strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Nato di lunedì

Era lunedì anche nel 1967, il 29 di maggio.
La luna tramontò alle 10.54, circa mezz’ora dopo che ero venuto al mondo. Ma all’epoca la cosa non destava il mio interesse.

E stando alla “tradizione popolare”

Il nato di Lunedì è colui che muta facilmente d’umore a causa del forte influsso della Luna stessa, è uomo curioso, aperto alle conoscenze, romantico, sognatore intento ad osservare il cielo e le sue stelle.

Insomma, un tipo lunatico.
Diamola per buona.
Chi siamo noi per contraddire la tradizione popolare?

Più o meno nelle stesse ore di quel lunedì veniva anche al mondo Noel Gallagher, successivamente divenuto famoso come front man di una popolare tribute band dei Kinks.

A me sono sempre piaciuti i Kinks.
Che quest’anno compiono sessant’anni – magari ne parleremo.

Ed ora, è di nuovo lunedì, e sono passati 20.425 giorni da quel primo lunedì.
Che non sono tanti, se ci pensate, ventimila e quattrocento e venticinque giorni.
Sembrano tanti, ma non lo sono.
E, dati alla mano, guardando nell’altra direzione, ne restano anche meno.
Forse cinquemila.
Certo non diecimila.

L’unica scelta possibile è quella di cercare di spenderli nel modo migliore possibile.
Perché non c’è nient’altro, alla fine.

E qui potrei chiudere questo messaggio alla nazione, che lascia un po’ il tempo che trova.
Sono stanco.
O, per dirla col poeta

I feel older, I feel fatter
I feel the blues coming on


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Qualcosa, anche se non so ancora cosa

Prepariamoci con buon anticipo – il 15 di gennaio 2023 segnerà il secondo anniversario del ban su Facebook di questo blog.
Saranno due anni, a quel punto, che Facebook sta impedendo, bloccandone la condivisione sulla piattaforma social, che questo blog violi le regole sulla diffusione dell’odio.
Perché è quello che facciamo qui – diffondiamo l’odio.
Le persone che ci hanno segnalati ai Guardiani dell’Ortodossia di Facebook ci hanno segnalati per questo – perché diffondiamo l’odio.

Ora, a me, per il 15 di gennaio, piacerebbe organizzare qualcosa, qui su strategie.
Una specie di festeggiamento, un evento che celebri il fatto che, no, siamo ancora qui, alla faccia di chi ci ha segnalati.

Il problema è che non so ancora esattamente cosa organizzare.
Sono aperto a suggerimenti e proposte.
Credo sarebbe bello fare qualcosa che possa irritare quanto più possibile coloro che hanno segnalato strategie a Facebook.
Il che solleva una seconda questione – se non è per via dell’odio che (a me non pare) diffondiamo, cos’altro ha spinto queste persone a segnalare strategie evolutive?

Ah, domande, domande…

Io però qualcosa per il 15 di gennaio lo devo organizzare.
Qualcosa che diventi un appuntamento fisso, anno dopo anno…
Se avete delle idee, mettetele nei commenti.


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Altro giro, altra corsa

Ho passato una settimana abbastanza faticosa, trascinandomi i postumi “dello gran morbo che tutti ci piglia” (cit.), ed ora si prospetta un periodo piuttosto intenso.
E come fanno quelli bravi, ecco un rapido elenco delle cose a venire.

. sto delineando un dotto articolo per una rivista accademica, 4000 parole, da consegnare entro dicembre

. sto lavorando alla traduzione di un romanzo di 140.000 parole, da consegnare a Gennaio (ma io vorrei consegnarlo prima)

. ho firmato un contratto per un romanzo di 86.000 parole da consegnare al mio editore inglese entro fine febbraio

Queste, le cose solide, definite, decise.
Ci sono scadenze esatte, ci sono penali se si bucano.

Poi, ci sono le cose “per aria”

. nuove attività online, che richiedono che io impari ad utilizzare nuove (per me, per lo meno) piattaforme – e no, non prevedo di sbarcare su TikTok

. un romanzo, delineato, su cui sto facendo ricerca, e che ho delineato in prima battuta, che potrebbe servirmi per cercare un agente oltremare per provare a raggiungere nuovi mercat

. un paio di racconti che potrei provare a scrivere e vendere, ma devo fare in fretta

. la malaugurata idea di sviluppare se non proprio un setting, per lo meno una infrastruttura che permetta di giocare alcune mie idee con un sistema di gioco che mi paice molto, ma che è piuttosto scarno in materia di ambientazione

. tre podcast da produrre, due episodi a settimana

E poi, naturalmente, “il tempo libero”

. una pila alta così di libri da leggere, tra romanzi e saggi

. una lista lunga un braccio di film e serie televisive da vedere

. un paio di corsi che mi piacerebbe seguire

Potrei anche aggiungerci che vorremmo cominciare a fare qualche piccola ristrutturazione fai-da-te qui in casa, ma quello è qualcosa che scaricherò su mio fratello.

Insomma, non sembra male.
In tutto questo, temo non avrò tempo di farmi fotografare in locali fumosi mentre scrivo sulla mia Underwood – o sul mio Air Mac – farmi selfie con le persone giuste.
Immagino che questo danneggerà ulteriormente la mia già non eccelsa immagine pubblica.
Ma quella, ormai…


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Quindici anni, e una nuova recensione

Oggi WordPress mi informa che nel mese di Ottobre 2022 – che sarebbe come dire, adesso – ho fatto lo stesso numero di visite fatte nel mese di Ottobre 2007 … un mese dopo aver spostato qui il mio blog dalla sua vecchia pagina self-hosted.
Quindici anni per arrivare allo stesso punto da cui eravamo partiti.
Sono soddisfazioni.

