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Copiando Gaiman: i libri della mia vita

6 commenti

Dicono che dobbiamo copiare da quelli bravi, e c’è questa rubrica, sul Guardian, che si chiama I libri della mia vita, in cui vari personaggi pubblici parlano … aha, dei libri della loro vita.
Hanno appena pubblicato l’episodio dedicato a Neil Gaiman, che trovate qui, e mi sono detto… perché non farlo anche qui?
Così, tanto per vedere cosa ne viene fuori.
Non ci metto neanche i link commerciali, via…

Il mio primo ricordo da lettore

I miei ricordi d’infanzia sono piuttosto sbiaditi. Non sono una di quelle persone che ricordano fotograficamente ogni minuzia della propria vita.
Ma ricordo di aver letto e riletto, durante le scuole elementari, una versione quasi certamente semplificata de Le Avventure di Tom Sawyer. È stato certamente il primo libro che io ricordi di aver letto. Era nella nostra biblioteca scolastica.
E poi i volumi di una vecchia enciclopedia per ragazzi, appartenuta a mio zio. Questi sono i miei primi ricordi di lettore.

Il mio libro preferito crescendo

Mia nonna mi regalò una copia de La Legione dello Spazio, di Jack Williamson, per il mio decimo compleanno. Prima, ero stato un lettore assiduo dei Gialli per Ragazzi della Mondadori, in particolare la serie dei Tre Investigatori, presentata da Alfred Hitchcock, ma in realtà scritta da Robert Arthur.
E sempre a marchio Hitchcock, il volume La Galleria degli Spettri, certo il mio primo incontro con l’horror, altro libro letto e riletto ossessivamente.

Il libro che mi ha cambiato la vita quando ero adolescente

Difficile. Negli anni tra le medie e il liceo ho letto tantissimo. C’è un libro che “mi ha cambiato la vita”? Cosa significa, esattamente?
Ma sono portato a dire The Birthgrave, di Tanith Lee, il secondo libro che io abbia mai letto in inglese – mi cambiò la vita non solo per la qualità della scrittura e le idee che conteneva, ma perché mi confermò che sì, potevo leggere in inglese e divertirmi.
Considerano la piega che ha poi preso la mia vita sucessivamente, quella prima manciata di libri – e quello della Lee fra tutti – ha inciso sulla mia esistenza più di qualunque altra scelta fatta in quegli anni.

Lo scrittore che ha cambiato il mio modo di pensare

La risposta istintiva è Tom Robbins. Lessi Natura Morta con Picchio, in inglese, in un periodo in cui non ero particolarmente felice (capita), e in cui scrivere era diventato estremamente difficile.
Still Life with Woodpecker si rivelò essere tutto ciò a cui aspiravo con la mia scrittura – era comico, era politico, era surreale, era farcito di idee ed era scritto con una facilità ed un ritmo incredibili.
Trent’anni dopo avrei scoperto che Robbins aveva impiegato un anno a scrivere quel romanzo così “facile”. Ma leggendolo la prima volta fu come sentirsi dire “vedi? è possibile”.

Il libro che mi ha fatto venire voglia di essere uno scrittore

La Guida alla Fantascienza di Isaac Asimov, che conteneva un capitolo con i consigli per i lettori che volevano provare a scrivere.
Ma quello è stato solo la scintilla che ha acceso una miccia che era lì dai tempi delle elementari.

Un libro che ho ripreso dopo aver abbandonato

La trilogia di Gormenghast, di Mervyn Peake. Acquistai i tre volumetti della Ballantine principalmente sulla scorta delle copertine, attorno al 1984, e il primo impatto fu molto molto difficile.
Tornai a leggere il lavoro di Peake un paio d’anni dopo, e da allora lo rileggo ad anni alterni.
Non è una cosa così strana, tornare a un libro che ci ha stancati solo per scoprire che non era il momento giusto, ma ora lo è.

Un libro che non potrei più leggere

Non lo so.
Probabilmente troverei i Tre Investigatori insopportabilmente infantili.
Ma non ho mai provato a rileggere quei romanzi (che in effetti ho regalato) e quindi è solo un’ipotesi.

Un libro che ho scoperto tardi nella mia esistenza

Il Conte di Montecristo, letto attorno ai quarant’anni, in seguito alla scoperta di una edizione in inglese (sì, lo so, c’è una certa perversità nel leggere Dumas in inglese) risalente al tardo ottocento. Un libro scritto a cottimo, ma che contiene quasi tutto ciò di cui vale la pena scrivere.

Il libro che sto leggendo ora

Sto per finire The Man from the Diogenes Club, di Kim Newman, e intanto sto rileggendo da cima a fondo la Black Company di Glen Cook – sto per iniziare i Libri del Sud.

Il mio libro-salvagente

Il libro che ti salva la vita, quando le cose non funzionano.
Le Mille e Una Notte, che serve a tirarmi su di morale quando le cose girano male. Oppure qualcosa di P.G. Woodehouse, per lo stesso motivo.
Ma le Mille e Una Notte prima di ogni altra cosa. Ancora una volta, un libro che contiene tutto ciò che vale la pena di raccontare.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

6 thoughts on “Copiando Gaiman: i libri della mia vita

  1. Tutti belli: in comune, anch’io ho letto le “Avventure di Tom Sawyer” identificandomi molto in lui, e le “Mille e una notte” per capire come mai piacquero tanto a H.P.L., e ora lo so.

  2. Un pezzo da piano bar del fantastico, che nostalgia…

  3. Che bello rileggerti! Bentornato.

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