È stata una primavera difficile.
Prima i problemi di circolazione, poi una lunga e noiosa influenza, poi le continue trasferte, la fatica.
E le visite, i controlli medici, e tutto il resto.
Il fisico scricchiola ma non è compromesso, ma la fatica si riflette sul morale, e si rimane fiacchi e spompi.
Sarebbe bello farsi delle lunghe passeggiate, ma il clima non è esattamente adatto all’andare a camminare per strade sterrate.
In attesa che il tempo si sistemi e io possa riprendere a fare un po’ di tai chi nel cortile, per il divertimento dei vicini e l’imbarazzo mortale di mio padre, ho rimesso mano alla pratica della meditazione.
Ripulisce le sinapsi.
Scaccia la malinconia.
Stimola la creatività.
Riporta sotto controllo la pressione sanguigna.
Mantiene giovani.
Ed è, naturalmente, perfettamente legale.
Ora, ci sono argomenti che si portano dietro un tale carico di ciarpame, che cercare di imbastire un discorso sensato a riguardo diventa, se non impossibile, per lo meno molto molto difficile.
La meditazione è uno di questi – dite “meditazione” e la parola stessa evocherà una parata di stramboidi assortiti, bonzi salmodianti, guru truffaldini, fachiri che praticano forme improbabili di yoga, orridi modaioli superficiali che ascoltano musica-tappezzeria avvolti da volute d’incenso, e cose tipo la chiromanzia, i chakra, il tantra, l’I Ching, il Feng Shui, i fiori di Bach, l’uso dei cristalli per la visione a distanza, il contatto telepatico con i signori dell’Agarthi, Atlantide, musica celtica, gente con più quattrini che buon senso, e una dieta ferrea, fatta di riso bollito e… riso bollito.
E poco altro.
Ah, sì, e donne bellissime sedute nella posizione del loto in luoghi immersi nel verde, o su spiagge esclusivissime, o in altri luoghi improbabili.
Ora, per assoluta trasparenza, devo ammettere che, in trent’anni che mi interesso di filosofia zen, per lo meno una donna bellissima l’ho conosciuta, e sì, l’ho anche vista nella posizione del loto in un paesaggio straordinario – ma, ok, mi pare solo giusto un colpo di fortuna in trent’anni.
Fatemi causa.
Per contro, io non ho mai assunto la posizione del loto (che trovo di una scomodità assassina), non ho mai salmodiato “Oooooohmmmmm!”, l’incenso mi fa tossire e lacrimare gli occhi, e non posseggo CD di canti di balene, suoni naturali o muzak da ashram di periferia*.
È noto che mi diverto a dileggiare i modaioli che praticano certe cose perché lo fa anche Gwyneth Paltrow, e a fare loro domande imbarazzanti alle quali non sanno rispondere.
NOnmi dispiace poi pizzicare i falsi guru – categoria che è sempre molto vivace ed attiva, nel nostro paese (ed anche in altri).
Nel corso degli anni ho usato il camminare come forma di meditazione.
Ho tirato con l’arco come forma di meditazione.
Ho usato il flauto e l’improvvisazione musicale come forma di meditazione.
Ho scritto come forma di meditazione – e ne ho anche scritto su questo blog.
Ed ho anche osservato come gestire il blog possa essere una pratica meditativa.
Ho soprattutto usato la respirazione come strumento per zittire il rumore di fondo nel cervello.
E credetemi, quando sei in un letto troppo corto e con un materasso di legno, al freddo, a 500 chilometri da casa, e domani una commissione ostile deciderà se potrai dottorarti o se verrai scacciato con infamia, il far tacere il turbine che ti rimbomba nel cervello (e che si riflette sul tuo sistema cardiocircolatorio) è una capacità indispensabile.
Per sopravvivere.
D’altra parte, ho una cultura scientifica, e quindi ho poco tempo per lunghe elucubrazioni che chiamino in causa fenomeni sovrannaturali.
Sì, ok, mi diverte l’idea taoista cheper guarire dalle mie malattie io debba duellare coi demoni che popolano il mio intestino, ma francamente mi convince di più l’idea che variare la dieta possa portare agli stessi risultati.
L’approccio scientifico significa che ho una certa simpatia per i manuali “laici” sulla meditazione, ed ho un certo interesse per quei lavori e quelle ricerche che cercano di definire il rapporto fra meditazione e neuroscienze.
Io appartengo alla scuola zen di Buckaroo Banzai.
Il che significa che non ho problema, ad esempio, a consigliare Meditazione per Negati, l’edizione italiana di Meditation for Dummies.
