Titolo orribile, vero?
Beh, ok.
Quasi esattamente un anno fa – il 20 novembre 2011 – postai su questo blog un pezzo sui miei personali problemi con lo scrivere narrativa erotica a comando.
Nonostante lo stimolo di un bell’assegno croccante.
Se ve lo siete persi, potete buttarci un occhio.
Io aspetto.
Non ho fretta.
Fatto?
Bene.
Un anno dopo, la storia è stata scritta (direttamente in inglese), è stata editata sommariamente in una prima stesura “pre-definitiva”, è stata fatta girare, ed ora è tornata alla base, dopo essere passata per le mani di un discreto numero di lettori e lettrici, incassando commenti decisamente lusinghieri, ed un verdetto di bocciatura per ciò che riguarda l’ipotetica vendita.
Oh, non posso davvero lamentarmi, badate!
La mia storia è hot, mi dicono, è fun, è wickedly sexy (questo me lo faccio mettere sui biglietti da visita), ma non soddisfa i parametri dell’editore.
Nel senso che c’è un sacco di sesso (io credo addirittura un po’ troppo), ma quanto a violenza ancora non ci siamo, e io credo non ci saremo mai.
Il che alla fine per un certo verso mi rassicura, perché, come dicevo in quel post un anno addietro,
l’accoppiata sesso e violenza, nel senso di sesso violento, non mi attira granché.
Anzi, non mi attira per niente.
Ma in quel post parlavo anche e soprattutto del mio interesse per l’offerta ricevuta, in termini di opportunità di apprendimento.
Perciò, vediamo… cosa ho imparato?
La prima cosa che ho imparato, in effetti, la sapevo già: le buone idee non crescono sugli alberi.
Il che significa che non so se farò mai qualcosa della storia che ha scatenato tutta questa faccenda (ho fatto un po’ di editing in questi giorni, e richiede un sacco di lavoro), ma di sicuro scrivendola mi sono imbattuto in un paio di idee che potrebbe essere interessante riprendere all’interno dei generi che io bazzico normalmente.
E questo non perché qui non si butta via nulla – anche se è vero – ma, in primo luogo, perché sono ottime idee.
E poi naturalmente perché così le storie risulterebbero wickedly sexy, e la cosa mi divertirebbe alquanto.
A seguire, un’altra conferma di qualcosa che già sapevo: tutto ciò che c’è sulla pagina deve
. portare avanti la storia
. aumentare la tensione
. creare un problema o risolvere un problema
E questo vale per qualsiasi genere, ed anche ovviamente per una storia scollacciata.
Il bersaglio è sempre l’economia, il mettere sulla pagina le parole giuste, come le chiamava Hemingway, usando solo le parole che servono, come dicave Fritz Leiber.
Il discorso delle parole giuste, con buona pace di Papa Hemingway, costituisce un altro aspetto dello scrivere zozzerie che può causare -a seconda della vostra politica – imbarazzo, o ilarità.
Quando scoprite che la vostra storia è ferma perché vi manca un sinonimo di “fuck”, un certo sghignazzo, per quel che mi riguarda, è inevitabile.
Scoprire di possedere un lessico osceno molto più ricco e variegato in inglese elisabettiano che in inglese moderno, poi, è sempre un’esperienza formativa.
Veniamo quindi ad un’altra considerazione importante, e che è strettamente generica, oltreché stupida, se volete: show don’t tell non funziona, con questo genere di cose, perché show don’t tell è pornografia, non erotismo.
Nel senso che descrivere nel dettaglio certi meccanismi non solo alla lunga stufa, ma gioca sul minimo comun denominatore, non richiede immaginazione da parte del lettore, per dirla con le parole di una delle mie lettrici, non titilla ma… ehm, smanaccia, ottunde i sensi anziché acuirli.
Noi non dobbiamo quindi né semplicemente raccontare, né pedestremente mostrare, ma piuttosto suggerire.
Bisogna suggerire delle idee, e costruire attorno un sistema, tale che il lettore sopperisca di suo la parte attiva della scena nel momento giusto – che sarebbe poi quello che vogliamo noi.
Non deve immedesimarsi, deve contribuire!
Per questo non è facile, scrivere certe cose**.

Ciò che conta è quello che non si vede, ma quello che si immagtina (mi piace da pazzi, questa foto).
Vale, insomma, il vecchio principio degli Steely Dan, per cui
now we dolly back
now we fade to black
Il trucco, è capire quando carrellare indietro e sfumare.
Cosa metterci e cosa no.
Dove tagliare.
Tagliate troppo presto, e non avrete abbastanza polpa.
Tagliate troppo tardi, e perderete in lievità, in classe, in suggestione.
Sulla manualistica (lo sapete che a me piace leggere manuali di scrittura), a parte la conferma della validità di The Joy of Writing Sex, di Elizabeth Benedict, ammetto di aver trovato piuttosto divertente e utile Be a Sex-Writing Strumpet, dell’americana Stacia Kent, che costa un paio di euro e rotti per Kindle, e li vale tutti.
E ora, dubito fortemente che l’epiteto di strumpet mi verrà mai applicato, e l’ebook in questione si concentra maledettamente troppo sul genere romance per i miei gusti***, ma la Kent ha un tono a tal punto informale e divertito, che alla fine della fiera non si può non tornare a casa con qualche buona idea.
Assolutamente straordinario, ad esempio, l’esercizio in cui proviamo a scrivere un paio di paragrafi, il più sexy possibili, su un oggetto di uso quotidiano – l’idea è che, se riusciamo a scrivere in maniera sensuale riguardo a un pelapatate, quando verrà il momento di parlare di sesso, problemi non ne avremo.
Altro?
