Mentre si chiacchierava di Nightbird con Lucia, siamo passati a parlare di storie di spettri – perché se lei, nella sua intervista, rivela di voler scrivere una storia di vampiri, a me piacerebbe scrivere storie di fantasmi. Su dei cacciatori di fantasmi, per la precisione.
Ma comunque, progetti a parte, ciè venuta l’idea di fare un gioco – mettere giù ciascuno laproprialista di cinque sttorie di spettri fondamentali, e poi scambiarcele e commentarle.
Perciò qui di seguito troverete le cinque storie di spettri preferite di Lucia, coi miei commenti, e poi le mie cinque storie preferite. E se farete un salto sul blog di Lucia, Il Giorno degli Zombi, troverete di nuovo la sua lista, e la mia commentata dalla padrona di casa.
Complicato?
Certo – a noi non piacciono le cose semplici.
Cominciamo.
Le cinque storie di fantasmi di Lucia Patrizi (coi miei commenti in blu) sono…
1) Il Giro di Vite – Henry James
Detta in maniera molto semplice: non se ne può prescindere. Se si vuole parlare di ghost story, questa è la ghost story moderna per eccellenza. James sfrutta a suo favore i classici elementi di qualunque racconto gotico e, in un certo senso, li fa rivoltare contro il lettore. Ambiguità è la parola chiave, perché James non ci fa mai capire con chiarezza quanto di veramente soprannaturale ci sia nella sua novella e quanto invece sia la mente della governante protagonista a essere uscita dai binari della razionalità. O, ancora peggio, la follia e la possessione non devono per forza escludersi a vicenda, ma possono essere l’una la conseguenza dell’altra, e viceversa.
A parte queste considerazioni, se dovessi spiegare a qualcuno il concetto di eleganza, Il Giro di Vite sarebbe l’esempio perfetto.
Ne sono stati tratti svariati film, nonché una miriade di pellicole la cui ispirazione è evidente, anche se non diretta, come The Others, per esempio. La trasposizione cinematografica migliore, tuttavia, rimane quella del 1961, diretta da Jack Clayton.
… e Kate Bush ci fece una canzone, intitolata The Infant Kiss, che fu poi ciò che mi fece decidere di cercare il libro prima ancora di scoprire il film con Deborah Kerr.
L’idea che la storia di spettri debba contenere una possibile spiegazione razionale – per quanto implausibilissima – James la ruba all’altro James, Montague Rhodes.
E sì, qui sopra ci ho messo la copertina più ridicola di tutte quelle disponibili.
2) L’Incubo di Hill House – Shirley Jackson
Ho perso il conto dei romanzi dell’orrore che ho letto. Siamo nell’ordine di centinaia, se non di più e nessuno è riuscito a trasmettermi l’inquietudine e, in alcuni frangenti, l’assoluto terrore che mi ha trasmesso questo.
È una ghost story in cui gli spettri non si vedono mai, e molto probabilmente, neanche ci sono. E tuttavia è l’epitome della casa infestata, o ancora meglio, di quello che King chiama il Brutto Posto, che non ha ragioni precise per essere tale, esiste e basta, ed è la sede di una malvagità assoluta.
Ma la Jackson si spinge anche oltre la nozione di male quasi metafisico e inspiegabile, perché Hill Hose è come un gigantesco specchio distorto che riflette e sfrutta le personalità e quindi le debolezze dei suoi personaggi per impradronirsi di loro, assimilarli, contagiarli con la sua stessa follia.
Se tutto questo non dovesse bastare, è il romanzo con l’incipit più bello di tutta la storia della narrativa gotica.
Chi non ha visto o non conosce il film di Wise tratto dal romanzo è una brutta persona.
… e chi ha apprezzato la versione di Jan de Bont del ‘99 dovrebbe farsi vedere da uno bravo. Aggiungiamo che i lavori di Shirley Jackson bisognerebbe leggerli tutti e prendere appunti.
E dite quel che vi pare, quelle copertine sono splendide.
Nota personale: ho odiato Urania per anni per aver intitolato una prima traduzione del romanzo “La Casa degli Invasati”.
3) Io Sono Helen Driscoll – Richard Matheson
C’è chi preferisce Hell House a questa stranissima storia di ipnosi e fantasmi, e non del tutto a torto. Ma di dimore infestate ho già parlato troppo e credo che A Stir of Echoes (titolo originale molto più evocativo della sua controparte italiana) abbia dalla sua l’idea di ambientare una vicenda gotica (ipnosi, sedute spiritiche, spettri vendicativi, segreti incoffessabili) in un piccolo sobborgo americano, con protagonisti del tutto ordinari che conducono vite altrettanto ordinarie. C’è questa atmosfera piccolo-borghese che rende l’esperienza della lettura molto straniante, soprattutto se siete abituati a concepire gli ectoplasmi come un qualcosa da relegare in vecchi castelli cadenti o in dimore sperdute in mezzo alla campagna.