Ne ho tre copie – la versione tascabile pubblicata vent’anni or sono dalla Apogeo, la versione tascabile in originale sul Kindle, e la versione di lusso della Mondadori.
È molto ben fatto, è spiritoso, intelligente, e ha un sacco di buone idee.
Allo stesso modo, mi piacciono i lavori di Jon Kabat-Zinn sulla Mindfulness – che sarebbe poi una forma “laica” di stato meditativo, e che si chiama a quel modo perché, quando dicevano “meditazione”, nella clinica in cui lavorava Kabat-Zinn, la reazione era di solito “Non intendo convertirmi al buddhismo!”
In Italia gran parte dell’opera di Kabat-Zinn è stata tradotta – ma se da una parte i testi più massicci sono usciti in edizioni accademiche costosissime, le edizioni TEA dei manuali hanno traduzioni abbastanza irritanti – come la scelta di considerare ogni riferimento diretto al lettore da parte dell’autore, come un riferimento ad una lettrice.
Ho passato recentemente quattro serate a leggere un libro che si rivolgeva a me considerandomi una donna.
Rimangono poi i manuali di meditazione zen, che se in molti casi si portano dietro (come è ovvio) una componente religiosa, in altri – come nell’esile ed eccellente Zen Meditation Plain and Simple, – sono completamente laici e pratici nel loro modo di affrontare gli elementi della pratica.
Resta il problema che quando se ne parla, si finisce o a venir trattati da sciroccati, o a venir circondati da sciroccati.
Ma considerando gli effetti benefici della pratica – tipo non morire d’infarto a cinquant’anni – direi che certi piccoli disagi si possono sopportare.
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* È tale il livello di rumore nella nostra vita, che poter godere del silenzio per dieci minuti al giorno mentre ci si limita a respirare, è fantastico.
E al limite, se cercassi una musica da mettere in sottofondo ad una sessione di meditazione massiccia, ci metterei qualcosa di elisabettiano.
Oppure Bach.
5 giugno 2013 alle 7:31 AM
Eh sì, a tanti piace l’idea di vincere facile… Meditare a 15 euro l’ora con un guru per sconfiggere l’invecchiamento, la cellulite o il cancro. Qui a Milano siamo pieni di furboni del genere.
Senza andare lontano ho un cugino che si è riciclato “pranoterapeuta naturopata zen”, dopo aver fatto per anni la guardia giurata e l’autista.
Fai un corso, metti su uno studio (in casa, magari in un box dismesso) con tre o quattro poster di star hollywoodiane notoriamente vicine a certe pratiche e i gonzi arrivano a ondate. Più o meno.
5 giugno 2013 alle 8:55 AM
Mi permetto, ma sommessamente, senza interferire, di dire che mettere la chiromanzia (come comunemente intesa) e i cristalli per la visione a distanza (preferisco un buon binocolo) sullo stesso piano degli I Ching o della conoscenza e uso dei chakra mi da qualche prurito al naso (anche se non ho acceso alcun incenso in questo momento). Per il resto sono perfettamente daccordo con te. Da laico sempre pronto a mettere in discussione le mie certezze, continuo anch’io a cercare un centro di gravità permanente, e la meditazione mantiene sempre vigili i sensi e pronto lo spirito. Per il resto basta un buon piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino.
5 giugno 2013 alle 11:05 AM
Meditazione per Negati l’ho letto e apprezzato, ma pratico raramente, quindi non pratico.
5 giugno 2013 alle 11:20 AM
Tutte le volte che ne leggo – in termini sensati come qui – ho l’impressione di essere molto tentata. Voglio dire, mi farebbe davvero comodo qualcosa che stimolasse la creatività, tenesse sotto controllo la pressione e via dicendo. Poi però c’è il fatto che ho a mala pena il tempo per leggere e dormire, e che non scrivo assolutamente abbastanza as it is, che in questa casa non esiste la certezza di venti minuti indisturbati – se non nel cuore della notte… e allora mi dico che sarebbe bello, sospiro e rinuncio.
5 giugno 2013 alle 12:10 PM
Io mi sfianco in palestra con i pesi. Fa lo stesso? Io trovo di sì…
5 giugno 2013 alle 12:13 PM
Io mi sfianco in palestra con i pesi. Fa lo stesso? Io direi di sì…
5 giugno 2013 alle 12:59 PM
@Clarina
Esattamente il mio problema!Quando non c’erano i bambini un 20 minuti riuscivo a trovarli ma ora…nel cuore della notte non posso che addormentarmi! Peccato!
