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Un Sinbad d’altri tempi

8 commenti

Non parlo spesso di cinema, e quando lo faccio, parlo di cose abbastanza strane.
facciamocene una ragione.

Golden_Voyage_of_SinbadNelle notti passate ho riscoperto con non poco piacere una pellicola del 1974 che non è esattamente popolarissima – non più.
Ci fu un tempo, quando il solo tioolo itliano, Il Viaggio Meraviglioso di Sinbad, sarebbe bastato per scatenare la fantasia di noi ragazzi.

E riguardandolo ho scoperto che la memoria mi aveva fatto scordare un sacco di dettagli interessanti.

Il film, originariamente intitolato The Golden Voyage of Sinbad, è un fantasy arabeggiante, ipoteticamente basato su Le Mille e Una Notte, ma di fatto costruito a partire da una idea, una storia e una sceneggiatura scritte da due giganti – Brian Clemens e Ray Harryhausen.

Frutto della mente creativa più vulcanica che mai abbia lavorato alla BBC e del maggior creatore di effetti speciali analogici della sua generazione, il film ha una storia piuttosto solida, e una quantità di ottimi set-pieces che fanno sfoggio dell’animazione in stop motion per la quale Harryhausen è passato giustamente alla storia.

Il film è anche un ipotetico sequel di quel The Seventh Voyage of Sinbad, del 1958, che rimane uno dei grandi classici del cinema fantastico, e unadelle pietre miliari della specialeffettistica e del lavoro di Harryhousen.

sinbadLa trama di Golden Voyage è presto detta.
Trovato un misterioso amuleto, Sinbad incorre nelle ire del perfidissimo Koura, ma trova un alleato nel Gran Visir di Marabia.
I due decidono di mettersi sulle tracce della perduta Lemuria, al fine di scoprire il tesoro mistico che si dice vi sia nascosto.
Guidato da un sogno, Sinbad imbarca sulla propria nave anche la polposa Margiana, e l’imbelle Haroun.
Il malvagio Koura è tuttavia ben deciso ad impossessarsi del tesoro, e non esita ad usare le proprie arti per intralciare i nostri eroi.
Seguono grandi avventure per terra e per mare.

Il film è meno ingenuo ed infantile di quanto la trama potrebbe far immaginare.
Se John Phillip Law è un Sinbad abbastanza improbabile (parliamo dello stesso attore alto e biondo che interpretò Diabolik, il Barone Rosso e l’angelo in Barbarella), chi davvero ruba la pellicola è Tom Baker, che interpreta Koura con una aplomb ed un gusto che non ci fanno rimpiangere Christopher Lee, originariamente contattato per la parte.
Secondo la leggenda, i produttori della Beeb videro il Koura di Baker e, colpiti dall’abilità dell’attore nell’interpretare un personaggio che invecchia di cinquant’anni nel corso di un’ora e mezza di pellicola (ogni incantesimo costa a Koura anni di vita), proposero a Tom Baker un ruolo in una nota serie televisiva – facendo di lui il Quarto Dottore.

Prince-Koura1

Il dettaglio sull’invecchiamento progressivo dello stregone, tra l’altro, è uno dei tanti piccoli tocchi di classe della pellicola, che riesce ad essere un fantasy serio senza essere serioso. Non mancano gli elementi leggeri e il comedy relief (ad esempiocol personaggio di Haroum) ma nel complesso questo film si mantiene su un ottimo livello proprio perché rifiuta di strizzare l’occhio allo spettatore, e non si vergogna di essere fantastico.

Gli effetti di Harryhausen – che all’epoca erano allo stato dell’arte, e oggi hanno un piacevole sapore vintage – sono parte del divertimento del film.
Fra questi, è entrato nella leggenda il duello fra Sinbad e la statua animata di Kali, armata di sei scimitarre – che costituisce oltretutto un omaggio (nello stile generale della creatura, oltre che nei movimenti, al classico Il Ladro di Baghdad).

Goldenvoyage3
munroUna parte del pubblico potrà altresì dilettarsi per la presenza di Caroline Munro nel ruolo di Margiana, perennemente vestita da odalisca (sì, i costumi sono eccellenti) e all’epoca all’apice della sua popolarità come attrice di pellicole di genere.

Per il resto, il cast allinea decine di volti noti della TV inglese, facce da telefilm, come li chiama il mio amico Nick, che riconosciamo ma non sappiamo collocare.
E sì, il braccio destro di Sinbad è Martin Shaw – apprezzato caratterista e attore shakespeariano, famoso come Doyle de The Professionals (serie creata da Brian Clemens)

E imperdibile, in un cameo non citato nei credits, e coperto di make-up, Bob Shaw (Quint ne Lo Squalo), che ottenne la parte dell’Oracolo come compensazione per essere stato scartato come Sinbad.

