Diciamo che, per motivi lunghi a spiegarsi, ho deciso di scrivere un romanzo “on spec”.
Un romanzo di fantascienza.
“On spec” sta per “on speculation” – vale a dire una cosa che si scrive senza avere la certezza che qualcuno la vorrà poi comprare e pubblicare.
Quando si scrive per pagare i conti – come io faccio ormai da qualche anno – scrivere on spec è un rischio; si rischia di buttare tempo e lavoro per qualcosa che poi risulterà invendibile. Scrivere un racconto on spec può significare buttare un pomeriggio, o un weekend, o una settimana. Scrivere un romanzo on spec è un enorme rischio – perché la quantità di tempo e lavoro che rischiamo di buttare sono considerevoli.
Ma per tutta una serie di motivi, ho deciso di farlo comunque – anche semplicemente per cambiare marcia al cervello dopo quasi dieci mesi passati a scrivere materiale all’interno di IP sviluppate da altri.
Non è che a scrivere per un franchise non si sia liberi di creare quel che ci pare (se abbiamo la fortuna di lavorare con persone intelligenti), ma scrivere on spec è una forma diversa di libertà.
Si lavora senza rete, e senza limiti se non quelli che imponiamo a noi stessi con la scelta del genere, del tono e dei temi della nostra storia.
Per cui, il progetto – non meno di 800 parole al giorno, per non più di 100 giorni, cominciando il 10 di agosto.
80.000 parole in prima stesura.
Bello liscio.
Si tratta di un traguardo facilmente raggiungibile – posso scrivere 800 parole la sera, dopo cena, lasciando il resto della giornata ai lavori destinati a pagare i conti.
Resta il fatto che 800 parole al giorno è l’ultimo dei problemi – e avendo deciso questo corso d’azione il 5 di agosto, ho cinque giorni per fare tutto il resto del lavoro:
- trovare una serie di idee utili su cui costruire il romanzo
- mettere insieme la ricerca per i dettagli tecnici e scientifici
- organizzare un cast di personaggi
- delineare una trama, per quanto semplice – una mappa da seguire durante il lavoro
Cinque giorni non sono tanti. Ho perciò deciso di barare, ed utilizzare la Matrice del Romanzo, proposta a suo tempo da Scarlett Thomas nel suo eccellente volume Monkeys with typewriters.
Ora, la matrice ha alle spalle tutto un discorso tecnico e critico che non è il caso di approfondire qui (vi ho messo il link commerciale al libro, se siete interessati – ed è davvero ottimo, come manuale di scrittura “avanzato”. E naturalmente voi sapete cosa comporta la presenza di un link commerciale e bla bl abla).
Ma in linea di massima, la matrice funziona così:
Sono otto colonne, nelle quali ci viene chiesto di inserire, in assoluta onestà
- una lista di nomi di personaggi
- almeno quattro luoghi che conosciamo bene
- una lista di lavori che abbiamo svolto
- una lista di problemi che abbiamo affrontato e risolto
- una lista di conoscenze e competenze che possediamo
- una lista delle nostre attuali preoccupazioni
- almeno quattro romanzi che ci piacciono, e perché ci piacciono
- una lista delle nostre attuali ossessioni
E questo è più o meno quanto – lì dentro c’è il nostro romanzo: una storia su qualcosa di cui vogliamo scrivere (perché contiene una o più delle nostre ossessioni, e delle nostre attuali preoccupazioni), scrivendo di ciò che conosciamo (abbiamo affrontato e risolto problemi simili, abbiamo vissuto in situazioni simili), ambientato in un posto che conosciamo bene, e abbiamo anche la lista dei personaggi.
Abbiamo anche i titoli dei libri dai quali rubare, e cosa rubare.
Si tratta solo di scegliere gli elementi della matrice che vanno bene insieme.
Si tratta di rilegere la matrice, riflettere, e scegliere i pezzi che funzionano insieme per costruire la storia che abbiamo voglia di raccontare.
Alla fine della fiera posso avere tre personaggi, scelti da una lista di otto, che vivono o operano in uno dei quattro posti che conosco bene, ed affrontano un paio dei problemi che mi stanno a cuore, usando competenze che mi sono familiari, il tutto tenendo presente ciò che ho imparatro da due dei miei romanzi preferiti.