Però anche camminare e meditare funziona benissimo…ricordi il tuo discorso sulla pioggia?Ecco caminare sotto la pioggia funziona alla grande!
@Davide
si finisce o a venir trattati da sciroccati, o a venir circondati da sciroccati
Bellissima riflessione.
Il venir trattati da matti lo avevo notato ma non avevo mai riflettuto sull’essere circondati da persone un po’…come dire…stravaganti. E pensandoci hai proprio ragione!
Domanda: a quando il corso Zen?Io aspetto…fammi sapere!
5 giugno 2013 alle 1:17 PM
Andiamo con ordine
@Alex
Anch’io ne conosco parecchi che si son riciclati in guru per soldi.
E a volte mi domando se sono io lo sciocco a non fare altrettanto…
@Temistocle
Se il naso ti prude, grattalo.
@laClarina
Tempi e spazi si trovano.
Anche perché la meditazione statica (o “strutturata” per usare il termine corretto) è solo una delle forme che la meditazione può assumere.
Si può meditare camminando o – come fa Giuseppe – facendo esercizio coi pesi.
La meditazione è una cosa che succede (o non succede – wei/wu wei) nella testa, e la testa la portiamo sempre con noi 😀
@Cily
Sì, camminare sotto la pioggia!
Ottimo.
Sul corso di zen – cattiva salute e problemi contingenti mi hanno bloccato.
Ne riparliamo con l’autunno (anche perché d’estate non ci sarebbe pubblico).
5 giugno 2013 alle 4:41 PM
Ti dirò, io faccio parte dei detrattori, trovo tutto questo ambito “futile” e quei ritrovi di persone che praticano sedute meditative et similia mi han sempre trasmesso inquietudine e disagio, però essendo io una persona stravagante, vivo e lascio vivere; ognuno faccia quel che preferisce! 🙂 Concludi dicendo che quando se ne parla si rischia di “venire trattati da sciroccati”: se un giorno ci incontrassimo e tu me ne parlassi (non conoscendo il mio parere a riguardo), non penserei che sei sciroccato, ma semplicemente che parli di un argomento che a me non interessa, tutto qui..
5 giugno 2013 alle 5:00 PM
Grazie per aver illustrato la tua posizione.
5 giugno 2013 alle 8:28 PM
Anche a me le pratiche pseudo-spirituali lasciano perplesso, diciamo; però il discorso della meditazione entro certi limiti mi interessa, pur non avendo mai approfondito più di tanto.
Più che altro devo dire che per quanto mi riguarda l’aspetto più interessante è quello legato alle tecniche di rilassamento, che per quel poco che conosco mi paiono utili a sciogliere lo stress sia fisico che mentale, concentrandosi sulla respirazione e “rallentare” il ritmo generale del fisico. Di nuovo, ammetto di non saperne molto sui benefici fisici su circolazione e altri effetti a lungo termine, ma per allentare un pò lo stress con effetto immediato funziona.
E qui mi fermo, anche perchè al di là del rilassamento, non ho nemmeno idea di cosa significhi fare “meditazione”.
5 giugno 2013 alle 10:18 PM
E a volte mi domando se sono io lo sciocco a non fare altrettanto…
Forse è la soluzione ideale, perché a farlo seriamente non si viene presi troppo sul serio
6 giugno 2013 alle 12:18 AM
Credo che farò altri post su questo argomento.
6 giugno 2013 alle 2:34 PM
Ci vuole tanta pazienza Davide, la reazione è la stessa che hai avuto qui dappertutto. Amiamo gli altri senza aspettarci nulla in cambio. Vedrà solo chi ha occhi e ascolterà solo chi ha orecchie.
6 giugno 2013 alle 3:47 PM
Mia esperienza personale: mi sono avvicinato alla meditazione e mi ha portato a continuarla tuttora quotidianamente e devo dire che è un modo perfetto per capirsi, affrontarsi ed essere più onesti con te stessi e conseguentemente con chi si ha attorno. Mi ha portato una pace incredibile nella mia vita ed una concezione della stessa molto differente, più completa. E’ come se quel senso di insoddisfazione generale che circondava qualunque cosa facessi si stesse lentamente sfaldando, portando benessere e serenità. Non che sia facile all’inizio, ma devo dire che è un aiuto formidabile nel far capire che abbiamo dentro di noi i mezzi e le qualità per riuscire, quando invece lo cerchiamo sempre fuori di noi…
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