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Eroi e banditi – Van Dyke Parks

3 commenti

Van Dyke Parks in  1970 wearing sunglasses and cowboy hatFacciamo uno di quei post che non si fila nessuno.
Avevo detto, tempo addietro, che avremmo dovuto parlare di Van Dyke Parks.
Parliamone – perché è un colosso che conoscono pochissimi, e perché è un musicista e un compositore che racconta delle storie, e come ho detto in passato, a me piacciono i musicisti che raccontano storie.

Proveniente da una famiglia di musicisti, bambino prodigio e attore, Van Dyke Parks si fece le ossa nei primi anni ’60 sulla scena folk californiana, suonando con una quantità di persone diverse, da Bob Dylan a Ry Cooder, passando per Charles Manson (sì, quel Charles Manson).
Fu lui a suggerire a Stephen Stills di chiamare la sua band Buffalo Springfield.
E fu frequentando i locali folk che – secondo una sua recente intervista – il serio musicista Van Dyke Parks si rese conto che la musica pop sarebbe diventata la nuova musica seria – quella che importava alla gente.
Van_Dyke_Parks_-_Song_CycleNel 1967 Parks incise Song Cycle, una collezione di canzoni su Los Angeles che riprendevano la musica popolare americana a cavallo fra 1800 e 1900, spaziando dal ragtime al country al jazz, dalla musica degli Appalachi alla musica caraibica – e mantenendo un atteggiamento ironico, intelligente distaccato, e mettendoci effetti sonori, un’orchestra, una dixieland band e quant’altro.
Song Cycle, scritto, prodotto, arrangiato ed eseguito da Parks, è uno di quei dischi per cui è stata coniata l’espressione “venerato dalla critica”.
Ma anche “capolavoro incompreso”.
Ed è parecchio strano, anche per gli standard del 1967.
La voce di Parks – che lui stesso paragonava normalmente a quella di Bugs Bunny – non aiutò le vendite.
La casa discografica ci perse 35.000 dollari (del 1967) la prima settimana – poi da lì le cose si fecero complicate.
E no, probabilmente non lo avete mai sentito, ma è ok.

Più o meno nello stesso periodo, Parks cominciò a collaborare con i Beach Boys, divenendo amico di Brian Wilson – e nel caso, sì, questo è quel Van Dyke Parks che venne duramente criticato perché i suoi testi troppo intellettuali venivano visti da alcuni membri dei Beach Boys come un rischio commerciale.
Scrisse Heroes and Villains.

Dopo il collasso psicologico di Brian Wilson e l’implosione di Smile, Parks collaborò con altri musicisti – in particolare con i Little Feat di Lowell George, con Randy Newman e Harry Nilsson.
Più o meno nello steso periodo, secondo la leggenda, Van Dyke Parks scucì un colossale contratto come compositore per la Disney – ma usò i quattrini per mettere in piedi il proprio studio e produrre le proprie cose – Discover America e Clang of the Yankee Reaper, due dischi che parlano dell’America e della sua evoluzione da un posto abbastanza qualsiasi a superpotenza mondiale (e no, non avete sentito neanche questi).

Disney non gradì.
In seguito, Van Dyke Parks avrebbe collabotrato ancora con Hollywood – e in particolare con Robert Altman, per il quale scrisse le canzoni per lo sfortunato musical dedicato a Braccio di Ferro.0000134262_500
In fondo Parks aveva sempre composto musical, a modo suo – e così, sopravvissuto allo schianto di Popeye, scrisse un musical, un musical vero che non venne mai messo in scena, e basato sul ciclo folklorico di Fratel Coniglietto e Compare Orso, uno dei capisaldi della cultura popolare americana.
Il ricavato dell’album – che si intitola Jump!, e che voi non avete mai sentito – andarono a finanziare un fondo contro l’analfabetismo infantile in America.
In contemporanea con l’uscita del disco, Parks curò la riedizione delle storie su cui il suo lavoro era basato.

Van+Dyke+Parks+-+Tokyo+Rose+-+LP+RECORD-517879Arrangiatore rispettatissimo, compositore semplicemente troppo sofisticato per il proprio bene – ma capace di scrivere una canzone su come si scrive la parola “pollo” (C.H.I.C.K.E.N. – nel caso aveste dei dubbi) – alla fine degli anni ’80 Van Dyke Parks decise che francamente ne aveva abbastanza – e quindi si trasferì in Giappone, dove con un mix di musicisti occidentali ed asiatici, inclusa una nota pop idol giapponese ed un veneratissimo maestro del koto, mise insieme Tokyo Rose, che è un disco che io ho sempre adorato, che voi non credo abbiate mai sentito, e che è sostanzialmente la storia dei rapporti politici ed economici fra America e Giappone.
Comincia col Commodoro Perry che cannoneggia la baia di Tokyo, finisce coi giapponesi che si comprano Hollywood, passando per l’esotismo degli anni ’20, la sfera di coprosperità panasiatica, la colonizzazione delle Hawaii, la Guerra nel Pacifico e i campi di concentramento per gli americani di origine giapponese.
Ecco, van Dyke Parks è capace di mettere giù un pezzo su una donna internata nel campo di prigionia di Manzanar, e farci una canzone straordinaria, che pare presa da un film della Disney.

E poi?
Un disco con Brian Wilson, finalmente riemerso dagli abissi della propria mente, e dedicato alla California come paesaggio e come psicologia.
E in cui c’è una delle più belle canzoni mai scritte sulla pioggia.
Sì, sulla pioggia – su un temporale sopra una baraccopoli di immigrati clandestini.

Poi un live.
Decine di collaborazioni.
E recentemente una collezione rimasterizzata di capolavori dimenticati.

694232-kimbra-and-van-dyke-parksL’ultima volta che è stato avvistato, Van Dyke Parks stava collaborando con l’artista neozelandese Kimbra – della quale vi ho già parlato fino a tediarvi.

Ecco – così vi ho parlato, brevemente, di Van Dyke Parks, un musicista che io scoprii con Tokyo Rose, e che fu probabilmente quello che mi fece capire che non esistono distinzioni categoriche sensate.
Oltre a fornirmi una strana colonna sonora per quando scrivo.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

3 thoughts on “Eroi e banditi – Van Dyke Parks

  1. Bel post pieno di tanta bella musica!! 🙂
    Purtroppo il link alla pagina personale di Van Dyke Parks non funziona nel senso che hanno chiuso il dominio, credo. 😦
    Non sai se magari la sua pagina è stata spostata da qualche altra parte?
    Ancora una domanda: che cos’è il punto sulla map di Google a cui rimanda il link di Charles Manson ?E’ la sua villa?Certo, un posto tranquillo, direi… 😉

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