All that Weird Jazz sta vendendo discretamente, e l’editore ha chiesto agli autori coinvolti di dargli una piccola spinta, in maniera da provare ad arrivare nella Top 100 di Amazon. Una cosa di classe, senza strillare e senza rendersi ridicoli.
E io avevo detto che avremmo riparlato della mia storia nell’antologia – Django in Paris.

E allora facciamolo, un piccolo dietro le quinte…
Il racconto Django in Paris nasce da una frase di Leonard Cohen, che raccontava di come, da giovane, fosse cresciuto nella convinzione che fossero state le canzoni a sconfiggere i nazisti.
Nella Parigi occupata della Seconda Guerra Mondiale, la canzone Nuages, composta da Django Reinhardt che la registrò nel 1940, divenne una sorta di inno alla resistenza ed una promessa di speranza, mentre Reinhardt medesimo vagava come uno spettro attraverso la Francia.
Perché – ed è qui che la faccenda si fa curiosa – la band di Reinhardt, il Quintetto dell’Hot Club di Francia, era in tour in Inghilterra, allo scoppio della guerra, e mentre il socio di Reinhardt, il violinista Stephane Grappelli, decise di restare oltremanica, il chitarrista preferì tornare in Francia.
E per tutto il conflitto girovagò per il paese col suo carro gitano – anche perché, quando per salvare la sua famiglia cercò di passare in Svizzera, gli svizzeri gli dissero picche.
Per cui lui continuò a viaggiare per la Francia occupata.
E i nazisti non ci fecero nulla.
E tutto questo è molto curioso perché è noto che ai nazisti non piacevano né il jazz né i gitani.

E davvero, se ritenete ridicoli e perniciosi i Grammar Nazis, dovreste vedere cos’erano i Jazz Nazis.
Il ministero della cultura nazista pubblicò un decalogo per le band che suonavano nei locali da ballo, e per le stazioni radiofoniche, che conteneva perle come…
È severamente vietato l’uso di strumenti estranei allo spirito tedesco (cosiddetti campanacci, flexatone, spazzole, ecc.) così come tutte le sordine che trasformano il suono nobile degli strumenti a fiato e ottoni in un guaito ebraico-massonico (il cosiddetto wa-wa, cappello, ecc.)
E parlando di chitare, perché alla fine quello era ciò che Django faceva, suonava la chitarra…
È vietato pizzicare le corde, poiché è dannoso per lo strumento e dannoso per la musicalità ariana; se un cosiddetto effetto pizzicato è assolutamente desiderabile per il carattere della composizione, bisogna fare molta attenzione affinché la corda non possa sbattere sul sordine, che d’ora in poi è proibito;
Proprio come la vostra mamma, il partito nazista si raccomanda di non farci cose strane e rovinare quel costoso strumento musicale. Anche se forse alla vostra mamma non importa un fico della musicalità ariana.

Oggi sappiamo che se Django riuscì a restare sempre un passo avanti ai nazisti, fu perché all’interno della gerarchia tedesca esistevanoalcuni ufficiali che erano appassionati di jazz, e che non sapevano cosa farsene dei nazisti. Uno di questi era un Oberleutenant della Luftwaffe, Deitrich Schulz-Kohn, noto come ‘Doktor Jazz’ – un personaggio abbastanza affascinante, se consideriamo che Stanley Kubrick avrebbe voluto fare un film su di lui.
Doktor Jazz aiutò Django a restare a piede libero – e in effetti gli procurò parecchie serate a Parigi, al Club Cicala.
Una fortuna, quella di Django, che molti altri musicisti in Europa non ebbero – la lista dei musicisti uccisi dai nazisti è lunga e dolorosissima.
E tuttavia c’è qualcosa di quasi sovrannaturale in questo chitarrista con una mano deforme (Django aveva subito delle gravi ferite in seguito all’incendio del suo carro, prima della guerra), che si sposta liberamente attraverso un paese sconvolto dalla guerra, in barba alle autorità che lo odiano per ciò che è e per ciò che fa.
E c’è sempre quell’idea, che i nazisti siano stati sconfitti dalle canzoni…
E così, mescolando Nuages, l’Oberleutenant Schultz-Kohn, L’Ahnenerbe e l’ossessione dei vertici nazisti per l’occulto, e una notte di pioggia a Parigi, io ho messo insieme Django in Paris.

Ah, e naturalmente in quegli anni i nazisti misero assieme una loro jazz band, a partire da un’idea del solito Goebbels, per fare propaganda.
Perché i nazisti non sono nulla se non ipocriti.
Ma Charlie e la Sua Orchestra, che esordirono nel 1940 e scomparvero nel 1943, ce li teniamo per un prossimo racconto.
Intanto, se vi interessa, All that Weird Jazz è disponibile sia in formato cartaceo che in ebook (che gli abbonati a Kindle Unlimited potranno leggere gratis). Dentro, insieme con Django in Paris, ci sono altre strorie, completamente diverse, di altrettanti ottimi autori.
13 aprile 2020 alle 7:27 PM
Complimenti per lo spunto letterario, Davide. Combina la passione per il Jazz e la storia, nonché il genere biografico. Sono sicura che piacerà a un vasto pubblico.
13 aprile 2020 alle 7:28 PM
Speriamo.
In realtà l’elemento biografico è solo un’ombra, perché come succede in questi casi, si tratta di trovare un angolino buio in una storia molto ben documentata, un momento in cui non sappiamo cosa sia successo, e farci succedere quello che pare a noi.