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Blogtour: Il Rituale del Male, Terza Tappa

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imagesIl Rituale del Male (in originale, Lontano) è il nuovo thriller di Jean-Christophe Grangé, in uscita da Garzanti in tempo perle feste natalizie.
Grangé è un solido autore di genere con un vasto seguito, e molti dei suoi lavori sono stati portati su schermo negli anni passati.

In questo caso, l’autore rivolge la propria attenzione a un momento storico poco praticato, dalle nostre parti, e vale a dire la guerra civile in Congo a cavallo fra anni ’60 e ’70. Uno dei conflitti più selvaggi e sanguinosi del ventesimo secolo, che qui fa da preambolo ad un intrigo poliziesco prettamente “europeo”

Come parte del blog tour organizzato da Liberidiscrivere dedicato all’uscita del volume, diamo un’occhiata all’incipit del romanzo…

Sole bianco, polvere rossa.
Una camera ardente a più di quaranta gradi.
Politici, pubblici ufficiali, autorità e imprenditori si avvicinavano a turno, si raccoglievano in preghiera per qualche istante e poi si allontanavano, tutti con lo stesso passo marziale, accecati dalla luce di mezzogiorno e dai bagliori crepitanti dei flash. In fondo alla stanza, tenuti a bada dai soldati delle forze armate della Repubblica democratica del Congo, i rappresentanti del popolo, più o meno benvestiti, sventolavano bandierine di plastica con l’immagine del defunto.
Erwan Morvan si domandava che cosa diavolo ci facesse lì. Anche se ci era nato, non aveva niente a che fare con il Congo. Era arrivato in Francia quando aveva due anni e non conservava alcun ricordo di quel paese. Suo padre Grégoire aveva insistito perché lo accompagnasse ai funerali del generale Philippe Sese Nseko, un «vecchio amico» di Lubumbashi, capoluogo della provincia del Katanga.
Aveva accettato. Per obbedienza e anche per una strana curiosità…
Morvan padre e figlio aspettavano il loro turno nell’altro gruppo, quello dei bianchi. Il baldacchino sotto il quale era stato posizionato il feretro, con i suoi fiori e i drappi color porpora, ricordava il camerino di una diva. Un ritratto di Nseko inserito in una cornice dorata era posto sopra la bara, avvolta nella bandiera della Repubblica democratica del Congo: campo celeste attraversato da una diagonale rossa e gialla e ornato con una stella, gialla anch’essa. I becchini e i musicisti della fanfara indossavano una livrea vermiglia.
Che eleganza!
Tuttavia, a uno sguardo più attento, saltavano all’occhio alcune pecche: le divise erano impolverate e sdrucite; il tendone del baldacchino era storto; la banda stonava, ogni frase musicale terminava con un suono che ricordava quello di un peto e i piatti erano semplici coperchi.
Ma la cosa peggiore era il caldo, che bruciava anche la più minuscola molecola di vita, facendola sfrigolare come un dadino di pancetta sul fondo di una padella.
Erwan allentò il nodo della cravatta. Camicia incollata alla pelle, sapore di terra in gola, occhiaie viola: per la prima volta in vita sua temeva di essere sul punto di svenire.

Da un buon professionista c’è sempre da imparare.
Possiamo imparare qualcosa da questo incipit?
Valutare il lavoro di un autore in traduzione comporta sempre dei rischi.
Ma qualcosa si può dire.
È un attacco falsamente banale, quello del romanzo di Grangé.
Ci descrive una scena all’apparenza “qualunque” – un funerale di stato, per quanto esotico.
Ma non è così semplice.
Grangé ci sistema con una poltrona di prima fila nella testa del protagonista, Erwan Morvan. I fanatici del POV possono stare tranquilli: qui il punto di vista è ben saldo nel cervello di Morvan, ed attraverso di lui cogliamo alcuni dettagli che tuttavia ci segnalano una serie di elementi interessanti.
La divisione razziale dei partecipanti al funerale, ad esempio.
Il vago senso di disorganizzazione e trascuratezza.
E intanto ci facciamo un’idea del protagonista: osservatore, curioso, poco avvezzo alle formalità (il nodo alla cravatta).
Con un accenno alla sua storia personale, e un primo segnale del suo rapporto col padre.
Non male, per quella che è poco più che la prima pagina di un volume di oltre 700.

Grangé dimostra una economia notevole – e non possiamo che domandarci quanti eventi, idee e colpi di scena riuscirà a comprimere in quelle oltre 700 pagine.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

One thought on “Blogtour: Il Rituale del Male, Terza Tappa

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