L’ultima volta che abbiamo avuto sue notizie, Michael Scot, alias Michele Scoto, si trovava nell’ottavo girone infernale, insieme con gli stregoni, gli astrologi ed i falsi profeti.
Brutta fine, per un fine intellettuale del tredicesimo secolo, che aveva studiato ad Oxford e Parigi, e dopo varie peregrinazioni si era unito alla corte di Federico Secondo.
In Italia visse a Bologna e Palermo, ed infine si ritirò a Toledo, dove compilò diversi lavori di natura scientifica, leggendo e traducendo filosofi e scienziati arabi, a cominciare da Avicenna e Averroe.
Papa Onorio lo aveva anche nominato vescovo in Irlanda, ma Scot si disimpegnò sostenendo di avere una scarsa conoscenza del gaelico, e rifiutò il posto.
Dante Alighieri e Boccaccio, d’altra parte, lo trattarono in maniera molto meno benevola, e nella nativa Scozia, che Scot non abbandonò mai completamente, la fama di stregone del povero studioso gli garantì fama imperitura in leggende e storie apocrife – a cominciare da quella secondo la quale avrebbe pietrificato una congrega di streghe, mutandole in un cerchio di megaliti.
La morte, che lo colse a quanto si dice mentre partecipava alla messa, colpito in testa da un calcinaccio, venne letta da molti come la prova che – nonostante fosse stato ordinato sacerdote e godesse della benevolenza del papa – qualche traffico inviso al padreterno Scot doveva averlo intrattenuto.
Scot ebbe anche due discendenti dediti alla scrittura – Sir Walter Scott, naturalmente, e più recentemente, e per linea materna, Michael Scott Rohan, autore del quale abbiamo già parlato in passato.
E proprio quest’ultimo dedicò al proprio illustre – o famigerato – antenato, un bel romanzo fantasy storico, intitolato Lord of the Middle Air, che riprende il mito di Michael Scot lo stregone e incatenatore di demoni, costruendo una buona storia a base di razzie sul confine scozzese, intrighi politici e rivalità fra clan, ed una inaspettata e traumatica ingressione del regno di Faerie nella nostra realtà.
Il romanzo di Michael Scott Rohan riprende il tono e lo stile delle ballate medievali, aggiungendo una spolverata di inglese arcaico e di scozzese spurio alla miscela, ed è una storia semplice ma soddisfacente, con dei personaggi ben costruiti, non pochi cambi di registro, ed uno sviluppo tutt’altro che banale.
Il fatto che la corte di Faerie sia modellata sulle corti italiane è un dettaglio meraviglioso.
Ambientato fra i paesaggi aspri dello Scottish Border, Lord of the Middle Air è stato una ottima compagnia per queste serate malinconiche.
Il fatto che sia un singolo romanzo a se stante 250 pagine è un ulteriore bonus.
La mia copia usatissima è stata smobilitata dalla biblioteca londinese di Redbridge, ma è in condizioni eccellenti, e rappresenta un paio di centesimi ottimamente spesi.
27 dicembre 2012 alle 10:55 AM
So very, very very right up my alley… 🙂
27 dicembre 2012 alle 11:30 AM
Le biblioteche e i libri che dismettono possono in effetti rivelarsi una miniera di sorprese (e mi scuso per la rima) sempre se sai l’inglese…
27 dicembre 2012 alle 11:46 AM
@laClarina
Sì, in effetti ti ho pensata, mentre mi addentravo sul Confine.
@Bruno
Leggere in inglese è ormai indispensabile se si ama la letteratura di genere.
27 dicembre 2012 alle 12:13 PM
Pare meraviglioso, soprattutto perché io adoro quando il mondo fi Faerie tange la nostra realtà.
Una domanda, però: quanto l’inglese arcaico e il dilaetto scozzese complicano la lettura?
Sto già leggendo qualcosa che ha diversi dialoghi in dialetto inglese/sudafricano, e spesso faccio fatica.
Si perde molto in quei passaggi a cui accenni?
27 dicembre 2012 alle 12:41 PM
No, è più che altro colore locale.
Diciamo che richiede un minimo di sforzo in più, ma proprio solo un minimo.
27 dicembre 2012 alle 2:19 PM
Ok, molto meglio così.
Grazie mille della risposta 😉
27 dicembre 2012 alle 5:02 PM
Un’informazione: per procurarti testi usati a (letteralmente) due soldi, utilizzi Amazon o hai trovato altri stores online di fiducia?
27 dicembre 2012 alle 5:12 PM
Amazon.co.uk e Amazon.fr sono i miei punti di riferimento.
Ci sono poi Betterworlsbooks e Thriftbooks che sono una miniera (e una dannazione).
28 dicembre 2012 alle 1:24 PM
Grazie mille, Davide!