OK, così giugno è il mese dell’Pride.
Di solito non ci faccio molto, perché credo che in genere sia meglio lasciare spazio ai membri della comunità LGBTQ+ per essere al centro della scena, piuttosto che offrire alcune opinioni “dall’esterno”.
Solitamente posso segnalare qualche iniziativa, delle interviste o dei libri sui miei blog, ma questo è tutto.
Ma quest’anno è diverso, per ragioni che diventeranno evidenti, quindi ho una storia da raccontare e l’ho già raccontata un paio di giorni or sono sulla mia pagina Patreon. La riprendo qui, con qualche minima modifica.
All my friends are monsters, la mia storia nell’antologia Arkham Horror The Devourer Below, è stata accolta molto positivamente, è in corsa per un premio (e non ha una speranza nell’inferno di vincere, ma non importa) e presenta un personaggio principale queer.
Il motivo di questa scelta…
Ah, per prima cosa – mi è stato chiesto “è stata una scelta consapevole?”
Spoiler: la maggior parte delle cose che mettiamo sulla pagina, soprattutto in termini di personaggi e trama, sono una scelta consapevole; ti siedi e pianifichi la tua storia e fai delle scelte. E sì, è possibile che ci siano degli incidenti inaspettati e positivi, ma non è quello che stiamo cercando, per lo meno in fase di pianificazione.
Quindi sì, quello che leggete nelle nostre storie dis olito è una selta consapevole.
Allora, perché la scelta di un personaggio omosessuale?
L’antologia richiedeva al mio personaggio principale di essere la vittima di un ricatto (non stiamo a fare più spoiler del necessario).
Come conseguenza del ricatto, sarebbe finita in posti molto oscuri (questa è dopo tutto una storia lovecraftiana) e sarebbe arrivata a mettere in discussione le proprie convinzioni.
Quindi, è necessario decidere: perché viene ricattata? Cosa hanno su di lei i cattivi?
Il ricatto implica un qualche tipo di segreto. C’è qualcosa che il nostro personaggio non vuole che alcune persone – la sua famiglia, i suoi capi, il mondo in generale – sappiano.
Qualcosa che potrebbe danneggiarla se dovesse uscire allo scoperto.
La scelta più ovvia: ha commesso un crimine.
Ma io voglio che il mio personaggio sia unapersona che non ha fatto nulla di male, e rimanga tuttavia catturata dalle oscure macchinazioni dei cattivi.
Quindi, il crimine deve essere qualcosa che ha commesso inconsapevolmente o senza intenzione, oppure è qualcosa che era considerato un crimine negli anni ’20 (quando è ambientata la storia) ma non lo è più oggi.
E allora?
Il mio personaggio ha investito un ragazzino per strada mentre guidava ed è scappata?
Un’azione del genere potrebbe renderla suscettibile al ricatto e darle un forte rimorso. Le sue azioni più avanti nella storia potrebbero essere dettate dal suo desiderio di espiare…
Il problema è che a questo punto io avevo già una solida idea di dove volevo che la mia storia andasse ap arare: col procedere della vicenda, i ricattatori avrebbero costretto la protagonista ad addentrarsi in un oscuro mondo lovecraftiano, e lei si sarebbe trovata più benvenuta tra i mostri che tra gli umani. Iniziando a perdere la sua umanità, come meccanismo di difesa contro l’orrore, sì, ma anche perché i mostri si sarebbero rivelati molto più amichevoli e molto meno critici degli esseri umani.
Quindi, ricapitolando, ho bisogno di un segreto che da un lato potrebbe mandare in frantumi l’esistenza del personaggio se dovesse venire alla luce, e dall’altro, preservare il suo status, agli occhi dei lettori, di brava persona che la società sta trattando davvero male.
Rendere il mio personaggio principale queer è una scelta perfetta, storicamente accurata, plausibile ed economica.
Come donna gay negli anni ’20, la mia protagonista deve affrontare terribili conseguenze: un feroce ostracismo sociale, il rischio di perdere il lavoro, e probabilmente la prigione o il manicomio, ammesso che sopravviva alle attenzioni della polizia, notoriamente piuttosto dura nel trattare con la comunità queer all’epoca. I fatti sono ampiamente documentati.
Tutto questo, per quanto oggettivamente terribile, fornisce un gancio perfetto per il ricatto.
Mette il personaggio in una situazione molto incerta, ed è davvero pazzesco, perché di fatto la mia protagonista non sta facendo del male a nessuno; questo può contribuire a renderla simpatica ai lettori.
E l’intera situazione è assolutamente alienante: come puoi provare lealtà verso persone che non ti riconoscono come essere umano, che non ti riconoscono alcun diritto?
Perché non passare dalla parte dei mostri, quando di fatto i tuoi simili ti trattano già come un mostro?
Quindi ho fatto un po’ di ricerca e mi sono messo al lavoro.
L’orientamento sessuale della protagonista non è il punto essenziale della storia, ma l’atteggiamento della società americana negli anni ’20 a riguardo è il motore che innesca l’intera vicenda.
Bello liscio.
E la storia che ne è venuta fuori non è niente male, anche se me lo dico da solo.
E come ho detto, le recensioni sono state eccellenti.
Fatta eccezione per un tizio – presumo fosse un tizio – che ha scritto una lunga recensione online, lamentando il fatto che l’antologia in generale e “certe storie” in particolare fossero “woke”.
Oh!
Ci sono storie, in questo volume, che hanno completamente stravolto l’ambientazione storica per spingere un’agenda.
Social Justice Warriors, dittatura del politicamente corretto e bla bla bla.
Come ad esempio la storia con il personaggio lesbico, che è completamente errata da un punto di vista storico, “perché sappiamo tutti che le lesbiche non esistevano negli anni ’20”.
E sì, la prima reazione è ridere come dei derelitti, ma… sì, immagino che dimostri davvero che abbiamo bisogno di qualcosa come il Pride Month.
Perché ci sono persone là fuori che credono davvero che le persone queer siano spuntate dal nulla negli anni ’70 a causa delle femministe, o dei film violenti, o dell’animazione giapponese o dall’eccesso di fluoro nell’acqua potabile, o che altro.
Qui non si tratta di una persona che dice “questa storia non fa per me” (che è perfettamente lecito, e potrebbe essere una buona occasione per farsi delle domande), ma di una persona che sostiene che il racconto è “sbagliato” perché contraddice la realtà – beh, OK, la realtà secondo il lettore – e la realtà è che il personaggio principale non può esistere.
Perché si tratta di una aberrazione recente, dovuta alla politca dei liberali o alla presenza di additivi nella carne di pollo o qualcosa del genere.
Ai bei vecchi tempi, ci dice il recensore, “certe persone” non esistevano, ed il fatto che l’autore voglia “inserirle a forza” in una storia è inaccettabile. È sbagliato.
È, se mi passate il termine, contronatura.
Una stellina.
La letteratura è uno strumento meraviglioso per entrare nella mente di persone diverse da noi – un’opportunità per vedere il mondo attraverso gli occhi degli altri.
Ci aiuta a capire che a volte potrebbe davvero sembrare che i tuoi unici amici siano i mostri.