A stemperare la malinconia ci pensa una nuova recensione per Secrets in Scarlet – la nuova antologia di Arkham Horror che uscirà l’8 Dicembre ma che potete già prenotare passando per il comodo link commerciale qui sopra – e nella quale recensione la mia storia City of Waking Dreams esce molto meglio che nella recensione precedente. Insomma, possiamo dire che riguardo a City of Waking Dreams, “il pubblico e la critica sono divisi”.
Evviva evviva.


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Un’occasione mancata

E torniamo a parlare di memoria, in un certo senso.
Me ne sto seduto qui, in attesa di iniziare a registrare la nuova puntata di Chiodi Rossi, e faccio scorrere la pagina di Facebook. Mi capita sotto gli occhi il post di un editore che si congratula con se stesso per il successo di una sua antologia. Il nostro bestseller e tutto quel genere di cose.

Ed io ricordo quando venni contattato dall’editor di quella antologia, che mi disse che avevano chiamato tutti quelli veramente in gamba, e io non ero uno di loro. Però ora uno di quelli in gamba aveva dato picche, e loro erano a corto di una storia. Per cui serviva qualcuno che scrivesse un racconto, su un tema predeterminato sul quale sarebbe stato necessario documentarsi alla svelta.
E consegnare il lavoro in un mese. Meglio prima.
“Non c’è budget, ma sarebbe l’occasione per pubblicare con un grande editore.”

Nel caso non foste avvezzi al linguaggio che si usa “nell’ambiente”, “non c’è budget” significa “non verrai pagato.”

Io dissi picche.
In primis perché non lavoro gratis, se non per beneficenza – nei limiti del possibile cerco di dare una mia storia a qualche progetto di raccolta fondi ogni anno.
E secondariamente perché la mia storia avrebbe certamente abbassato il livello dell’antologia in cui c’erano tutti quelli veramente in gamba.

Ed ora il volume è un best seller.
E sottolineo seller.

Com’è facile, in questo paese, perdere delle grandi occasioni, eh?

Beh, OK… “grandi”…


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I blog sono (di nuovo) morti

Nelle ultime settantadue ore, più o meno, sono successo un po’ di cose variamente rilevanti.
La più interessante è, a mio parere, l’annuncio della mia amica Lucia sul suo blog, riguardo al fatto che d’ora in avanti i suoi post avranno una cadenza irregolare, semplicemente perché aggiornare un blog tutti i giorni è un lavoro pesante e non retribuito.
Posso apprezzare questi sentimenti.
Da altre fonti, arriva invece la notizia che i blog ormai sono morti, e nessuno ha più tempo di leggere ciò che postiamo.
Anche Facebook è morto e Instagram non sta molto bene.

Non è la prima volta che i blog muoiono.
È accaduto per lo meno nel 2012 e nel 2017.
Attorno al 2018 questo blog che state leggendo venne descritto come “semi-moribondo”.
E la sospensione delle condivisioni su Facebook non ha aiutato.
Però siamo ancora qui.

Questo mi porta a fare due considerazioni parallele.

Prima considerazione – credo che alla lunga inseguire i media sia controproducente.
Passare da MySpace a Blogspot, da Blogspot ad una pagina Facebook, da Facebook a Instagram, da instagram a Youtube, da Youtube a Tik Tok è alla lunga sfiancante.
Il pubblico è volubile e cambia di frequente nelle sue infatuazioni. Difficilmente riusciremo a stare al passo.
A questo si aggiunge il fatto che non tutti siamo in grado di cambiare medium con tanta facilità – io resto una persona a cui piace scrivere, e un blog è la piattafortma ideale per ciò che faccio.
E sì, faccio anche podcast – perché è comodo, specie se si collabora con altri.
Ma altre piattaforme? No.
Le ho provate, ne apprezzo il potenziale, ma non riuscirei ad usarle per comunicare.
Io comunico a chiacchiere.

La seconda considerazione è che i blog rimangono, anche dopo la morte.
Usando la finestrella di ricerca qui di fianco potere accedere a qualcosa come quindici anni di mie farneticazioni.
Quindici anni sono tanti.
Sono 4648 post. Più questo.
Con una media di 800 parole a post (senza contare i commenti), sono quasi quattro milioni di parole.
Sono un sacco di chiacchiere, e commenti, e discussioni – e sono qui, se qualcuno vuole dare un’occhiata.
I blog hanno la memoria lunga.

Dopo quindici anni di duro lavoro siamo tornati ai numeri dei primi sei mesi di attività.

Certo, i blog non fanno più i numeri di una volta.
E in Italia naturalmente i blog non hanno mai reso una lira a chi li gestisce – sono una spesa, non una fonte di introiti. Al punto che, coi tempi che corrono, tocca inventarsi qualcosa per mantenere le luci accese.
Se vi va, date un’occhiata a questa pagina del blog Liberidiscrivere – l’admin ha messo su una bancarella di libri usati per liberare spazio in biblioteca e pagare le spese di hosting.

Ma ovviamente, come commentò qualcuno una decina di anni or sono “mica ti ho chiesto io di scrivere un blog” – perché qualcuno dovrebbe darci qualcosa in cambio di “niente”?
Forse è vero che col passare degli anni il pubblico è diventato più spietato.
Non più esigente, ma certamente più cattivo.

Però questa indipendenza dal pubblico, questo “non ti ho chiesto io di scrivere un blog” significa anche che nessuno – se non noi che scriviamo questi blog – ha il potere di farci morire.

Perciò, per il momento, alla via così…

“Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col passare di strani eoni anche la morte può morire.”

H.P. Lovecraft

Ci sono nuovi progetti in corso per l’autunno.
Non siamo ancora morti.