Ne abbiamo parlato in passato.
Nel 1969, George MacDonald Fraser, un laureato in medicina e reduce della guerra in Birmania che tirava a campare come giornalista, si sedette al tavolo della cucina con una macchina per scrivere e in una settimana scrisse Flashman, romanzo su un cialtrone vittoriano nonché “cattivo” di un popolare romanzo per ragazzi.
Fece un lavoro a tal punto eccellente, che un sacco di critici americani pensarono si trattasse davvero delle memorie di un eroe vittoriano che si rivelava attraverso i propri diari un vigliacco e un approfittatore.
Appropriato, come esordio, molto appropriato.
Fu un successo colossale, e Sir Harry Paget Flashman ritornò in un ciclo di romanzi storici che sono oggi considerati dei classici.
MacDonald Fraser morì nel 2008, con all’attivo dodici romanzi di Flashman, che fa anche una comparsata nello splendido stand-alone Mr American, e il cui padre compare in Black Ajax, un romanzo sul brutale mondo del pugilato ottocentesco.
Ma c’è qualcosa che George MacDonald Fraser ci aveva taciuto.
Harry Flashman aveva uno zio.
I diari di Thomas Flashman, eroe delle guerre napoleoniche e avventuriero sui generis vennero ritrovati in un mercatino dell’usato dall’inglese Robert Brightwell, che sta ora procedendo a renderli disponibili in una sequenza di volumi autopubblicati.
Il fratello del padre di Flash Harry condivide molti dei tratti caratteriali del nipote – a cominciare da un debole per il gentil sesso, che lo inguaia, appena compiuti i diciotto anni, con la figlia del mugnaio locale.
È l’estate del 1800, e per sottrarsi allo scandalo ed alla riprovazione paterna, Thomas ha l’idea di arruolarsi – dopotutto, il paese è in pace, la Francia ha fatto la sua rivoluzione e non costituisce una minacca, la flotta britannica domina i mari, e cosa mai potrebbe capitare per turbare l’armonia del continente europeo?
Oltretutto, è possibile comperarsi i gradi, saltando la trafila.
Niente di meglio che un posto nell’esercito, con le bevute alla mensa ufficiali e i ben noti vantaggi… biologici, dell’uniforme.
In questa profonda, irrimediabilmente stupida incapacità di prvedere il peggio, alimentata da una malriposta fiducia in sé stesso al limite dell’incoscienza, Thomas Flashman è identico al nipote.
Ciò che cambia è che Thomas Flashman è un georgiano, non un vittoriano, e vive in una società più licenziosa, amorale e scollacciata di quella vittoriana. O forse solo meno ipocrita.
E, seconda fondamentale differenza, il nonno di Flash Harry non è come il padre di Flash Harry – e quando Thomas chiede al padre di comperargli una commissione, suo padre gli trova invece un posto in una delle nascenti industrie britanniche.
La guerra è una cosa orribile, spiega il vecchio Flashman a suo figlio, ed è meglio trovarsi un onesto lavoro.
Ma credete che questo fermerà Thomas dal perseguire i suoi propositi?
E poi, naturalmente, Napoleone.
Ma ci si arriverà.
I romanzi del ciclo di Thomas Flashman sono per il momento sette, a cominciare da Flashman and the Seawolf, acquistato su suggerimento di un amico e rivelatosi una deliziosa scoperta.
E ammetto una iniziale diffidenza – mipareva un’operazione furbetta e discutibile. Ma sbagliavo. E se è vero che George MacDonald Fraser è inarrivabile, è altrettanto vero che Brightwell tiene il passo con competenza, abilità e divertimento.
Brightwell condivide sia la passione per la storia che la lucidità del giornalista con il suo illustre predecessore, e l’epoca georgiana si rivela piena zeppa di opportunità per Thomas Flashman (Flash Tom?) per dare il meglio di sé.
O il peggio.
Sì, probabilmente il peggio.
Una buona lettura estiva, e la dimostrazione che con l’autopubblicazione è possibile raggiungere livelli di qualità che non devono invidiare nulla all’editoria tradizionale.
Ottimi libri, ragionevolmente a buon mercato, e divertentissimi.
3 agosto 2018 alle 4:22 PM
Una stirpe piena di sorprese
3 agosto 2018 alle 5:49 PM
La dimostrazione che la genetica ha un suo peso 😀