che si svolge sotto gli occhi di tristi spettatori tra cui famiglia del futuro sconfitto, superiorità di Achille nota, Ettore che eroico non si tira indietro, un po’ di botte ed è subito finita. Incisiva, carica di pathos, significativa.
21 settembre 2012 alle 11:25 AM
Una delle serie di libri che ci hai consigliato tu, Davide, Dire Planet (soprattutto nei seguiti) annovera le peggiori e piu` noiose scene di combattimento che abbia mai letto (ma non e` colpa tua :)). L’autore descrive colpo su colpo, per paginate intere, i duelli alla spada dei protagonisti, roba da taglio delle vene.
Tra i migliori, a mio parere, nel descrivere le scene di scontro fisico ci metterei invece Lansdale.
Nella serie di Hap e Leonard i due sfigati si trovano costantemente a fare a botte, e il buon Texano riesce sempre, in pochissime righe, a darti l’idea dello scontro in atto, lasciandoti con il fiato sospeso.
Su tutte citerei Bad Chili, quando Jim Bob Luke salve Hap dalla capanna dove i cattivoni stanno facendo Cose Molto Brutte ai suoi testicoli con l’ausilio di una batteria da automobile. E` una scena molto corta, dal punto di vista delle parole, ma resa benissimo.
21 settembre 2012 alle 11:38 AM
Le migliori scene di violenza sono quelle degli Eretici di Dune e di Chapterhouse: tre righe per descrivere azioni di un decimo di secondo, poi due cadaveri e tante conseguenze.
Secondo te, Davide, come si fa ad essere ellittici, senza apparire ellittici per incapacità?
21 settembre 2012 alle 11:40 AM
Quello che mi ha sempre allontanato dai libri di Salvatore è come un amico me l’ha proposto: “C’è poi questa scena dove si scontra con tizio, e il combattimento dura trenta pagine.” Forse esagerava, ma ho capito il tipo. Piuttosto, dipende come se ne parla. Per esempio, in “Legend” di Gemmell non mi pesa, perché nonostante sia la storia di una battaglia, c’è un buon dosaggio tra la vita degli assediati, l’organizzazione della difesa, le speranze, i dissapori e qualche duello ben collocato.
21 settembre 2012 alle 11:48 AM
Condivido tutto, su carta sono abbastanza noiose se lunghe e “normali”.
Devono divertire e scatenare interesse, non me ne importa di dettagli tecnici estremi, se questi annoiano .-.
Prendendo l’esempio di Bruno, Troy, una scena bellissima è quella con cui Achille fa fuori il soldato gigante nemico con un salto ed un affondo di spada nella spalla del tipo.
Semplice, pulito, veloce.
Quella è più una scena da libro, utile alla storia (evita una battaglia), semplice ed emozionante!
21 settembre 2012 alle 12:13 PM
L’ultimo Lansdale, Tramonto e Polvere, ha un big gunfight alla fine che secondo me è scritto benissimo. Le azioni dei personaggi raccontano i loro caratteri, tutto ha valore simbolico (se gli si vuole dare) ed è avvincente perché J.R. gioca con le aspettative del lettore e lo inganna quanto basta. Il tutto in 4-5 pagine (credo perché l’ho letto su Kindle quindi non so esattamente). Tarantino ci potrebbe fare un grande film.
Tutto il romanzo è una preparazione allo scontro che accade, in puro stile Lansdale, durante un’invasione di cavallette 😀
Per me il segreto (soprattutto nei giochi di ruolo) è far succedere sempre QUALCOSA in aggiunta alle botte, e far svolgere in tutto in un ambiente che influenza ed è influenzato dal combattimento. Durante una recente avventura di Tales of Blades and Heroes, il mio rpg fantasy, i personaggi hanno affrontato uno scontro di 3 ore in cui c’erano oltre 65 miniature sul tavolo. Noioso? Lungo? neanche un po’, anche se per me è stata una faticaccia, perché si sono rafforzati i legami tra i personaggi, capite le motivazioni dei cattivi, conosciuto un PNG ce funge da motivatore per il resto dell’avventura, scoperto un misterioso liquame nero, trovata una base per i PG durante l’avventura, trovate le tracce del posto da dove provenivano i cattivi etc etc etc.
