strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Inoccupabili

18 commenti

Il bello (se vi piacciono certe cose) del vivere in un paese ormai fieramente deciso a lasciarsi morire è che anche quando non sai cosa scrivere sul blog, un’idea te la trova la realtà.

Probabilmente lo avete letto anche voi – stando ai dati pubblicati dall’OCSE, gli italiani sono all’ultimo posto in europa (e parecchio in basso su scala globale) per ciò che riguarda le capacità linguistiche e matematica.
Siamo un popolo che sta lentamente sprofondando in una forma particolarmente subdola di analfabetismo (grazie anche al fatto che la maggioranza degli italiani legge meno di un libro l’anno) ed una assoluta incompetenza in ambito matematico.

A fronte di questi dati, il Ministro del Lavoro Giovannini ha optato per una scelta coraggiosa – invece di dire che il mondo ci odia, i dati sono falsati, e anche loro, comunque, hanno i loro bei problemi, Giovannini ha pensato bene di dire che “gli italiani sono inoccupabili”.

disoccupatiIl che naturalmente è una sciocchezza.
Di italiani occupabili ce n’è una quantità – il fatto che la maggioranza della popolazione sia ad un livello di trogloditismo terminale non significa che non esista una buona fetta di popolazione preparata, competente e pronta a darsi da fare.
Sono quelli che ai colloqui di lavoro vengono respinti perché hanno il curriculum troppo lungo, e “troppe qualifiche”*.

Rendendosi conto di aver commesso una gaffe piuttosto grave, il Ministro del Lavoro ha fatto marcia indietro.
Non ha detto nulla del genere, se l’ha detto è stato frainteso.
Ed ha aggiunto…

«i dati della rilevazione Ocse mostrano come ci sia bisogno in Italia di investimenti in capitale umano, in formazione»

Il che mi dà un brivido crudele – perché io pensavo di essere un Cittadino della Repubblica, non “capitale umano”**.

E mi auguro che “investire in formazione” significhi assumere e pagare decentemente dei bravi insegnanti, e non organizzare corsi di aggiornamento per chi un lavoro ce l’ha già.

La battaglia da combattere per frenare questa caduta aprecipizio in un abisso di ignoranza e di passività intellettuale si combatte nelle scuole – a partire dalle elementari, fino alle superiori, che sono ormai una palude di indifferenza e demotivazione.
Non significa salvare quelli bravi e abbandonare gli altri.
Non significa promuovere tutti tanto chissenefrega, quelli bravi dimostrano che il sistema funziona con chi non ne ha bisogno***

Significa cambiare i programmi.
Significa accorgersi che non siamo più nel 1958.
Significa scardinare dai cervelli l’idea che Pierino la Peste che è un caprone è anche tanto simpatico, e crepino i “secchioni” che son tutti odiosi e stupidi****.
Significa che se su venti studenti diciotto ce la fanno e due no quei due vanno aiutati, se due ce la fanno e diciotto no bisogna dire due paroline all’insegnante.

E non forse non solo all’insegnante.

Nel momento in cui un dirigente sindacale, commentando la sequela di gaffes del Ministro, osserva

 abbiamo miliardi di fondi Ue da spendere e non sappiamo come

… questo mi porta a domandarmi se gli inoccupabili, semianalfabeti ed incapaci di far di conto, problemi ne abbiano davvero, o se non siano tutti sistemati in posti di responsabilità.

————————————–
* Il che mi porta apensare che i responsabili delle risorse umane (odiosa definizione, “risorse umane”**) dovranno essere i primi a venir messi al muro quando verrà la rivoluzione.

** Qualora vi fosse sfuggito, i cittadini hanno dei diritti, i capitali si investono, si spendono e si scambiano. Le risorse, invece, si sfruttano.

** Dio quanto odio questa frase!

*** Sì, è passata l’idea che chi va bene a scuola sia un idiota, e da evitare come la peste se si vuol apparire fighi.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

18 thoughts on “Inoccupabili

  1. “questo mi porta a domandarmi se gli inoccupabili, semianalfabeti ed incapaci di far di conto, problemi ne abbiano davvero, o se non siano tutti sistemati in posti di responsabilità.”

    Qui hai anticipato quello che sarebbe stato il mio commento. Spesso non serve che tu abbia le capacità, l’importante è che sono i tuoi amici/parenti e le porte del lavoro si aprono.

  2. E quando sento parlare di formazione che io sto male, specialmente quando è proposta dall’alto. Vai a prendere quelli bravi quando vuoi insegnare e pagali. Dovrebbe essere così, invece…

  3. Quanta tristezza, fanno, certe dichiarazioni…

  4. la tragedia è che anche dopo aver investito in formazione c’è la malsana tendenza a scappare per non farsi prendere la targa invece che fermarsi a soccorrere i feriti.

  5. Si, dai, riformiamo i programmi delle scuole, e diciamo ad un corpo insegnati sessantenne di mettere in pratica l’ennesima riforma. Il problema è che nessuno di coloro che hanno seduto nel consiglio dei ministri negli ultimi vent’anni, manderebbe mai i suoi figli ad una scuola pubblica.

