Conosco un tale che, per dieci anni, a Londra, visse più che dignitosamente senza toccare denaro.
Intendo davvero senza mai mettere mano a una banconota, a una carta di credito, a un assegno.
Per dieci anni, da fiero praticante del taoismo, si mantenne con un semplice sistema di scambi – un corso di filosofia in cambio di un posto in cui dormire per tre mesi. Una sessione di massaggi in cambio di tre cene. Sei mesi di scuola intensiva di tai chi in Galles in cambio di vitto, alloggio e del biglietto d’aereo per Los Angeles dove tre mesi come disc jockey verranno ripagati con vitto e alloggio (e il tempo per seguire un corso universitario).
Cose così.
Niente di sibaritico, niente di eccessivo.
Poi, ok, quando si occupò di praticare lo shiatsu su Gwyneth Paltrow, forse scroccò qualcosa in più – a cominciare dalla visibilità sulla stampa britannica – ma niente denaro.
L’idea era quella.
Vivere, bene, da nullatenente.
Ora, prima che qualcuno mi dica che una cosa così non funzionerebbe mai perché l’economia si incepperebbe…
hmmm, avete dato un’occhiata all’economia di recente?
Vi pare davvero vispa e pimpante?
… prima che mi si dica che non è proponibile, dicevo, ragioniamoci su un secondo.
Primo, come nel caso del telelavoro, del nomadworking e di tutta un’altra serie di scelte di vita di cui abbiamo parlato o delle quali parleremo, nessuno qui sta sostenendo che sia una scelta che dovrebbero fare tutti.
Ma il fatto che non lo possano fare tutti non significa che non lo possa fare nessuno.
Qualcuno, tra l’altro, già lo fa – e no, non intendo i blogger che bloggano gratis per l’HuffPost… intendo quelli che scrivono articoli per i maggiori portali in cambio di buoni acquisto e regali (pentole, set di coltelli da cucina…)
E allora, perché non farne uno stile di vita, a ragion veduta e a conti fatti?
Sarebbe una scelta interessante, magari in un sistema ibrido di baratto, economia della reputazione* e economia tradizionale.
Per cui ho in tasca dieci euro per le emergenze, quando vado in trasferta sono ospite di persone che hanno apprezzato i miei abook, e c’è chi, in cambio di lezioni di inglese al suo figliolo stupido, mi paga una spesa da Lidl ogni settimana.
Sarebbe fattibilissimo.
Per alcuni, certo, ma perché no?
Forse perché porta con se una sorta di aura di…
Accattonaggio?
Beh, quando dieci anni or sono cominciai a vagabondare per l’Italia e l’Europa, tenendo corsi e seguendo corsi, sempre pagato in maniera tradizionalissima, con la mia bella Partita IVA ed il commercialista che mi aspettava a Torino al rientro da ogni trasferta, un collega dell’Università di Torino che stava facendo un dottorato senza borsa (= lavoro qualificato non retribuito) disse di me…
Vive di espedienti.
Quando nel 2005 proposi ad un amico di collaborare ad un corso post-dottorato da offrire a due importanti università, mi sentii rispondere…
Preferirei fare un lavoro onesto.
E voi mi direte, sono coglioni.
Ed io vi rispondo, sì, sono coglioni, ma inseriti in un sistema che li legittima.
Che riconosce loro una dignità che a me, in determinate circostanze, non viene riconosciuta**.
Quindi, vi dirò – considerando che riescono a considerarci ciarlatani anche quando abbiamo un Master e una partita IVA, l’accusa di accattonaggio se si decide di usare un sistema diverso e vivere la nostra vita non è poi questa gran tragedia.
Tanto capiterà comunque.
E le chiacchiere sono facili.
Lo ha dimostrato ieri uno dei blogger del Blocco C, chiedendo ai propri (numerosi***) lettori se sarebbero stati disposti a pagare un euro al mese per il suo blog.
Le risposte sono state una quantità di variazioni su
Lo farei volentieri, ma…
Quindi, le chiacchiere sono facili.
La pratica di solito è molto meno romantica.
E allora alziamo la posta.
Considerate il mio amico taoista che a Londra per dieci anni non tocca un centesimo, e massaggia Gwineth Paltrow.
Non vi chiedo se voi sareste disposti a pagare un panino a uno così, per il suo blog o per le sue lezioni, o perché vi lava le finestre.
Sappiamo tutti che rispondereste di sì, ma all’atto pratico non lo fareste mai.
Non è un problema.
Quello che vi chiedo è – quanti di voi sarebbero pronti a rischiare non dico dieci anni, ma un mese in quel modo.
