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Dieci Libri #2 – Tim O’Brien

8 commenti

Questo post era programmato per domani, ma poi le cose hanno preso una piega strana, e quindi anticipiamo ad oggi il post, secondo nella serie su quei libri che per me hanno un significato particolare – non solo la copertina e niente commenti, ma la copertina, e tutti i commenti che mi pare.

E questo post va in onda in anticipo perché la notte passata ho scoperto che in alcune scuole dell’Alaska hanno ritirato tutte le copie di The Things They Carried, di Tim O’Brien… che era il secondo libro di cui avrei voluto parlare in questa serie. Lo hanno eliminato, pensate un po’ per i contenuti sessuali.

The Things They Carried venne pubblicato in Italia come Quanto Pesano i Fantasmi, nei primi anni ’90, ed io lo lessi mentre ero impegnato a difendere la patria, servendo nell’Aeronatica Militare. Vedremo più avanti perché questo sia meta da impazzire. In seguito l’ho riletto in inglese, e poi ho prestato entrambe le mie copie, che sono finite chissà dove (ad alimentare una stufa, probabilmente).

Tim O’Brien è famoso, nel resto dell’universo, per tre libri, essenzialmente – una autobiografia, intitolata If I die in the combat zone, box me up and ship me home, un romanzo, che un tempo era piuttosto popolare anche da noi, intitolato Going After Cacciato (Inseguendo Cacciato, in italiano) e una raccolta di racconti – The Things They Carried.
Praticamente tutta l’opera letteraria di O’Brien è informata dalla sua esperienza durante la guerra del Vietnam e lo stesso O’Brien ha descritto i suoi libri come “war stories” – le storie di guerra che i veterani raccontano, e che non sono completamente vere, no, ma non sono neanche completamente false.
E così nella fiction di O’Brien troviamo tanto il brivido della realtà quanto la lente deformante dell’immaginazione. Lo scopo è quello di trasmettere com’era, laggiù nella giungla, e com’era, si evince leggendo O’Brien, era un manicomio.

The Things They Carried venne pubblicato nel 1990, ed arrivò molto vicino a vincere il Pulitzer. Le storie che compongono il volume seguono una unità sperduta da qualche parte nella giungla – uomini spaventati e confusi, con le loro storie, le loro banalità e le loro chiacchiere, le loro ossessioni e la loro vita che si può spegnere in un attimo, mentre la loro salute mentale viene lentamente erosa dagli eventi. Il narratore è probabilmente O’Brien stesso, e i personaggi sono modellati sui suoi commilitoni.

Il racconto che dà il titolo alla raccolta è un esempio straordinario di come sia possibile costruire una storia, e popolarla di personaggi, solo a partire da una lista di oggetti. E lo stile di O’Brien – che non è comunque mai una vuota esibizione di abilità – è parte integrante dei racconti, è una voce che sì, suona davvero come un tizio seduto a un tavolo in un bar, che ci racconta di quella volta che si trovò a servire nellagiungla del Sud Est Asiatico con un indiano Kiowa di fede Battista, armato di tomahawk.
O’Brien, specie sulla narrativa breve, è un autore dal quale possiamo solo imparare.

Io lo lessi quando ero militare, aggiungendo un livello di surrealismo all’intera faccenda – un ragazzo in mimetica seduto nel bel mezzo di una risaia che legge un libro su dei ragazzi in mimetica nel bel mezzo di una risaia.

Ora la commissione didattica di uno sperduto distretto dell’Alaska ha eliminato The Things They Carried dalle liste di lettura perché ci sono delle scene di sesso – ma per lo stesso motivo ha anche eliminato Il Grande Gatsby, per cui la percezione di cosa sia una “scena di sesso” in Alaska dev’essere piuttosto diversa dal mainstream.
Ci sono delle scene di sesso, in Quanto Pesano i Fantasmi?
Io non me ne ricordo, e sì che l’ho letto tre volte da copertina a copertina.
Però mi ricordo che La Fidanzatina del Song Tra Bong, in quella raccolta, è la miglior storia dell’orrore che io abbia mai letto.
La migliore.
E chiaramente non è stata scritta come storia dell’orrore. Forse è per questo che funziona così bene.

E il dubbio che il libro sia stato eliminato non per i suoi presunti contenuti sessuali, ma perché fornisce una visione profondamente anti-eroica della guerra, è forte. A renderlo ancora più forte è che nello stesso blocco sia stato ritirato anche Comma-22, di Joseph Heller – perché contiene scene di violenza.
Certo, come no.

Naturalmente, il fatto che sia stato ritirato da una manciata di biblioteche scolastiche non vuol dire che se ne stiano organizzando roghi pubblici, ma questa strana sorte di uno dei miei libri preferiti mi ha colpito.
Lo si trova ancora – in Italiano è uscita una nuova edizione, intitolata Le cose che portiamo, tradotta da Carlo Prosperi. Costa dieci euro in formato ebook (lo stesso prezzo dell’edizione in inglese), e dodici in rilegato rigido – un affare.
Mi sembra un buon momento per parlarne.
E per rileggerlo.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

8 thoughts on “Dieci Libri #2 – Tim O’Brien

  1. I have The Things They Carried. I found it very emotional, hard to get through. Good book!

  2. questo libro mi ha estremamente incuriosito e la tua opinione entusiasta ancora di più. Sarà mio. grazie!
    p.s. ne avrai parlato da qualche parte ma ho letto molto bene di “Il regalo del mandrogno”, tu l’hai mai letto?

  3. Autore interessante, Davide, grazie. E di certo ti avrà colpito durante la tua esperienza nell’Aeronautica perché ti ha facilitato l’immedesimazione con lui.

  4. Grazie per la segnalazione. Mi ricorda vagamente Sven Hassel (anche se lì si era su un piano più tragicomico della seconda guerra mondiale).

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