E così, con l’autunno – ma è già autunno? – è arrivata anche quella sensazione che oramai conosco bene.
Oh, la conosco bene ma non sono sicuro di riuscire a descriverla esattamente, perché è complicata, è… stratificata.
Si esprime fisicamente come una pressione sul diaframma, simile a quella che si prova quando arriva un attacco di panico, una paura lunga e articolata che ci toglie il fiato.
Ma non è paura – perché non c’è nulla di cui aver paura, anche se c’è questa sensazione che il tempo stia correndo maledettamente, che non ci sia tempo per far tutto.
Su questo si innesta un profondo senso di solitudine – una strana solitudine assoluta che si accoppia con una profonda insofferenza per il genere umano.
E così ci si sente soli e si evita il prossimo, e mentre il tempo fugge si passano ore a spulciare vecchi libri, a raccogliere immagini su Pinterest, a stralciare paragrafi da Wikipedia con Evernote.
Si scarabocchia, si ascoltano dischi che non si ascoltavano da vent’anni.
E in generale si è orribili col prossimo.
E vorrei che piovesse.
Se piovesse sarebbe più facile.
Non si scappa: ci sono tutti segni che c’è una nuova storia da scrivere.
Edna O’Brien diceva che le persone felici non scrivono.
Lei ebbe una carriera consistente – segno che forse questa sensazione* la provava con maggior costanza, con maggior continuità.
Però scriveva benissimo.
io adesso come adesso dovrei – se potessi – mollare tutto ciò che sto facendo e cominciare a scrivere.
Ho delle scene, dei brani di dialogo, degli sviluppi – in testa, in parte annotati su file txt.
Ho delle foto, delle mappe.
E mi domando se, potendo scrivere con continuità – potendolo fare come lavoro – la sensazione potrebbe passare, sostituita da quelle mondane preoccupazioni di cui parlava Norvell Page – le difficoltà che nella scrittura ci sono, da qualche parte, forse non necessariamente sempre nello stesso posto, ma ci sono, e vanno affrontate.
Ed è lì che sta il bello – nel duro lavoro, che però risolve i problemi.
Sarò orribile ancora per un po’.
A giorni esce un nuovo ebook – ma quello è ormai un lavoro risolto.
Scritto, editato, corretto, impaginato, fatta la copertina… dovrò raccontarvelo, perché è interessante, tutto il processo.
L’elemento sociale, della scrittura.
E intanto si finisce il lavoro che ci paga le bollette.
E poi si ricomincia a scrivere.
Sarebbe bello, poter pagare le bollette con ciò che si scrive.
O pagarsi la trasferta a Londra, tra undici mesi**.
Perché a quella non voglio rinunciare, oh, no, assolutamente no.
Ma in questo paese non si viene pagati per scrivere.
No, davvero – leggete questo articolo qui, se non ci credete.
Leggetelo!
Visto?
E io vorrei essere pagato per scrivere saggi storici e scientifici o, peggio, narrativa avventurosa e swords & sorcery, magari persino fantascienza?
Ah!
Ci sono quelli che lo fanno gratis – per divertimento, per passione.
Si vede che loro questa pressione al diaframma, questo panico che non è panico, questa solitudine che alimenta l’insofferenza per il prossimo, questa infelicità, loro non la provano.
Loro si divertono.
Acchiappano la musa, mungono un quarto d’ispirazione, lo scaldano con la passione, e via, a scrivere.
Forse per questo scrivono schifezze***.
E guai a dirglielo – si offendono a morte.
E forse peggio di loro c’è il loro pubblico – che applaude.
Manica d’idioti.
Sarò orribile, nei prossimi giorni.
Siete stati avvisati.
——————————
* Non sarò mica l’unico a provarla, no?
** Per ora, con le vendite dei miei ebook, ho coperto il volo di andata, assolutamente low cost. Non male, in un mese.
*** Ve l’ho detto che sono orribile col prossimo, vero?
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23 settembre 2013 alle 12:04 AM
compro le patatine anche se sono a dieta, e mi siedo in poltrona aspettando orribilità. 😉
23 settembre 2013 alle 2:12 AM
Condivido il tuo stato d’animo rispetto all’autunno e anche la tua trasformazione in Orribile.
Anche io quando ho una storia da scrivere e non posso scriverla divento Orribile sul serio (altro che Dr Jekill e Mr Hide!).