Il film è girato in Dynarama – una faccenda che mi ha causato una certa curiosità.
Anche noto come Dynamation e SuperDynaMation, il Dynarama è un procedimento sviluppato da Harryhausen e collaboratori, per compensare il bilanciamento dei colori nelle riprese che accoppiano attori reali, stop-motion e matte.
Se il procedimento mi rimane oscuro (ma in effetti, è spiegato abbastanza bene qui), credo gli si possano imputare i colori molto accesi ed i contrasti molto netti della pellicola, che sono strumentali nel dare il sapore vagamente retrò al film, ed al contempo l’estrema dinamicità della composizione di live-action e stop-motion.

Dynarama

Questa pellicola dignitosissima, decisamente divertente e meritevole, all’epoca, di un premio come miglior film fantasy, venne girata in Spagna e negli studios inglesi, e venne prodotta per meno di un milione di dollari – all’epoca, una cifra irrisoria.
E ci buttarono dentro anche la colonna sonora, del leggendario Miklos Rosza.

Non è solo l’effetto nostalgia – si tratta di una buona pellicola, e sarebbe l’ideale, io credo, per intrattenere una platea di ragazzini.
Ed accertarsi che non abbiano perduto la poesia.

Esiste anche un seguito – Sinbad and the Eya of the Tiger, del 1977.
E restano purtroppo irrealizzati due progetti – Sinbad and the Seven Wonders of the World e lo pseudoburroughsiano Sinbad on Mars, entrambi progetti del 1981.
Magari ne parleremo un’altra volta.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

8 thoughts on “Un Sinbad d’altri tempi

  1. Mi ricordo di averlo visto un paio di volte da bambina in tv, poi l’ho dimenticato. E adesso arrivi tu a rinfrescarmi la memoria.
    Sciocca curiosità: Raimi omaggiò il dynarama di Harryhausen ne L’Armata delle Tenebre, usando un procedimento di interazione tra modelli e attori molto simile al suo, ma appena più moderno.

  2. Un film eccellente, che è invecchiato bene nonostante l’età. Ora, se possibile, risulta ancora più “fantastico”, proprio grazie agli effetti speciali vintage del grandi Harryhausen.
    Mi inquieta il fatto che certe atmosfere non siano più riproducibili da anni, nonostante le capacità tecniche, praticamente infinite.

    Mai visto il sequel.

  3. Io credo che il motivo per cui questi film non si riescono più a fare – nel senso che se si fanno, sono orribili (penso all’agghiacciante Prince of Persia) – sia da cercare proprio in quella incapacità di essere seri riguardo al fantastico, ma non seriosi.
    Lo sceneggiatore deve crederci, ma non deve farne una fede.
    E non deve cercare di strizzare l’occhio allo spettatore, per dirgli “È OK, io non ci credo davvero a ‘sta roba.”
    Forse sono proprio i meccanismi produttivi, che ostacolano un simile approccio.
    Harryhausen lavorava in maniera artigianale.

  4. Film epico. L’ho mostrato ad una classe di ragazzini per un progetto sul cinema fantasy, un paio di anni fa… e ricorderò sempre la bambina che disse “Ma allora anche una volta facevano film belli!”
    Adorabile.
    Harryhausen migliora sempre le mie giornate. 😀

  5. Questa tecnica del Dynarama sembra parecchio interessante, quasi interessante quanto la Munro 😀 scherzi a parte è da tempo che non sento parlare film con ambientazioni del genere.

  6. Film visto e rivisto tante di quelle volte da bambino che oramai sembra quasi di casa.
    Concordo con te nel definire Brian Clemens una delle figure più creative della BBC dei tempi d’ oro, a parte lui forse solo Terry Nation è stato altrettanto influente.
    Per il resto uesto Simbad è colmo di quelle “facce daTelefilm” ( a proposito grazie per la citazione) che tanto amiamo.
    John Philip Law è sempre stato abbastanza legnoso e poco espressivo ma compensava con una certa simpatia nei momenti giusti, Tom Baker ha dovuto la sua fortuna televisiva a questo film, mentre che dire della Munro?
    La Munro è la Munro.

  7. Bella risposta Davide, grazie.

  8. E pensare che Jordan Mechner, l’autore di Prince of Persia (il videogioco originale per Apple2, una pietra miliare), si ispirò pesantemente proprio a questi film per la sua creazione. Il percorso cinema-videogioco funzionò egregiamente, il viceversa molto meno.

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