21 settembre 2012 alle 12:58 PM
Il tuo post capita a fagiolo proprio in questo periodo che sto valutando seriamente la formula di Lester Dent sulla mia pelle.
In ogni gruppo da 1500 parole il buon Lester inserisce sempre uno scontro fisico che io non solo non sono brava a scrivere ma talvolta nemmeno mi viene in mente come inserirlo…come dici tu preferisco i duelli verbali…
C’è da dire che anche secondo Lester alla fine lo scontro fisico deve essere breve…altrimenti come fai a far succedere tutte le cose che propone lui in un segmento di sole 1500 parole?
21 settembre 2012 alle 1:44 PM
Andrebbe introdotta una distinzione, ovvero che un conto è lo scontro tra due personaggi (o poco più) e altro sono gli scontri di massa. Nel primo caso concordo pienamente sulla brevità. Anche perché nella vita reale non è che si va avanti per un’ora a picchiarsi o a duellare con la spada, gli scontri (anche equilibrati) durano poco. Nel secondo caso ha più senso dare spazio, non fosse altro che per far capire cosa succede su una scala più ampia.
Piccola chiosa, gli effetti fisici reali di uno scontro possono anche servire ad aggiungere spessore alla scena. Mi spiego, se un proiettile rimbalza e colpisce un altro personaggio (a titolo di esempio) si può agganciare alla scena del combattimento tutta una coda dedicata ad occuparsi delle sorti del ferito/a ecc. ecc.
21 settembre 2012 alle 2:16 PM
A me le scene di combattimento piacciono quando sono ben dosate in un romanzo.
Una volta i libri full-action li gradivo, ma alla lunga vengono a noia.
Però nei generi di cui mi interesso battaglie e combattimenti ci stanno bene. Che sia difficile scriverli è altrettanto vero.
Ricordo ancora con una certa inquietudine i romanzi di R.A.Salvatore, praticamente degli infiniti scontri che si ripetono per millemila libri. Una noia…
21 settembre 2012 alle 2:49 PM
Anche a me piacciono le scene di battaglia, ma soprattutto le battaglie campali ed i grandi scontri, in cui si passa facilmente da un duello ad una carica di cavalleria. Io ho apprezzato le scende di battaglia presenti nella serie “I signori di roma” di Colleen McCollough, oppure nella serie su artù di Jack White. I duello non devono essere lunghissimi è vero, ma io preferisco che ci sia un certo realismo nelle mosse, va bene divertirsi, ma se viene usato uno stile realistico per la descrizione dei caratteri e delle azioni dei personaggi è bene che ci sia anche nei combattimenti. Questo non significa scrivere un manuale di scherma medievale.
21 settembre 2012 alle 6:17 PM
Concordo su Lansdale, che scrive fenomenali scene di lotta. Lansdale ha un vantaggio però, è un maestro di arti marziali, sa cos’è un combattimento. In più è uno scrittore con un bagaglio di esperienza enorme ed ha uno stile divertente, per cui le sue scene di azione sono, oltre che realistiche (più o meno), anche gustosissime.
24 settembre 2012 alle 12:48 AM
io voglio scrivere uno scontro fra gruppi di supereroi, invece… credo sarebbel il primo di 2MM, o sbaglio? ma penso che fra breve ci si arriverà con la plotline principale…
Pingback: Ready? Fight! « Mitopoiesi e barbarie
27 gennaio 2016 alle 7:11 PM
Ottimi consigli, e ottima analisi!
27 gennaio 2016 alle 7:37 PM
Grazie!