  6. Mia mamma insegnante di matematica ormai in pensione da qualche anno, nell’ultimo periodo della sua carriera mi raccontava di come i ragazzi del Liceo Scientifico (quindi quelli a cui in teoria la matematica piace) non sapessero proprio affrontare un problema.
    Mancavano di strategia.
    Non era un fatto se la strategia fosse efficace, giusta o fuori di testa. Proprio non avevano un approccio con una strategia alle cose.
    Sicchè mia mamma spendeva due o tre preziose ore di matematica per farli giocare a dama e far loro indovinelli di logica per fargli toccare con mano che davanti ad un problema ci sono ipotesi e strategie per affrontarlo e magari trovare la soluzione.

    E mi diceva che all’inizio i ragazzi erano riluttanti ma alla fine quando un po’ maneggiavano qualche strategia o semplicemente avevano un pochino acquisito l’idea che davanti ad un problema non si annega ma si ipotizzano con metodo delle soluzioni erano molto più partecipi anche nell’affrontare i problemi di geometria e di algebra.

    Ora io mi chiedo: mancanza di strategia davanti a un qualunque problema…e come possono cavarsela nella vita in quelle situazioni in cui non basta essere furbi? (che poi per essere furbi per davvero avoglia ad avere strategia!)
    Sai cosa se ne fa del concetto di “creatività nel lavoro”, “reinventarsi”, “ricercare soluzioni alternative” uno che non sa manco cosa sia una strategia?

  7. Due fattori da considerare e non so quale sia il peggiore; uno, l’esistenza documentata di un corpo insegnante più interessato alle rispettive carriere che a fare il proprio mestiere – due, il concetto di scuola vista come un’entità in grado rilasciare certificati (diplomi, lauree, master) e non come un luogo dove apprendere. Fare formazione fuori dalla scuola è una bella teoria e va puntualmente a scontrarsi con un mercato del lavoro dove le esperienze extracurricolari sono viste come inutili o dannose.
    Qui non è questione di riforme. E’ questione di fare pulizia in maniera radicale. Prendersi la briga di chiudere alcune università, di azzerare il consiglio di facoltà e le cattedre ad esso connesse di molte altre università, di imporre con tutta la forza necessaria il concetto di valutazione degli insegnanti. Non so se avete seguito (il padrone di casa di sicuro) le polemiche relative alla valutazione dei professori espressa dagli studenti in queste settimane. C’è chi si è permesso, malgrado una direttiva nazionale, di non rendere pubblici i risultati, altri hanno sbeffeggiato questa pratica definendola “non democratica” (???). Come esempio della reazione del sistema a un nuovo stimolo direi che rimane significativa.

  8. dimentiche che in questo ambito entra in gioco anche il paradosso della meritocrazia: in una “meritocrazia perfetta”, se chi è meritevole viene promosso, verrà promosso fino a quando non occupa una posizione in cui non è abbastanza bravo, dove si fermerà la sua scalata. allo stesso modo tutti progrediscono finché non si rivelano inefficaci, e in questo modo tutte le posizioni sono occupate da persone incapaci di svolgerle!

    (ovviamente sono ironico… ma il principio è interessante)

  9. vuoi sapere cosa invece significa purtroppo l’espressione? “Dobbiamo fare più corsi di formazione e più enti di formazione! Per lavorare nei Call center è fondamentale un corso di 2398245824589489 ore!” Purtroppo lo sappiamo tutti che significa questo in realtà…

  10. E’ una vergogna. La gente dovrebbe farsi forza e credere di più nelle proprie attitudini, usare il tempo libero dal lavoro per leggere, formarsi e non solo guardare la televisione o usare il computer. E soprattutto, imparare a farsi delle domande. Questo parte dalla famiglia e dopo si arriva alla scuola: dipende da che insegnante sei e perché lo fai. E’ brutta questa storia del non essere lettori, perché è vero che poi non sai neppure scrivere una domanda di lavoro o leggere un qualunque tipo di contratto lavorativo. Quanto alla matematica, dipende da come l’hai imparata, ma finché si tratta di sapere le tabelline, non è uno sforzo sovrumano. Capisco una cosa, che nella tradizione la cultura, umanistica e scientifica, è sempre stata considerata un lusso. E’ per questo che è deprezzata, ora. Per quel che mi riguarda, sono determinata a fare qualcosa nel mio ambito, che è letterario, per fare qualcosa di buono anche per il pubblico e i colleghi (mi piace commentare i lavori altrui).

  11. Oltre al punto che ben sottolinei (pagare bene i bravi insegnanti), aggiungo anche l’opposto: dovremmo trovare il coraggio di licenziare i cattivi insegnanti.

    Solo un altro aspetto: la situazione attuale è gravissima, ma non vorrei che passi l’idea che prima si stava meglio. Al contrario, gli stessi dati mostrano come la popolazione italiana di 40-50enni sia molto più ignorante della media, e in proporzione si classifica ancora peggio della generazione attuale.

