strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Vagabondo a vita

10 commenti

Un giorno di gennaio [1934], i giornali di Shanghai erano in fiamme per la notizia della più grande rivolta mai vista nella Cina moderna! La Diciannovesima Armata, che aveva combattuto con tanto coraggio gli espetri marines giapponesi a Shanghai, si era ribellata al regime di Nanchino. La provincia di Fukien – che si trovava sulla costa, fra Hongkong e Shanghai – era stata assegnata al generale Tsa Ting-Kai come ricompensa per la sua grande impresa di Shanghai. Ma in quel preciso momento stava già formando un “Governo del popolo” ribelle a Fukien. Si diceva che avesse tre aerei, ma solo tre piloti cinesi.
poiché avevo una licenza da pilota, mi imbarcai a mezzanotte sulla Taiyuan, nel fiume Whangpoo, e puntai verso Amoy sul Mare Cinese Meridionale, sperando disperatamente di raggiungere la capitale dei ribelli prima che cadesse sotto al martellamento delle armate di Nanchino.

Leonard Clark, classe 1908, aveva trentasette anni quando venne messo in pensione col grado di Colonnello dall’OSS, l’antenato avventuroso e cialtronesco della CIA.
Non essendo tipo da stare con le mani in mano, Clark si procurò una antica mappa del tesoro, e imbastì una spedizione nelle giungle dell’Amazzonia, lui e una guida locale, lungo il corso del fiume Maranon, dove – sostenne poi – ritrovò sette città d’oro.
Ci scrisse anche un libro – che in italiano si intitola I Fiumi Scendevano a Oriente.
Lo pubblicò Garzanti nel 1969, ed è da un po’ che lo cerco*.

Colonel Leonard Clark

Ma prima di andare a caccia dell’Eldorado, Clark aveva avuto altre avventure – come si evince dallo stralcio qui sopra, che sarebbe poi l’incipit di A Wanderer Till I Die.
Aveva vagabondato per l’Asia, come battitore libero, come mercenario, e come agente dei servizi americani.
Oggi, quelli che la sanno lunga, di solito inarcano un sopracciglio quando si fa il nome di Clark – è considerato una fonte imprecisa, uno che non dava numeri e date per le proprie osservazioni, uno che era fuori per il gusto di divertirsi e menare le mani**.
Ma leggere delle sue peregrinazioni – da Shanghai al Borneo, da Singapore al Giappone, rimane un gran divertimento.
Clark ha un tono fin troppo colloquiale, ed è come sedere al tavolo di un vecchio amico, che ci racconta di quella volta che al Raffles di Singapore…

46Ennesimo avventuriero dimenticato ad entrare nel mio catalogo, Leonard Clark è forse il più vicino all’immagine del classico eroe pulp, a vagabondare per paesi esotici alla ricerca di una nuova avventura, e di un modo per fare la differenza (e magari fare due lire).
Oltre al volume pubblicato da Garzanti, di Clark sono disponibili due volumi nella bella collana di resoconti di viaggio (tre ‘800 e ‘900) pubblicata dalla Long Riders Travel Guild***.
Oltre al sopra citato A Wanderer Till I Die, che mi ha tenuto compagnia in trasferta questi due giorni (niente di meglio, dovendo fare chilometri su chilometri, che un libro su un tale che macina chilometri su chilometri), pare imperdibile The Marching Wind, su quella volta, nel ’49, quando Clark decise di invadere il Tibet…
Ne parleremo in futuro.

Eh, quanto mi mancano, gli uomini come Clark…


  • Ci fu un tempo in cui evidentemente anche nel nostro paese si pubblicavano le imprese dei grandi cialtroni che hanno fatto la storia del ventesimo secolo.

** Insomma, un elemento tipico dell’OSS.

*** Riguardo alla quale dovrò prima o poi fare un post – sui Long Riders, e sui loro libri.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

10 thoughts on “Vagabondo a vita

  1. forse non si pubblicano più perché di grandi cialtroni ne abbiamo una quantità da esportazione, in Italia? 😉

  2. Ora pubblicano le biografie di DJ e concorrenti ai talent show.
    Che pure cialtroni sono, quindi forse la tradizione tiene, in un un senso perverso.

  3. forse è cambiato l’immaginario popolare, la tv ci fa vedere troppo, ma ci spiega troppo poco

  4. quanto mi mancavano i post con l’etichetta “la storia fatta coi cialtroni” 😛

  5. Quegli uomini ci sono ancora, solo che non li vediamo. Combattono da contractors in Medio Oriente, costruiscono effimere fortune nella ragnatela criminale russa, partecipano al land grabbing in Africa. Viaggiano in Oceania, lavorano sulle piattaforme petrolifere, collaborano con signori della guerra somali… Ma è l’Asia, ancora e sempre, ad essere patria di questo tipo di realtà. E’ il continente più grande, multiforme e turbolento del mondo. E’ multiculturale, e alterna espansioni economico-scientifiche a situazioni di forte degrado. E’ l’ambiente perfetto per il pulp del XXI secolo.
    Mi permetto un pensierino controcorrente: siamo davvero sicuri che la vita da globetrotters ci piacerebbe davvero, se la facessimo ogni giorno? Non sarà che siamo un pò tutti come il Giuseppe Bergman di Hugo Pratt (“voglio andare all’avventura!”). Mi trovo da quasi un mese negli USA per un viaggio di ricerca (tesi universitaria), e dopo avere girato un pò, mi sto rendendo conto di quale strana tempra sia necessaria al giramondo. Una tempra rara, che forse non tutti vorremmo avere.

  6. Ho scritto una GRANDISSIMA cazzata: quello era un personaggio di Milo Manara. Sorry.

  7. Eh Davide, questo è un blog user-friendly, devo ammetterlo! In altri posti, sarei stato DEVASTATO per una simile svista 😀
    A proposito, scusami l’OT ma devo chiedertelo: c’è forse qualche enorme lbreria dedicata alla SF a New York? Nel caso, ci farei un pensierino..

  8. Grazie mille, gentilissimo!!! 😀

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