Oggi vorrei rubare un’idea al libro di Lawrence Block e parlare di ciò che blocca la scrittura.
Non del blocco dello scrittore, badate – come osserva correttamente Block, anche gli operai in fabbrica hanno il blocco, ma non lo chiamano Blocco dell’Operaio, lo chiamano Disoccupazione.
Diciamo allora che il blocco non esiste, ma esistono fattori che possono in qualche modo inceppare il meccanismo della scrittura, prosciugare le scorte di energia dell’autore, fiaccarlo, metterlo nei guai.
Questa non è la lista di Lawrence Block, però – quella la trovate nel Liar’s Companion.
Questa è la mia.
1 . il mondo reale
Non parlo del non aver tempo per scrivere – se scrivere è ciò che volete fare davvero, il tempo riuscirete a trovarlo.
Parlo della necessità di guadagnarsi da vivere, di andare a fare la spesa, di interagire con persone per le quali scrivere non è la priorità (strane creature), vivere tutti i giorni.
Si tratta di distrazioni, di rumore di fondo, di fatica che si accumula.
Passate dieci ore al giorno per un mese al PC a tradurre, e non avrete la forza per passarne altre due a scrivere.
Soluzioni?
L’unica, forse, a parte trovare il modo di conservare delle riserve di energia ed entusiasmo, consiste nel ricordarsi che il lavoro di chi scrive è 24/7, e usare anche ciò che pare distrarci come documentazione, come nuovo materiale per il nostro bagaglio esperienziale.
Qui non si butta via nulla.
2 . scrivere altro
Credevate che fosse facile, vero?
Ah, dicevate, a me cosa importa – io mi pago le bollette scrivendo, che il lavoro mi possa distrarre dalla scrittura è un falso problema.
Falso.
Io in questo momento sto scrivendo la mia tesi di dottorato e uno scenario per un gioco di ruolo per un editore americano.
Stessa data di consegna, ironicamente.
Già il cambiare marcia tra un lavoro e l’altro è complicato.
E poi, ammesso di averne la forza, dovrei cambiare ancora, e scrivere un racconto umoristico o un nuovo sword & sorcery?
La scrittura richiede concentrazione, bisogna essere a fuoco – cambiare corsia troppo spesso nella corsa rischia di farci perdere il ritmo.
Soluzioni?
E chi lo sa?
Probabilmente, creare il vuoto mentale, e ricordarsi che i buoi sono lenti, ma la terra è paziente*.
3 . scrivere ciò che non ci piace
Chiunque può scrivere qualunque cosa – esistono delle formule.
Ma la formula da sola non basta – ci vuole qualcos’altro, per dare una scintilla di anima a ciò che si scrive.
Non chiedetemi cosa sia.
Non ne ho idea.
Posso solo dirvi cosa non è – la sofferenza.
Se soffrite per scrivere, pensateci, perché forse fare altro potrebbe non essere una cattiva idea.
Ma se vogliamo per forza scrivere ciò che non ci appartiene – come tema, tono, genere, idea – certo, possiamo farlo.
Ma rischiamo di slogarci la scrittura, di perdere la scioltezza su ciò che ci piace davvero, e di scrivere porcherie – sia nell’ambito che non ci piace, che in quello che ci piace.
Soluzioni?
Scrivere ciò che ci piace ed è congeniale, e se dobbiamo scrivere altro, farlo per molti soldi, e standoci maledettamente attenti.
4 . il catalogo
La necessità di fare ancora un titolo nella serie X, portare ancora sulla pagina il personaggio Y, fare una cosa che piaccia (o venda!) almeno quanto Z, è fonte di stress incessante.
È come essere perseguitati da un fantasma.
All my lazy teenage boasts
Are now high precision ghosts
And they’re coming down the track
To haunt me*
Soluzione?
Ogni nuovo lavoro è unico.
Ci sono già abbastanza persone pronte a buttarci giù, senza che noi ci si debba anche stressare per l’ansia di reggere il confronto con noi stessi.
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*100 punti a chi individua la citazione.
28 ottobre 2013 alle 1:40 PM
Hai messo il dito in quattro piaghe. In questo momento soddisfo tutte e quattro le categorie. Che si fa?
28 ottobre 2013 alle 1:42 PM
Si prende un bel respiro e si aspetta che le cose si metano per il verso giusto, credo.
In bocca al lupo.
28 ottobre 2013 alle 1:51 PM
Come si suol dire, la verità fa male. Parecchio anzichenò (cit.)
Non credo ci siano altre soluzioni che gestire i problemi al meglio e sperare che ogni giorno sia migliore del precedente. Altrimenti con il tempo si finisce per ricadere in quel modello che è stato ben descritto con le “storie del cesso”.
28 ottobre 2013 alle 1:57 PM
sottoscrivo sia il commento di Davide sia quello di Angelo. Il problema, in questo periodo, è che sembra che ogni giorno sia peggiore dell’altro. Non parlo sul piano personale ma su quello generale. Nel cesso siamo finiti anche noi e nuotare è difficile. ma continuiamo.
28 ottobre 2013 alle 2:05 PM
E in bocca al lupo anche a te, Davide.
Alessandro
28 ottobre 2013 alle 4:12 PM
Purtroppo il “mondo reale” è già sufficiente a stroncare la metà dei mie progetti.
1 novembre 2013 alle 6:34 PM
Io scrivo comunque, prendendo spunto da quello che mi circonda, visto che secondo me, il tema sulla scrittura in generale, mi fa ripensare al discorso sulla fantascienza di qualche tempo fa. O.K. , ho avuto una giornataccia e vorrei morire, perfetto, ma intanto e se scrivessi del tizio sull’autobus? Poi, magari l’ispirazione mi viene anche dall’ombrello smarrito mentre fuori piove o da Cunnings e La ragazza del Mondo dell’Atomo d’Oro (un intero mondo in miniatura contenuto nella fede nuziale della madre del Chimico). Penso che valga per tutti, è la cosa che ti tiene in piedi e poi è ispirativo l’Orrore Quotidiano, anche sotto forma di Equivoci e Contrattempi con la Creatura dell’Abisso del tipo 1 Collega Mannaro e del tipo 2 Familiare Posseduto da Chtulhu. Se si scrive qualcosa che non è congeniale, è fattibile, a patto di prenderla come un esercizio di stile (più tardi, rimasticata, può essere utile per qualcosa di proprio e originale, io ho scritto un capitolo horror continuandolo dal capitolo pilota scritto da Forte Franco nel Contest The Tube.