Dicevo che sto leggendo un paio di buoni libri.
E che ne avrei parlato.
Il nome di H. Bedford-Jones non è particolarmente noto in Italia, e anche all’estero viene ormai ricordato solo fra coloro che si interessano di narrativa d’avventura e di riviste pulp.
Bedford-Jones era noto come The King of the Pulps – in quarant’anni di attività, pubblicò 109 romanzi, 87 serial e 1141 fra novelle, novelette e racconti, principalmente sulla rivista Blue Book, ma anche su Adventure, All-Story Weekly, Argosy, Short Stories, Top-Notch Magazine, The Magic Carpet, Golden Fleece, Ace-High Magazine, People’s Story Magazine, Hutchinson’s Adventure-Story Magazine, Detective Fiction Weekly, Western Story Magazine, e Weird Tales.
Se ci aggiungiamo anche le poesie e gli articoli, si calcola che in quarant’anni Bradford-Jones pubblicò qualcosa come 25 milioni di parole.
Ah, però, la qualità…
No, spiacenti – anche al suo peggio, H. Bedford-Jones rimaneva piacevolissimo alla lettura, e al suo meglio era un ottimo scrittore, uno che aveva imparato (secondo la leggenda) rileggendo e “smontando” I Tre Moschettieri di Dumas.
Bisogna farsene una ragione – sapeva scrivere.
E nel 1929, cedendo alle pressioni del suo editore1, H. Bedford-JOnes scrisse un manuale, intitolato This Writing Business, in cui metteva giù le sue ipotesi per un corso di scrittura.
Ed è questo uno dei libri che sto leggendo in questo periodo.
Ciò che traspare dal libro di Bedford-Jones è prima di tutto l’idea che si ritrova fin dal titolo: si tratta di un lavoro, di un business.
Bedford-Jones è ben chiaro nel distinguere la narrativa d’intrattenimento – il soggetto del suo libro – dalla “letteratura”, che è una cosa diversa, alla quale peraltro viene dedicato un capitolo.
I titoli dei capitoli sono altrettanto indicativi:
- “Posso scrivere storie?”
- Come si fa
- Fare il lavoro
- Trama
- Il Peccato Mortale
- Costruzione della Storia
- Riscrivere
- Il tuo manoscritto
- Il mercato della narrativa
- Trappole
- Onestà e suggestioni
- Qualcosa di nuovo (?) sulla lunghezza dei libri
- Pennivendoli
- Gli editor sono esseri umani?
- Materiale
- Letteratura
- I prezzi pagati per la narrativa
- Quanto è lunga una storia
- Vendere in Inghilterra
- Metterci un brivido
Non è un libro lungo, This Writing Business, e ovviamnete alcuni capitoli hanno perduto il loro interesse al di là del dato storico – il discorso sulle tariffe, o su come vendere agli inglesi – ma il resto è piuttosto interessante.
Farebbe venire la gastrite ai cultisti delle Regole, ma è davvero interessante…
Nè questo mi impedisce di credere che non esistano regole di sorta nel gioco della narrativa. Una storia che infrange ogni regola e assioma comunemente accettati potrebbe essere un successo mondiale–perché? Perché lo scrittore ha un carattere, una individualità che traspare dalle sue parole e brilla attraverso tutta la sua storia. Le regole sono fatte per quelli che non sanno osservarle, e noi non siamo obbligati a seguirle. Una volta che le hai imparate, puoi anche permetterti di scordartele. Siediti e scrivi la tua storia seguendo qualunque regola ti paia valida.
Il tono è estremamente discorsivo, ironico, e brutalmente onesto.
Lavoro da scribacchini e pennivendoli? Perché no, se è fatto con onestà?
Quasi tutti noi, in verità, siamo pennivendoli. Il pennivendolo sforna storie a comando, o per un certo scopo. L'”autore” le scrive in risposta a una spinta interiore, o all’ispirazione. Di regola, ha ereditato dei soldi e può permetterselo.
Noi non possiamo. Noi siano il nostro business, e siamo perfettamente onesti a riguardo. Non possiamo far rendere il nostro lavoro se disprezziamo i pennivendoli.
Non è molto lungo, This Writing Business – 27.000 parole, circa un centinaio di pagine.
Ma è una lettura interessante, e una meravigliosa cura contro l’atteggiarsi farlocco di quelli che “fanno gli scrittori” e si macerano su facebook.
È un libro che ha quasi novant’anni e che pare scritto ieri – per lo stile, il linguaggio, e i contenuti.
Non è poco.
Se mai dovessi mettere in piedi un corso di scrittura, credo che lo userei come base programmatica.
H. Bedford-Jones, che morì nel 1949 all’età di 62 anni, non è passato alla storia per un personaggio iconico (come Conan, o Doc Savage) oper una serie fondamentale – scriveva principalmente avventura e avventura storica, e i suoi lavori e le sue serie sono spesso di natura “tematica” – storie di giungla, storie orientali, storie di pirati. Magari un western.
Per chi fosse interessato, si trova una piccola selezione dei suoi lavori sulle solite pagine del Progetto Gutenberg of Australia o, se voleste fare un investimento vertiginoso, c’è un suo Megapack, 20 storie a 99 centesimi, su Amazon. Ci sono anche altri suoi lavori, ripubblicati di recente in ebook.
Buona caccia, e buona lettura.
- non è forse così? Nessuno mai vorrebbe insegnare ciò che sa del proprio mestiere, ma poi le insistenze dei lettori e degli editori lo obbligano, per quanto a malincuore, a cedere. ↩
30 settembre 2017 alle 9:16 PM
Al “gli editor sono esseri umani” ha vinto tutto.
30 settembre 2017 alle 9:31 PM
Era in gamba.