Mi capita di pensare di frequente alla morte, in questi giorni.
No, no, non fate quella faccia – capita a tutti, prima o poi, no?
Di pensarci, intendo.
A me capita, credo, perché fra un paio di settimane compirò cinquant’anni, e questo accadrà in un momento estremamente preciso e unico, equidistante fra il primo anniversario della morte di mio padre e il decimo anniversario della morte di mia madre.
Per cui uno alla morte ci pensa.
La cessazione di ogni possibilità.
Ora, uno dei problemi del pensare con una certa frequenza alla morte è che non si è esattamente l’anima della festa, se capite cosa intendo, e quindi si causano preoccupazioni nel prossimo.
Per cui mettiamo subito bene in chiaro che non è il caso di preoccuparsi.
Finché ci si pensa in maniera sana, non è un problema – a parte forse le conversazioni che tendono a diventare un po’ deprimenti.
E d’altra parte leggevo l’altro giorno un pezzo di Lawrence Block su Evan Hunter, e Block scriveva che…
Arrivato attorno ai settantacinque anni, dopo un paio di attacchi cardiaci, un aneurisma, e un assedio da parte del cancro che aveva portato alla rimozione della sua laringe, Evan scrisse Alice in Jeopardy. E si mise immediatamente al lavoro su Becca in Jeopardy, ben intenzionato a scrivere attraverso tutto l’alfabeto. Non è fantastico? Ecco un uomo con un piede nella fossa e l’altro su una buccia di banana, che si sente perfettamente a proprio agio nel lanciare una nuova serie di ventisei volumi.
Per cui non escludo che chi scrive, scriva anche per allungarsi la vita.
Evan Hunter morì mentre stava scrivendo Becca in Jeopardy, però – quindi non sono sicuro che funzioni davvero.
Torniamo a scrivere, finché ci riusciamo.
16 Maggio 2017 alle 7:05 AM
Beh, credo sia normale pensarci. Dipende anche come ci pensi, io mi interrogo spesso su cosa sia la morte, non che pretenda di trovare una soluzione qualunque, ma non posso fare a meno di interrogarmi a proposito.
16 Maggio 2017 alle 11:09 AM
Credo che alla fine sia più sano, come compoprtamento, che negarne l’eventualità.
16 Maggio 2017 alle 11:16 AM
Profonda delusione… mi aspettavo rispondessi svelandomi il segreto ultimo della morte.
16 Maggio 2017 alle 11:46 AM
Io credo valga la frase di Hitchens che ho citato in un altro commento – credo che il segreto ultimo della morte è che dobbiamo impegnarci per vivere il meglio possibile prima di arrivarci.
16 Maggio 2017 alle 8:59 AM
“A few light taps upon the pane made him turn to the window. It had begun to snow again. He watched sleepily the flakes, silver and dark, falling obliquely against the lamplight. The time had come for him to set out on his journey westward. Yes, the newspapers were right: snow was general all over Ireland. It was falling on every part of the dark central plain, on the treeless hills, falling softly upon the Bog of Allen and, farther westward, softly falling into the dark mutinous Shannon waves. It was falling, too, upon every part of the lonely churchyard on the hill where Michael Furey lay buried. It lay thickly drifted on the crooked crosses and headstones, on the spears of the little gate, on the barren thorns. His soul swooned slowly as he heard the snow falling faintly through the universe and faintly falling, like the descent of their last end, upon all the living and the dead.”
Cito Joyce, che non fa mai male, e riuscì a rendere la morte poetica.
16 Maggio 2017 alle 11:10 AM
Eh, ma era Joyce 🙂
16 Maggio 2017 alle 10:11 AM
Permettimi di fare una pseudo citazione, la morte ci deve trovare vivi. Rifiuto anche solo l’idea di mettermi in un angolo e pensare che sia “tutto finito”. Non ho idea di cosa starò facendo quando chiuderò questa incarnazione ma di sicuro sarò impegnato in qualcosa a lungo termine.
16 Maggio 2017 alle 11:11 AM
Credo anch’io.
Di morti che non si sono resi conto di esserlo ne ho conosciuti troppi.
16 Maggio 2017 alle 10:37 AM
Direi che è più che normale, pensare alla morte, persino se si sta bene e non si è visto morire nessun proprio caro – cosa che spesso, anche a pochi anni dalla propria nascita, si sperimenta.
Spesso, a dare da pensare sono le conseguenze della morte: se dopo ci sia qualcosa – e cosa – o il nulla, le persone e i caduni che che ci si lascia dietro, le cose che si pensa di fare…
Anche pensare alla morte è una strategia di sopravvivenza: ci si ragiona per arrivarci il più tardi possibile e per lasciare un bel ricordo (se non dovesse esistere un dopo, ci si potrebbe almeno gonfiare l’autostima ora, sapendo.. di aver vissuto una vita almeno decente)
16 Maggio 2017 alle 10:38 AM
Quel caduni voleva essere casini… il cellulare ha voluto contribuire per alleggerire i toni, con uno strafalcione 😛
16 Maggio 2017 alle 11:13 AM
Il T9 è uno strumento del demonio.
16 Maggio 2017 alle 11:12 AM
Credo sia stato Christopher Hitchens a dire che se non ci venisse raccontata la storia dela vita dopo la morte, forse ci impegneremmo doi più per rendere migliore la vita prima della morte.
16 Maggio 2017 alle 11:35 AM
Per alcuni può essere una spinta a fare meno porcate 😛
16 Maggio 2017 alle 11:47 AM
Però è moralmente avvilente – che uno faccia meno porcate solo perché spera di vincere un premio, invece di fare meno porcate perché le porcate non si fanno.
16 Maggio 2017 alle 11:59 AM
Alla fine, ognuno ha le sue motivazioni: premi, punizioni, crescita personale… tutto sommato, è già grasso che cola se uno non rovina la vita degli altri, quale che sia il motivo.
Poi, le motivazioni sono raramente pure: per esempio, uno può amare il proprio lavoro ma volere da esso anche del denaro e non solo la soddisfazione; così, chi aspiri a una qualche forma di eternità (si tratti di Paradiso, ascensione a Buddha/Bodhisattva/Immortale taoista o altro) non è detto che segua una certa condotta solo per questo.
Quando va bene, ciascuno di noi conosce con certezza solo le proprie spinte, quelle degli altri restano comunque in dubbio 😛
16 Maggio 2017 alle 2:51 PM
Ma siamo sempre più che pronti a giudicarle, le spinte degli altri – e spesso gli spieghiamo anche dove stanno sbagliando 😀
16 Maggio 2017 alle 3:13 PM
Quello dipende dai singoli, l’arroganza è sempre una brutta bestia 😛
18 Maggio 2017 alle 1:28 PM
Grazie.