    Insomma, paradossalmente questi dati provano che c’è stato un notevole miglioramento della scuola italiana, superiore a quello di molti Paesi. Il problema è che si partiva comunque da un livello bassissimo. 😐

  12. Ho trovato qualcuno dei dati cui facevo riferimento. Purtroppo ricordavo male (ho letto per la prima volta la notizia di primo pomeriggio), e non è vero che il miglioramento è stato “notevole”: c’è stato, ma è nella media dei Paesi esaminati. Questa purtroppo è l’unica tabella a riguardo che ho trovato (ma ricordo anche altri dati, se riuscissi a recuperarli…): http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2013/10/3.2.jpg

  13. sulla matematica il discorso è ancora più drammatico perché esiste in italia un pregiudizio antiscientifico, per cui la gente può vantarsi di quanto poco sappia o di quanto non sopporti la matematica. Il problema non è la matematica in sé, ma la mancanza di metodo scientifico (che, del resto non viene mai insegnato a scuola nemmeno durante le ore di scienza). E questo si vede subito dal numero di sciakimisti che ci sono in giro…

  14. Da insegnante di matematica e scienze di scuola media debbo dire per la mia esperienza che a volte non serve inventarsi chi sa che. Per migliorare un poco la situazione basterebbe intanto fare cose semplici. Hanno tagliato così tanti fondi che nelle scuole dobbiamo elemosinare anche i soldi per la carta igienica. Quasi tutti gli istituti di scuola media pubblici chiedono un “contributo volontario” ai genitori al momento dell’iscrizione: assurdo pensando che già si pagano le tasse, ma trattasi di pura strategia di sopravvivenza. Inoltre io che faccio almeno due corsi di aggiornamento l’anno prendo esattamente lo stesso stipendio di chi non ne fa nessuno da anni. Altro problema semplice da risolvere: tutti gli esperti di pedagogia ci dicono giustamente che le strategie di insegnamento dovrebbero essere il più possibile calibrate sul singolo alunno, peccato poi che le classi sono sovraffollate per effetto della legge Gelmini che ha portato ad avere quasi sempre classi superiori ai 25 alunni.
    Questi sono solo alcuni problemi che vedo da dentro il sistema, ma potrei elencarne tanti altri……basterebbe solo che la politica si interessasse realmente all’istruzione, anziché vederla come un carrozzone a cui tagliare i fondi.

  15. Parlando dell’inglese, vengo da un audi di 6 ore relativo a Healt Safety and Enviroment con gli scozzesi e mi fa ancora specie che quando ho presentato all’auditor il responsabile qualità dei prodotti io abbia dovuto fare da interprete, visto che si tratta di una persona che deve interfacciarsi con la clientela estera ogni mese.

  16. 1 Nonostante l’insopportabile esterofilia vigente, va detto che i dati SONO falsati, o almeno ottenuti con criteri opinabili (esemplare il caso delle scuole, valutate in base a criteri che mettevano ai primi posti i coordinatori delle statistiche, americani e britannici, quando all’atto pratico la preparazione generale italiana è ancora oggi considerata migliore di quella settoriale anglosassone)
    2 “Lasciare indietro gli altri”: peccato che sia inconcepibile pensare ad una scuola non dell’obbligo, quindi almeno a livello di elementari e medie si rischia solo di creare una barriera tra chi ce la fa e chi non ce le fa, con trafile inutili di bocciature
    3 Ricomincia la lagna degli insegnati sottopagati? A parte che è inutile lamentarsi contemporaneamente della dura selezione e e delle paghe basse (se il posto è tanto conteso, è appetibile in ogni caso), il bilancio pubblico è già allo stremo
    4 Aggiornare i programmi? Per medie e licei, che non devono dare alcuna abilità specifica, si può dire che non diano un’adeguata formazione di base, ma non vedo come quella che è una formazione mentale debba cambiare coi tempi, esattamente come cambia una formazione tecnica.Ovvio, si può dire che insegnare programmazione possa essere funzionale non solo a programmare ma anche a sviluppare abilità logiche, ma i nostri laureati “esportati” dimostrano che è meglio avere delle basi teoriche su cui costruire la technè che non il contrario

    • È una fortuna che qualcuno si sia accorto che in realtà va tutto benissimo.
      Grazie del commento.

    • Do atto a “unumanista” che noi insegnanti siamo una categoria che tende effettivamente alla lagna, ma non conosco molte professioni per cui sia richiesto un titolo post laurea che fanno riscuotere al netto 1300 euro in busta paga, cioè poco più di un operaio che ha requsiti di accesso alla sua professione sicuramente inferiori (e lasciamo stare la polemica sulle ore lavorate, che cmq son di più delle famose 18 e di ben altro peso specifico visto che si è responsabili di minori). Il problema è ampio ma che la società si apetti troppo poco dagli insegnanti mi sembra sia uno dei fattori più incisivi. In sostanza pagatemi di più e responsabilizzatemi di più, perché so di essere importante nella formazione dei miei alunni. E qui la chiudo.

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