Ah, sì, mettiamo giù due idee sulla tecnica.
Poca struttura, in questo caso.
Si parte con una buona idea – o con un’idea che pare buona – e poi io procedo con tre fasi.
martello la prima stesura in maniera velocissima – su questa storia in particolare, ho registrato qualcosa come 6000 parole al giorno, direttamente in inglese.
Poi si rilegge e si carica.
Nel senso che si aggiungono dettagli, si aggiungono descrizioni, si aggiungono ansiti e sudore e fluidi assortiti.
E poi si ripulisce, tagliando tutto ciò che c’è di troppo, concentrandosi sull’economia e sull’efficacia della descrizione.
Aggiungo una nota tecnicissima sullo scrivere direttamente in inglese – se è vero che il correttore automatico è ottimo per beccare gli svarioni, non sottovalutate Google Translate – passare a Google Translate il nostro testo in inglese e rileggersi l’italiano, oltre che una attività esilarante, è anche un ottimo modo per rilevare quelle parole che, corrette in inglese, sono comunque fuori contesto.
Poi, certo, sui testi scollacciati, GT è abbastanza avvilente, ma ehi, è uno strumento in più.
Oh, sì, quasi dimenticavo… esattamente come per la scherma rinascimentale, l’astrofisica ed i dialetti himalayani, quando si tratta di narrativa, non dobbiamo necessariamente aver fatto di persona, e ripetutamente, tutto ciò che mettiamo sulla pagina.
E sulla pagina non ci siamo noi, ma i nostri personaggi, che sono creature immaginarie.
Noi non siamo loro.
Fortunatamente.
Perché non dico che non sarebbe divertente.
Ma sarebbe mortalmente dispersivo.
————————————–
* chi ricorda quel vecchio film con Lily Tomlin e Steve Martin in cui c’era la battuta…? No eh? Lo immaginavo.
** oltre che per il fatto che mentre scriviamo continuiamo a pensare a cosa direbbe nostra madre, nostra nonna, nostra moglie, o cosa direbbero i nostri familiari, se scoprissero che stiamo scrivendo qualcosa di così spaventosamente osceno.
*** ma ehi, potrebbe essere un mercato pagante, ed uno sbocco per la mia fin qui poco remunerativa passione per il periodo elisabettiano.
Scrivere bodice rippers con uno pseudonimo femminile è certo meglio che rispondere ad un telefono in uno scantinato.
31 ottobre 2012 alle 8:00 AM
* “dead man dont wear a plaid”?
31 ottobre 2012 alle 8:20 AM
Devo dire che, riguardo la seconda nota, tempo fa scrissi una storia horror-erotica, una delle mie prima cose scritte, poi la rilessi in capo ad un anno e mezzo e pensai due cose: “Oddio, scrivevo da schifo.” E “Questa non deve uscire da questo pc” pensando alla mia famiglia x’D
Complimenti per i complimenti, ma, se permetti, erano ovvi u.u
31 ottobre 2012 alle 8:22 AM
Ps: Wickedly sexy? XD
31 ottobre 2012 alle 9:29 AM
31 ottobre 2012 alle 10:04 AM
No, Matteo.
* All of me.
31 ottobre 2012 alle 1:16 PM
Ho provato anche io una volta a scrivere qualcosa con tanto sesso, per provare a vedere se ne ero capace. E devo dire che la lingua straniera riesce a mettere un discreto qual filtro tra la mia parte “Ehm, non è che sto andando troppo oltre?” e la parte del mio cervello deputata alla scrittura. In italiano, invece, mi sento molto più impacciata e goffa, anche senza pensare a cosa ne direbbero parenti/amici/conoscenti se leggessero quel che sto scrivendo 😀
Ah, complimenti per le foto, molto belle 🙂
31 ottobre 2012 alle 2:03 PM
@zeros
Ahimé, le foto non sono mie – ma il web è una miniera.
Mi piace poi molto l’osservazione sulla lingua straniera – che davvero, ha un potente effetto quando si tratta di filtrare certe paure o certe apprensioni.
Anche perché forse, non essendo la “nostra” lingua, ci permette di utilizzare senza problemi che in italiano rifiutiamo come parte del nostro lessico.
Interessante.
31 ottobre 2012 alle 2:07 PM
Come dice Joe Lansdale :”An important thing to remember as a writer is to be fearless.”
31 ottobre 2012 alle 2:49 PM
Lansdale ha ragione.
Anche se si scrivono storie sui coniglietti, ci vuole coraggio.
Beh, ok… 😉
31 ottobre 2012 alle 8:27 PM
Vedrai, qualcuno ti chiederà se hai fatto davvero davvero tutte quelle cose che hai scritto.
Curioso che non lo chiedano mai ai giallisti specializzati in omicidi seriali.
31 ottobre 2012 alle 9:00 PM
Potresti trovare il tuo successo in questo campo, sarebbe quantomeno divertente!
1 novembre 2012 alle 8:22 AM
Ho grossi limiti con la scrittura erotica.
Mi sono smollato un po’ esercitandomi coi personaggi femminili di 2MM (ma non quanto ha fatto il mio socio, Germano).
Perdura una mia “antipatia” per il genere. Ossia: mi piacciono le scene di sesso, anche forte, inserite in un altro contesto. Invece i romanzi/racconti puramente erotici non li reggo…
Però, per assurdo, prima o poi proverò a scriverci qualcosa.
1 novembre 2012 alle 9:05 PM
Vale anche per me quel che dice mcnab75. Non apprezzo i romanzi puramente erotici ma le scene di sesso, anche hard, in se stesse non mi dispiacciono. Specialmente se si rivelano essenziali per raccontare una storia o un personaggio. Grazie per i consigli di scrittura!