Nei giorni passati, l’atterraggio della sonda InSight sulla Elysium Planitia, su Marte, ha generato un certo traffico in rete, e una quantità di commenti, rimbalzati qua e là attraverso i social, che facevano più o meno così:
#maccheccefregaannoi
InSight è una sonda progettata per fare delle analisi geologiche su Marte. Studierà il sottosuolo del Pianeta Rosso, dove è possibile che si nascondano tracce del passato del pianeta, forse anche testimonianze di antiche forme di vita.
O forse chissà, delle forme di vita ancora attive.
Cosa scoprirà, InSight?
Non le marziane discinte di Burroughs, o i tagliagole che allignavano fra le ombre di Jakkara e Barrakesh nei romanzi di Leigh Brackett, della quale ieri ricorreva il compleanno.
Forse solo organismi unicellulari. Forse solo le loro tracce fossili.
Che scoperta meravigliosa sarebbe.
Ma anche scoprire che non ci sono tracce di vita sarebbe interessante, e solleverebbe altri quesiti, stimolerebbe altre ricerche.
E in tutta onestà non ho voglia di stare a spiegare perché sia tanto importante non solo che InSight sia discesa su Marte senza problemi, ma si stia anche apprestando a fare delle analisi su un pianeta tanto lontano, eppure così vicino.
Mi basta questo… il suono del vento su Marte.
È qualcosa che da sempre desideravo sentire. Fa parte della mia storia, dei miei sogni, insieme con le strade polverose delle città abbarbicate sull’orlo dei mari scomparsi del Pianeta Rosso.
Perché è questo, anche, che è importante – InSight, e le sonde che sono venute prima, e quelle che verranno poi, sono l’improbabile anello di congiunzione fra i sogni di una generazione (o forse due, o tre), e la cosa più straordinaria che esista là fuori: la realtà.
8 dicembre 2018 alle 9:29 AM
Grazie, Davide. Sapevo dell'”ammartaggio”, ma non avevo ancora sentito il vento… e io sogno. Molto.
Ciao!
8 dicembre 2018 alle 4:14 PM
Sognare è una funzione essenziale del nostro cervello.
Ci serve a restare sani di mente.
8 dicembre 2018 alle 3:46 PM
Questo post mi ricorda quello che scrivesti nel 2012 per Curiosity… 🙂
8 dicembre 2018 alle 4:18 PM
L’esplorazione spaziale resta una delle migliori espressioni del nostro essere Homo sapiens.
9 dicembre 2018 alle 11:27 AM
Post veramente interessante, il suo del vento marziano ha qualcosa di ipnotico.
Chi scrive che non gli frega nulla ha probabilmente perso la sua scintilla di vita e si consuma in esistenza grigia e sterile da zombi.
9 dicembre 2018 alle 8:17 PM
Però cominciano ad essere in tanti, gli zombi.
9 dicembre 2018 alle 1:08 PM
Che meraviglia. Io vedendo le prime foto marziane, quelle di curiosity, con le montagne sullo sfondo, mi sono profondamente commosso. La luna è fantastica, ma quello è un MONDO INTERO, con montagne, valli, vento, nubi….
9 dicembre 2018 alle 8:18 PM
E noi, anche se per procura, ci siamo…