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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Teorie Letterarie

11 commenti

Oggi un post un po’ diverso, o forse no, ma tanto per cambiare sul tema della scrittura.
Ora, ho già compilato un lungo post-catalogo sui manuali di scrittura, ed ho già illustrato in fin troppi post come io intenda la scrittura, come mi rapporti ad essa, cosa ne pensi, come lo faccia, quando lo faccio, eccetera.

literary-theoryOggi però vorrei parlare un po’ di teorie letterarie.
In altre parole di quelle incastellature teoriche, quelle visioni della scrittura, di cosa sia la scrittura e cosa significhi scrivere.
Una teoria letteraria non è necessariamente un manuale, e non è neanche, ce ne scampino gli dei del Caso e della Necessità, un manifesto.
È piuttosto una specie di condensato di quei precetti “filosofici” (con tutte le virgolette possibili) che l’autore porta con sé quando scrive, ed applica in maniera discrezionale ma consistente al proprio lavoro.

Ora, io un paio di sere addietro ho osservato – mentre eravamo in coda in sala mensa, giù al Blocco C – che se ciò che scrivo non rende migliore me, e migliore chi mi legge, allora sto buttando il mio tempo ed il suo.
Ecco, questa è la mia teoria letteraria – non molto originale, probabilmente, ma per me funziona.
Se non dovesse piacervi, ne ho delle altre.
Mi ha sorpreso che alcuni si siano sorpresi di questa semplice dichiarazione.
Io personalmente sottoscrivo una certa serie di teorie letterarie, che sono alla fine la ragione principale per cui scrivo ciò che scrivo, e nel modo in cui lo scrivo.
Quello che segue è un breve elenco.

 . La Teoria dell’Impotenza Autorale di Samuel R Delany
Tesi: l’autore da solo non ha nessun potere, neanche quello di obbligare il lettore ad aprire il libro a pagina uno. È il lettore che dà il via al processo, nel momento inc ui comincia a leggere e decide di affidarsi all’autore.
È un rapporto di reciproco rispetto.

 . Il Principio dell’Abbondanza di Colin Greenland
Tesi: l’opera narrativa deve contenere la massima abbondanza di materiali, idee, dettagli, poiché lo scopo della narrativa è quello di raccontare una storia, ma al contempo creare un mondo, e consegnare questo mondo al lettore.
Per cui non ci metto solo quello che serve, ci metto tutto.
Corollario: se dico che su Marte ci sono i canali, c*zzo, ci sono i canali!

 . Il Principio “Io Sono Membro di una Civiltà” (IAAMOC) di  David Brin
Tesi: la nostra società ha un sacco di difetti, ma se considerate la storia e la scontrosa natura umana, è sorprendente quanto lontani siamo arrivati.
Apparteniamo ad una specie che ha fatto un sacco di cose interessanti, e sostenere che non siano capaci a fare nulla di buono è sciocco, falso, ed antiscientifico. Io sono membro di una civiltà, ed ho fiducia nel fatto che i miei simili, nel momento del bisogno, daranno il meglio.
Non tutti, non subito, non sempre.
Ma sono svariati milioni di anni che vinciamo alla lotteria dell’evoluzione – non buttiamoci giù.

 . La Teoria che il Lettore deve Guadagnarselo di Mary Gentle
Tesi: non esiste alcuna regola che mi imponga di spiegare tutto al lettore, dargli le soluzioni pronte, e scrivere facile facile perché sennò lui si mette a piangere e non capisce. Non ho neanche l’obbligo di raccontargli tutta la storia: le parti mancanti può dedurle, basta che stia attento.
Scrivere è un duro lavoro – che il lettore faccia la sua parte.

 . La Teoria della Roba Figa in Letteratura di Steven Brust
Tesi: lo scopo ultimo della letteratura è mettere sulla pagina quanta più roba figa possibile.
Se voi considerate figa la stessa roba che io considero figa, quello che scrivo vi piace.
Altrimenti no.

 . La Teoria dell’Editing Etico di Glenn Cook
Tesi: per avere una buona storia, basta eliminare tutto ciò che è falso e lasciare solo ciò che è vero.

 . La Legge della Felicità di Edna O’Brien
Tesi: le persone felici non scrivono.

 . La Teoria della Giocoleria Applicata alla Letteratura di Tom Robbins
Tesi: scrivere è come fare il giocoliere, si tratta di riuscire a tenere in movimento il maggior numero di pezzi possibili, senza lasciarne cascare a terra neanche uno, per quanto possano essere fiaccole, motoseghe, o gatti infuriati.
E bisogna farlo dando l’impressione che sia facile.

 . La Teoria del Lavoro Autorale di Norvell Page
Tesi: scrivere è un duro lavoro che si fa seriamente. Il fatto che non esista lavoro più divertente non significa che non sia un lavoro, e maledettamente faticoso. Ci sono persone che pagano soldi buoni per il nostro lavoro, ed hanno diritto alla storia migliore che possiamo dar loro.

Questo è un po’ il mio decalogo (sì, ho contato, sono dieci).
Mi fa scrivere bene?
Mi permette di raggiungere conmaggior facilità i lettori?
O forse serve solo a darmi l’impressione di sapere cosa sto facendo?
È una bella serie di domande…

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

11 thoughts on “Teorie Letterarie

  1. Sul momento, a caldo, dopo la lettura, sento di riconoscermi nella tua tesi (quella in grassetto) e la decima dell’elenco. Francamente non mi piace pensare a che tipo di persona sarei se non scrivessi. Nutro l’intima e morbosa idea che sarei un essere umano ben peggiore di quel che sono.

  2. Il quarto principio è bellissimo.
    Me lo stampo e me lo appendo sul muro.

  3. Definisci il concetto di “rendere migliore”.

    • “Rendere migliore” – scoprire qualcosa che prima non si sapeva, di se stessi o degli altri.
      Vedere una prospettiva diversa.
      Apprezzare la diversità.
      Farsi due belle risate a qualcosa che una volta ci avrebbe fatti infuriare.
      Ridarci la carica.
      Eccetera.

  4. Citando i Simpson, non è compito della scrittura farti stare meglio, ma fare stare peggio gli altri; o meglio, deve riuscire a far provare agli altri quello che provi te.

  5. Mi perplime la Legge della Felicità. Magari è vero, ma allora la scrittura sembra essere qualcosa che contrasta un’altra più grande. Perché interessarsi di Zen a quel punto?

  6. Ho letto con interesse le teorie che espone. Le ho aggiunte a quel che so sulla scrittura: dalle regole sulla fantascienza di Lovecraft a On Writing e Danse Macabre di Stephen King, passando per Consigli a un Giovane Scrittore di Cerami fino ad arrivare al Corso di Narrativa dell’editrice Nord. Sono d’accordo con i punti: sull’interessare il lettore con l’elemento esotico (cos’ha la mia storia di diverso dalle altre) alla cura della forma perché non si addormenti (uso delle metonimie nel fantasy come nell’horror).

  7. Ho qualche dubbio sull’editing etico – I mean, davvero un romanziere vuole essere così manicheo in fatto di “vero” e “falso”? Se non fosse per quell’allarmante “etico” nella definizione, mi verrebbe da pensare che Cook intenda parlare piuttosto di ciò che “suona vero” o “suona falso”? In fondo, il mestiere dello scrittore consiste almeno per un quarto nel mentire bene… 🙂

  8. Ah be’, questo sarebbe consolante.

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