strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Novel & Romance

10 commenti

La differenza essenziale fra “novel” e “romance” si ritrova nel concetto di caratterizzazione. Il romanziere (romancer) non tenta di creare “persone vere” quanto figure stilizzate che si espandono in archetipi psicologici. È nel romance che troviamo la libido, l’anima e l’ombra di Jung riflesse rispettivamente nell’eroe, nell’eroina e nel malvagio. Ecco perché il romance così spesso irradia un bagliore di intensità soggettiva che la novel non possiede, e perché una suggestione di allegoria alligna ai suoi margini. Certi elementi del personaggio sono lasciati liberi nel romance, che lo rendono una forma naturalmente più rivoluzionaria della novel. Il novelist si occupa della personalità, coi personaggi che indossano le loro personae o maschere sociali. Gli serve l’incastellatura di una società stabile, e molti dei nostri migliori novelist sono stati convenzionali al limite della pignoleria. Il romancer si occupa dell’individualità, coi personaggi in vacuo idealizzato per fabulazione e, per quanto possa essere conservatore, qualcosa di nichilista e di indomabile è probabile che emerga dalle sue pagine.
(Northorp Frye)

bodice_ripper_cover1

Copertina classica del romance, con in più rosmarino tattico.

Roba tosta.
Però, onestamente, quella qui sopra mi pare la miglior distinzione fra narrativa di genere e narrativa “seria” che mi sia capitato di incontrare in giro.
Chi fa genere è un romancer*.
Chi scrive mainstream è, almeno in prima battuta, un novelist.
Bello liscio.

E dire che tutto questo era cominciato per capire come, partendo dal piuttosto ampio “romance” si fosse arrivati, passando per bodice-rippers, copertine con Fabio e altri orrori, ad identificare con quell’etichetta solo un genere molto stretto, molto codificato.

La cosa è partita da ieri, dai Romance of Adventure di Stephen Jared, dalla perplessità (mia, dichiaratamente) riguardo all’uso del termine romance.
Tempo di leggere un paio di articoli, fare un po’ di ricerche.
Magari poi fare un pezzo tagliente su come si sia passati da passioni suggerite ad amplessi descritti.

E invece, oltre a trovare in Frye una bella distinzione sulla base della caratterizzazione, trovo anche, in Richard Chase, una bella distinzione sulla base della descrizione…

Senza dubbio la principale differenza fra novel e romance è il modo in cui esse vedono la realtà. La novel rende la realtà accuratamente e in elevato dettaglio.
[…]
Per contrasto, il romance, seguendo alla distanza il modello medievale, si sente libero di descrivere la realtà in minor volume e dettaglio. tende a preferire l’azione al personaggio, e l’azione sarà più libera in un romance che non in una novel, incontrando, per così dire, una minor resistenza dalla realtà.
(Richard Chase)

E questo è davvero meraviglioso*.
Non solo perché mi parla di differenti approcci narrativi, di forme che hanno un peso sul significato.
Ma anche perché in questa distinzione – ormai perduta? in italiano sia romance che novel diventaono romanzo– si annida io credo una certa tignosità degli ipercritici.
Che cercano nel romance il livello di dettaglio e realtà della novel, e non trovandola, si imbizzarriscono.
Scarsa dimestichezza coi parametri delle due modalità comporta l’applicazione di criteri simili a due forme espressive molto diverse – e di conseguenza ad una pessima critica.
E forse anche il pubblico, sempre più affamato di dettaglio e di “realtà” – e non di plausibilità – sente questa mancata distinzione formale.
Non male, eh?

Ma ne parleremo ancora.

————————————————————

* il pezzo di Chase è preso da un saggio sull’American Novel uscito nel 1957, ed è una minima parte di un discorso molto più articolato che, per pigrizia, non ho avuto voglia di tradurre. Ma queste due o tre frasi rendon bene l’idea…

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

10 thoughts on “Novel & Romance

  1. Bè no, non sono per nulla d’accordo. Sono ben poche le forme narrative odierne che rinunciano ad un tentativo di verisimilitudine e coerenza psicologica. Io ho letto di recente, dietro consiglio di Iguana, un esempio perfetto di moderno Romance: Olvidado Rey Gudù. Lì sì che abbiano personaggi larger than life, archetipi e fabulazione e tuttavia/proprio per questo si arriva ad un senso di profondità e trascendenza. Romance nel senso di Frye potrebbe essere un romanzo che non amo, ma Olvidado Rey Gudù ricorda, come Cent’Anni di Solitudine; magari molto di quello che scrive Crowley, forse The Stars my Destination di Bester.
    Ma la stragrande maggioranza della narrativa di genere non funziona così: quello che fa di solito è creare una base di verosimiglianza che naturalizzi l’inserimento dell’elemento implausibile. Questo vale per la fantascienza come per il giallo che per il rosa.
    Il problema di gran parte della letteratura di genere non è che gioca con gli archetipi, ma piuttosto che si appoggia senza pensarci troppo sugli stereotipi. Peraltro ogni archetipo assunto senza un minimo di ripensamento, ricontestualizzazione o ironia è uno stereotipo – ed è difficile che dagli stereotipi venga fuori il meraviglioso, o “qualcosa di nichilista e indomabile”.
    Per combinazione, oggi il romanzo (di fantascienza? di genere? romance?) che segnalo sul mio Tumblr è The Continuous Katherine Mortenhoe di D G Compton. Prendi un qualsiasi romanzo di fantascienza scritto in quegli anni e al 99% la figure femminili al confronto con Katherine Mortenhoe faranno la figura dei disegni a stecca fatti dai bambini dell’asilo. Penso ad esempio ad un romanzo di Bob Shaw scritto negli stessi anni e letto di recente e rabbrividisco.
    Questo non è affatto difendibile con discorsi sul Novel, il Romance, la scarsa dimestichezza con le diverse modalità della critica.
    Mi viene in mente quello che Delany attribuiva a Leslie Fiedler in The Jewel-Hinged Jaw, quando diceva che sperava la fantascienza non perdesse mai la sua approssimazione, volgarità, sciattezza; cui Delany rispondeva dicendo che qualche volta uno scritto ha valore nonostante questi difetti, mai grazie ad essi. A volte ho l’impressione che tu usi certi discorsi come un tana libera tutti che ti permette di passare sopra ai difetti della roba che ti piace. E ci mancherebbe, anch’io leggo, per esempio, giallini stupidini – ma una cosa è il mi piace, una cosa l’utilizzo liberale di espressioni come “romance” o “pulp” per assolvere difetti evidenti. Per quel che mi riguarda se Chalker è un “onesto mestierante” lo può essere anche Stephanie Meyer, e non capisco allora perché quest’ultima venga citata – da te e molti commentatori – come esempio primo del MALE. It’s Romance, baby!