E ve lo chiedo per un motivo molto semplice – la vostra risposta (che non mi interessa che postiate qui sotto****, mi basta che la diate a voi stessi, onestamente) inquadra esattamente la società nella quale avete scelto di vivere.
Perché tutto si riduce a quello, no?
Una semplice questione di scelte.
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* Ne parliamo casomai la settimana prossima?
** Non avevamo appena lasciato questa festa?
*** Sì, questa è invidia.
**** Anche perché le battute furbette sulla Paltrow affogherebbero ogni speranza di discussione sensata.
5 ottobre 2012 alle 2:58 PM
risposta pronta e sincerissima…… sarei disposto a pagare 1 euro per 3 o 4 blog, al massimo 5 che seguo….. l’ho fatto con uno, ho donato poco più di 30 euro, e alcuni mi hanno detto che sono stato un coglione a fare questo.
5 ottobre 2012 alle 3:01 PM
Giuseppe, ci credo… che hai donato ai blog, intendo 😀
Ma sei una mosca bianca.
5 ottobre 2012 alle 3:02 PM
forse sono andato un pò fuori topic, cmq non penso che almeno allo stato attuale delle cose sarei disposto a vivere a base di baratti i di scambi….. situazioni come un mutuo a carico ti fanno pensare in maniera un pò diversa.
5 ottobre 2012 alle 3:03 PM
correggo…. non sarei disposto…. scusate il casino coi post……
5 ottobre 2012 alle 3:31 PM
idem come giuseppe: ad alcuni dei blog che meritano particolarmente ho dato il mio supporto, continuerò a farlo e credo che andando avanti la dosa diventerà sempre più diffusa. ma sono un ottimista.
e in merito alla domanda di cui sopra la vedo anch’io improbabile provarci anche solo per un mese a vivere di baratti&scambi: il mutuo è uno dei motivi. l’altro è che nella sfortuna dei giri di schiaffi della vita che mi hanno portato dove sono, un lavoro costante ce l’ho, e diventa difficile levarsi dalle scatole per un mese.
altrimenti, avendo potuto fare altre scelte al tempo, la risposta è sì: un tentativo si poteva anche fare. e valeva probabilmente la pena farlo. anche senza la prospettiva-Paltrow. ma non sempre si può scegliere dove picchiare la testa, purtroppo.
5 ottobre 2012 alle 3:33 PM
Indubbiamente, nel momento in cui si compie una scelta, si avvia una catena di conseguenze.
Io considero grave, piuttosto, che all’epoca, quando la scelta avremmo potuto farla, molte opzioni ci siano state negate.
Inclusa la Paltrow.
5 ottobre 2012 alle 3:45 PM
*soprattutto* la Paltrow. cene vorrebbe una a testa per legge, da tenere sul comodino. altro che reddito di cittadinanza. a onor del vero alcune scelte a volte vengono negate anche da situazioni indipendenti dalla condiizone sociale e/o economica nazionale e/o occidentale in genere.
certo che se alle sfighe personali cisi aggiunge la delegittimazione sistematica di quelle teste pensanti che solitamente vengono bollate come “teste calde”… cisi ritrova così.
resto dell’idea che faccia comodo a molti: troppe teste pensanti sono troppe mine vaganti. e resto dell’idea che per cambiare qualcosa bisognerebbe cominciare a lavorarci negli asili. e a volte sarebbe già tardi.
5 ottobre 2012 alle 3:48 PM
Pessimista, eh? 😀
5 ottobre 2012 alle 3:53 PM
assolutamente sarei disposto a pagare per seguire alcuni dei blog che seguo, cosi come altrettanto sinceramente alla mia età non sarei disposto a vivere con baratti e scambi, o meglio forse sarei disposto ma dovrei prima divorziare…… no…. anzi non sarei disposto….
5 ottobre 2012 alle 4:05 PM
Un po’ paranoico, piucchealtro, per la questione del “comodo a molti”. Ma in parte credo a ragion veduta. Pessimista non del tutto, almeno. Io ci credo *davvero*, a cominciare a lavorarci negli asili. E credo che alla fine verrà naturale lavorarci in direzioni diverse da quelle che ci hanno portato a essere messi come siamo. Tendo ad esserlo spesso, un po’ pessimista. non è da tanto che mi son pure beccato del troll, su questo blog, per una giornata di quelle girate storte ;). Però ci credo davvero. Sennò non passerei così spesso su questo blog: se fossi troppo pessimista il positivismo che molto spesso ti contraddistingue mi risulterebbe stonato.