Per complicare ulteriormente la trama, o per raffinare i personaggi, possiamo rispondere a una lista di domande supplementari
- Qual’è la tua posizione sulla religione?
- Cosa ne pensi delle relazioni?
- Qual è il nostro posto nell’universo?
- Cosa ne pensi dell’arte?
- Il mondo sta migliorando o peggiorando?
- Nomina una teoria o idea filosofica che ti ha particolarmente interessato.
- Completa questa frase: La maggior parte delle persone non indovinerebbe mai che io…
Ora, come si diceva, queste domande servono anche per definire rapidamente i personaggi, descrivendo rapidamente alcuni aspetti della loro personalità.
È un sistema bislacco, puzza di workshop di scrittura creativa, ma si adatta tanto alla narrativa di intrattenimento e di genere che alla letteratura mainstream, e funziona.
Poiché si focalizza su elementi che conosciamo bene e ci interessano anche nella vita di tutti igiorni, alleggerisce la fase di documentazione – o sono cose che conosciamo già, o sono cose che non ci peserà approfondire – così come la scrittura – perché stiamo scrivendo di cose che ci stanno a cuore.
E sì, c’è gente là fuori che alla sola idea di usare un sistema di questo genere probabilmente si strapperebbe i capelli – e ciascuno di loro non ha mai scritto più di tre pagine, ma ha un corso di scrittura da vendervi.
Ma non ha importanza.
L’unica cosa che conta è ciò che funziona per noi, quando ci mettiamo al lavoro.
Io so che storia voglio raccontare. La matrice mi aiuta semplicemente a mettere sul tavolo altri elementi che potrò usare per dare coerenza alla storia.
Perciò siamo qui – dedicherò il weekend a mettere giù una rapida delineatura – neanche una cosa capitolo per capitolo, ma semplicemente una lista di eventi, di punti per i quali la storia dovrà passare nel suo dipanarsi. Più un abbozzo di struttura che una lista di capitoli.
E poi il dieci si comincia.
Non più di 100 giorni, non meno di 800 parole al giorno in media.
Vediamo cosa ne viene fuori, e se poi qualcuno sarà interessato a pagare per pubblicarlo.
6 agosto 2022 alle 9:03 AM
Faccio il tifo per te…. ma questo già lo sai. e grazie:l’idea della matrice può essere un aiuto anche al di fuori della scrittura, per una disorganizzata come me. Ciao!
6 agosto 2022 alle 9:20 AM
Un sistema interessante che non conosco, mi ha incuriosita e voglio approfondire. Magari mi aiuterà a uscire dal ginepraio in cui mi sono cacciata con la storia che sto scrivendo da un sacco di tempo e si è bloccata. Io incolpo il lavoro e la mancanza di tempo, magari invece ho sbagliato tutto e non vado avanti per questo motivo o, peggio ancora, la mia presunta vena si è inaridita. In ogni caso i tuoi suggerimenti sono sempre preziosi. Gustosa immagine quella di chi si strapperebbe i capelli… Buona giornata.
6 agosto 2022 alle 11:05 AM
Gran libro
Lo appezzo molto per l’approccio tecnico e immediato alle cose.
Non semplicissimo su alcuni aspetti ma credo sia rivolto a un pubblico non principiante
La matrice, una sua variazione, la uso quando faccio il ghost per qualcuno che non ha le idee ben chiare, tabella, domande mirate e si tirano fuori gli elementi essenziali.
Molto comoda e da sempre l’impressione di sapere cosa si vuole fare. 😉
7 agosto 2022 alle 10:13 AM
Come sempre è istruttivo leggerti. Noto con un certo stupore che pur non conoscendo il testo citato, alcuni dei punti elencati li ho fatti già miei in particolar modo per la scrittura seriale
7 agosto 2022 alle 1:26 PM
Si tratta di pratiche che, col tempo, scrivendo si scoprono attraverso l’esperienza.
Il libro della Thomas semplicemente mette ordine e formalizza alcune di queste.
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