strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Una legge per la ricerca

8 commenti

Ok, oggi un post un po’ complicato.
O meglio, sulla carta è quanto di più semplice e chiaro si possa immaginare.
L’idea è questa – una proposta di legge di iniziativa popolare che permetta ai cittadinio di scegliere di versare l’8×1000 del proprio contributo fiscale ad un fondo destinato alla ricerca scientifica.

8x1000_pubblicita-su-fb1

Considerando che il nostro paese finanzia la ricerca in maniera irrisoria, un extra dello 0,8% sarebbe probabilmente una boccata d’ossigeno per molti di noi (anch’io sono un ricercatore, e quindi sto portando acqua al mio mulino).
Quindi, come dicono gli anglosassoni, è un no brainerandate qui, firmate la proposta, dite ai vostri amici di farlo.
Bello liscio.

Però no, andateci, leggete tutto, fatevi una vostra idea, se vi convince firmate, e poi dirtelo ai vostri amici.

Detto ciò, c’è un rovescio della medaglia, che è all’origine della complicanza di cui dicevo…

Un fondo istituito per legge di iniziativa popolare, e finanziato da donazioni volontarie dei cittadini, è un’ottima idea, ma non dovrebbe essere necessario.
I cittadini le tasse già le pagano, e quei quattrini dovrebbero andare a finanziare le infrastrutture – inclusa l’università e la ricerca.
Ma la ricerca – e più in generale, l’università, e ancora più in generale, la scuola e la cultura in genere – non gode del rispetto e della considerazione dei nostri amministratori.
Ve la ricordate questa?

Con la cultura non si mangia*

La proposta che ho segnalato qui sopra – e che vi assicuro, gode di tuttol il mio appoggio – da una parte è un sintomo agghiacciante dell’inammissibile indifferenza istituzionale dimostrata fin qui dai nostri amministratori.
E dall’altra, rischia di legittimarne l’indifferenza – perché prendersi cura della ricerca, quando ci sono già i bifolchi che si autotassano per pagare gli assegni agli scienziati? 

In fondo è un coprire le loro magagne – i nostri amministratori stanno abbandonando la ricerca, e allora ci pensiamo noi.
Non mandando gli amministratori incompetenti a far la coda al collocamento, ma mettendoci noi altri soldi – sperando che poi loro li amministrino meglio di quelli che gli abbiamo affidato prima.

ScienceSarebbe spaventosamente normale, se nel nostro paese – come in gran parte dell’occidente civilizzato, e oltre – ci pensassero lo Stato e le aziende, a finanziare la ricerca, lasciando ai singoli cittadini il loro 0,8% per farne ciò che gli pare; magari anche finanziare la ricerca, ma come extra, come segno della fiducia e del rispetto che il singolo può avere per la scienza, per la ricerca, per la cultura.
Ma di fondo, sono loro, che dovrebbero amministrare i quattrini che noi versiamo – e guai a non versarli, vero? – per garantire lo sviluppo e il progresso.

Ma abbiamo avuto Ministri della Ricerca che apertamente disprezzavano la scienza.
Abbiamo avuto dirigenti del CNR che organizzavano congressi contro l’evoluzione.
Abbiamo escluso la possibilità di ricerca su certi argomenti per non urtare la sensibilità di uno stato straniero e dei suoi simpatizzanti nel nostro.
Piangiamo la scomparsa di Rita Levi-Montalcini, ma quand’era in vita era stata dileggiata e offesa su tutto lo spettro politico.

Il problema è grave, e i soldi sono solo l’espressione più immediata e urgente del problema.

La proposta qui sopra è importante – perché potrebbe tenere a galla i nostri laboratori e dare la possibilità ai nostri ricercatori di crescere.
E se cresce la ricerca, cresce il paese.
Ed è importante perché segnala come una parte della popolazione del nostro paese comprenda l’importanza della ricerca, della scienza, del progresso.
Sarebbe bello poter dire lo stesso dei nostri amministratori.
I quali negli ultimi tempi paiono interessati solo alla gestione e ripartizione del potere, e poco altro.
La ricerca langue.
I ricercatori fuggono.
Le aziende segnano il passo.
La scuola, a tutti i livelli, affonda lentamente.
Ci dicono che con la cultura non si mangia.
Ci disprezzano.
La proposta di una legge di iniziativa popolare per il finanziamento alla ricerca è importantissima.
Ma da sola non basta.
———————————————

* come se invece con l’ignoranza pagasse…
Ma chissà, forse in politica…

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

8 thoughts on “Una legge per la ricerca

  1. Ribloggato, iniziativa sacrosanta.

    Barney

  2. Pingback: Una legge per la ricerca « BarneyPanofsky

  3. Eppur si muove, diceva Galileo (lo so, è un apocrifo). Tocca fare cose come questa e sperare di cambiare le cose un mattone o una testa alla volta. Grazie per il sostegno!

  4. C’è da considerare che l’8 per mille ha un grande vantaggio rispetto al 5 per mille.
    del 5×1000 io decido della mia quota.
    del 8×1000, metti o meno perchè c’è di mezzo la chiesa cattolica, io do una preferenza, poi sulla base delle percentuali di chi ha dato le preferenze, vengono assegnati 8×1000 di tutti gli italiani.

    il volume si farebbe più cospicuo.
    infatti l’iniziale formulazione del 5×1000 prevedeva che la ricerca fosse introdotta direttamente nel 8×1000, poi si son resi conto che creava troppa competizione e han creato il 5×1000. che non doni alla ricerca in sè, lo doni se vuoi alle singole fondazioni. con il risultato che la ricerca italiana si scanna per racimolare queste briciole.

    un amico milanese mi faceva notare che nel periodo immediatamente precedente le dichiarazioni fiscali sul Corriere c’è un Editoriale di Veronesi al giorno. Che non dico nulla se non ribadire risultati che han ottenuto 30 anni fa. ma poi quando fai la dichiarazione delle tasse e ti trovi la casella 5×1000, ah già, c’è la fondazione Veronesi.

    Ti costringono ad essere italiano, non c’è via di fuga.

  5. aderito e condiviso su facebook per quanto possa servire.

  6. Non so, io ho assistito ad almeno 6 anni di tagli dell’FFO. Per legge. L’ultima erano i tagli direttamente agli enti di ricerca. La risposta, in teoria, sarebbe stato il 5 per 1000, ma l’asimmetria è evidente, anche lasciando perdere il valore assoluto. Insomma, sono d’accordo con la proposta ma non penso che sia una legge strettamente “per la ricerca”, mi verrebbe da appoggiarla più che altro per ragioni ideologiche. Si può dire?

  7. Condivido i tuoi se e i tuoi ma. comunque ho aderito

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