Il 29 novembre del 2013 feci un post per segnalare come una delle premesse di un mio vecchio racconto si fosse avverata.
In Buran, pubblicato su Alia nel 2006, raccontavo di come una delle due navette russe di classe Buran fose stata sistemata in un hangar fuorimano anziché venire smantellata come da programma, diventando molti anni dopo un elemento chiave nel ritorno dell’umanità allo spazio.
E nel novembre del 2013, sette anni dopo che io avevo scritto la mia storia, una navetta Buran saltò fuori in un hangar fuori mano – proprio come avevo detto io.
Un esempio abbastanza tipico del mio genere di fantascienza, Buran era la storia di una missione finanziata privatamente attraverso la Planetary Society per riprendere contatto con una sonda spaziale – chiamata RALEIGH – ricomparsa dal nulla dopo molti anni, di ritorno da oltre le Nubi di Oort.
La mia storia faceva più o meno così…
Il Governo in Esilio della Ex Unione Europea si diede una gran pacca sulla spalla e fece uno sberleffo maligno alla Planetary Society.
L’avete voluta, ora grattatevela.
Ma non avevano considerato le sfumature.
Se l’esplorazione dello spazio era stata ridotta per decenni ad un’occupazione da nerd, molti sembravano aver dimenticato che la lista dei dieci uomini più ricchi del pianeta includeva sette nerd dichiarati — due rock star in disarmo ed due ex-presidenti USA, un editore e due magnati del software.
E poi c’erano tutti gli altri.
I gruppi di space advocacy, i circoli astronomici, i transumanisti e gli ecologisti, i fanatici di romanzi di fantascienza, di fumetti e di questa o di quella serie televisiva. Quelli di destra, quelli di sinistra, gli anarchici ed i libertari, quelli che volevano la Nuova Frontiera e quelli che veneravano il Libero Mercato, i Raeliani ed i Damanhuriani, quelli che semplicemente avevano voglia di essere parte di qualcosa che fosse più grande di loro in un mondo che ormai riservava le briciole ai più, e toccava pure ringraziare.
Tutti quelli che potevano mandare qualcosa mandarono qualcosa e tanti altri fecero semplicemente le valige e partirono — fisici ed astronomi europei senza lavoro, periti meccanici sudamericani e programmatori indiani lasciati a spasso dalla nuova ondata di bioingegneria, pensionati NASA dal Texas ed ex cosmonauti russi che non avevano mai visto il LEO se non sulle slide alle conferenze.
Si mossero a decine, a centinaia, a migliaia.
Pronti a lavorare.
Gratis.
Ora, la notizia circolava da qualche giorno, ma ieri la Planetary Society ha pubblicato un articolo che comincia così…
A group of space enthusiasts and vintage hardware experts walk into a radio observatory. They contact a 36-year-old spacecraft to ask how it’s doing. The spacecraft responds and says it’s well. The group leaves and continues to stay in touch with the spacecraft from their laptops, working out of an old McDonald’s building at the NASA Ames Research Center.
La sonda in questione è la ISEE3/ICE, che dopo 36 anni sta tornando a casa da oltre le Nubi di Oort.
Ed ora, col benestare della NASA un gruppo di entusiasti e di nerd ne ha ottenuto il controllo.
Sono passati otto anni – e pare che il mio racconto ancora una volta ci abbia preso in pieno.
È una bella sensazione.
Davvero una bella sensazione.
E lo so, certo che lo so, che la fantascienza non deve prevedere il futuro, ma semplicemente allenarci al fatto che il futuro sarà diverso, con problemi diversi che richiederanno soluzioni diverse.
Lo so.
Non scrivo fantascienza per prevedere il futuro.
Ma con questa, sono QUATTRO previsioni azzeccate* in un racconto di 10.000 parole.
Ed è una gran bella sensazione, diamine!
Ora quasi quasi mi domando se non sarebbe il caso di ripubblicarlo, Buran…
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* Qualora foste curiosi – effetti pervasivi e a lungo termine della crisi economica di fine decennio in Europa, l’incidente ad una centrale nucleare giapponese (Fukushima?), il ritrovamento di una navetta Buran fiscalizzata come demolita, e recupero da parte di privati di una sonda spaziale (sotto gli auspici della Planetary Society).
La prossima ad avverarsi, a questo punto, dovrebbe essere quella del wormhole oltre l’orbita di Nettuno…
8 giugno 2014 alle 8:42 AM
Io direi che così, a naso, la risposta potrebbe (dovrebbe?) essere “Certo che sì!” 😀
È da quel post di novembre che ho la curiosità di leggere il tuo racconto 🙂
8 giugno 2014 alle 9:45 AM
Il testo per molti versi è datato, ma sarebbe davvero il caso di ripubblicarlo così com’è – a testimonianza dei punti incui c’ho preso, e di quelli dove ho sbagliato di brutto.
Ci penserò su…
8 giugno 2014 alle 11:04 AM
Sì, è il caso (per il racconto). Sì, sarebbe il caso (per il wormhole). Sì, grazie (per aver citato i “miei” Damanhuriani).
8 giugno 2014 alle 11:29 AM
I Damanhuriani già vent’anni or sono si diedero disponibili come equipaggio per una spedizione interstellare – impossibile non citarli.
8 giugno 2014 alle 3:06 PM
Tutto questo afflato interstellare mi ha fatto venire voglia di rileggere “Voci di Terra lontana” di Clarke…
8 giugno 2014 alle 3:40 PM
Gia a novembre mi era piaciuto molto lo stralcio del racconto che avevi pubblicato.
Adesso queso…
Dai basta con questi stralci! Pubblicalo così lo leggiamo tutto!
8 giugno 2014 alle 3:56 PM
@Giuseppe
… Clarke, che compare come personaggio nel mio racconto (in vidoconferenza da Sri Lanka).
@Cily & Co.
Credo che potrebbe uscire a metà mese.
Ma non trattenete il respiro, nell’attesa 😉
8 giugno 2014 alle 4:03 PM
e con questa ti candidi per il premio Brunner 😉
8 giugno 2014 alle 5:23 PM
Non sono degno…
8 giugno 2014 alle 11:11 PM
Va bene, allora il suddetto racconto mi tocca leggerlo! 😀
9 giugno 2014 alle 10:16 AM
io voto la pubblicazione.
con la fantascienza a quanto pare ti escono fuori delle chicche pregevoli, e gli stralci di post per creare aspettativa funzionano. occhio ai ritmi, che poi ci si abitua a un paio di uscite al mese minimo, ma mi sa che ce n’è di roba semisepolta nei tuoi archivi che varrebbe la pena di leggere.
9 giugno 2014 alle 11:52 AM
Grazie, Melo.
Mi fa piacere che dopo trent’anni che scrivo fantascienza, avendone pubblicata un po’ ovunque in Italia e all’estero, alla fine qualcosa di pregevole mi esca fuori ogni tanto.
😀