Invece no. Qui ci sono le casette a schiera, i mariti che escono al mattino e tornano a casa per cena, le mogli che attendono in casa occupandosi della figliolanza.
E che, forse proprio per questo, ogni tanto tendono a dare un po’ di matto.
Di Stir of Echoes esiste una trasposizione più che decente, anche se molto diversa dalla fonte, soprattutto nel finale, datata 1999 con Kevin Bacon.
Scelta difficile fra questo e Hell House, che in effetti meritava comunque una menzione speciale della giuria. Ed è interessante credo notare come, spostandosi dalla brughiera inglese dell’ottocento alla realtà urbana (e soprattutto americana) del novecento, gli spettri siano diventati creature suburbane, di periferia, di provincia.
E francamente, dopo anni di vita in Astigianistan, posso confermare che le intercomunali, i campi incolti e le cascine, ma anche i picocli centri e le periferie che si attraversano in treno per andare nelle grandi città, sono oltremodo spettrali.
Due copertine per Matheson, una più… una più dell’altra.
4) Julia – Peter Straub
Diciamo che Straub, con gli spettri, ha sempre dato grandi soddisfazioni. Ma sono sicura che Ghost Story sarà nella lista di Davide e ho pensato che pareva brutto avere gli stessi titoli, quindi ho scelto Julia, che è il primo romanzo di Straub ad avere elementi soprannaturali. C’è una storia curiosa dietro la nascita di uno degli scrittori horror più importanti degli anni 80: Straub non nasce come autore di narrativa fantastica, anzi. Solo che il suo agente, dopo un rifiuto da parte di una casa editrice, gli consiglia di provare a scrivere un qualcosa di gotico. E così arriva Julia, e con esso, anche la carriera di Straub.
Forse è per questo che ci sono così affezionata: è il romanzo da cui tutto è cominciato e, a parte tutto, è un gran bel romanzo, sinistro quanto basta, con picchi di crudeltà da lasciare attoniti e con un’ottima protagonista e una storia che Straub riesce a sbrogliare un po’ per volta, mandando spesso e volutamente fuori strada il lettore, instillando seri dubbi (come ne Il Giro di Vite) sulla sanità mentale del personaggio principale e (a differenza de Il Giro di Vite) spalancando poi la porta al soprannaturale puro.
Su qualche bancarella si trova ancora. Bellissima anche la versione cinematografica con Mia Farrow del 1977.
… che per personale e profonda antipatia verso Mia Farrow ho sempre evitato come la peste. È ora di un recupero. E interessante l’origine mainstream di Straub… qui di solito succede il contrario: bella la storia di spettri, ma non potresti scrivere un bel giallo stile Jessica Fletcher?
E anche qui una copertina di classe.
5) Pirati Fantasma – William Hope Hodgson
Anche qui, tornare a nominare Carnacki per l’ennesima volta mi dava l’impressione di ripetermi, ma Hodgson non può mancare, quando si parla di Ghost Story preferite, e quindi ecco la novella che concilia la mia passione per i fantasmi con quella per il mare e che deve sicuramente essere servita da ispirazione a John Carpenter quando ha girato The Fog.
Il racconto di Jessop, l’ultimo superstite del vascello Mortzestus vi farà accapponare la pelle, proprio per la sua vaghezza, l’impossibilità di essere preciso nella narrazione che ha come conseguenza il poter dare solo informazioni generiche, ricordi frammentari, forse inaffidabili.
Marinai che salgono in coffa e spariscono senza lasciare traccia, un nebbia che avvolge il ponte e impedisce di vedere, strane figure che escono dall’acqua di notte e, alla fine, il profilo minaccioso di una nave, apparso dal nulla.
Nessuna versione cinematografica, in questo caso, ed è un peccato. Ma io non dispero.
Strano tipo, Hodgson – che scriveva storie di mare essendoci andato per davvero, per mare, e che fece fortuna come promotore della ginnastica per tutti. Non il genere di persona che ci si aspetterebbe scriva storie di spettri.
Confesso che mi fa un po’ ridere sentire ora che è un autore “da riscoprire”, considerando quanto erano facilmente disponibili le sue opere in Italia fino a vent’anni fa. E un giorno dovremo parlare de La Terra dell’Eterna Notte, un romanzo splendido, se si ha la cura di saltare il primo capitolo.
E così veniamo alla mia serie di cinque – e vi ricordo che i commenti di Lucia li trovate di là da lei.
Per mia personale inclinazione, preferisco le i racconti di spettri ai romanzi di spettri. La forma breve si addice ai fantasmi.
