L’idea mi è venuta leggendo la segnalazione, su Il Futuro è Tornato, della disponibilità online di tutto il vecchio archivio della rivista OMNI.
OMNI, per chi se la fosse persa, fu una rivista che, tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, rappresentò probabilmente il meglio della divulgazione scientifica e della narrativa di fantascienza – una rivista che rappresentava una cultura.
OMNI venne pubblicata anche in Italia – per tre anni – e per qualche tempo, in quel misterioso periodo di interregno in cui sembrava che tutte le luci fossero al neon, e si riflettessero su marciapiedi bagnati dalla pioggia, OMNI ebbe anche una incarnazione televisiva – una trasmissione presentata da Peter Ustinow, alcuni episodi della quale vennero anche passati da noi, come parte di programmi per ragazzi (si parlava del futuro, della tecnologia, delle meraviglie a venire – è ovvio che fosse TV dei ragazzi, giusto?)
E così ho ripescato un vecchio spezzone di quella trasmissione…
E mi sono ricordato di Suzanne Ciani, una interessante pianista e compositrice sperimentale, che dopo aver composto effetti sonori e – come si vede in OMNI – musica per flipper, avviò una bella carriera discografica.
Ho un paio di suoi vinili, e un sacco di suoi CD.
All’epoca, ascoltare Suzanne Ciani era visto come una cosa un po’ strana – era molto pulita, molto seria, con un sacco di bancali di hardware complicatissimo, non faceva vedere le tette.
I miei amici non riuscivano a classificarla.
I miei amici rockettari la consideravano una strana perversione, chi ascoltava jazz non la riconosceva, le mie amicizie in ambito classico inorridivano all’uso di una stravagante innovazione come l’elettricità nella produzione di suoni.
Insomma – prestai un paio di dischi in giro e mi vennero restituiti accompagnati da pernacchie.
Poi, fortunatamente, venne offerta al pubblico una musica più facile da classificare, non troppo diversa, e ascoltando la quale ci si poteva sentire accettati dai propri pari.
Io però continuai ad ascoltarla, la Ciani.
Perché aveva un suo perché.
C’era, in quel periodo, anche della musica diversa, che veniva composta, suonata, incisa.
E valeva la pena.
24 aprile 2013 alle 4:52 PM
Bella segnalazione musicale.
24 aprile 2013 alle 5:49 PM
Pensa che di quella rivista non ne avevo mai sentito parlare. All’epoca, non avevo ancora “scoperto” la fantascienza e mi son persa un sacco di belle cose di un periodo irripetibile per creatività e bellezza. Sigh.