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La Morte di Chatterton

4 commenti

meredith-georgeLa faccenda di cui parlavo ieri, per cui cuori infranti sarebbero altrettanto gravi delle costole rotte, se non di più, mi ha fatto venire in mente George Meredith.

Strano destino, quello di George Meredith – i suoi contemporanei lo consideravano un genio inarrivabile, il miglior scrittore della sua generazione, secondo solo dopo Shakespeare nel panorama della letteratura inglese.
George Bernard Shaw era un suo fan.
Oscar Wilde anche.
Sherlock Holmes lo citava come “l’unico argomento del quale valga la pena parlare.”

E poi, in capo ad una generazione, era scomparso, dimenticato, screditato.
Un paio di saggi critici sarcastici, e bye-bye buon vecchio George.
Certo, un destino molto simile toccò a Edward Bulwer-Lytton – quello che scrisse “era una notte buia e tempestosa” – ma con una sostanziale differeza: Bulwer-Lytton era considerato un genio dai suoi contemporanei, ma a tutti gli effetti rimane abbastanza illeggibile; Meredith era considerato un genio, e molto probabilmente lo era.

Il motivo per cui Meredith mi viene in mente ogni qual volta qualcuno mi parla di cuori infranti è che, vedete, George Meredith posò per il quadro La Morte di Chatterton, di Henry Wallis.
Questo qui sotto, riverso sul letto, è Meredith, che fa Chatterton morto.

Chatterton

Ora, mentre Meredith posava per Wallis, sua moglie, Mary Ellen Nicholls trovò il modo di intrattenere il pittore, a quanto pare nella sua serra.
E poi per buona misura, Mary e Wallis fuggirono insieme, lasciando il povero Meredith con il cuore infranto (o per lo meno l’equivalente vittoriano, di un cuore infranto), in preda al pubblico scandalo, e per di più con un figlio a carico da crescere (Mary aveva altro a cui pensare che non il piccolo Arthur).

La moglie fedifraga.

La moglie fedifraga.

E qui comincia la parte davvero interessante, perché Meredith era certamente un uomo di genio, e quindi prese ad analizzare la propria situazione ele motivazioni della moglie giungendo alla conclusione che in effetti, essere donna nell’epoca vittoriana doveva essere un bell’inferno.
Non che questo lo abbia mai portato a perdonare la moglie fedifraga – ma di sicuro Meredith ne comprendeva abbastanza bene le ragioni.
Quando Mary tre anni dopo si ammalò e morì, Meredith non volle avere alcun contatto – ma permise al figlio di visitare la madre, e di presenziare al funerale.

Già di per se un profondo osservatore della società britannica – era un membro della borghesia in ascesa, ed aveva un’esperienza di prima mano della futilità di molti dei rituali della upper class – Meredith riversò le proprie osservazioni scientifiche nei propri romanzi.
Il che spiega perché, se molti dei lavori più divertenti di George Meredith sono scomparsi dai cataloghi dei grandi editori, due suoi lavori, The Egoist e Diana of the Crossways sono uno dei capisaldi delle case editrici femministe.
Perché in piena epoca vittoriana, George Meredith era un autore che capiva le donne.
Forse l’unico, in Gran Bretagna.
Aveva imparato a capirle troppo tardi per salvare il prorpio matrimonio, ma non per assicurarsi una certa immortalità letteraria.

Immortalità ulteriormente rafforzata da tre fattori:
. Meredith fu autore di un saggio indispensabile per lo studio dell’umorismo in letteratura
. Meredith fu l’unico autore di prima grandezza a incorporare le teorie di Darwin nella propria opera, interpretando l’evoluzione in senso positivista e ottimista
. Meredith fece il cacciatore di teste per un editore, Chapman & Hall, “scoprendo” Thomas Hardy e molti altri autori fondamentali

Come si diceva, un genio.

Dal canto mio, scoprii Meredith per via di Michael Moorcock, che di Meredith parla sempre benissimo, lo cita con entusiasmo in Wizardry & Wild Romance e in Death is No Obstacle, e gli dedica Dancers at the End of Time.
Possibile che fosse così in gamba?
A scuola, nel programma di letteratura inglese, Meredith era stato una faccenda da quindici minuti scarsi – tre titoli, due date, un saggio sull’umorismo in letteratura.
Eppure… per piacere a Moorcock…
06103Non fu difficile procurare una copia Virago Classics di Diana of the Crossways – incidentalmente, lo stesso romanzo che il protagonista legge al’inizio de Il Pozzo della Luna, di Merritt – e scoprire che sì, Meredith scrive maledettamente bene.
Ha una strana struttura, scrive frasi convolute ed ha una passione per i termini desueti, e ha un ritmo assolutamente personale.
Bisogna adattarsi a lui, non si può sperare che sia il libro ad adattarsi a noi – ci impone tempi e ritmi di lettura.

Il meglio di Meredith è probabilmente The Amazing Marriage, che a quanto pare venne pubblicato anche da noi – quando? Non si trovano lumi a riguardo – e che per decenni fu introvabile anche in originale.
L’elemento fantastico è molto sottile, quasi più suggerito che esplicitato.
Diverso il giovanile, francamente fantastico The Shaving of Shagpath – che comunque meriterebbe anch’esso una traduzione.

Ma d’altra parte, chi li leggerebbe, oggi, libri del genere?
Eppure, a ben rifletterci, se è vero che il leggendario saggio sull’umorismo scritto da Meredith è valido oggi come lo era centocinquant’anni or sono, il dubbio che le sue riflessioni sulla politica delle relazioni fra uomini e donne siano altrettanto valide è forte, molto forte.
E poi, naturalmente, scriveva benissimo.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

4 thoughts on “La Morte di Chatterton

  1. questo post m’ha lasciato dieci minuti stranito. sei riuscito a ributtarmi indietro di circa dodici anni, forse era il primo corso di lingua e letteratura inglese, ancora fatico a inquadrare a cosa cavolo ruotasse attorno il tutto, sono riuscito per ora a ricordare solo che era un corso che girava attorno a Chatterton di Peter Ackroyd, che teneva la stessa folle che mi dette modo in seguito di apprezzare Blake e a cui devo il fortunato incontro con Tom Stoppard. e devo avere una scatola di appunti da qualche parte, in casa, e mi è venuta voglia di andarci a frugare un po’.
    la lista dei libri da leggere, e da rileggere, si allunga.
    riguardo alla politica delle relazioni uomo/donna, ti proporrei una mezza giornata in ufficio da me, per fugare ogni dubbio. ma ti farebbe un effetto peggiore del bar, temo.

  2. Ho una copia dell’Egoista (UTET, la sempre mai abbastanza rimpianta collana GSS, che possiedo -uomo fortunato- per intero) che non ho mai letto. E non sono certo di non avere qualcos’altro nei meandri delle mie librerie. Ci proverò. Grazie, Davide.

  3. Sto leggendo in questi giorni Chatterton di Peter Ackroyd e questo post giunge giusto giusto a elevare il livello di curiosità (finora mai soddisfatta, mea culpa) nei confronti della scrittura di Meredith. Cercherò di porre rimedio, grazie!

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