E comunque attendo la storia che ti sta letteralmente esplodendo dentro con una grandissima curiosità e sono certa che varrà il prezzo della tua trasformazione in Orribile! 😀
23 settembre 2013 alle 7:17 AM
Sarà che col passare del tempo sembra sempre più stupido spendere ore, giorni, settimane, per scrivere un racconto, regalarlo e aspettare l’arrivo della blogger demente di turno che ti dice che sei un somaro, che il tuo non è vero steampunk/pulp/fantasy/horror (etc etc)
O magari l’altro che, “sì, lo scarico quando esce il PDF”…
O l’altro, “mah, bello ma troppo corto”.
Allora, se dovete rompere i coglioni, d’ora in poi i miei Ebook li pagate.
23 settembre 2013 alle 9:05 AM
Cena con amici:
Domanda: Tu che scrivi, scrivici qualcosa dài, da leggere adesso?
Risposta: Tu che fai l’architetto, perché non mi fai il progetto di una casa, adesso?
Sono orribile
23 settembre 2013 alle 10:17 AM
Questa dello “scrivici qualcosa adesso” mi mancava.
Magari su un tovagliolo di carta.
Fa molto Hollywood 😀
23 settembre 2013 alle 10:41 AM
@Ferruccio
L’unica risposta adeguata a “scrivimi qualcosa adesso” è: benissimo, dammi 50 euro. Dovrebbe essere sufficiente a far star zitto il cretino di turno.
@Davide
Orribile? Mai quanto la realtà. Mai quanto chi del concetto di cultura non capisce neppure le premesse. Mai in assoluto quanto chi per trovare un’identità, una qualsiasi, deve nascondersi dietro una tastiera e un filtro di insulti.
23 settembre 2013 alle 10:50 AM
In effetti quella dei cinquanta euro a botta non è male.
23 settembre 2013 alle 11:36 AM
C’è questa strana idea che chiunque possa scrivere qualunque cosa dal nulla, anzi se ti sei impegnato a studiare, lavorare e stare nel ‘genere’ sei considerato pure strano, pretendi di fare un lavoro che ti piace, hai pure studiato, dai, tizio lo fa meglio e pure gratis. Peggio quelli che ti chiedono “che bello disegni? Mi fai un disegno?”
E noi “si, come lo vuoi? ok fanno 50 euro.”
Poi si lamentano che hanno chiesto ‘solo un disegno’.
“ok allora domani vieni a montarci dei tubi in casa che perdono. Tanto, sono solo tubi, no?”
Comunque, essere “orribili” è un insindacabile diritto.
23 settembre 2013 alle 5:41 PM
Scriverai. Ti sentirai orribile ma lo farai lo stesso. Perchè come il suonatore Jones “suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare”. Però a Jones qualcosina davano, se ben mi ricordo.
23 settembre 2013 alle 8:57 PM
Non apri un dibattito con questo sentitissimo e famigliare (famigliare nel senso che a leggere le tue parole mi sono sentito in famiglia) ma una voragine. Quella voragine oscura che inghiotte animi, sensibilità e intelligenze nel nome di uno spregio sottocutaneo indirizzate verso qualsiasi attività intellettuale. la scrittura e chi scrive sono due bersagli naturali in una nazione che patisce percentuali di analfabetismo di ritorno drammatiche e dall’altra si pasce e si parla addosso in odiosi circoli e salottini pseudo intellettuali. Solidarietà, comprensione e futuro post di risposta e riflessione, Davide.
23 settembre 2013 alle 9:00 PM
Attendo il post.
Grazie della solidarietà – siamo tuuti, come si suol dire, nella stessa barca.
23 settembre 2013 alle 9:08 PM
Penso di si. Una barchetta traballante in balia di onde ignoranti.
Pingback: Ah, libri… | Taccuino da altri mondi
25 settembre 2013 alle 10:44 AM
Figo!
Io sono uno di quelli che si diverte e non pretende nemmeno d’esser pagato, in più riesco pure a fare arrabbiare te… che ti senti pure orribile! 🙂
Dal mio punto di vista mi sento ancora meglio, anzi, EPIC WIN.
25 settembre 2013 alle 10:50 AM
Buona giornata anche a te, Joshi, e grazie del commento!