  2. Io credo che tu abbia letto nel mio post delle cose che non ci sono.

    Ciò che io sostengo – e in questo sono generalmente in linea con Delany – è che ciò che spesso viene percepito come “difetto” o “errore”, è in realtà una modalità specifica del genere o sottogenere.
    Che poi può essere gestita bene o male, ma che in se e per se non è male.
    Però capita di sentire un certo lavoro criticato per elementi che appartengono al suo genere e sottogenere e sono quasi “obbligati” – e non per oggettive carenze.
    Insomma, criticare un western perché non fanno che andare a cavallo e sparare con il revolver, o una ghost story perché c’è una casa infestata, è una sciocchezza.
    Però succede.

    A questo punto, se per carità nei confronti dei nostri simili escludiamo la stupidità rampante e la malafede, io mi domando se non esista, culturalmente, o non si vada diffondendo, un set di aspettative che rappresentano un settaggio fisso di certe “manopole” mentali del lettore.
    Come se, insomma, ci fosse una certa difficoltà a contestualizzare, o una mancanza di dimestichezza con le diverse modalità (o un assoluto disinteresse per le medesime).
    Come se fosse passata – o stesse passando – l’idea che ci sia un solo modo “giusto” di raccontare, che vale per tutti i generi, gli argomenti, i temi.

    Poi c’è il fatto che una volta “romance” era “la strinse fra le sue braccia poderose e la travolse con la propria passione” (fade to black – salto paragrafo) ed ora è “le strappò gli slip e la penetrò con violenza” (seguono tre pagine di descrizione grafica – fine capitolo)…
    Anche quella è una interessante evoluzione culturale.

  3. Ho sempre considerato imprescindibile la presenza della triade jungiana (animus – eroe, anima – eroina, ombra – villain) nella narrativa popolare e seriale che a me piace leggere. La defininizione di Romance applicata all’intero genere pero’ mi trova un po’ perplesso: quando parlano di Romance i miei amici anglosassoni sembrano riferirsi a un ambito piu’ ristretto, in cui l’elemento romantico (passione e braccia possenti, appunto) e’ altrettanto fondamentale. Mi sfugge qualcosa?

    • No.
      È semplicemente una progressiva contrazione del termine.
      Lo Scientific Romance di Wells, per dire, non comporta grandi quantità di braccia possenti…
      Però son passati 100 anni.
      Nel corso del tempo il significato dell’etichetta si è fatto sempre più limitato.

  4. Davide, scusa l’OT, ma visto che Marco cita (a proposito) Olvidado Rey Gudù, ne approfitto per ricordargli l’offerta fattagli a suo tempo (lui sa di cosa parlo!).

  5. La tua offerta di pagarmi una vacanza due settimane tutto compreso in Spagna? Va bene, accetto, visto che insisti tanto 😉
    No vabbè son molto preso fino a giugno…vedremo. Avevo anche una mezza idea di buttar giù brevi note sulle mie letture dell’anno scorso, al solo scopo di farti comprare molti più libri…spero di trovare il tempo entro giugno, che luglio 2013 incomincerebbe a sembrarmi tardi per postare le letture del 2012 😉

  6. Comunicazione di servizio

    La sezione Amicizie, Incontri e Vacanze di strategie evolutive aprirà i battenti ufficialmente solo il primo di giugno.
    Fino ad allora, per le vostre comunicazioni private, siete liberi di usare lo spazio commenti del post che ha meno a che vedere con ciò di cui volete discutere.
    Il servizio è gratuito per i privati.
    Aziende ed agenzie sono pregate di contattare il webmaster per discutere delle tariffe.
    😀

  7. Grazie. Finalmente mi rendo conto perché amo certa narrativa (romance) mentre altra (novel) mi ha sempre sbomballato. 🙂
    Almeno credo…

  8. È interessante come il romance fosse visto come un parco di passioni vibranti (non nel senso di Anna Karenina quindi, ma del melodramma popolare) rispetto a “persone” più compassate quindi più reali – o meglio, realistiche.
    Un po’ come dire dire differenza tra romanzo in costume, pieno di libertà, e il romanzo storico, dove le vicende sono incasellate in eventi e contesto precisi.

    Ho sempre pensato che il vero distinguo tra certi tipi di narrativa fosse la scelta tra eventi e personaggi: incidentali, verosimiglianti o plausibili fino ad essere mimetici.
    La questione spesso non è tanto se si usa un cliché, ma se questo sembra un espediente buttato lì o meno.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.