Viaggiavo a cavallo da Albany a Poughkeepsie. Pioveva a dirotto e il mio cavallo, già stanco per il lungo viaggio, mi diede dei segnali inequivocabili di scoraggiamento. Provai perciò un gran sollievo quando, lungo il più desolato tratto della strada, scorsi dinnanzi a me i vaghi contorni di una abitazione, e provai un corrispondente disappunto quando, proseguendo, mi resi conto che non era che una rovina abbandonata quella alla quale mi stavo avvicinando, i camini abbattuti e le finestre sfondate della quale testimoniavano un tale stato di dilapidazione che disperai di poter trovare un qualche temporaneo riparo al suo interno.
È il 1890, e quello che avete appena letto1 è l’incipit di Forsaken Inn, opera di Anna Katharine Green, che nel 1890 era un’autrice di bestseller che vendeva a carrettate negli Stati Uniti, e oggi pochi ricordano. Forsaken Inn è, indiscutibilmente, il primo mystery storico della storia – e si svolge quasi un secolo prima della data di pubblicazione. Dodici anni prima, Anna Katharine Green aveva debuttato col romanzo The Leavenworth Case, un legal triller – lo chiameremmo oggi – che aveva fatto abbastanza scalpore da diventare lettura consigliata per i corsi di legge delle università americane sull’argomento delle prove circostanziali.
Ne derivò un dibattito che comportò un aggiornamento delle pratiche investigative.
The Leavenworth Case è anche universalmente riconoscuto come il primo romanzo poliziesco che abbia come personaggio centrale un detective – sulla scia di Poe (che a Dupin dedicò solo racconti), e un decennio prima di Sherlock Holmes.
Il romanzo, come dicevamo, fu popolarissimo, piacque molto a Wilkie Collins, e venne citato da Agatha Christie fra i romanzi che l’avevano influenzata maggiormente.
L’eroe del romanzo della Green è l’investigatore Ebenizer Gryce, ma l’autricer affiancò al proprio protagonista, nelle sue uscite successive, la zitella ficcanaso Amelia Butterworth – che somiglia maledettamente a Miss Marple.
Figlia di un avvocato – da cui la sua dimestichezza con le faccende legali – Anna Green avrebbe voluto scrivere poesie romantiche.
O più probabilmente ci si aspettava che scrivesse poesie romantiche.
Ma nel 1878, all’età di 32 anni, la Green mise mano al caso di un omicidio (ma è davvero un omicidio?) di un commerciante Newyorkese, Horatio Leavenworth, narrando le indagini e le procedure legali… e divenne un’autrice di bestseller.
Seguirono decine di altri libri. Strada facendo, come dicevamo, la Green inventò le zitelle detective e successivamente le ragazze detective – anticipando Nancy Drew di mezzo secolo almeno – con le sue storie di Violet Strange.
E non solo. Una lista di elementi introdotti nel poliziesco per la prima volta da parte di Anna K. Green include
- il detective diletante che lavora con la polizia
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la zitella come detective
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la ragazza come detective
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la donna che lavora come detective
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l’inclusione di mappe e planimetrie nei romanzi
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l’inclusione di codici ed enigmi risolvibili dal lettore
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la regola del fair play per cui il lettore ha tutti gli elementi per risolvere il caso
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l’anziano ispettore di polizia col suo giovane assistente
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il detective privato contrapposto alla polizia
Poi, con Forsaken Inn2, non solo inventò il poliziesco storico, ma creò anche una forma di romanzo costruito per accumulo di documenti e testimonianze, una indagine “generazionale” o, se preferite, un cold case.
Anna Katharine Green morì nel 1935, all’età di 88 anni, e con un catalogo di 36 romanzi – tutti certificati come bestseller, alcuni adattati per il palcoscenico e successivamente per la radio.
In capo a pochi anni sarebbe scivolata nell’oblio.
La riscoperta è stata relativamente recente.
Nel 2002, in occasione delle celebrazioni holmesiane, venne pubblicato un massiccio studio accademico sull’opera e l’influenza della Green sul genere poliziesco.
Oggi il lavoro della Green (che è reperibile attraverso il Project Gutenberg3) è parte del curriculum sul romanzo storico e poliziesco dell’Università della Virginia, dove l’autrice tenne a suo tempo dei corsi sull’affidabilità dei testimoni presso la scuola di legge.
Sì, come si vede in un sacco di episodi de La Signora in Giallo – però per davvero.
- traduzione mia, abbastanza affrettata. ↩
- che non ha assolutaente nulla a che vedere con l’opera di Tolkien, naturalmente… anche se pare probabile che Tolkien conoscesse la Green, se non altro per frequentazioni con Dorothy Sayers, che la conosceva di sicuro. ↩
- ne esistono anche varie traduzioni italiane, disponibili commercialmente. Buona caccia. ↩
11 Maggio 2015 alle 5:52 AM
Essere precursori non porta lunga memoria a quanto pare!
11 Maggio 2015 alle 10:20 AM
Specie per una donna, purtroppo.
11 Maggio 2015 alle 5:18 PM
Considerando che per l’epoca aveva già avuto un notevole seguito da quel che ho letto
11 Maggio 2015 alle 5:38 PM
Decisamente – è passata da bestseller a sconosciuta in pochi anni.
Segno che anche all’epoca i libri sugli scaffali invecchiavano in fretta, e se non continuavi a pubblicare novità, i lettori non avevano memoria.
11 Maggio 2015 alle 5:59 PM
Forse con la differenza che allora il libro era un media privilegiato
11 Maggio 2015 alle 6:10 PM
Non so poi davvero quanto – nel caso della Green si parla davvero di decine di migliaia di copie, senza contare le storie comparse sulle riviste.
Spesso pensiamo al passato come un’epoca in cui si leggeva poco – ma era la forma d’intrattenimento più economica 8certo più del teatro o del music hall) e “portatile”.
Il libro è un oggetto d’elite forse più oggi che, per dire, un secolo fa.
Varrebbe la pena di approfondire questa cosa…
11 Maggio 2015 alle 6:13 PM
Senza andare così lontano, mio padre buonanima, classe 1938 mi raccontava come il suo svago preferito era leggersi romanzi di Salgari e i fumetti di Flash Gordon e Dick Fulmine. Costava meno del cinema e la fantasia viaggiava sfrenata e segreta
11 Maggio 2015 alle 1:58 PM
Direi che il genere stesso del giallo classico è un po’ fuori moda: è molto garbato, per i gusti che la maggior parte dei fruitori sembra avere attualmente – al di là di omicidi molto eleganti e cerebrali, corna e divorzi, non ha granché di scabroso, a differenza di certi thriller molto espliciti.
Quest’autrice, da ciò che leggo, ha praticamente fissato il genere mistery per come lo conosciamo, è un peccato, che sia quasi stata dimenticata! Dovrebbe essere citata nei libri di letteratura, dato che ha fornito un contributo essenziale alla definizione di un genere di grande popolarità e che ha poi dato vita a infinite declinazioni del tema.
Non sono un lettore accanito di gialli – lo ero di più da ragazzino – ma certamente mi hai incuriosito sul lavoro di questa donna. Ottima cosa, il fatto che sia reperibile su Project Gutenberg!
E grazie di avermela fatta scoprire 😉
11 Maggio 2015 alle 3:08 PM
Siamo qui per questo 😀
E comunque, come dicevo, è stata in ombra per oltre mezzo secolo anche in patria.
Io l’ho scoperta proprio seguendo un corso universitario sul romanzo storico.