Detto ciò, vedo di contraddirmi immediatamente
1 . Peter Starub, Ghost Story
“Se leggerete un solo libro di fantasmi quest’anno…”
Il romanzo che segnò la fortuna di Straub, venne pubblicato nel 1979[^1]. Straub venne paragonato a King da coloro che non avevano letto il libro, ma solo la sinossi. Perché se l’impianto di base di Ghost Story è “kinghiano” – piccolo centro di provincia, gli eventi del passato che gettano la loro ombra sul presente, un approccio “generazionale” – ma lo stile, il linguaggio, e anche la filosofia che sottende l’orrore di Straub è lontana dall’irruenza del King deglia nni ‘70 e ‘80. Chissà, forse è perché King è un appassionato di rock, mentre Straub predilige il blues e il jazz. La trama è nota: un gruppodi anziani gentiluomini della buona borghesia di provincia si ritrovano periodicamente per narrarsi storie di spettri, ma il loro passato nasconde un crimine che sta per tornare a perseguitarli.
Ci fecero anche un film, nel 1981, con Fred Astaire, Melvyn Douglas, Douglas Fairbanks, Jr. e John Houseman, che per quanto imperfetto, riesce a sfuggire all’impressione di essere un cimitero di elefanti.
2 . James Herbert, Haunted
Romanzo del 1988 e primo di una serie, Haunted è una piccola storia cattiva di una infestazione personale, di un cacciatore di spettri scettico ma dotato di una sensibilità medianica nella quale non crede.
Un libro che ha dei debiti colossali con tutta la letteratura fantasmica precedente, ma che non suona come un remix tape di brani celebri, ed ambisce ad una sua originalità. Herbert, narratore popolare nel senso più profondo del termine, non va troppo per il sottile, ma mostra una energia narrativa inarrivabile.
3 . Henry James, The Ghostly Rental
Intitolato in italiano “Il Patto col Fantasma”, è una storia all’apparenza semplice, di una infestazione di periferia. Venne scritta nel 1876. Un vecchio soldato si reca quattro volte l’anno inuna vecchia casa abbandonata per pagare l’affitto al fantasma che la abita. Il fantasma di sua figlia. Ma è molto più complicato di così. James lavora per strati, e se l’impatto non è paragonabile a “Il Giro di Vite”, la storia intrappola il lettore, fino alla conclusione,m crudele e inevitabile.
E a questo punto siamo a tre su cinque e io ho ancora almeno sette titoli almeno. Come facciamo?
Semplice – tengo da poarte le raccolte di racconti: tutti gli spettri di M.R. James, quelli giapponesi di Lafcadio Hearn e quelli indiani di Kipling, gli orrori notturni di Edith Nesbit, i racconti di Liao zeppi di spettri, volpi mutaforma e altre meraviglie taoiste, e i Racconti di Pioggia e di Luna di Ueda Akinari. E le storie del Diogenes Club di Kim Newman. E Tanith Lee, mio dio, con la sua infestatissima città di Paradys. Via, tagliare tagliare.
Restano due titoli, e non possono che essere…
4 . Fritz Leiber, Smoke Ghost
Ci starebbe bene anche “Nostra Signora delle Tenebre”, ma la domanda è sempre la stessa: sono davvero fantasmi, i paramentali di quel romanzo? Sono spettri che infestano il paesaggio urbano, o sono qualcosa di nuovo, diverso, qualcosa di “oltre”? Meno problemi ce li dà il fantasma di fumo della storia breve omonima, uscita nel 1941, che è un fantasma fin dal titolo, e che riprende e aggiorna i temi cari a James (M.R. ma anche Henry), trasferendo nell’aria inquinata e nella notte urbana quel qualcosa di malevolo che ormai non può più limitarsi a vecchie dimore vittoriane, ma infesta NOI. Qui. Adesso.
5 . Lily Childs, Within Wet Walls
Un outsider per chiudere la serie. Nel suo racconto autopubblicato del 2014, la Childs remixa Scott, Dickens e M.R. James ma esattamente come nel caso di Herbert il risultato è pienamente originale.
Storia crudele, perversa, sensuale e grottesca, pare incredibile quante idee l’autrice riesca a comprimere in una storia breve, e come tuttavia sia l’atmosfera ad essere ciò che colpisce e cattura il lettore.
E poi, si tratta di una storia di spettri narrata da uno spettro.
Ma quelli della Childs non sono gli spettri dei nostri nonni.
[^1: e lo sappiamo tutti che gli anni ‘80 cominciano nel ‘78, vero?
17 gennaio 2018 alle 10:12 AM
Hai provato Peace di Gene Wolfe? È una storia di spettri solo se la leggi un numero pari di volte.
17 gennaio 2018 alle 2:40 PM
Peace mi manca.
E devo recuperarlo, essendo io un fan di Wolfe.
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