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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Santi & Fattucchiere – un secondo preview

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Selection_706… perché bisogna mantenere alto l’interesse dei partecipanti – e dei potenziali partecipanti!

E perciò dopo aver incontrato il Maresciallo Li Causi, che porterà avanti l’indagine sui resti trafugati del santo, è ora di incontrare Buscafusco, che si occuperà dell’indagine meno ortodossa ma forse più divertente, su e giù per i colli del Monferrato.

Come ho già spiegato, nelle storie “normali” di Buscafusco, il protagonista affronta due indagini incontemporanea, ma in Santi & Fattucchiere avrà da fare a sufficienza col caso del cervello e dell’alluce sinistro di Sant’Uguzzone per potersi occupare d’altro.
Ma come in tutte le storie di Buscafusco, la parte della narrazione che lo riguarda sarà in prima persona.

Così…

Si possono capire un sacco di cose dalla bicicletta di una persona. La Bianchi ultratecnica del ciclista della domenica, quello che viaggia in gruppo con altri suoi pari vestiti come reduci del Tour de France del ’93, occupando tutta la carreggiata, chiacchierando di come è andata la settimana in banca. La mountain bike del supermercato di quello che ne fa un uso sporadico, nel weekend, coi figli, su e giù per i prati. La bici con il pezzo di cartone aganciato alla forcella con una molletta, per il ragazzino che vuol fare finta di avere la motocicletta, e magari fa da traino a un amico con gli schettini. La bici elettrica a pedalata assistita per l’anziano gentiluomo che non deve chiedere mai. Il biciclettone di ghisa recuperato nella cantina del nonno di chi proprio ne aveva bisogno, di un paio di ruote, la vecchia carretta ripristinata da qualche ciclista radicale con ricambi di fortuna.

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La bionda con la felpa dell’UniTo che mi aspettava seduta sulla panca sotto alla tenda a strisce, davanti alla mia Airstream ammaccata, aveva appoggiato al palo della luce una Raleigh nera, coi freni a bacchetta e il cesto di vimini sul manubrio. Bici di lusso, di una persona che prendeva sul serio le proprie pedalate e non ci andava per i prati e le sterrate, con la sua bicicletta.
Lei stava seduta con le gambe distese incrociate alla caviglia. Superga di tela candida, jeans attillati e sbiaditi, la felpa dell’università. Stava leggendo un tascabile dall’aria molto usata. Shogun, di Clavell.
“Romanzo divertente,” dissi, chiudendo la portiera del pickup.
Lei alzò gli occhi dalla pagina. Viso dai tratti forti, occhiali rotondi alla Harold Lloyd. Sulla quarantina ben portata. Chiuse il romanzo senza metterci un segnalibro. Tatuaggio all’interno del polso sinistro, una stella. No, un pentacolo.
“Il signor Buscafusco?”
“Solo Buscafusco.” Mi passai una mano sul davanti della camicia prima di offrirgliela. “Il signor Buscafusco era mio padre.”
Lei si sollevò sulla punta dei piedi, stringendomi la mano.
Dove l’avevo già vista?
“È molto che aspetta?”
“No, niente di che.”
“Ho due minuti per darmi una ripulita?”
5027056114_60a372c5aeErano circa le sei di sera. Avevo passato gran parte del pomeriggio a cercare di recuperare un gatto che era rimasto incastrato in uno snodo a gomito di canna fumaria, nel sottoscala di una vecchia signora che stava alla Bazzana. Per raggiungere la bestia sventata era stato necessario spostare una stufa di ghisa e affrontare l’Impero dei Ragni Giganti. Ero coperto di polvere e di ragnatele stantie, le mani nere di un carbonaio e la faccia come Hal Jolson, gli avambracci scorticati come segno di gratitudine da parte dell’animale maledetto, che con ogni probabilità mi aveva anche infettato con chissà quale cocktail di spore velenose e schifezze putride.
Cucciolo, lo chiamava la madama.
Ma anche questo è lavoro, specie nella coda lunga di agosto, quando l’Italia è ancora in stato semicomatoso dopo la morte del mese di ferie.
Un sorriso. “Certo. Io l’aspetto qui,” disse, sollevando il romanzo.
“Faccio in un attimo.”

E così comincia il capitolo numero dieci.
I gatti velenosi saranno fra poco l’ultima delle preoccupazioni di Buscafusco.

E ci sono naturalmente altre cose in programma – una storia di fantascienza, e poi… ma ne riparleremo. Per intanto, grazie a tutti i miei sponsor.

 

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

5 thoughts on “Santi & Fattucchiere – un secondo preview

  1. Il primo romanzo al mondo che cita la Bazzana. Un pezzo da collezione già solo per questo!

  2. Mi intriga sempre di più, non vedo l’ora di leggerlo. E anche la seconda storia in inglese… E poi non so perché ma “il signor Buscafusco era mio padre” è una frase-tormentone che mi piace da morire. Non so come mai, mi genera sentimenti e immagini difficili da identificare… Mah. Sarò matto. 😀

  3. Pingback: Santi & Fattucchiere – le forze del Caos | strategie evolutive

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