Quel “a volte sarebbe già tardi” è perché anche lavorandoci negli asili ci son delle forme acute di idiozia che non sono guaribili, e il pensiero stava andando a un episodio preciso e circostanziato, relativo proprio a un asilo, dove dopo averle provate tutte l’unica era prendere un paio di teste adulte e provare a vedere se picchiandole ripetutamente su un muro… Ma dice non si può 😀
Se poi intendevi pessimista sulla Paltrow, beh… è solo un problema di distanze, e di quelle ridicole restrizioni alla sperimentazione sulla clonazione umana 😀
5 ottobre 2012 alle 7:27 PM
Lasciate che i quattrini vengano a me…
🙂
5 ottobre 2012 alle 10:03 PM
io sono profondamente affascinato daquanto hai scritto, e il VIVERE di ESPEDIENTI vs LAVORO A TEMPO INDETERMINATO (perche’ a casa mia un lavoro a tempo determinato e ‘ giusto un espediente momentaneo un po’ piu’ a lungo termine del normale) e’ un manicheismo che mi scoccia parecchio.
Per indole pero’ non riuscireir a vivere di baratti come nel tuo esempio. Mi sentirei sempre in prestito e in difetto verso chi mi paga la cena (ad es). Io devo poter fare da me, senza intermediari.
Diverso sarebbe se chi mi da’ da mangiare (o mi ospita, o etc) fosse anceh la persona a cui io sto fornendo il servizio, ma a quaeto punto la flessibilita’ del sistema crolla drasticamente.
E’ comunque piu’ un’ansia mia, non ho assolutamente niente in contrario nel VIVERE DI ESPEDIENTI (altro discorso e’ il V.D.E. ai margini della legalita’ – spesso al di la’ – come faceva il titolare di un agenzia di booking per cui lavorai. a quel punto decisamente NO ).
OT ma non troppo, mi sono procurato e ho letto il manuale del Barefoot doctor che mi hai consigliato. Affascinante approccio, per me assolutamente impraticabile (e a volte borderline con le pseudoscienze…)
5 ottobre 2012 alle 11:53 PM
Il tuo post è particolarmente interessante perchè tocca una riflessione che ho fatto proprio qualche giorno fa.
Un mese senza toccare denaro con la mia famiglia non sarebbe possibile però ti posso dire che qualcosa tipo quella che descrivi io ho cominciato a farla.
Tipo l’estate scorsa siamo stati al mare a casa di un amico di un nostro amico e lui ci ha dato la casa (in riva al mare) gratis e noi gliel’abbiamo rimessa un po’ in sesto.(rimessa a posto la scala di legno, curato il giardino, pulita la casa etc)
Due miei amici sono stati ospitati da un mio amico per una settimana a venezia e in cambio gli hanno installato un’autoclave (l’idraulico gli aveva chiesto tipo1500 euro).
E gli esempi non finiscono qui.
Certo si parla sempre di amici di amici, cioè un minimo di connessione e di credibilità ci deve essere ma trovo che il baratto stia tornando di moda. Per dei versi è anche più appagante.
E d’altra parte, onestamente, certe volte con la partita IVA volano certe botte di tasse che la voglia di tornare al baratto ti viene proprio!
6 ottobre 2012 alle 12:13 AM
@Cuk
La cosa veramente ridicola – e irritante – è che l’accademia (alla quale appartenevano i due soggetti citati nel post) ha già in funzione un sistema di valuta non fondato sul denaro: la reputazione, che viene misurata tangibilmente in termini di articoli prodotti, e in maniera più “fuzzy” proprio come credito che si concede a un ricercatore o a un docente.
Quindi l’idea delle prestazioni atipiche e itineranti, accademicamente dignitose e retribuite tanto in quattrini quanto in reputazione, non è affatto una cosa estranea al mondo della ricerca e dell’insegnamento.
Ma tutti quanti ormai ragionano solo più in termini di soldi e di strutture tradizionali.
(su Barefoot Doctor, sì, certo, è vicino alle pseudoscienze – ma è l’impostazione generale che è interessante, io credo. Che poi utilizzi un linguaggio metaforico derivato da una pratica mistica vecchia di tremila anni, non significa che manchi di rigore… no, ok, è un cialtrone. Però divertente. E spesso funziona.)
@Cily
La connessione e la credibilità sono quel capitale di credito e di reputazione di cui parlavo qui sopra con Cuk, e di cui parlerò meglio la settimana prossima.
L’importante è cominciare a capire che esistono altri sistemi di scambio.
Che sono sempre esistiti, ma poi il sistema attuale ha preso il sopravvento (probabilmente perché è più facile da tassare).
9 ottobre 2012 alle 2:32 AM
Actually speaking, voglio troppe cose inutili e, in famiglia, mi mettono troppe preoccupazioni addosso per non considerare neppure una cosa del genere. In Italia penso possa appartenere alla categoria di “cose forse accettabili se imposte a tutti per decreto”. I soldi sono un metro fin troppo consolidato per valutare le persone